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CATTURATI I RE DI ROMA

Alien.

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[h=2]venerdì 20 luglio 2018[/h] [h=3]NELLE INTERCETTAZIONI CHE HANNO PORTATO IN CARCERE 33 PERSONE, E’ EMERSO IL PIANO DEL CLAN CASAMONICA PER CONTROLLARE TUTTI I QUARTIERI DI ROMA[/h] [IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","height":"436","width":"640","src":"https:\/\/1.bp.blogspot.com\/-Fpi1Hhia93Q\/W1GjNi6HngI\/AAAAAAAAKrc\/LfvCddoj-9cs51NM-pbSM2JCAVs0ccb_wCLcBGAs\/s640\/72b612f2-3f2b-11e8-bc8c.jpg"}[/IMG2]
TROVATO IL REGISTRO CON I NOMI DELLE VITTIME DI USURA CHE PAGAVANO INTERESSI FINO AL 600 PER CENTO

IL PATTO CON GLI ALBANESI

Valentina Errante per “il Messaggero”

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Un' organizzazione come la ndrangheta, capace di arruolare altri criminali, a cominciare dagli albanesi e controllare la città, anche i quartieri lontani dalla zona di egemonia. Le intercettazioni agli atti dell' inchiesta che ha portato in carcere 33 persone, tra esponenti e affiliati del clan Casamonica raccontano una spartizione di Roma, e come l' organizzazione riesca a garantire chi paghi anche negli altri quartieri.

Intanto le indagini dei carabinieri del comando provinciale, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giovanni Musarò, vanno avanti. Durante le perquisizioni, avvenute a margine degli arresti, sono stati trovati elenchi con nomi e cifre: l' agenda dell' usura, secondo gli inquirenti.

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Sarà invece necessaria una perizia per valutare i chili di oro sequestrati martedì, i quindici orologi, tra Rolex e Cartier, per un valore che raggiunge almeno i 100mila euro, custoditi dai Casamonica insieme ad almeno 50mila euro in contanti. Intanto Angelo Guglielmi, il primo degli arrestati interrogati dal gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere, così come Domenico Strangio, figura di collegamento tra la ndrangheta calabrese e il clan romano.

[IMG2=JSON]{"alt":"ARRESTO DI ANTONIO CASAMONICA","data-align":"none","data-size":"full","src":"https:\/\/lh4.googleusercontent.com\/proxy\/KKeLHNflm1HEkLdO4qIx0rZdA44ozFvPQs3TkDO5BOvoqVEKfF2P_7UbxKwLhFEIqZZ-6Y-IhaABugHDvrfgi1dJpUqon3usleTXDi3_OxClpHu_6UlBXfWNA7G1mqUt67DmxhAnWxgIfaMV4ETquw=s0-d"}[/IMG2]ARRESTO DI ANTONIO CASAMONICA
IL REGISTRO
Appunti con nomi e cifre. Nel clima di omertà totale e di intimidazione che atterrisce le vittime del racket e dell'usura, il ritrovamento del registro, dove i Casamonica appuntavano le somme del business, potrebbe rappresentare un elemento fondamentale per le indagini.

Attualmente sono quindici le persone identificate dai pm attraverso le intercettazioni, persone che pagavano tassi usurari fino al 600 per cento o che erano costrette a pagare il pizzo per un' attività commerciale, ma agli inquirenti è chiaro che le vittime sono molte di più.
E quei fogli, che adesso saranno esaminati, potrebbero tracciare la mappa del racket.

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GLI ALBANESI
È Massimiliano Fazzari, il pentito che ha lavorato per i Casamonica a raccontare come, all'occorrenza, anche altri criminali potessero essere arruolati dal clan. «Agli albanesi gli abbiamo spezzato le ossa e li abbiamo mandati via», dice in un'intercettazione Beppe Casamonica a un agente sotto copertura. Ma Fazzari racconta: «Quando è successo della figlia di Beppe si è riempito il vicolo, cose, si chiamavano, facevano, addirittura anche gli albanesi avevano chiamato, Besim, questa cosa me la raccontò anche Besim, prendi le armi per tutti gli albanesi che conosci».

