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SARDEGNA SVENDUTA

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[h=1]Sardegna, la strage nascosta[/h] [h=2]Una serie impressionante di decessi per leucemie e tumori. Ma anche casi di malformazioni e altre malattie. Nel sud est dell'isola, dove nel poligono militare venivano testate armi anche radioattive. La Procura ha disposto la riesumazione di 18 salme e il sequestro di 160 cartelle cliniche. Sotto accusa tre generali. Ecco le foto dell'area[/h] DI PAOLO BIONDANI
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Poligono sperimentale. Basta tradurre il concetto per misurare l'assurdità: un territorio dove militari italiani, eserciti stranieri e perfino industrie private hanno potuto per decenni provare armi segrete, esplosivi, missili e ordigni micidiali. Un fronte interno, il teatro di guerra simulata più grande d'Europa, incredibilmente collocato tra spiagge, pascoli e paesi abitati della fascia sud-est della Sardegna.

Qui, nei 130 chilometri quadrati di area off-limits del poligono sperimentale del Salto di Quirra, sono stati testati per cinquant'anni i più micidiali prototipi di nuove tecnologie belliche. Nessuno sa quali armi e quali sostanze siano state utilizzate: finora il segreto militare ha coperto gran parte delle attività. Di certo negli ultimi mesi un'inchiesta giudiziaria sta cercando di far luce su una serie impressionante di decessi e malformazioni. Un anno fa un primo rapporto aveva attestato che il 60 per cento dei pastori che condividevano i terreni del poligono con i militari sono morti o si sono ammalati di leucemia o tumori emolinfatici. Ora la procura competente di Lanusei ha ordinato la riesumazione della salme di 18 vittime e disposto accertamenti su un totale di 160 cartelle cliniche di persone colpite da quella che molti cittadini qui ormai chiamano la «sindrome di Quirra».

"L'Espresso" pubblica in esclusiva le prime immagini della «zona brillamenti», l'area a più alto rischio di contaminazione: ettari di terra devastata da sistematiche esplosioni di tonnellate di materiale bellico da smaltire al riparo da sguardi indiscreti.

Una distesa di crateri e carcasse metalliche che, come aveva anticipato una nostra inchiesta , è stata utilizzata per anni come una specie di discarica di guerra. Le consulenze tecniche fatte eseguire dalla magistratura ora documentano, tra l'altro, un'elevata contaminazione da torio, un metallo pesante, radioattivo e altamente cancerogeno, che per anni veniva utilizzato nei sistemi di puntamento.

In tutta la zona si registrano gravissime malformazioni anche negli animali: agnelli con due teste, vitelli con zampe deformi e altri orrori.

Sulla scia degli studi dei fisici e dei veterinari che per primi lanciarono l'allarme, ora gli inquirenti hanno riaperto anche il caso dei 14 bambini nati nel 1988 con gravi malformazioni a Escalaplano, uno dei comuni confinanti con il poligono.

Nei giorni scorsi il procuratore Domenico Fiordalisi ha chiuso la prima fase delle indagini, quella che riguarda le mancate misure di prevenzione dei danni alla salute della popolazione e la presunta manipolazione dei dati sul reale livello di inquinamento prodotto da oltre mezzo secolo di sperimentazioni ed esercitazioni belliche di fatto incontrollate: erano infatti gli stessi utilizzatori del poligono, cioè gli eserciti anche stranieri e le industrie private che venivano autorizzate ad affittare la struttura, ad auto-certificare la regolarità delle operazioni.

Sotto accusa, in particolare, sono finiti tre generali che negli ultimi anni si sono avvicendati al comando del poligono, con esclusione dell'attuale responsabile, nominato di recente.

Dopo sei mesi di sequestro giudiziario dell'intero poligono, nel settembre scorso il ministero della Difesa si è formalmente impegnato a mettere in sicurezza le strutture, impermeabilizzare i terreni e a bonificare l'area. In cambio la procura ha concesso il dissequestro, restituendo il poligono al controllo delle forze armate. Tra ministero e magistratura continua però un silenzioso braccio di ferro attorno al pieno ed effettivo rispetto delle misure imposte con l'ordinanza di sequestro, a cominciare dalla recinzione completa delle zone con i più alti valori di contaminazione.

