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Vai in Italia, ti vengono a prendere loro

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[h=1]Il trafficante: «Vai in Italia, ti vengono a prendere loro»[/h] [h=2][/h]
La nostra cronista contatta uno scafista fingendosi migrante: «Niente militari, ci sono quelli delle missioni»

Chiara Giannini - Gio, 23/02/2017 - 08:24
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Il numero di telefono circola da mesi tra gli immigrati. «Basta chiamarlo e ti organizzano il viaggio verso l'Italia», raccontano.
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      Ora le procure indagano sulle Ong
Con l'aiuto di un madrelingua arabo proviamo a telefonare al cellulare libico del presunto scafista. Il quale ci spiega come sia facile partire da Tripoli, su un barcone verso l'Italia. Il viaggio della speranza è a portata di mano. Con la particolarità che il «taxi» attraverso il Mediterraneo avviene, a suo dire, con la complicità di «navi delle missioni», «niente militari». Il telefono squilla a lungo, poi qualcuno risponde.

«Ciao, shukran, mi chiamo Hamed, sei Fadel?» esordisce il nostro complice arabo.

«Chi ti ha dato il mio numero?»: risponde un uomo dall'accento egiziano.

«Un tizio», svicoliamo.

«Che vuoi?», ci dice ancora.

«Grazie. Io sono a Trablos (Tripoli ndr) e vorrei andare in Italia. Sei tu che ti occupi del viaggio?», domandiamo.

«Perché mi chiami a questo numero? - ci chiede - Non devi chiamarmi qui. Devi chiamare il 91... e ti dicono tutto».

All'altro numero, con prefisso 00218 e dopo diversi tentativi ci risponde un altro uomo.

«Ciao, mi ha dato questo numero Fadel - gli spieghiamo -. Sono Hamed, sono a Trablos e devo partire. Shukran, sì, devo partire».

Lui: «Dove ti trovi ora?».

«A Trablos. Sono solo - prosegue il nostro complice - e voglio partire. Ho soldi, ma non so se mi bastano».

L'altro risponde: «Costa 2.600-3.200 dollari (2.500-3mila euro). Pensiamo a tutto noi: vestiti e cibo. Se vuoi portiamo anche droga». Il nostro contatto ha un sussulto: si sente chiaramente uno sparo che sembra di fucile.

«Ho un amico che vorrebbe andare dall'Egitto», diciamo.

«Nessun problema - prosegue l'altro - facciamo partire da ogni Paese: Egitto, Tunisia, Libia, Siria, dove vuoi».

«E chi ci viene a prendere?», chiediamo ancora.

«Se ti interessa chiama di nuovo Fadel che sa tutto», dice lui prima di riagganciare.

Richiamiamo Fadel: "Sono sempre Hamed».

«Perché richiami?», ci dice.

«L'altro mi ha detto di parlare con te. Sono interessato. Che devo fare?», proviamo a chiarire. Lui sembra un po' alterato, ma continua a parlare: «Sei a Trablos, giusto? Domani ti telefono al numero da cui mi stai chiamando (in realtà l'abbiamo nascosto ndr). Mi dici dove sei e ti veniamo a prendere».

«Sì, ok, ma - chiediamo - con cosa viaggiamo?».

Ci spiega che partiremo «con una barca di legno. Ogni giorno - dice poi - carichiamo 45 persone. Non di più. Poca strada in mare e poi vi vengono a prendere».

Cogliamo la palla al balzo: «I marinai italiani? Insomma, la Marina, quelli con la casacca blu?».

«No - ci rassicura -, non preoccuparti, non ci sono militari. Arrivano navi, quelle delle missioni. Insomma, non navi della Marina. Vengono subito e vi portano in Italia. Ma paghi subito, capito? Ora non fare domande, saprai tutto lì. Per telefono non dico altro».

Insistiamo: «Sì, ma chi sono quelli che vengono? Come si chiama la nave?»

Capiamo che non avremo altre risposte: «Saprai tutto lì, non insistere».

«Ok, shukran - lo salutiamo -. Che Allah sia con te. A domani».
 

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[h=1]Dopo le palme, ora in Duomo a Milano arrivano anche i banani[/h] [h=2][/h]
Nel verde della piazza non solo palme. De Corato: "Continua l'africanizzazione"

Lucio Di Marzo - Gio, 23/02/2017 - 09:01
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Una presenza annunciata, ma sul cui arrivo ancora non si avevano certezze. Eppure eccoli lì, oggi, di fronte al Duomo di Milano.
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    I banani arrivano in piazza Duomo
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    "Banani? E la marijuana no?"
Dopo la piantumazione delle palme che tanto hanno fatto discutere, dividendo la città tra chi è favorevole all'esperimento nello spazio verde di fronte al monumento simbolo della meneghinità e chi grida all'africanizzazione della piazza, ecco spuntare dal terreno anche i banani.

