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I tedeschi sono molto cattivi

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[h=1]«I tedeschi sono molto cattivi»
Un caso le frasi (smentite) di Trump
[/h] [h=2]Der Spiegel cita le parole del presidente a proposito dell’export di auto negli Usa. Ma arrivano precisazioni. E a Taormina lunga chiacchierata tra The Donald e Merkel[/h] di Danilo Taino
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Donald Trump - origini tedesche per parte di nonno – ce l’ha particolarmente con la Germania. Non che la Germania per ora ne soffra troppo: però se ne preoccupa, l’America è l’America e Trump è il suo presidente. Giovedì, alla riunione della Nato a Bruxelles, pare che The Donald sia tornato sulle esportazioni di auto tedesche negli Stati Uniti, a suo parere eccessive. “I tedeschi sono bad, very bad”, avrebbe detto secondo il settimanale Spiegel: sulla traduzione di bad si è aperta una disputa, in realtà poco significativa. Fatto sta che il presidente ha aggiunto: “Guarda i milioni di auto che vendono negli Usa. Terribile.Li fermeremo”. (Il governo di Berlino non ha voluto commentare). L’impressione è che la Germania sia la bestia nera del presidente americano, almeno in questa fase: a parte Corea del Nord e Iran, è il Paese che probabilmente più osteggia e più lo irrita. Più della Cina, che pure ha un surplus commerciale notevole con gli Stati Uniti, più della Russia, più della Francia anche dopo la vittoria di Emmanuel Macron.





[h=5]La questione export[/h]
Non è molto importante stabilire se “bad” va tradotto come male, come cattivo o come terribile, distinzioni sulle quali è intervenuto il presidente della Ue Jean-Claude Juncker, presente al colloquio di Trump, per dire che non si è trattato di un passaggio aggressivo. L’intento era ribadire che l’export tedesco è dannoso per l’America. E’ che nel merito Trump ha torto e certamente lo sa: le auto tedesche vendono bene perché gli americani le vogliono, semmai sono aiutate dal tasso di cambio dell’euro, non troppo forte rispetto al dollaro. Ciò nonostante, ci tiene ad attaccare la Germania. A Berlino ci si chiede il perché. Sicuramente, il deficit commerciale degli Stati Uniti è un motivo. Ma non il principale. La prima ragione di irritazione con i tedeschi si chiama Angela Merkel. L’amicizia della cancelliera con Barack Obama, non solo personale ma anche ideologica, lo può irritare. Poche ore prima del “bad”, Merkel e Obama si erano incontrati alla Porta di Brandeburgo, davanti a decine di migliaia di giovani, tra sorrisi, battute e condivisione di idee.





[h=5]Avversione ricambiata[/h]
La leader tedesca aveva avvertito personalmente Trump dell’incontro con il suo predecessore: ma forse il cattivo temperamento del presidente è reale e, in ogni caso, non avrà dimenticato che, poco prima di lasciare la Casa Bianca, Obama volò a Berlino per mettere sulle spalle dell’amica Angela il mantello di difensore dei valori dell’Occidente minacciati; mantello che, pur con riluttanza, la cancelliera indossa. Naturalmente, c’è di più.


L’apertura di Merkel ai rifugiati nel 2015 è una decisione lontanissima dall’idea che il leader americano ha su cosa si dovrebbe fare sulla questione immigrati, una scelta che il presidente considera
non solo sbagliata ma sciocca e pericolosa. Una distanza non colmabile.

Trump sa anche che la Germania è uno dei Paesi che meno lo amano, visto come
alieno rispetto a valori importanti per i tedeschi: rispetto delle regole, accettazione piena delle organizzazioni sovranazionali, separazione tra affari e politica, considerazione della stampa (che in Germania lo ha criticato come in pochi altri Paesi, anche all’eccesso), ecologia. In più, il quotidiano Bild ha avanzato due ipotesi più personali. La prima, sua figlia Ivanka. La quale, nel viaggio a Berlino di poche settimane fa, invitata da Merkel, ha avuto un notevole successo ma che sui media americani è stata snobbata se non presa in giro: fatto che potrebbe avere rafforzato in Trump la convinzione che la Germania sia pericolosa.

La seconda, il fatto che il nonno Friedrich Trump, tedesco ma già cittadino americano, nel 1905 avesse ricevuto una lettera di espulsione dalla Germania perché non aveva prestato servizio militare: un evento che potrebbe avere sollevato in famiglia avversione per la vecchia patria.


[h=5]Il precedente Bush - Schroeder[/h]
Le ultime sono probabilmente ragioni deboli, forse inesistenti. Fatto sta che la relazione tra Stati Uniti e Germania, nel dopoguerra un architrave dell’Alleanza Atlantica, raramente ha raggiunto un livello così basso. Forse nemmeno ai tempi della rottura tra George Bush e Gerhard Schröder sulla guerra in Iraq nel 2003: allora, la divergenza era su una decisione politica, oggi sembra sull’idea del mondo. Una cosa è però certa: persino se per questo rischiasse di perdere le elezioni, Merkel non romperà con l’America.

26 maggio 2017 (modifica il 26 maggio 2017 | 14:59


http://www.corriere.it/esteri/17_ma...mp-30305146-4200-11e7-b153-e2fd0d43182d.shtml
 

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