[IMG2=JSON]{"alt":"nello trocchia e la troupe di nemo aggrediti dai casamonica durante l arresto 1","data-align":"none","data-size":"full","src":"https:\/\/lh3.googleusercontent.com\/proxy\/YlNeId3aZ_fvg44P0SLtx0XJ38pbO15oCwFjNLNyphwstpc5KMaMZ58SZYtA36JNKFKAwSLRo1xZigkmwFwy2gq0nMEmKs8kDfKtfP78ei-cYr6_fKspnVTd-lWNNi3zzKp-2o9uXUk0SIwzIF3Lx34LgHPinN6hWVLaPtK473n2_OC6V60ZuuIR7QnN1-bsIxSEljsmRUtTEYRrWn4p0QRhZw=s0-d"}[/IMG2]NELLO TROCCHIA E LA TROUPE DI NEMO AGGREDITI DAI CASAMONICA DURANTE L'ARRESTO
Besim Skarra è un albanese che, per conto dei Casamionica si occupava di spaccio, e la vicenda al quale il pentito si riferisce riguarda fatti dell' aprile 2014, quando per vendicare uno sgarro e la fuga d' amore della figlia di Giuseppe Casamonica gli uomini del clan si presentarono con le armi a casa dell'uomo. Ad aiutarli proprio gli albanesi.

«COPRIAMO TUTTA ROMA»
Il potere dei Casamonica non si limita all'Appio Tuscolano, quartiere d'influenza del ramo della famiglia, colpita martedì dalle misure cautelari. Ma si estende a tutta la città. Una circostanza che emerge dalle intercettazioni tra un ufficiale dei carabinieri sotto copertura e Beppe Casamonica. Il militare finge di essere un dirigente della società Tipico di Modena e spiega che vuole aprire in altre zone di Roma e di avere saputo «che c'erano problemi con gli albanesi. Casamonica gli risponde: «Puoi domandà in zona come stiamo noi e vedi».

[IMG2=JSON]{"alt":"casamonica - aggressione a una disabile in una bar in zona romanina","data-align":"none","data-size":"full","src":"https:\/\/lh4.googleusercontent.com\/proxy\/tuXfSLtDEN54nAjTbyq4yzGsu7czj0yD8J8R7n_V0WMVSSdyx11ZrZr4mWZvkyNBh2rgKnttySLJr5lH__9vaAf9eeRcL1oqEmm_5xstkepqzjMna9IReEEBSe_gWxVhgxXljqQpxfxD18kM67co0Lq998joKY-lwgKALn_RxOSKhpp7Hr5E-Zu-ehxuE_EfgChEnXc=s0-d"}[/IMG2]CASAMONICA - AGGRESSIONE A UNA DISABILE IN UNA BAR IN ZONA ROMANINA
Alla richiesta dell'uomo di sapere se i Casamonica possano coprire tutte le zone di Roma e se, rivolgendosi a loro, magari in qualche zona potevano crearsi problemi con altri e la società trovarsi invischiata «in una guerra», Giuseppe Casamonica rispondeva: «Noi copriamo pure tutta Roma». E il militare: «Se adesso dobbiamo aprire sulla Colombo?» E Giuseppe Casamonica: «Non ci sono problemi», noi siamo collegati da tutti i pizzi, all' Eur , alla Magliana la Colombo, Cinecittà, Quarticciolo, Boccea, Primavalle, Tor di valle...Siccome la gente fa lo stesso lavoro si conosce, non ci si va a mozzicare tra cani perché sarebbe inutile e controproducente per tutti».

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COME LA NDRANGHETA
«La famiglia nostra è come da te in Calabria». Così Liliana Casamonica spiegava a Fazzari, figlio di un uomo delle ‘ndrine come fosse organizzato il clan. E il collaboratore di giustizia a verbale ha spiegato ai pm: «Loro si vantano di essere un vero clan, di essere i primi a Roma ad aver preso l'associazione di stampo mafioso, che loro sono organizzati su tutto, che hanno disponibilità di droga armi estorsioni , usura. Questi magari hanno il vicolo Di Porta Furba, su via Tuscolana ed hanno tutti i cugini, che ognuno ha il ruolo suo».

