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[h=1]Papa Francesco ai fedeli: "È giusto che si paghino le tasse"[/h] [h=2][/h]
"Pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all'autorità terrena"
Lucio Di Marzo - Dom, 22/10/2017 - 12:41
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"Rendete a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio". È un monito alla comunità cristiana quello che papa Francesco pronuncia da piazza San Pietro, invitando i cretendi "a impegnarsi concretamente nelle realtà umane sociali senza contrapporre 'Dio' e 'Cesare', ma illuminando le realtà terrene con la luce che viene da Dio".
"una questione 'spinosa', circa la liceità o meno di pagare la tassa all'imperatore di Roma, al quale era assoggettata la Palestina al tempo di Gesù", dice il Pontefice durante l'Angelus, e la risposta data da Gesù a chi gli chiedeva cosa fosse più giusto fare, dicono che "pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all'autorità terrena; dall'altra ed è qui che Gesù dà il 'colpo d'ala' richiamando il primato di Dio, chiede di rendergli quello che gli spetta in quanto Signore della vita dell'uomo e della storia".
"Il riferimento all'immagine di Cesare - continua il Papa -, incisa nella moneta, dice che è giusto sentirsi a pieno titolo, con diritti e doveri, cittadini dello Stato; ma simbolicamente fa pensare all'altra immagine che è impressa in ogni uomo: l'immagine di Dio. Egli è il Signore di tutto, e noi, che siamo stati creati "a sua immagine" apparteniamo anzitutto a Lui".
a bene apparteniamo a Dio poi allo Stato quindi non esistiamo come identità umana?
privilegio la chiesa non paga la tassa ici
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Ici, non solo Chiesa: ecco chi non paga la tassa sugli immobili
La questione sul mancato pagamento dell’Ici, oggi Imu, ha innalzato un gran polverone. Ma la Chiesa cattolica non è sola nella lista dei privilegiati eccellenti: dalla cultura al sociale, passando per gli edifici stranieri in Italia e quelli istituzionali, fino ai furbi partiti.
ECONOMIA 9 DICEMBRE 2011 18:12 di Biagio Chiariello
La settimana che sta per chiudersi ha inaugurato una altra lunga serie di polemiche, innescate dalla esenzione del pagamento dell'Ici di cui beneficerebbe la Chiesa italiana. Ieri poi è trapelata la notizia secondo cui il decreto salva Italia non prevede la rivalutazione delle rendite catastali del 60 per cento (esclusa per gli immobili di classe B, come scuole, convitti, seminari) per il clero. Ma sembra lapalissiano che se l'austerità intrinseca alla manovra di Monti deve essere davvero equa, l'abolizione dei privilegi ecclesiastici si rende necessaria. Insomma, i sacrifici richiesti dal nuovo governo tecnico, devono riguardare tutti.
Le paroline magiche degli immobili “non esclusivamente commerciali” appaiono come una furberia da parte della Chiesa: leggenda vuole (e anche per questo il punto va ben chiarito) che basterebbe costruire una piccola cappella in un edificio "commerciale" della Chiesa (come ad esempio un albergo) e l'Ici diventa solo un lontano ricordo. Forse anche per questo il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco ieri si è detto «disponibile a discuterne».
Tutti i luoghi di culto non pagano l'ICI
Ma è giusto precisare che, dal momento che l'esenzione dell'Imposta comunale sugli immobili riguarda, per l'appunto, gli enti "non commerciali o che svolgano attività non esclusivamente di carattere commerciale", non sono solamente le parrocchie, le case di cura e gli oratori che dipendono dalla Chiesa a beneficiarne. Restando nella sfera religiosa vanno infatti annoverati tutti i luoghi di culto: dalle proprietà di anglicani, protestanti e ortodossi, fino alle sinagoghe ebraiche e moschee musulmane, oltre all’unico edificio dell’Unione buddhista italiana situato a Milano.