Ultimate le indagini ambientali, la procura di Lanusei conta di chiudere entro la primavera prossima anche il capitolo più delicato dell'inchiesta: il rapporto tra le operazioni militari e l'abnorme numero di casi di tumori e malformazioni denunciati da comitati di cittadini, parenti di allevatori, militari e loro familiari. Da almeno dieci anni gruppi locali e associazioni nazionali segnalavano inutilmente decine e decine di morti sospette. E dal settembre scorso, sull’esempio della madri dei desaparecidos argentini di Plaza de Mayo, ogni 15 del mese alcuni di questi gruppi si ritrovano in Piazza del Carmine a Cagliari in un sit-in per chiedere verità e giustizia.

Dopo i clamorosi sviluppi giudiziari, anche la Regione Sardegna con l'Istituto superiore di sanità ha avviato una nuova indagine epidemiologica, mentre la commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito ha effettuato sopralluoghi anche nei giorni scorsi in tutti i poligoni sardi. La regione su cui grava il 60 per cento del demanio militare italiano.

Le immagini pubblicate da "L'Espresso" fanno parte dell'archivio di documenti, materiali video e testimonianze raccolte dai giornalisti Carlo Porcedda e Maddalena Brunetti per il libro-inchiesta "Lo sa il vento – Il male invisibile della Sardegna" (Edizioni Ambiente, collana Verdenero, con prefazione del musicista Paolo Fresu), dedicato al poligono di Quirra e alle altre emergenze ambientali, dalle industrie inquinanti alle miniere abbandonate, che affliggono l'isola: una regione che custodisce gli ultimi paradisi naturali del Mediterraneo.
 

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[h=1]Teulada, rete segreta per rilevare la radioattività[/h] tati e, in caso aff In funzione dal 1961 è stata scoperta due mesi fa. I dati raccolti dal Viminale sono riservati per motivi di «sicurezza nazionale»di Piero Mannironi[h=1]Tags[/h]

14 maggio 2015
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Un'esercitazione militare nel poligono di Teulada
TEULADA. Esiste una rete segreta che, dal 1961, monitora i livelli di radioattività attraverso una rete di 1.237 stazioni di rilevamento. Tutte le informazioni sono raccolte in tempo reale e trasmesse a un ufficio del ministero dell'Interno, dove restano protette da un muro impenetrabile di riservatezza. Esiste perciò un archivio al Viminale che può raccontare, giorno per giorno, la storia di tutte le contaminazioni avvenute nel nostro paese negli ultimi 54 anni. Questa rete, autonoma rispetto al sistema di controllo ambientale, si chiama Ramon e il Viminale la protegge, sostenendo che la divulgazione dei dati potrebbe «creare pregiudizio alle relazioni internazionali, all'ordine e alla sicurezza pubblica e alla difesa nazionale». Insomma, anche se non classificato come tale, un vero e proprio segreto di Stato.

L'esistenza di questa rete è stata denunciata in un'inchiesta del giornale “Il Fatto Quotidiano” che, cercando di capirne le funzioni, si è visto sbattere la porta in faccia dal Viminale che, in estrema sintesi, ha risposto che i dati sono segreti. A svelare questo ennesino mistero italiano, è stata due mesi fa una segnalazione anonima al blog di giornalismo investigativo “Toxicleaks”. Ecco il testo della “soffiata”: «Qualche anno fa, mentre si effettuavano degli scavi nei pressi del mai avviato mattatoio di Teulada, all’incrocio con la strada provinciale 70, è stato accidentalmente tranciato un cavo telefonico, che risultò collegato a un rilevatore di radioattività posizionato nei pressi del fiume e di una falda acquifera e attivo dagli anni 60/70».

Segnalazione molto precisa, accompagnata dalle coordinate Gps. E proprio lì, vicino alla rete di recinzione del poligono di Teulada, ecco la centralina della rete Ramon. Impossibile non collegare la sua presenza all’area militare e alle sue attività. È bene ricordare che, sull’ipotesi di disastro ambientale, la procura di Cagliari ha aperto un’inchiesta che, sulla base di uno studio commissionato dalla magistratura, avrebbe rilevato una presenza di Torio 232 superiore da dieci a venti volte rispetto a quelle presenti normalmente nell'ambiente naturale. Una situazione critica che potrebbe essere legata all’uso dei missili anticarro francesi Milan, utilizzati per anni nell’area del poligono.