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Nel senso che se io so che vado giù in Calabria, ecco, vado a Parghelia dove abitano i miei zii e sa che una volta avevano loro il locale di ndrangheta lì e so che magari tot persone fanno parte di quel locale di ndrangheta. Quindi io so che magari a Roma, da Centocelle fino a... Per ipotesi, ora non so bene la zona.. Corso Francia, c'è Michele Senese. Che poi, comunque sia, riforniva anche Massimiliano. Perché sono anche stati carcerati insieme». E aggiunge: «Se tu devi fare qualcosa nella loro zona devi chiedere a loro».

Fonte: qui

EMANUEL E GUERRINO, FIGLI DEL BOSS GIUSEPPE CASAMONICA, SONO STATI ARRESTATI A GROTTAFERRATA: SI ERANO NASCOSTI NELLA VILLA DI ALCUNI PARENTI

SALE A 35 IL NUMERO DEGLI ARRESTI DELLA MAXI OPERAZIONE DELLA DDA CONTRO IL CLAN

I DUE SONO ACCUSATI DI AVER COSTITUITO UN’ORGANIZZAZIONE PER IL TRAFFICO E LO SPACCIO DI DROGA

Camilla Mozzetti per “il Messaggero”

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Erano sicuri di averla fatta franca, nascosti da alcuni parenti in una villa a Grottaferrata. E invece, Emanuel e Guerrino Casamonica, figli di Giuseppe (considerato uno dei boss dell' associazione e operante nella zona della Tuscolana e Anagnina) sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati ieri mattina.

Sale così a 35 il numero degli arresti della maxi operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che fino ad oggi ha portato dietro alle sbarre 33 persone della famiglia Casamonica e di altre figure ad essa collegate per vincoli di parentela.

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I due fratelli, di 21 e 26 anni, erano fuggiti lo scorso martedì alla maxi retata delle autorità e si erano nascosti da alcuni parenti. Entrambi erano destinatari della stessa ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di Roma su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia. Guerrino ed Emanuel ritenuti soggetti attivi dell' organizzazione criminale sono ritenuti responsabili, in concorso con gli altri arrestati di aver costituto un' organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, nonché di altri reati tutti commessi con l' aggravante del metodo mafioso che vanno dall' usura all' estorsione, dalla concessione illecita di finanziamenti.
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I FRATELLI
I due ragazzi sono stati condotti nel carcere di Rebibbia e durante la perquisizione della villa in cui si nascondevano, i carabinieri hanno rinvenuto anche 6 mila euro in contanti. Dei due fratelli, Guerrino il maggiore garantiva, secondo quanto ricostruito dalle autorità durante le indagini, un ruolo attivo all' interno dell' organizzazione al padre Giuseppe durante la sua detenzione durata dieci anni per reati legati al traffico e alla detenzione di stupefacenti.
Nello specifico, recandosi ai colloqui con il padre lo aggiornava «sugli avvenimenti più recenti, comunicandogli messaggi e informazioni da parte di altri sodali».

E dal padre, dopo ogni aggiornamento sulle attività illecite del gruppo, riceveva istruzioni «da eseguire direttamente o da comunicare ad altri affiliati fuori dal carcere». La sua disponibilità all' associazione era totale e variegata: si occupava tanto del recupero crediti quanto delle estorsioni fino allo spaccio di stupefacenti con il fratello Emanuel e del procacciamento di altri clienti.
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Si occupava della cessione al dettaglio delle sostanze custodendole nella casa che viveva con la famiglia e «nell' interesse dell' intera organizzazione», manteneva «i rapporti con alcuni fornitori della sostanza stupefacente del tipo cocaina, fra i quali Domenico Strangio, appartenente all' omonima famiglia di ndrangheta operante a San Luca».
Mentre il fratello Emanuel si occupava prevalentemente di supportare il fratello nelle varie attività illecite. Fonte: qui

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“I CASAMONICA SONO MALATI DI POTERE”

NEL PROFILO INSTAGRAM DI “CICCILLO SPADA” ROLEX, CHAMPAGNE E OGGETTI PREZIOSI PER INTIMIDIRE E ESTERNARE LA PROPRIA RICCHEZZA

TRONI DORATI E TIGRI DI PORCELLANA CHE COZZANO CON L’INTONACO SGARRUPATO DEGLI ESTERNI IN PIENO STILE MIMETICO DA PERIFERIA ROMANA, LA PASSIONE PER I FIORI

