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Gesù si è fatto diavolo

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[h=1]Nuova bestemmia del papa: “Gesù si è fatto diavolo”[/h] lospecchiodelpensiero / aprile 12, 2017[h=2]di Francesco Lamendola

Nuova bestemmia del papa, che tranquillamente e testualmente afferma: “Gesù si è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi”. Ad accorgersene per primo, ancora una volta, è stato Antonio Socci. Ma gli altri giornalisti e soprattutto gli altri cristiani, dove sono, cosa fanno? Guardano altrove, fanno finta di non udire?

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Papa Francesco “Gesù si è fatto diavolo”Si turano il naso per non sentire la puzza di bruciato, la puzza dell’inferno? Cosa avranno pensato, cosa avranno provato i fedeli che, il 4 aprile scorso, assistevano alla santa Messa mattutina nella chiesa della Casa Santa Marta, a Roma, quella officiata quotidianamente da papa Francesco?

Evidentemente, anche se qualcuno è rimasto scioccato e traumatizzato – almeno lo speriamo; perché, se così non fosse, vorrebbe dire che cattolici non ce ne sono più in circolazione – l’ordine è stato, ancora una volta, come sempre: minimizzare, rimpicciolire, banalizzare. O non parlarne affatto, oppure trattare la cosa come del tutto normale e naturale.

Radio Vaticana, per esempio, ha scelto di presentare la predica del papa come una normalissima predica di un normalissimo sacerdote cattolico, nel quadro di una normalissima catechesi: ha riportato, sì, le parole di Francesco, ma senza rilevarne, neppure alla lontana, il carattere a dir poco strano. E, del resto, come avrebbe potuto fare altrimenti? Da quando il papa umile e misericordioso proveniente “dalla fine del mondo” si è insediato in Vaticano, tutti quelli che esercitano una qualche funzione, vivono nel terrore d’incorrere nel suo cruccio, e di essere rimossi, commissariati, anatemizzati. E dunque, acqua in bocca e… avanti, marsch, in fila e coperti.

Il papa stava commentando l’episodio biblico del serpente di bronzo. Come è noto, molti commentatori della Bibbia hanno fatto notare una segreta corrispondenza fra il serpente di bronzo innalzato nel deserto da Mosè e la croce di Cristo, innalzata sul Golgota: la croce, non Cristo, significativa differenza. Il serpente sta alla croce come la salvezza dal morso dei serpenti nel deserto, sta alla salvezza potata agli uomini dall’evento della crocifissione del Signore. Ma Gesù non è la croce, quindi non c’è una relazione fra Gesù e il serpente.
Se poi si dice, come ha fatto papa Francesco, che il serpente è il simbolo del diavolo, si dice una cosa sbagliata, perché non tutti i serpenti sono simbolo del diavolo: lo è il serpente nel Giardino dell’Eden, che tenta Eva e che la spinge a mangiare il frutto proibito e a farlo mangiare anche ad Adamo; ma non lo è il serpente di bronzo fatto innalzare da Mosè, che, anzi, è il simbolo della salvezza.

Da qui all’eresia e alla bestemmia, il passo è stato breve. Se il serpente di bronzo, in base alla sua personalissima interpretazione, è il simbolo del demonio, allora anche Gesù, che è il corrispettivo di quel serpente (il che, come si è detto, non è vero), è il corrispettivo del diavolo; e così il papa può affermare tranquillamente e testualmente, che… “Gesù si è fatto diavolo, si è fatto peccato, serpente, per noi”. Parole assurde, insopportabili, blasfeme; parole che avrebbero ferito gli orecchi di un presbiteriano o di un quacchero, ma che non hanno fatto fare una piega ai cattolici, e specialmente agli esponenti della Chiesa, ai teologi alla Enzo Bianchi. I quali, del resto, sono perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda, per esempio quando dicono, parimenti bestemmiando, che Maria Vergine non deve essere sopravvalutata, perché è solo una ruota del carro. Si nota il medesimo stile di Bergoglio: uno stile che vuole provocare, nel senso peggiore del termine: cioè che vuole sfidare, con il massimo della rozzezza, da parte di chi parla, e che punta a causare il massimo del disagio e del turbamento in coloro che lo ascoltano.

