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Accoglilo tu

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[h=1]L'immigrato nigeriano spacca i vetri auto e il vescovo di Acerra lo difende, ma i cittadini: "Accoglilo tu"[/h] [h=2][/h]
Si tratta dell'extracomunitario che ha subito il linciaggio in provincia di Napoli

Franco Grilli - Mar, 17/07/2018 - 15:36
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L’immigrato nigeriano che ha dato di matto, spaccando vetri e parabrezza delle auto in sosta ad Acerra e rischiando il linciaggio della folla (venendo salvato dalle forze dell’ordine), è stato difeso da Antonio Di Donna, vescovo del comune campano.
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Il monsignore, infatti, ha etichettato come "inumano" il pestaggio subito dall’extracomunitario. Il prelato, poi, ha denunciato il clima di intolleranza razziale.

Le sue dichiarazioni, riportate da Il Mattino, sono certo passate inosservate e la comunità locale, dopo averle lette sul quotidiano, ha risposto per le rime. E così il vescovo di Acerra è stato vittima di pesanti attacchi sui social da parte degli acerrani, imbufaliti per la presa di posizione dell’uomo di chiesa.

Tra i commenti più civili riportabili, sempre come scrive Il Mattino, si legge: "Voi siete la chiesa, perché non li fate dormire da voi?", "Perché il vescovo non li ospita nel suo appartamento?", "I preti dovrebbero dire messa ed occuparsi delle spiritualità delle persone, non fare comizi", "
Anche la chiesa hai suoi interessi nel business dell'accoglienza". [h=2]Le parole del sindaco[/h]
Il sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri, ha espresso la sua solidarietà al monsignore per gli insulti subiti. Nella nota diramata da primo cittadino (della giunta di centrosinistra), infatti, si legge: "Conosciamo la provenienza e il tipo di critiche subite, finalizzate sempre e solo a dividere e pronte a ripetersi allo stesso modo, ogni volta, contro qualsiasi provvedimento assunto anche dall'amministrazione comunale, tutti noi siamo preoccupati dei messaggi di violenza che vengono usati da più parti e che spingono alcuni cittadini allo scontro, all'intolleranza, Acerra crede nei valori dell'accoglienza, della solidarietà e dell'incontro fra culture. E lo mette in pratica nel quotidiano, ogni giorno. Gli acerrani dicono no al razzismo, alla violenza e all'odio, e sono per il rispetto della dignità degli esseri umani e delle regole".
 

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GLI INTOCCABILI ?
[h=1]Don Zanotti finisce nei guai: "Subivo abusi e mi costringeva a prendere il Viagra"[/h] [h=2][/h]
Il frate "Premio per la Pace" accusato di violenza sessuale. Avrebbe costretto alcuni immigrati minorenni che vivevano nella sua comunità ad avere rapporti sessuali con lui

Eugenia Fiore - Mar, 17/07/2018 - 10:36
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Costretto a diventare l'amante di un frate cappuccino che lo minacciava e picchiava. È questo quanto accaduto a un immigrato che viveva da quattro anni nella comunità "Oasi 7", un centro di accoglienza per profughi e minori in difficoltà di Bergamo fondata proprio da padre Antonio Zanotti, ora accusato di violenza sessuale.
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Il ragazzo racconta di aver vissuto "un'esperienza terribile per cui ho anche tentato di togliermi la vita" - riporta il Corriere - e non è l'unico: altri due stranieri, infatti, hanno già depositato la loro testimonianza e parleranno presto con i pm e le autorità ecclesiastiche.

Il ragazzo, nella denuncia, racconta di essere arrivato all'Oasi 7 nel 2014. Inizialmente si sentii accolto dal frate, ma poi, dopo circa tre mesi, quest'ultimo iniziò ad approcciarlo sessualmente: prima con abbracci e poi invitandolo a bere nella sua stanza. "Nonostante non fosse mio desiderio avere rapporti sessuali con il frate, non riuscivo a oppormi. Padre Zanotti cominciò a farmi dei regali costosi, qualunque cosa chiedessi me la acquistava. Se accondiscendevo alle sue richieste, mi faceva trovare dei soldi", racconta il minorenne. E dopo le violenze sessuali sono cominciate le minacce:"Mi minacciava che senza di lui e la sua bontà avrei passato la mia vita in mezzo alla strada insieme ai disperati".