Il Comune di Teulada ha tentato di avere risposte sulla rete Ramon, ma le sue domande si sono infrante sulla posizione intransigente del Viminale: notizie top secret. Sembra che la rete segreta di rilevamento della radioattività sia nata negli anni della Guerra fredda proprio per controllare i livelli di eventuali contaminazioni in caso di attacco nucleare.

Al di là del fatto che il potere di secretazione è fissato in modo molto preciso dalla legge, la rete riservata rappresenta un fatto di enorme rilievo politico e morale: davanti alla paura di contaminazioni radioattive all’interno delle aree militari e alla richiesta di chiarezza, una struttura dello Stato aveva le risposte. Ma le ha tenute chiuse in una cassaforte. È una ferita profonda nel patto di lealtà istituzionale con i cittadini, ma potrebbe avere anche un rilievo giuridico importante perché significherebbe che il ministero dell’Interno ha taciuto alla magistratura, non ha fornito risposte in nome di una secretazione la cui legittimità è tutta da dimostrare.

Il senatore del M5s Roberto Cotti è partito subito all’attacco, presentando un’interrogazione parlamentare con la quale chiede che venga fatta subito chiarezza. «La notizia di un sostanziale e non meglio qualificato segreto di Stato sui dati raccolti dalle centraline di Teulada - ha detto - è molto grave. Sempre che non si voglia nascondere qualcosa di molto preoccupante per la salute delle popolazione e l'integrità dell'ambiente, non capisco quali ragioni di riservatezza possano essere decretate dal Viminale, tanto meno cosa abbia a che fare la vicenda rispetto al fantomatico e possibile pregiudizio di relazioni internazionali».

«Auspico l'interessamento del pubblico ministero Emanuele Secci - ha continuato -, con un approfondimento dell'inchiesta già aperta sull'inquinamento del basso Sulcis, occorre subito chiarire la questione: prima di tutto la difesa delle popolazioni e del

territorio sardo, poi le ragioni di Stato. Ho chiesto al ministro della Difesa di riferire subito in Commissione se corrisponda al vero che i dati raccolti dalla rete Ramon siano s
ecreermativo, quali siano i motivi e quando e da chi sia stato assunto tale provvedimento»
 

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[h=1]Messaggi 2012[/h] [h=1]SCORIE RADIOATTIVE IN SARDEGNA[/h] Visite: 4473
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DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO IL 14 MAGGIO 2012:

LEGGETE E MEDITATE!
ADESSO VEDIAMO CHI TRA I “NUOVI'' DELLA POLITICA HA IL CORAGGIO DI DENUNCIARE LO STATO MAFIA CHE PER LUNGHISSIMI ANNI SI È RESO COLPEVOLE DI OMICIDIO VOLONTARIO, STRAGE, DEVASTAZIONE, INQUINAMENTO ECC...

PERCHÈ QUESTI SONO I REATI CHE, SECONDO IL MIO GIUDIZIO, IL CORAGGIOSO PM FIORDALISI DOVREBBE CONTESTARE AGLI UOMINI CHE SIN AD OGGI, MONTI COMPRESO, HANNO GOVERNATO L'ITALIA CON LA COMPLICITÀ DELLE PIÙ ALTE CARICHE MILITARI E CON L'IMPOSIZIONE DEI POTENTI D'OLTREOCEANO. QUESTI POTENTI CRIMINALI SONO RESPONSABILI DI UNA DELLE PIÙ GRANDI STRAGI DI UOMINI E DELLA NATURA DELLA STORIA D'ITALIA: L'INFERNO CHIMICO E RADIOATTIVO DEL POLIGONO MILITARE DI QUIRRA IN SARDEGNA.



HO GIÀ DETTO CHE NON MI RICONOSCO PIÙ IN QUESTO STATO CRIMINALE E MAFIOSO. RICONOSCO, RISPETTO E UBBIDISCO ALLA COSTITUZIONE ITALIANA PER LA QUALE VALE LA PENA DI RESISTERE E DI COMBATTERE CONTRO QUEI POLITICI, UOMINI CRIMINALI, CHE OCCUPANO LE NOSTRE ISTITUZIONI ABUSIVAMENTE CON LA COMPLICITÀ DI MOLTI MEZZI DI COMUNICAZIONE, DEI MAGNATE DELL'ECONOMIA EUROPEA E MONDIALE.
HO GIA DETTO E SCRITTO, TANTE VOLTE, CHE NON È DIFFICILE INDIVIDUARE IL VERO VOLTO DELL'ANTICRISTO.
CREDO NELLA GIUSTIZIA UMANA, CIOÈ IN QUEI POCHI GIUDICI ITALIANI E STRANIERI CHE CERCANO LA VERITÀ E LA METTONO AL SERVIZIO DEI CITTADINI.
MA, SOPRATTUTTO, CREDO NELLA GIUSTIZIA DIVINA CHE CON POTENZA E GLORIA SEPARERÀ I CAPRONI DAGLI AGNELLI (Matteo cap. 24).