Tutto bene, dunque, tutto normale? Vorremmo chiedere: può, il papa, parlare a questo modo; può esprimersi così, nel corso della omelia della santa Messa? Non c’è nessuno, attorno a lui, che lo possa consigliare, che lo possa correggere, che lo possa, almeno, trattenere dal parlare a braccio, risparmiando a se stesso e a noi tutti queste esternazioni penosissime, che sarebbero di sapore quasi dadaista o surrealista, se non fossero terribilmente serie, e perciò blasfeme?

No, non c’è nessuno; e ciò per due ragioni. La prima è che papa Francesco si è circondato non di consiglieri, ma di yes-men. La seconda è che i suoi collaboratori la pensano come lui; e che non si è trattato di un errore, di una svista, di una defaillance, ma di un nuovo tassello nella sua ben precisa strategia, di un’altra mossa nel disegno che sta portando avanti dal primo istante in cui è stato eletto.

La strategia di papa Francesco è questa: abituare i cattolici, un po’ alla volta, giorno dopo giorno, pazientemente, tenacemente, instancabilmente (è la tecnica della “rana bollita”: la si fa bollire a fuoco lento, così che non si accorga di essere arrostita viva, e quando se ne accorgerà, sarà ormai troppo tardi) all’apostasia; abituarli a non pensare, a non sentire più da cattolici, ma da eretici; abituarli a dimenticare la loro tradizione, la vera dottrina, la sana teologia, per salire sul carro dei tempi nuovi, gloriosi e misericordiosi, e totalmente anticristiani.

No, non è in buona fede colui che colleziona ogni settimana, quasi ogni giorno, sparate di questo tipo: quella di dire che Gesù si è fatto diavolo non è che l’ultima di una lunga serie, e domani ce ne sarà un’altra, forse ancor peggiore. Si tratta di abituare gli orecchi, la mente e il cuore dei credenti a non meravigliarsi più di niente, a non inquietarsi più di niente, a non scandalizzarsi di niente.

Ed è una strategia che funziona, tanto è vero che sta dando degli eccellenti risultati. Se i cattolici fossero ancora svegli e fedeli alla propria tradizione, sarebbero insorti, si sarebbero scandalizzati, avrebbero preteso chiarimenti, spiegazioni. Ci sarebbe stato almeno un po’ di rumore, almeno un minimo di dibattito sulla stampa cattolica, perfino in questo clima di unanimismo bulgaro; un filo di disagio, d’imbarazzo, di sconcerto, sarebbe trapelato, pur nel rispetto della vecchia massima che i panni sporchi vanno lavati in casa. Un papa non può dire, nel bel mezzo della santa Messa che Gesù si è fatto diavolo, come se niente fosse, e andare avanti per la sua strada, tranquillo e sicuro, anzi, sprezzante, con quel suo sorriso beffardo, come se dicesse: “Vi ho fatto ingoiare anche questa, vedete come è stato facile? Domani ve ne farò ingoiare un’altra, ancor più grossa”.

Emblemi massoniciSiamo purtroppo convinti, assolutamente convinti, che simili sparate non sono frutto del caso, che non sono dovute solo a ignoranza e ingenuità, che non nascono dalla buona fede, e sia pure priva di prudenza e di discernimento; e ciò per una ragione molto semplice. Il concetto espresso nella frase: Gesù si è fatto diavolo, non è, “semplicemente” (si fa per dire), un concetto balordo, senza capo né coda, ma ha un significato ben preciso: è un concetto esoterico, gnostico-massonico.