Nella denuncia depositata emergono poi alcuni dettagli sulle avances del frate. "Mi costrinse a prendere del Viagra. Mi diceva sempre: “
Ci vogliono i soldi, caro mio, io ne ho tanti e tu non hai niente”.(8X1000) Il degrado umano nel quale mi aveva gettato padre Zanotti fu tale che nel marzo del 2018 fui costretto, per non impazzire, ad andare a lavorare fuori dalla struttura. Due mesi fa, a causa degli ultimi gravi abusi subiti, sempre nelle stesse modalità delle minacce miste a lusinghe e ricatti, trovai la forza di andarmene definitivamente, preferendo vivere per strada piuttosto che vivere l’annullamento della mia persona. A seguito di ciò sono stato aggredito, picchiato e minacciato. Mi trovavo nella stazione di Bergamo quando due albanesi che conoscevo, perché residenti nella comunità di padre Zanotti, mi hanno circondato e riempito di pugni e schiaffi, lasciandomi a terra sanguinante, non prima di avermi detto: 'Non tornare più là dentro e vedi di stare molto lontano da qui'. Adesso vivo in un luogo protetto, ma ho paura che possa accadermi qualcosa di brutto". C'è poi anche del materiale, tra cui alcuni filmini e foto hard, che è già stato depositato in Vaticano e alla Procura di Roma e sarà presto esaminato.

Don Zanotti, tra l'altro, nel 2007 ha ricevuto il "Premio per la Pace" dalla Regione Lombardia. Nel 2012, poi, si è cominciato a parlare del suo "miracolo": "Qui c'erano solo cascine abbandonate - raccontò il frate al Giornale - e io avevo tante anime da raccogliere: prostitute, drogati e malati psichici a cui le famiglie non erano in grado di badare, ragazzi alla deriva. Hanno costruito quasi tutto loro e io, ad essere sincero, non avevo neppure i permessi... Sono andato avanti lo stesso e alla fine i Comuni mi hanno aiutato". A quanto pare, però, dietro alla sua solidarietà c'era dell'altro.
 

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[h=1]Il prete che "curava i gay" sospeso per abusi, ma lui: "Innocente"[/h] [h=2][/h]
Un prete e terapeuta francese è stato sospeso da ogni incarico pastorale per accuse di abusi ai danni dei "pazienti". Ma il don si è già dichiarato innocente

Giuseppe Aloisi - Mar, 17/07/2018 - 15:22
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Don Anatrella, prete e psicanalista francese, è stato sospeso da ogni incarico pastorale.
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Le accuse che hanno portato a questo provvedimento riguardano presunti abusi sessuali ai danni dei suoi "pazienti".

Sì perché il sacerdote in questione sosteneva di essere attivo nel campo delle "cure all'omosessualità". Il settantasettene, nel corso della sua vita, si è occupato anche di studiare la cosiddetta ideologia gender. Le notizie diffuse in queste ore, dunque, sembrano quasi far più scalpore del solito. Anatrella, secondo alcuni, era considerato un riferimento per l'universo pro life transalpino. La decisione è arrivata da monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi nominato da Papa Francesco qualche mese fa e considerato a tutti gli effetti un "conservatore". Proprio nel campo della bioetica le posizioni di Aupetit non coinciderebbero del tutto con quelle di Bergoglio. Questo sarebbe uno dei motivi per cui l'arcivescovato di Parigi non avrebbe ancora ricevuto la porpora. Ma questa è tutta un'altra vicenda.

Tornando alla storia di Don Anatrella, il quotidiano Avvenire sottolinea che sono: "Troppe le testimonianze – e sembrerebbe tutte convergenti – per pensare a una montatura a proposito degli abusi attribuiti al sacerdote psicanalista di 77 anni. Episodi - viene aggiunto sul quotidiano della Cei - ancora più gravi perché compiuti da Anatrella – se la conclusione del processo canonico confermerà quanto emerso – nelle sue duplice funzione di prete e di terapeuta". Alcuni giovani, quindi, sarebbero loro malgrado divenuti vittime delle "attenzioni particolari" del prete francese. In particolare, il don sarebbe responsabile di "terapie corporali" considerate "ambigue" con le quali, si può presumere, era solito intervenire nei confronti delle persone che gli chiedevano aiuto a causa dei loro "disturbi d'identità". Il sacerdote, come si apprende su Lettera43, continua a dichiararsi innocente. Un terapeuta, insomma, per cui è già iniziato il procedimento canonico. Un ricorso, tuttavia, sarebbe già stato inoltrato. Alla base di questo ci sarebbe una teoria per cui qualcuno, accusandolo, avrebbe voluto "punirlo", si legge su Aleteia, per le sue posizioni sull'omosessualità.

 

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