TUTTE LE OSSESSIONI DELL’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA ROM CHE HA COSTRUITO UN IMPERO

CASAMONICA, ROLEX E LUSSO OSTENTATI SU INSTAGRAM: “COSÌ MOSTRANO IL LORO POTERE”

Valerio Renzi per https://roma.fanpage.it/

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Orologi, gioielli, fiumi di costoso champagne e tavoli in discoteca. Il lusso ostentato dai Casamonica, con le loro case sfarzose e kitsch, tra troni e stucchi dorati, mobilio leopardato e tigri di guardia, è già diventato un cliché ed è entrato nell'immaginario collettivo grazie alla serie Suburra e al film Suburra, e alle foto scattate dopo i sequestri di ville e beni.

Ma secondo gli inquirenti che hanno condotto l‘indagine che ha portato a 37 arresti, l'ostentazione del lusso avrebbe anche un motivo preciso: quello di mostrare il potere e il senso dell'impunità del clan mafioso.

Una comunicazione che passa anche per i social network. Per spiegarlo nell'ordinanza viene preso ad esempio il profilo Instagram di ‘Ciccillo Spada', dove si vedono una serie di foto acquisite agli atti "nelle quali sono raffigurati diversi degli imputati odierni indagati (Casamonica Massimiliano, Casamonica Pasquali, Casamonica Guerrino, Casamonica Emanuel, Ottavio Spada), mentre sfoggiano orgogliosamente orologi Rolex e preziosi".

"I Casamonica sono malati di potere"
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Un tipo di comunicazione che avrebbe lo scopo di esternare "la propria ricchezza di provenienza illecita" ma anche a "intimidire la comunità stessa della struttura criminale che nonostante tutti i provvedimenti repressivi e sanzionatori afferma ancora la sua impunità".

Spiega la collaboratrice di giustizia Debora Cerreoni: "I Casamonica sono malati di potere, hanno necessità di dimostrare che sono potenti e questo, dal loro punto di vista, si dimostra mediante i rapporti con le altre organizzazioni criminali e mediante l'ostentazione di un lusso sfrenato".

I Rolex un "simbolo" per il clan Casamonica
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In particolare i Rolex diventano un "simbolo" per gli appartenenti al clan. Spiega ancora Cerreoni: "Come ho già riferito, i Casamonica amano ostentare la loro ricchezza, sono convinti che anche in questo modo dimostrano la loro potenza.

Hanno una vera fissazione per l'oro, le autovetture e gli orologi marca Rolex. In particolare Giuseppe, Enrico e Salvatore si vantavano di avere un modello di Rolex leopardato. Per loro il Rolex è una specie di simbolo, di segno distintivo".

Orologi e gioielli per "autoriciclare" i soldi sporchi
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Ma non c'è solo la voglia di farsi vedere, di affermare il proprio potere: orologi e preziosi rappresentano anche un investimento sicuro per i soldi sporchi e all'occorrenza un bene immediatamente spendibile. Sono insomma una sorta di autoriciclaggio. Spiega uno degli indagati Nicola Zaccaro: "Si… quando tu compri un orologio del genere, lo compri perché non puoi dichiarare, quindi investi in quel orologio, perché non perde valore".

IL REGNO DEI CASAMONICA- DROGA, USURA E IL BUSINESS DEI LOCALI IN CENTRO
Fulvio Fiano e Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – Roma”

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Dietro i gonnelloni e le camicette attillate un clan dal sapore matriarcale, in costante «crescita operativa». Un' organizzazione mafiosa che ha potuto perseguire un forte consolidamento anche per la «risposta sanzionatoria incongrua» fornita in passato, scrive il gip Gaspare Sturzo.

Un' associazione capace di minacciare, intimidire e rivendicare il proprio prestigio criminale. Alleati degli Spada, altra potente family del complesso panorama laziale, i Casamonica hanno dimostrato di possedere un solido Dna criminale, difendendo i propri beni con il sistematico ricorso all' intestazione fittizia, facendo investimenti importanti e dando spazio alle nuove leve capaci di «far rispettare i voleri» dei padri.
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Per descrivere la varietà del gruppo gli investigatori parlano di «arcipelago Casamonica». Un sistema complesso di famiglie che interagiscono alla maniera di una federazione di stati.