Dire che Gesù si è fatto diavolo, equivale a dire che Dio non è solo il bene, ma anche il male. Ecco: a questo ci vuol preparare Bergoglio, a questo ci vorrebbe predisporre, indirizzare, piano, piano, un poco alla volta. Il Dio degli gnostici non è solo buono, ma anche malvagio: è l’una e l’altra cosa insieme, perché non è un dio trascendente e distinto dalla sua creazione, ma è, in ultima analisi, la creazione stessa. Il passo successivo sarà quello di lasciar cadere la maschera e dire chiaro e tondo che Dio non è nei cieli, così come a Bergoglio è bastato l’animo per dire che Dio non è cattolico; ma che, a ben guardare, Dio siamo noi.

Ecco, questa è la meta finale, questo è l’obiettivo ultimo: l’auto-deificazione dell’uomo. In piena dottrina gnostico-massonica, appunto. Altro che Madonne. E qui si capisce bene la sparata del falso padre Enzo Bianchi, che… “la Madonna è solo una ruota del carro”. Indelicatezza mista a qualcos’altro: l’introduzione, per adesso cauta e graduale, della dottrina gnostico-massonica. Quando tutti i muri saranno caduti e ci saranno solo ponti, come auspica il bravo Bergoglio. Strano che nessuno, o così pochi, abbiano riflettuto che, in un mondo senza muri e dove ci siano solamente ponti, tutto sarà uguale a tutto, e il cattolicesimo sparirà e si mescolerà in un unico calderone con il giudaismo, con l’islamismo, col buddismo, con l’induismo, con l’ateismo, con la massoneria, con la gnosi, con il New Age, e perché no?, anche con il satanismo. Visto che Gesù stesso si è fatto diavolo…

Perché meravigliarsi, perché arretrare davanti a simili conclusioni? Di eresia in eresia, vi è una logica ineccepibile, anche se eretica e blasfema. Del resto, la cosa sta passando molto più facilmente del previsto: forse nemmeno la massoneria ecclesiastica, che tanto ha brigato per costringere Benedetto XVI ad abdicare (e, quasi certamente, dopo aver fatto assassinare Giovanni Paolo I: non lo si dimentichi mai), in quel marzo del 2013, si sarebbe immaginata di poter procedere con tanta speditezza e disinvoltura nel trascinare la Chiesa cattolica verso l’apostasia generalizzata.

Libri e varie…
Forse qualche resistenza se la sarebbero aspettata, quei signori; almeno un minimo, almeno pro forma. Invece, a dar segno di vita e di preoccupazione, sono stati quasi soltanto i laici: Socci, De Mattei, Sandro Magister, Blondet; personalità molto diverse fra loro, da cui non verrà mai fuori un fronte comune. È stato facile, facilissimo: come affondare un coltello nel burro. Si vede che i tempi erano maturi, e che le fondamenta erano marce.

Oltre a questo, bisogna pur dire che papa Francesco è stato abile; dietro la sua estrema rozzezza, dietro la sua vistosa e arrogante ignoranza, si deve riconoscere che c’è un metodo, c’è una certo adeguamento dei mezzi al fine da raggiungere: dunque, che c’è una intelligenza non comune. Per trascinare la Chiesa nell’apostasia partendo dal suo vertice, ci vogliono doti d’intelligenza: non è un lavoro che si possa affidare al primo stupido e vanitoso che si offra per la bisogna e… Dio quanti ce ne sarebbero, pronti a mettersi in fila, pur di occupare quella tal poltrona!

L’abilità più grande di papa Francesco è stata quella di attirare, fin dall’inizio, tutta l’attenzione su di sé, sulla sua persona, sulla sua “semplicità”, sulla sua “umiltà”, sul suo stile sobrio, misericordioso e, soprattutto, “francescano” (anche se lui non è affatto francescano, né d’abito, né di spirito; è invece un gesuita nel più puro stile di una volta, tanto per l’uno che per l’altro aspetto). Intendiamoci: non ha inventato nulla. Si è limitato a riprendere lo stile inaugurato da Giovanni Paolo II, quello del bagno di folla sempre più teatrale, accentuandolo ulteriormente, caricandolo fino al limite della spettacolarità e della facondia, esasperandolo. Dopo aver fatto di se stesso una star, ha reso credibile, anzi, aprioristicamente bello e buono, tutto ciò che avrebbe poi detto e fatto.

