Alien.
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Da sempre ho l'abitudine di salutare o accennare un timido sorriso quando incontro qualcuno. L'ho appresa da bambino. Frutto di un'educazione tradizionale, si direbbe oggi. L'ho mantenuta fino a oggi. Così, nei miei percorsi quotidiani "saluto" le persone che incrocio. Quando incontro qualcuno, da solo, mi è difficile fingere di non vederlo. Distogliere lo sguardo. Ma poi perché? Allora saluto con un cenno, con un buongiorno. Un "ciao", quando si tratta di persona conosciuta. Serve a stabilire una relazione. Un legame. Nulla di vincolante. Ma la persona con cui hai "scambiato" il saluto - dopo - non è più un "altro". Diventa un "prossimo". Magari non troppo "prossimo". Perché il "prossimo" è qualcuno che ti sta vicino dal punto di vista della distanza non tanto (solo) fisica, ma emotiva e cognitiva. La persona che saluti diventa qualcuno che "ri-conosci" anche se non lo conosci. Ecco questo è lo spirito con cui mi avvicino alle persone... per creare meno estraneità possibile ... avere più non-estranei possibili crea maggiore Unione ... oltre ad arricchirci di più.
provaci non ti pentirai...all'inizio è difficile ma poi il mondo ti sorride
provaci non ti pentirai...all'inizio è difficile ma poi il mondo ti sorride