«Un sistema complesso - spiegano i magistrati - costituito da più famiglie collegate tra loro ma autonome l' una rispetto all' altra, dedite a numerose attività criminali» fra cui lo spaccio, l' usura, l' estorsione, l' esercizio abusivo di attività finanziarie, la detenzione di armi, l' intestazione fittizia di beni.

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Partiamo dall' area monumentale del centro storico dove il clan sognava di entrare e dove, in effetti, a gennaio 2017 era riuscito ad acquisire un locale, lo «Snob fish restaurant music bar» di via delle Grotte, gestito dalla Luisa srl costituita otto giorni prima dell' arresto di Pasquale Casamonica.

Un elemento questo della presunta intestazione fittizia che, scrive il gip, «rafforza il dato che al momento della costituzione delle società Massimiliano Casamonica fosse già parte dell' intero disegno criminoso» in quanto alleato del fratello nel difendere i suoi beni da eventuali provvedimenti giudiziari.

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Il locale nei pressi di piazza Farnese non è l'unico. I Casamonica entrano nella nuova società che gestisce l'«Om club» ex «Marylin» in via di Libetta (incasso serale fra gli 8 e i 9mila euro: stime del clan) grazie al prestito a tassi d' usura ricevuto dal vecchio amministratore del locale, Juan Francisco Montenegro Bobadilla.

Così racconta la pentita Debora Cerreoni: «Con riferimento all' intestazione fittizia di attività commerciali posso riferire di essere a conoscenza del fatto che i Casamonica sono soci di fatto di locale in via di Libetta , il Marylin.

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Formalmente la proprietaria è una certa Pina che era l' amante di Giuseppe Casamonica ... circa tre anni fa quando Giuseppe era detenuto ho saputo dalla moglie e da Liliana Casamonica che Pina aveva richiesto la somma di 100mila euro per consentire ai Casamonica di diventare soci del locale».

Nel portafoglio commerciale del clan anche il centro estetico «Femme Fatale» e quote della «Vulcano Gym» che deve l' intestazione al soprannome di Domenico Spada alleato dei Casamonica.

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Liliana Casamonica, detta «Stefania», gioca un ruolo essenziale sia nell' organizzare lo spaccio che nell' assicurare gli equilibri dell' organizzazione. Ma non è la sola. Complessivamente «le donne del clan (sono, ndr) dedite a rendere possibile la continuità criminale del clan» si legge nell' ordinanza di misure cautelari.

L' inchiesta dell' aggiunto Michele Prestipino e del pm Giovanni Musarò ricostruisce che gli stupefacenti sono custoditi direttamente da «Stefania» e Antonietta Casamonica, ad esempio.

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«Liliana e Antonietta dormono nella stessa stanza e durante il giorno la sostanza stupefacente viene custodita proprio in quella stanza sul comò o nei cassetti». Alle donne della famiglia spetta un ruolo «anche gerarchicamente superiore» scrive il gip.

Questo non significa rinunciare ad antiche consuetudini, tipo un abbigliamento spesso folk. La comunità ha una sua sarta, Patrizia Scano, che, in seguito a un incidente nel proprio laboratorio (un corto circuito divampato in incendio) si vedrà costretta a prendere un prestito a tassi d' usura: «Ho continuato a fare questi piccoli lavori di sartoria...in questo modo ho conosciuto delle donne Casamonica che tutt' ora sono mie clienti. Tra queste cito Maria, Liliana, Stefania, Cristina, Mirella».
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I magistrati parlano di rapporti usurai «a grappolo, spesso inseribili in un certo ambiente comune alle stesse vittime che si conoscono tra loro e conoscono bene i Casamonica».

Una delle vittime, Simone Formica, sottoposta a intercettazioni da parte dei carabinieri, racconta meccanismi, vessazioni e capacità di coercizione del clan.

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La sua colpa? Aver ottenuto 800 euro in prestito da un Casamonica ai primi del Duemila. Da allora, racconta, ha pagato 50-60mila euro di interessi: «Sono quindici anni che ho paura di questa gente - dice al telefono con un amico Formica - So' quindici anni che, per periodi, gli dò i soldi e poi dopo mi trovo in difficoltà e non glieli dò.