La gente, ubriacata dal culto della personalità, in una misura che nessun leader del passato, anche profano, aveva mai coltivato e raggiunto, si è letteralmente dimenticata della dottrina cattolica. La dottrina è roba vecchia, per topi da biblioteca; non interessa più a nessuno. Quel che conta è la misericordia, l’essere con la gente, ergersi a difensore degli ultimi; chi possiede tali caratteristiche, può dire e fare tutto ciò che vuole: nessuno gliene domanderà conto. Al contrario, gli applausi arriveranno quasi prima che abbia potuto aprire bocca: basterà l’atto di dischiudere le labbra.

Così, mentre le folle vanno in estasi per le tournée di papa Francesco, tutto semplicità, bontà e misericordia, nessuno pare accorgersi di tanti, troppi particolari strani, inquietanti: perché il sommo pontefice non s’inginocchia mai, specie davanti al Santissimo? O meglio: perché s‘inginocchia, con molto fervore, solo per lavare e per baciare i piedi ai musulmani, o per celebrare messa (ma che messa?) con qualche setta protestante? Perché ha commissariato i francescani dell’Immacolata? Perché non ha mai risposto ai dubia dei quattro cardinali Burke, Caffarra, Brandmüller e Meisner? Perché non vuole che si adoperi l’espressione “terrorismo islamico”? Perché ordina ai cattolici italiani ed europei di accogliere illimitatamente i falsi profughi dell’islam? Perché ha autorizzato i musulmani a pregare in chiesa Allah, profanando la santa Messa?

Perché non ha mai dato alcun appoggio, non ha mai mostrato la minima simpatia per i movimenti cattolici sorti spontaneamente a difesa delle famiglie, contro l’imposizione della ideologia gender? Perché si è immischiato, entrandovi a gamba tesa, nelle elezioni politiche di uno Stato sovrano, e si è messo a polemizzare fin da subito con il presidente eletto, Donald Trump? E perché ne spara una al giorno, in fatto di dottrina cattolica, scandalizzando le anime, lui che dovrebbe essere il loro pastore attento e premuroso? È così che ottempera al comando di Gesù a san Pietro: Pasci le mie pecorelle? Già una volta aveva bestemmiato: “Gesù si è fatto come un serpente, brutto che fa schifo”; e un’altra volta: “La Via Crucis è la storia del fallimento di Dio”.

No, non sono incidenti, questi: è una precisa strategia…

Articolo di Francesco Lamendola

Tratto da www.fisicaquantistica.it[/h]
 

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[h=1]Don Minutella senza freni: «Bergoglio non è papa, ma massone satanista»[/h]
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25 aprile 2017

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«Bergoglio non è più il papa. La massoneria, con l’appoggio delle logge sataniche, ha costretto Benedetto XVI a dimettersi e hanno piazzato lì un loro adepto. L’adepto di questo progetto di distruzione della Chiesa cattolica è Jorge Mario Bergoglio»
. E’ questo ciò che realmente pensa (il video più sotto) il parroco palermitano don Alessandro Minutella, allontanato poco tempo fa dall’arcivescovo Corrado Lorefice a causa delle sue omelie-show contro la Chiesa e la comunione ecclesiale.

Una sofferta decisione, quella dell’arcivescovo, che si conferma, dunque, più che lungimirante, anche alla luce di queste nuove dichiarazioni. Lo avevamo già scritto qualche tempo fa e dobbiamo purtroppo ribadirlo ancora oggi: seppur animato da motivazioni che possono essere condivisibili, il prete tradizionalista (e, confermatosi sedevacantista) ha oltrepassato ogni limite. Così come lo hanno superato molti di coloro che si trincerano dietro al “vogliamo solo chiarezza”.