GIORGIO BONGIOVANNI
 

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[h=2]Sardegna nucleare: la verità sul poligono della morte[/h]
Scritto il 08/1/11 • nella Categoria: segnalazioniondividi

Sapevamo già tutto, ma nessuno ne parlava perché mancavano le analisi. Ora ci sono anche quelle, e parlano chiaro: il 65% dei pastori nei dintorni del poligono militare del Salto di Quirra è malato di leucemia. Sotto accusa, le “polveri di guerra” che lasciano sul terreno i proiettili di artiglieria e i razzi esplosi, bombe che si teme contengano anche uranio impoverito. Responsabile, secondo il comitato civico “Gettiamo le Basi”, di tumori che hanno colpito 40 civili e 23 militari. Dopo le anticipazioni sul dossier dei veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, esplode in Sardegna il caso della “sindrome di Quirra”: allevamenti in pericolo, agnelli deformi, pastori che stanno morendo di leucemia.

A rompere il silenzio, il servizio di Paolo Carta per “L’Unione Sarda”: il 4 gennaio, il giornale ha anticipato l’esito del lavoro dei veterinari Giorgio
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Melis e Sandro Lorrai. Un dossier che – in attesa degli ulteriori esami di laboratorio, condotti sul terreno – racconta la situazione di emergenza che colpisce innanzitutto i pastori, i più prossimi al territorio interessato da esercitazioni e test balistici. «La relazione dei veterinari delle Als di Lanusei e Cagliari – dice Claudia Zuncheddu, medico e consigliere regionale dei Rossomori – squarcia il velo del silenzio su quanto avviene attorno ai poligoni sardi». Secondo la Zuncheddu, che annuncia un’interrogazione regionale, «le popolazioni che abitano a ridosso delle basi militari conoscevano benissimo questa situazione, per aver visto tanti familiari uccisi dai tumori e dalle leucemie in un numero assolutamente superiore ai dati standard».

Quello del Salto di Quirra è il poligono più grande d’Europa, “fiore all’occhiello” delle forze armate italiane: ma non viene usato solo dai soldati, viene anche «dato in affitto alle varie multinazionali delle armi, che lo usano come palestra per fare esperimenti, test, collaudi, come show-room per vendere armi, per far vedere come funzionano bene razzi e missili», sostiene Mariella Cao del comitato “Gettiamo le Basi”, sulle barricate da anni contro l’installazione oggi finita nel mirino delle Asl di Cagliari e Lanusei. Il problema nel poligono di Perdas de Fogu è che dal 1998 si registrano intorno alla base e nei paesi limitrofi centinaia di casi di leucemia, tumori al
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sistema emolinfatico e nascite con malformazioni genetiche, non solo tra gli animali ma anche tra gli esseri umani, scrive Fabrizio Laure su “MainFatti”.

Nel paese di Escalaplano, per esempio, situato sul lato ovest, nel confine interno del poligono, si contano 14 casi di bambini nati con gravissime malformazioni genetiche. In Sardegna questa situazione è nota come “sindrome di Quirra” e mostra le stesse patologie delle altre sindromi (Golfo, Balcani) causate dall’uso di armi con uranio impoverito. Mariella Cao esprime il timore che a Quirra si possano condurre addirittura test sulla popolazione: «Può sembrare assurdo, ma teniamo presente che questi esperimenti sono stati fatti e ufficialmente ammessi dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra, dalla Francia e persino dalla pacifica Svezia: rientrano tra le cose che fanno, poi si viene a sapere quando si solleva la protesta e si cercano gli atti».