Banani che, insieme alle palme, erano nel piano di cui si erano avuti i primi segnali a fine gennaio, quando era stata annunciata la partnership con Starbucks che avrebbe permesso a piazza Duomo di cambiare immagine, in positivo o negativo ai cittadini giudicarlo.

Qualcuno l'ha presa male, molto, arrivando a dare fuoco a quelle palme piazzate di fronte alla chiesa. Un gesto condannato all'unanimità, però con qualche distinguo di chi faceva notare che, se il rogo non era un'opzione democratica, comunque l'estetica della piazza stava risentendo della scelta.


I banani arrivano in piazza Duomo

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"Tendenzialmente non mi dispiace - aveva commentato il sindaco Sala -, però, voglio vedere quando tutto sarà finito. Il riferimento storico all’Ottocento c’è e la Sovrintendenza è stata positiva".

Oggi ha aggiunto: "A breve faremo la presentazione del progetto. Io sono perchiuderla lì. Vediamo come reagirà la gente, ma non così emotivamente. Essendo partito io da una posizione non proprio entusiasta, sono convinto che, magari, fra 2 o 3 mesi, mi piacerà".

E ieri le parole, sarcastiche, del capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione Lombardia, Riccardo De Corato. "Li aspettavamo con ansia, così saranno pronti per Carnevale. I banani andranno ad 'arricchire' la nostra piazza principale e a creare un ambiente adatto a far sentire a proprio agio tutti gli immigrati che Sala e i suoi stanno accogliendo".
 

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[h=2]La sinistra italiana
ha svenduto il cuore
[/h] [h=3]Soldi in cambio di bene e i bisognosi trattati come merce, tanto al chilo, da piazzare sul banco dei finanziamenti pubblici.[/h] [h=1]La sinistra che ha svenduto il cuore[/h] [h=2][/h]
Che accade se gli immigrati diventano una filiera di affari, il volontariato una scusa, l'accoglienza una cresta? Se ogni profugo vale almeno 40 euro al giorno ma a lui, singolo individuo, ne arrivano tre e il resto va nelle casse dei nuovi capataz, come nel caso di Mafia capitale con la coop di Buzzi?

Vittorio Macioce - Gio, 23/02/2017 - 22:25
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Il cuore di questo Paese non funziona più, sa di marcio e batte furbo e finto. Non per sempre, non per tutti, ma ormai troppo spesso.
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Non è più un caso, ma un virus, una patologia. Che accade se quelli che dovrebbero tutelare i deboli ci lucrano sopra? Che accade se gli immigrati diventano una filiera di affari, il volontariato una scusa, l'accoglienza una cresta? Che accade se ogni profugo vale almeno 40 euro al giorno ma a lui, singolo individuo, ne arrivano tre e il resto va nelle casse dei nuovi capataz, come nel caso di Mafia capitale con la coop di Buzzi? Che accade se la cooperazione diventa solo un modo per non pagare le tasse? Che accade se alcune organizzazioni non governative fanno patti scellerati con gli scafisti? Accade che il cuore va in frantumi e pesa una libbra di carne.

Il cuore è la solidarietà ed è una cosa bella, se non è drogata. È quella cosa per cui ti riconosci negli occhi dell'altro. È qualcosa che rende più umano l'uomo, meno cieco il mercato, meno ottusi lo Stato e la burocrazia. È uno dei cardini della civiltà occidentale quando le crisi ti fanno perdere la rotta e la paura ti fa cadere nel lato oscuro. Il cuore è essenziale, ma per sopravvivere ha bisogno di fiducia. Non di meschinità.

Tutto questo, lo raccontano le cronache giudiziarie e sociali, sta saltando. È il peccato mortale di questi anni. La sinistra, in particolare, ha costruito intorno alla solidarietà un sistema di associazioni finanziate con soldi pubblici. È, avrebbe dovuto essere, il cardine della via italiana al socialismo. Qualcosa di più di una politica, quasi una filosofia di vita. L'impressione è che da anni queste «imprese sociali» siano fabbriche di cinismo. Soldi in cambio di bene e i bisognosi trattati come merce, tanto al chilo, da piazzare sul banco dei finanziamenti pubblici, soldi con la scusa del buono, del bello, del santo, della cultura. Quanti migranti avete pescato stasera? Non tutti fanno così, certo, neppure la maggioranza, ma troppi. Davvero troppi. Di fronte a tutto questo non c'è stato neppure un mea culpa o uno straccio di allerta. Si preferisce non vedere e fa comodo mascherarsi da buoni. Ed è così che la sinistra ha svenduto il cuore.
 

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