Privilegiate le proprietà di enti senza fine di lucro
La legge vuole che la tassa sugli immobili non venga pagata dalle proprietà di enti senza fine di lucro «destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». Per cui le associazioni no profit sono esentate dal pagamento dell’Ici, almeno per gli edifici che usano come sedi proprie e, per l'appunto, non a fine di lucro. Dunque Emergency, Medici senza frontiere, l’Associazione per la ricerca sul cancro e la Lega per il filo d’oro. Lo stessi dicasi anche per i 5.500 circoli ricreativi presenti in Italia che fanno capo a organizzazioni non a fine di lucro. E ancora Confindustria, Legacoop, Coldiretti.
La cultura non paga
Non pagano neppure i musei, ma solo nella condizione che non svolgano al loro interno attività commerciali come book-shops o ristorazione di ogni livello; in tal senso ne sono esonerati pure i cinema (non multisala), teatri che non si avvalgono di compagnie professionali e sale d'essai.
Edifici istituzionali
E che dire poi dei cosiddetti edifici istituzionali? Per la precisione parliamo di quelle strutture pubbliche destinate a compiti istituzionali di proprietà dallo Stato. In tal senso non pagano gli edifici di Comuni, Province e Regioni, ma pure Università, consorzi tra enti pubblici, comunità montane e unità sanitarie locali. Tra questi dobbiamo annoverare pure le rappresentanze straniere in Italia, cioè consolati ed ambasciate, spesso situate in veri e proprie regge.
E i sindacati e i partiti?
I sindacati sono “enti riconosciuti senza fini di lucro”quindi non pagano l'Ici e se solo consideriamo il trittico maggioritario, Cgil – Cisl – Uil, gli immobili presenti sul territorio italiano sono centinaia. Ma le associazioni di categoria hanno subito respinto le accuse, affermando che «tutte le strutture sindacali, a ogni livello, pagano regolarmente l'Ici in base alla legislazione vigente», come si legge in un comunicato che così prosegue: «Cgil, Cisl e Uil possono attestare l'avvenuto pagamento dell'Ici con i relativi bollettini a disposizione di tutti gli organi di informazione, a dimostrazione della trasparenza dell'attività sindacale». I partiti invece l'Ici la pagano, a meno che non bypassino il sistema grazie alla fondazioni "culturali" esenti appunto dalla tassa.
Biagio Chiariello
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continua su: https://www.fanpage.it/ici-non-solo-chiesa-ecco-chi-non-paga-la-tassa-sugli-immobili/
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"Pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all'autorità terrena"
Lucio Di Marzo - Dom, 22/10/2017 - 12:41
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"Rendete a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio". È un monito alla comunità cristiana quello che papa Francesco pronuncia da piazza San Pietro, invitando i cretendi "a impegnarsi concretamente nelle realtà umane sociali senza contrapporre 'Dio' e 'Cesare', ma illuminando le realtà terrene con la luce che viene da Dio".
"una questione 'spinosa', circa la liceità o meno di pagare la tassa all'imperatore di Roma, al quale era assoggettata la Palestina al tempo di Gesù", dice il Pontefice durante l'Angelus, e la risposta data da Gesù a chi gli chiedeva cosa fosse più giusto fare, dicono che "pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all'autorità terrena; dall'altra ed è qui che Gesù dà il 'colpo d'ala' richiamando il primato di Dio, chiede di rendergli quello che gli spetta in quanto Signore della vita dell'uomo e della storia".
"Il riferimento all'immagine di Cesare - continua il Papa -, incisa nella moneta, dice che è giusto sentirsi a pieno titolo, con diritti e doveri, cittadini dello Stato; ma simbolicamente fa pensare all'altra immagine che è impressa in ogni uomo: l'immagine di Dio. Egli è il Signore di tutto, e noi, che siamo stati creati "a sua immagine" apparteniamo anzitutto a Lui".
a bene apparteniamo a Dio poi allo Stato quindi non esistiamo come identità umana?
privilegio la chiesa non paga la tassa ici
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Ici, non solo Chiesa: ecco chi non paga la tassa sugli immobili
La questione sul mancato pagamento dell’Ici, oggi Imu, ha innalzato un gran polverone. Ma la Chiesa cattolica non è sola nella lista dei privilegiati eccellenti: dalla cultura al sociale, passando per gli edifici stranieri in Italia e quelli istituzionali, fino ai furbi partiti.