Ad indagare sulla “sindrome di Quirra” è la professoressa Antonietta Morena Gatti del Policlinico universitario di Modena, consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito. La tecnica della professoressa Gatti mira infatti a rilevare le nanoparticelle di metalli pesanti. «La dottoressa Gatti ha fatto delle ricerche a Quirra e a trovato nei tessuti delle persone di Quirra le stesse nanoparticelle trovate su Valery, un militare sardo morto di leucemia dopo aver prestato servizio sui Balcani», racconta sempre la Cao. «Le ricerche della dottoressa Gatti hanno
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individuato nei tessuti di Valery e nei tessuti di alcune persone di Quirra ammalate le stesse nanoparticelle».

All’inizio, continua la portavoce del comitato “Gettiamo le Basi”, la scoperta della dottoressa Gatti è stata accolta con favore dal mondo militare perché distraeva i sospetti dall’uranio. Però, quando è cominciato a diventare sempre più chiaro che queste nanoparticelle si formano solo ad altissime temperature e che, quindi, se l’uranio non è l’agente killer è però il mandante, la dottoressa Gatti è stata «dimenticata». In Sardegna non è solo il poligono di Quirra ad essere sotto osservazione dai comitati di cittadini, ma anche la base di Teulada e quella della Maddalena, solo da poco abbandonata dagli amercani dove transitavano e venivano riparati per esempio sommergibili a reazione nucleare, che potrebbero aver rilasciato nell’ambiente materiale radioattivo.

La cosa inquietante è che se in Italia «ci sono 40.000 ettari di demanio militare», conclude la Cao, «ben 24.000 sono concentrati in Sardegna». C’è il poligono di Quirra, il più grande in assoluto d’Europa. Poi segue il poligono di Teulada, che è il secondo poligono più grande d’Europa ma il primo per intensità di utilizzo, con circa 7.200 ettari, la metà del poligono di Quirra. Poi c’è il poligono di Capo Frasca con circa 1.470 ettari, legato alla base aerea di Decimomannu, che sono un altro migliaio di ettari. «Poi c’è tutta la militarizzazione del cielo e tutta la militarizzazione del mare. Per esempio il
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mare annesso a Quirra supera tutta la superficie della stessa Sardegna. Il mare annesso a Teulada sono qualcosa come 750 chilometri cubici».

Per Claudia Zuncheddu, spetta alle istituzioni intervenire: «Servono maggiori controlli, è necessario un sostegno alle popolazioni che pagano a caro prezzo, in termini economici e di salute, la vicinanza con le basi militari. La gente da sola può far poco o niente, spetta ai politici dimostrare di essere davvero vicini alle esigenze dei sardi, soprattutto di quelli che soffrono». E la Sardegna, area che registra il record nazionale per la longevità degli abitanti (nelle zone dove l’ambiente è pulito) sconta al tempo stesso problemi drammatici di natura ambientale e sanitaria, in prossimità dei poli industriali e militari: «È provato – afferma la Zuncheddu – che nelle zone più inquinate, attorno ai nuclei industriali come Porto Torres e Sarroch
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e come i poligoni, l’incidenza sia più alta proprio in relazione alle emissioni delle fabbriche e ai danni causati al territorio dai test bellici».

Il popolo sardo paga un prezzo altissimo: il 66% dei poligoni italiani è ospitato in Sardegna. Quelli di Quirra? «Dati ancora parziali, ma tragici», afferma, sempre su “L’Unione Sarda”, Mariella Cao. Il monitoraggio ambientale della zona del poligono di Quirra comprende anche l’esame della radioattività diffusa, delle onde elettromagnetiche emesse dai radar e delle nanoparticelle di metalli pesanti prodotte dai test bellici. Ma è un controllo che non convince i pacifisti. «Forze armate, ministero della Difesa e Nato – dice la Cao – mantengono saldo il doppio ruolo di controllore e controllato, di giudice e imputato. Hanno predisposto loro stessi il piano di monitoraggio, di fatto soltanto l’acquisto di strumenti per esami che non possono dare risposte sulla cosiddetta “sindrome di Quirra”, come ammettono le stesse Forze armate e le ditte che si sono aggiudicate l’appalto».

Inoltre, sempre secondo il comitato, i risultati delle rilevazioni – previsti per l’autunno del 2009 e in eterno slittamento – sono scontati, cioè «daranno il marchio di qualità ambientale al poligono». In linea, aggiunge Mariella Cao, con quanto prevede lo stesso obiettivo iniziale: «Tranquillizzare la popolazione locale nonché il personale del poligono e acquisire la certificazione ambientale». La Cao addirittura avanza il sospetto che, al termine del monitoraggio, il ministero dalla Difesa «si sentirà autorizzato a respingere le richieste di risarcimento dei danni sollecitate dai familiari di chi si è ammalato di tumore a Quirra e dintorni, malgrado
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l’epidemia di leucemie e alterazioni genetiche provate anche dall’esame dei veterinari Asl. “Se è tutto in regola, significa che non ci sono danni da pagare”: questo può essere il risultato finale. Scandaloso».