E ti rivengono a cercare...perché uno ha paura...ci sono stati dei momenti che gli dovevi portare quattro o cinquemila euro e gli dici: guarda non ce li ho. Ti darò due o trecento euro fin che ti va a te cioè per cercare di non farti menare».

VIAGGIO NEL FEUDO DEL CLAN CHE AMA I FIORI ALLE FINESTRE
Dal "Corriere della Sera"

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Dici elicottero e, sorridendo, ti rispondono: «Quello dei petali?». Il tempo non passa mai tra le viuzze del Quadraro, risalendo via del Mandrione fino al vicolo di Porta Furba, ovvero in quello spicchio di Roma spremuto ogni giorno dai Casamonica.

Il cronista chiede del blitz di ieri all' alba che ha portato all' arresto di oltre 30 esponenti del clan - enfatizzato nel silenzio di prima mattina all' Appio Tuscolano dal volo rado di un elicottero dei Carabinieri - e la prima risposta dell' interlocutore di turno va dritta all' agosto di tre anni fa.
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Cioè alla carrozza funebre, ai petali che scendono dal cielo galleggiando sull' aria de «Il Padrino» e al pandemonio di polemiche che ne è seguito. «Aridaje, ho pensato - racconta G.F., una settantina d' anni, mentre rassegnato passeggia per via Selinunte, cuore del Quadraro -. Certo che 'loro' hanno una vera fissazione per i fiori».
Perché qui, nel feudo dei Casamonica che dalla Tuscolana risale ad Anagnina fino a Marino, ogni giorno si celebra un trionfo di contraddizioni.

Convivono perfettamente serenità e tensione, ricchezza e povertà, arroganza e paura, omertà e ossequio, pistole e fiori. E infatti «ogni giorno di fiori ne comprano in grande quantità», dice il 'loro' fioraio di fiducia proprio mentre, alla Romanina - altra zona controllata dai Casamonica -, una troupe di giornalisti Rai rischia l' incolumità fisica sotto la minaccia di mazze di legno.

Nel tempo i fiori sono diventati quasi un vessillo per 'loro', nessuno dice Casamonica perché i Casamonica non vanno mai nominati.
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Ma anche il segnale alle giovani leve del clan che «in casa non si combinano casini», spiega una signora che poi si sfila a passo svelto per timore di essere avvistata da una delle tante vedette - scooter poggiato sul cavalletto e cellulare pronto all' uso -, mentre da vicolo di Porta Furba esce una Golf argento con due donne, sguardo d' intesa con la vedetta e di biasimo verso chi scrive.

Fatto sta che di solito i balconi del feudo sono pieni di colori, così come le finestre e i vialetti dei rifugi blindatissimi in cui «la famiglia» gestisce i suoi traffici - la droga, l' usura, l' estorsione -, garantendo una sorta di ordine parallelo a quello dello Stato.
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«Io faccio l' idraulico - dice Gennaro -, tempo fa mi fecero fare dei lavoretti e mi pagarono, ma poi me ne hanno commissionati altri più grossi e hanno iniziato a non pagarmi più. Così ho cambiato cellulare...».

Lì, nelle case, il kitsch degli interni fra troni dorati e tigri di porcellana, cozza con l' intonaco sgarrupato degli esterni, in perfetto stile mimetico da periferia romana.

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Le uniche deroghe all' anonimato sono per le auto - quasi tutte di lusso: dall' Audi coupé al suv Bmw fino alle Ferrari, parcheggiate sotto le palazzine o davanti alle ville clandestine oppure accanto alle baracche sorte nei pressi dell' acquedotto - e per i fiori posizionati in bella vista, ostentazione di un dominio incontrastato seppure, ma solo in teoria, sommerso.

Decine di vasi con lantane, plumbago, petunie, iris, calle e peonie. «Ma hanno sempre pagato tutto regolarmente», dice il fioraio che da trent' anni lavora su via del Quadraro, a pochi metri da un piccolo agglomerato di case e casupole coperte da «onduline» che pare un monumento alla miseria. In effetti, gli allacci abusivi alla cabina Acea lo confermerebbero se non fosse per una Mercedes madreperlata sistemata lì sotto. «Negli anni '80 'loro' erano pochi, giusto tre o quattro. Poi ne sono arrivati tantissimi».

Fonte: qui
Pubblicato da Adolfo Francesco Bottiglione a 11:16
 

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