ECONOMIA 9 DICEMBRE 2011 18:12 di Biagio Chiariello
La settimana che sta per chiudersi ha inaugurato una altra lunga serie di polemiche, innescate dalla esenzione del pagamento dell'Ici di cui beneficerebbe la Chiesa italiana. Ieri poi è trapelata la notizia secondo cui il decreto salva Italia non prevede la rivalutazione delle rendite catastali del 60 per cento (esclusa per gli immobili di classe B, come scuole, convitti, seminari) per il clero. Ma sembra lapalissiano che se l'austerità intrinseca alla manovra di Monti deve essere davvero equa, l'abolizione dei privilegi ecclesiastici si rende necessaria. Insomma, i sacrifici richiesti dal nuovo governo tecnico, devono riguardare tutti.
Le paroline magiche degli immobili “non esclusivamente commerciali” appaiono come una furberia da parte della Chiesa: leggenda vuole (e anche per questo il punto va ben chiarito) che basterebbe costruire una piccola cappella in un edificio "commerciale" della Chiesa (come ad esempio un albergo) e l'Ici diventa solo un lontano ricordo. Forse anche per questo il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco ieri si è detto «disponibile a discuterne».
Tutti i luoghi di culto non pagano l'ICI
Ma è giusto precisare che, dal momento che l'esenzione dell'Imposta comunale sugli immobili riguarda, per l'appunto, gli enti "non commerciali o che svolgano attività non esclusivamente di carattere commerciale", non sono solamente le parrocchie, le case di cura e gli oratori che dipendono dalla Chiesa a beneficiarne. Restando nella sfera religiosa vanno infatti annoverati tutti i luoghi di culto: dalle proprietà di anglicani, protestanti e ortodossi, fino alle sinagoghe ebraiche e moschee musulmane, oltre all’unico edificio dell’Unione buddhista italiana situato a Milano.
Privilegiate le proprietà di enti senza fine di lucro
La legge vuole che la tassa sugli immobili non venga pagata dalle proprietà di enti senza fine di lucro «destinati allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». Per cui le associazioni no profit sono esentate dal pagamento dell’Ici, almeno per gli edifici che usano come sedi proprie e, per l'appunto, non a fine di lucro. Dunque Emergency, Medici senza frontiere, l’Associazione per la ricerca sul cancro e la Lega per il filo d’oro. Lo stessi dicasi anche per i 5.500 circoli ricreativi presenti in Italia che fanno capo a organizzazioni non a fine di lucro. E ancora Confindustria, Legacoop, Coldiretti.
La cultura non paga
Non pagano neppure i musei, ma solo nella condizione che non svolgano al loro interno attività commerciali come book-shops o ristorazione di ogni livello; in tal senso ne sono esonerati pure i cinema (non multisala), teatri che non si avvalgono di compagnie professionali e sale d'essai.
Edifici istituzionali
E che dire poi dei cosiddetti edifici istituzionali? Per la precisione parliamo di quelle strutture pubbliche destinate a compiti istituzionali di proprietà dallo Stato. In tal senso non pagano gli edifici di Comuni, Province e Regioni, ma pure Università, consorzi tra enti pubblici, comunità montane e unità sanitarie locali. Tra questi dobbiamo annoverare pure le rappresentanze straniere in Italia, cioè consolati ed ambasciate, spesso situate in veri e proprie regge.
E i sindacati e i partiti?
I sindacati sono “enti riconosciuti senza fini di lucro”quindi non pagano l'Ici e se solo consideriamo il trittico maggioritario, Cgil – Cisl – Uil, gli immobili presenti sul territorio italiano sono centinaia. Ma le associazioni di categoria hanno subito respinto le accuse, affermando che «tutte le strutture sindacali, a ogni livello, pagano regolarmente l'Ici in base alla legislazione vigente», come si legge in un comunicato che così prosegue: «Cgil, Cisl e Uil possono attestare l'avvenuto pagamento dell'Ici con i relativi bollettini a disposizione di tutti gli organi di informazione, a dimostrazione della trasparenza dell'attività sindacale». I partiti invece l'Ici la pagano, a meno che non bypassino il sistema grazie alla fondazioni "culturali" esenti appunto dalla tassa.
Biagio Chiariello
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