Mariella Cao osserva comunque con favore i dati parziali trapelati dai primi esami: «Evidentemente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La ditta che deve controllare l’inquinamento dell’aria ha affidato gli esami alla dottoressa Gatti che ha trovato nanoparticelle di metalli pesanti cause di tumori addirittura a Baunei. E l’indagine veterinaria sollecitata da noi pacifisti (ed effettuata con un ritardo grottesco di 10 anni), ha fornito dati agghiaccianti sul rapporto tra malformazioni genetiche degli agnelli e i tumori negli allevatori». I pacifisti chiedono poi che fine abbia fatto l’indagine epidemiologica sulle persone residenti prevista dall’appalto del monitoraggio ambientale e poi cancellata: «Vogliamo la verità su Quirra».
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Tag: ambiente, Asl, cancro, missili, salute, Sardegna
 

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[h=1]SARDEGNA CHE NON CI PIACE: NELL’ISOLA DUE FRA LE ZONE PIÙ INQUINATE D’ITALIA, ECCO QUALI SONO[/h]
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[h=3]44 aree in Italia inquinate oltre ogni limite di legge. Nelle aree più contaminate i tumori sono aumentati anche del 90% in soli 10 anni. Due di queste sono proprio in Sardegna. [/h]
[h=4][/h] [h=4]In tutta Italia sono 6 milioni le persone esposte a rischio malattie e aumentano i casi di cancro alla tiroide e tumore alla mammella, innescati spesso da metalli pesanti e ioni radioattivi. Sulla questione oggi vi presentiamo un dossier del giornalista Gianni Lannes. [/h] [h=4]
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Le aree della Sardegna inserite fra le più inquinate in Italia sono l’area industriale di Porto Torres e il Sulcis Iglesiente-Guspinese. Così sono “descritte” nel dossier del giornalista:
[/h] [h=4]Porto Torres (Sassari)
Comuni di Porto Torres e Sassari.
«Il Decreto di perimetrazione del SIN elenca la presenza delle seguenti tipologie di impianti: chimico, petrolchimico, raffineria, centrale termoelettrica, area portuale e discariche. I risultati mostrano un’aumentata incidenza per tutti i tumori. Un’aumentata mortalità per il tumore del polmone, per le malattie dell’apparato respiratorio, anche acute, e per le malformazioni congenite. Tra i lavoratori esposti ad asbesto è aumentata l’incidenza per tumore della vescica. Sia per gli uomini sia per le donne sono presenti eccessi per il tumore del fegato e la leucemia mieloide».
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[h=4]Sulcis-Iglesiente-Guspinese (Cagliari)
Comuni di Arbus, Assemini, Buggerru, Calasetta, Capoterra, Carbonia, Carloforte, Domus de Maria, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, Pula, San Gavino Monreale, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Anna Arresi, Sant’Antioco, Sarroch, Siliqua, Teulada, Tratalias, Uta, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia e Villaperuccio.
«Il Decreto di perimetrazione del SIN elenca la presenza delle seguenti tipologie di impianti: impianti chimici, miniere e discariche. Per uomini e donne è presente un eccesso di mortalità per le malattie dell’apparato respiratorio e un difetto, per i soli uomini, per le malattie circolatorie. Il tumore della pleura è in eccesso in entrambi i generi con una stima imprecisa dell’SMR. Si rileva infine un eccesso della mortalità per le condizioni morbose perinatali. Nei bambini delle scuole elementari di Portoscuso una frequenza più elevata di sintomi ostruttivi e bronchitici rispetto ai coetanei dei Comuni di confronto; nei bambini di Sarroch la frequenza è più elevata anche per l’asma».
[/h] [h=3]Ecco la cartina con le aree più inquinate d’Italia:[/h]
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[h=4]Per avere informazioni più dettagliate sul dossier, compresi i riferimenti CLICCATE QUI[/h]


 

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Sardegna rubata e depredata

28 gennaio 2016
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Bellissima la Sardegna. E le sue spiagge? Tanto belle da venire distrutte.