Don Minutella è un esempio di cosa può emergere dal connubio tra le profezie catastrofiche del gruppetto di giornalisti impegnati nell’antipapismo, la disinformazione di diversi organi cattolici sulla “confusione” che si vivrebbe nella Chiesa e il noto complottismo del tradizionalismo (massoneria, nuovo ordine mondiale ecc.). Come se non bastasse, il prete di Romagnolo ha anche annunciato di ricevere divine locuzioni interiori e -come rivela nel video- di essere stato scelto e mandato da Dio per fermare «il falso profeta», cioè Papa Francesco. Come? Attraverso le omelie-comizio e, ovviamente, le dirette Facebook su Radio Domina Nostra dove, assieme al sacerdote, viene esaltato anche il giornalista Antonio Socci, noto riferimento giornalistico di don Minutella.
 

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[h=1]"L'Islam è un pericolo: vogliono sottometterci con le armi e con i figli"[/h] [h=2][/h]
Il prelato: "Quando saranno maggioranza imporre la sharia al mondo sarà un obbligo" SOSTIENI IL REPORTAGE SUI CRISTIANI SOTTO TIRO QUI

Fausto Biloslavo -
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Trieste L'Islam che vuole conquistare il mondo, le bandiere nere che puntano su Roma, l'immigrazione che sovverte la maggioranza, i cristiani sotto tiro pure in Occidente, nessuna alternativa alla famiglia tradizionale e Vladimir Putin «convertito» sono solo alcune risposte forti del cardinale Raymond Leo Burke nell'intervista esclusiva a il Giornale (guarda il video).


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Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta e membro della Congregazione delle cause dei santi, il porporato del Wisconsin, classe 1948, è lo stendardo della chiesa tradizionale. Non pronuncia mai una parola contro Papa Francesco, ma durante tutta l'intervista naviga fuori dal coro del politicamente corretto a cominciare dalla difesa a spada tratta della famiglia classica.


Monsignor Raymond Leo Burke: "L'islam è un pericolo"
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Nel 2016 i cristiani sono ancora perseguitati?

«In certe parti del mondo sono perseguitati e anche espulsi dalle loro terre. E accade in paesi storicamente importanti dal punto di vista religioso come l'Iraq, dove arrivò Abramo, terra dei caldei. Ma anche nei paesi del primo mondo, per esempio nel mio paese (gli Stati Uniti, nda), c'è il tentativo di negare ai cristiani il diritto di seguire la propria coscienza. E di resistere all'aborto, alla sterilizzazione o altre prassi mediche che procurano la morte (eutanasia, nda). I problemi per i cristiani non riguardano solo il Medio Oriente, ma anche l'Occidente».

La stessa Unione europea, in nome del politicamente corretto, spesso chiude gli occhi sulle minacce ai cristiani. Cosa ne pensa?

«É chiaro che i musulmani hanno come obiettivo finale conquistare il potere sul mondo. L'Islam attraverso la sharia, la loro legge, deve governare il mondo e permette atti di violenza contro gli infedeli, come i cristiani. Ma noi stentiamo a riconoscere questa realtà e a reagire difendendo la fede cristiana».

Lei sostiene che chiudiamo gli occhi?

«Sì e penso che le ragioni siano molte. In tanti non capiscono cos'è veramente l'Islam. E creano questi slogan, che crediamo tutti nello stesso Dio, che siamo tutti quanti uniti dall'amore e così via. Non è vero. Un'altra ragione è che i cristiani hanno molto trascurato una verità fondamentale: c'è un solo salvatore del mondo, Gesù Cristo. Non dobbiamo fare proselitismo imponendo la cristianità, ma se crediamo in Gesù è nostro dovere darne testimonianza. Penso che questa testimonianza non sia più molto forte anche nei paesi che un tempo venivano chiamati cristiani, come le nazioni europee».

Lei ha appena scritto un libro, «Hope for the world: to unite all things in Christ», che parla anche di Islam.