Un paradosso ? No, solo il pericoloso equivoco di chi crede che amare qualcosa significhi impossessarsene, senza pensare al danno che sta arrecando a un patrimonio naturalistico prezioso e fragile.

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Ma è possibile impossessarsi di una spiaggia? Certo, se ognuno delle migliaia e migliaia di turisti che ogni anno visitano la Sardegna ritornasse a casa con bottiglie piene di sabbia, di conchiglie, di sassi, cosa resterebbe tra un po’ di anni? Forse solo il ricordo di quanto erano belle, un tempo, le spiagge della Sardegna (e tutte le altre spiagge del mondo).

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Img: materiale sequestrato in aeroporto.

L’allarme è stato lanciato da “Sardegna rubata e depredata”, una iniziativa di alcuni agenti di sicurezzadell’aeroporto di Elmas (Cagliari) che, stanchi di assistere a un saccheggio continuo, hanno dato vita in maniera autonoma a una iniziativa assolutamente meritoria: dopo il loro orario di lavoro prendono tutto il materiale sequestrato in aeroporto e lo riportano sulle spiagge sarde.

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La pagina Facebook “Sardegna rubata e depredata”, creata nel luglio 2015, racconta l’iniziativa, pubblica le foto dei saccheggi e raccoglie i commenti dei sostenitori (e di qualche incredibile e ottuso detrattore).

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Questa incresciosa situazione riguarda in particolare una delle più belle spiagge sarde. La sua “sabbia” è infatti molto rara, preziosa. Si tratta di Is Arutas, sulla costa occidentale della Sardegna in provincia di Oristano, e fa parte dell’Area marina protetta del Sinis.

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Questa bellissima spiaggia è formata da piccoli granelli di colore rosa, bianco e verde chiaro, dovuti all’erosione in mare di un filone di quarzo nei fondali marini. Una meraviglia a vedersi.

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Per questo, forse, alcuni turisti sono invogliati a portarsi a casa un “ricordino”. Ma qualcuno (purtroppo non sono pochi) esagera decisamente e vuole portarsi a casa interi sacchetti e bottiglie pieni dei preziosi granelli di quarzo. Magari per rifornire l’acquario di casa. O per trasformarli in pezzi di arredamento. Sono così belli, originali e, soprattutto, gratuiti! In fondo sono di nessuno, non è vero?

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No, non è assolutamente vero. Sono di tutti, il che è proprio il contrario dell’essere di nessuno. Sono di tutti noi e anche delle generazioni future. Come tutto il nostro ambiente, che abbiamo ereditato dalle generazioni passate, che godiamo nelle sue bellezze e che sarebbe assolutamente giusto lasciassimo il più possibile integro per le generazioni future. Perché godere della bellezza non implica distruggerla. Tutto il contrario! Significa proteggerla, custodirla, averne cura con amore.

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Nel silenzio delle istituzioni preposte a salvare questo magnifico patrimonio naturale che è la Sardegna (e l’Italia tutta), ogni anno migliaia e migliaia di turisti si sentono “autorizzati” a saccheggiare (e non è espressione esagerata) ciò che è di tutti noi e a impossessarsene. Nelle valigie che transitano dall’aeroporto di Elmas i controllori continuano a sequestrare non “qualche sassolino”, ma chili di conchiglie, granelli di quarzo e quant’altro la natura ha impiegato secoli a produrre e che molti sconsiderati impiegano pochi minuti a depredare e distruggere.

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Gli agenti di sicurezza dell’aeroporto di Elmas sono bravi, bravissimi, encomiabili. Ma non basta la loro buona volontà. Per questo hanno lanciato un appello alle autorità regionali affinché venga varata una apposita legge che sanzioni l’asportazione di materiali dalle spiagge dell’isola e per incrementare campagne di sensibilizzazione.

Trovi l’appello su www.change.org (se clicchi sul link vai direttamente alla pagina dell’appello). Noi Vagabondi in Italia abbiamo già firmato. Firma anche tu e visita la pagina Facebook di Sardegna Rubata e Depredata e metti un bel Mi piace. Più saremo e più forte sarà la voce che arriverà agli orecchi “distratti” delle istituzioni.

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Il video e tutte le foto di questo post sono della pagina Facebook di Sardegna rubata e depredata, che ringraziamo per l’autorizzazione alla pubblicazione.


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