«L'Islam è una minaccia nel senso, che per il vero musulmano Allah deve governare il mondo. Cristo nel Vangelo disse date a Cesare quello che è di Cesare. Al contrario la religione islamica che si basa sulla legge del Corano punta a governare nel Paese dove si trovano i musulmani. Fino a quando sono minoranza non possono insistere, ma quando diventano maggioranza devono applicare la sharia. Oggi ci sono enclave, interi quartieri, in Europa dove vige di fatto il regime musulmano».

Si riferisce a Molenbeek, le banlieue, quartieri in Inghilterra e paesi del Nord, villaggi in Bosnia. Rappresentano dei tentativi di integrazione falliti?

«É un fallimento perché si tratta di uno Stato dentro uno Stato. Il problema è che i musulmani puntano all'espansione. Tutta la storia della presenza islamica in Europa è un tentativo di conquistarla. Abbiamo appena celebrato l'8 settembre la vittoria dei cavalieri di Malta dopo tre mesi di assedio dei musulmani nel 1565. Malta sarebbe stato il trampolino di lancio verso l'Europa».

Sui muri di Sirte, ex roccaforte delle bandiere nere in Libia, c'erano tante scritte dello Stato islamico sulla conquista di Roma.

«É un pericolo reale. L'Islam si realizza nella conquista. E qual è la conquista più importante nei confronti dei cristiani? Roma».

In Siria e Iraq i cristiani rischiano di scomparire?

«Certo. Esiste un piano per sradicarli. I paesi cosiddetti cristiani insistono sull'eguale diritto per tutte le religioni, ma in determinate nazioni musulmane non si può neppure costruire una chiesa o professare il proprio credo in pubblico».

Contro lo Stato islamico bisogna intervenire militarmente?

«Bisogna fermarlo con i giusti mezzi a nostra disposizione trattandosi di criminali della peggior specie».

Il nostro giornale ha lanciato una campagna con il sostegno dei lettori per raccontare la tragedia attuale dei cristiani. Che ne pensa?

«Apprezzo quello che il Giornale sta facendo per rendere nota la persecuzione dei cristiani. Il vero servizio dei media non è ripetere le cose che piacciono alla maggioranza, ma rincorrere la verità dei fatti. Negli Stati Uniti, ma non solo, la gente non sente mai una voce diversa, fuori dal coro».

L'immigrazione è una risorsa o un pericolo?

«Ho sentito diverse volte degli islamici che spiegavano: Quello che non siamo riusciti a fare con le armi in passato lo stiamo facendo oggi con la natalità e l'immigrazione. La popolazione sta cambiando. Se va avanti così, in paesi come l'Italia, la maggioranza sarà musulmana».

Se così fosse siamo noi troppo deboli?

«Tutto questo accade per la corruzione dell'Occidente. Non ci sono più famiglie sufficientemente numerose. In maniera supina accettiamo prassi che sono contrarie alla legge naturale come l'aborto o il cosiddetto matrimonio fra persone dello stesso sesso. É la dimostrazione che non siamo più forti nelle fede. Ed una facile preda per la conquista».

Lei è americano. Vladimir Putin, il presidente russo, ex ufficiale del Kgb, è una minaccia o l'ultimo difensore di valori tradizionali?

«Sono molto soddisfatto della sua difesa della vita e della famiglia, come Dio ha creato dall'inizio con un uomo e una donna. Non possiamo negare ad un persona come Putin la conversione. É possibile che oggi abbia capito quello che non capiva 30 anni fa (ai tempi del Kgb, nda)».
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Vogliamo continuare a raccontare con gli Occhi della guerra le drammatiche storie dei cristiani sotto attacco nel mondo. In Africa e nel Medio Oriente, ma anche nelle nostre città e ovunque i cristiani siano un bersaglio. Abbiamo bisogno anche di te. www.occhidellaguerra.it/projects/cristiani-sotto-tiro/
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per vedere il video :

http://www.ilgiornale.it/news/polit...ono-sottometterci-armi-e-i-figli-1314051.html
 

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