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Oggi ore 12.30 a Lavello

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Queste immagini non andranno in tivù, ma questa è l’Italia vera. Oggi ore 12.30 a Lavello (Potenza) una cosa incredibile!


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[h=1]Espulsioni, Salvini accelera: sono quattro volte gli arrivi[/h] [h=2][/h]
La cura Salvini funziona. Nel 2019 gli sbarchi degli immigrati in Italia crollano del 94%. Boom di clandestini espulsi

Sergio Rame - Dom, 17/03/2019 - 10:01
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A chi lo contesta in piazza, Matteo Salvini è solito rispondere per le rime. "Chiedo di andare a controllare i nomi di quella trentina di militanti di sinistra", ha scherzato ieri durante un comizio a Potenza, dopo che un gruppetto di esagitati gli aveva urlato contro.
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"Sicuramente saranno disposti ad accogliere i migranti a casa loro... - ha continuato - non limito la generosità di nessuno. Cari compagni, pagate voi, non gli altri". Da quando è arrivato al Viminale, soo stati sempre questi i suoi obiettivi principali: far rispettare le leggi e tagliare più fondi possibili al business dell'accoglienza che attirava orde di clandestini verso le coste italiane.

La cura di Salvini ha funzionato. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio ai fraintendimenti. Sono percentuali nette che dimostrano come la politica dei porti chiusi, il contrasto senza se e senza ma alle Ong internazionali che operano nel Mar Mediterraneo e il piano per aumentare le espulsioni degli immigrati che non hanno diritto di restare in Italia siano gli ingredienti giusti per liberare il Paese da quella che aveva i contorni (e i numeri) di una vera e propria invasione. Ebbene dall'inizio dell'anno, stando ai dati pubblicati oggi dal ministero dell'Interno, sono sbarcati appena 335 immigrati. Pochissimi se si pensa che nel 2018, nello stesso periodo dell'anno scorso, ne erano arrivati ben 5.945. La proporzione si capovolge se si prendono in considerazione le espulsioni: dal primo gennaio sono stati cacciati dal Belpaese ben 1.354 irregolari. Una strategia vincente, insomma, che ha anche il merito di salvare le vite. Nel primo trimestre del 2019 è stato, infatti, recuperato un solo cadavere in mare. "I dati confermano che passiamo dalle parole ai fatti", commenta soddisfatto Salvini analizzando le statistiche del Viminale aggiornate alle prime ore di questa mattina.

"Mi viene il dubbio che a sinistra volessero l'immigrazione non perché sono buoni e generosi ma perché era un business da 6 miliardi all'anno", ha commentato nei giorni scorsi Salvini durante un comizio a Lauria. Le continue proteste a favore dei "porti aperti" sono la dimostrazione che i progressisti non sono disposti a mollare sull'accoglienza e che, in caso di ribaltone alle urne, sarebbero subito pronti a far arrivare i barconi carichi di clandestini. "Spendere milioni per mantenere un esercito di finti profughi non era più possibile", ha continuato continuato il leader leghista ricordando che va bene "accogliere chi scappa dalla guerra", mentre non va per niente bene "mantenere a spese dei cittadini chi non scappa dalla guerra e viene qui a delinquere o a non fare nulla". Da qui la stretta sugli arrivi, che ha portato nel 2019 a "un crollo degli sbarchi del 94,37%", e l'accelerata alle espulsioni che ora "sono quattro volte gli arrivi". L'immediata conseguenza dell'azzeramento, come ha fatto notare Roberto Calderoli su Facebook, è il crollo delle domande di asilo e dei relativi ricorsi che ingolfavano i tribunali. "E stiamo anche risparmiando miliardi, miliardi veri - ha chiosato il vice presidente del Senato - mantenere 150/200mila immigrati richiedenti asilo costava alle casse pubbliche circa 5 miliardi l'anno".
 

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[h=1]Due ore di inferno a Milano, raffica di rapine: città preda degli immigrati[/h] [h=2][/h]
Raffica di rapine da parte di stranieri. Aggressioni da Garibaldi a corso Como. Sardone: "Sala marcia per i migranti?"

Claudio Cartaldo - Dom, 17/03/2019 - 18:57
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Due ore di furti, rapine, aggressioni. In alcuni casi il bottino è stato sostanzioso, in altri meno ricco.
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Resta il fatto che nel giro di appena 120 minuti su Milano si siano abbattuti cinque episodi criminosi i cui protagonisti - secondo le denunce - sono tutti immigrati.

"Questa notte si sono verificate cinque rapine nell'arco di due ore tra la zona della movida di Porta Garibaldi e la zona ormai off limits della stazione Centrale", racconta il consigliere regionale e comunale del Gruppo Misto, Silvia Sardone. La cronaca degli assalti parte da corso Como: qui due senegalesi, "irregolari e con precedenti per penali", vengono arrestati dai carabinieri. I due sono sospettati di aver aggredito e rapinato due fidanzati in corso Como. Il bottino è sostanzioso: soldi e un Rolex da 10mila euro. I due farebbero parte di un gruppo con altri tre africani che però sarebbero riusciti a scappare all'arresto.

Ma la notte è solo iniziata. Sempre in zona corso Como altri sei africani rubano cellulare e orologio a un ragazzo fuori da un locale. Vicino alla Stazione Centrale, invece, un "branco" di 4 immigrati picchia e duruba di 200 euro un uomo in via Lepetit. Sono le tre di notte. Un'ora dopo, alle 4.40, il copione si ripete in via Lazzaretto: un 24enne viene accerchiato e malmenato da cinque nordafricani. Infine, alle 5.30, tre stranieri rapinano un 25enne in via Venini.

"È questa la sicurezza che piace alla sinistra?", attacca la Sardone. "Sala, Majorino e compagni marciano per gli immigrati senza rendersi conto in che stato è la città che amministrano. Se Milano è diventata capitale del crimine c'è da ringraziare proprio la sinistra, che fa di tutto per negare evidenti correlazioni tra immigrazione selvaggia e delinquenza". All'attacco anche Riccardo De Corato: "Da anni, ormai, la domenica mattina ci tocca leggere il bollettino di guerra contenuto nei rapporti di Questura e forze dell'ordine - dice l'assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia - Bollettini che parlano quasi sempre la stessa lingua: rapine, furti, spaccio e crimini commessi da extracomunitari, molto spesso nordafricani, molto spesso clandestini e irregolari".

Non è un caso se Milano tra stupri, risse e rapine sia stata nel 2018 la capitale dei malviventi: l'indice di criminalità segnava la città in cima alla lista per tasso di reati denunciati. "
Sala e Majorino - conclude De Corato - si sono dimenticati di ricordare che interi quartieri di Milano, a partire dalle zone attorno alla stazione, sono ormai diventate delle autentiche enclave in mano al crimine straniero. Equiparabili alle zone più pericolose del mondo, a ogni latitudine. E questo succede perchè la fallimentare politica di accoglienza migratoria ha prodotto e sta producendo guasti irreparabili, di cui gli onesti cittadini e i milanesi stanno pagando un prezzo altissimo".
 

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[h=1]L'ira degli immigrati regolari: "Basta clandestini, arriva di tutto"[/h] [h=2][/h]
Ad Agrigento la comunità senegalese denuncia spacciatori e degrado nel proprio quartiere: "Siamo qui da trent'anni e non possiamo più vivere così, occorre sicurezza"

Mauro Indelicato - Dom, 17/03/2019 - 13:22
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“Queste cose nel mio paese non sarebbero accadute, nel giro di poche ore i responsabili sarebbero stati arrestati, qui c’è poca sicurezza”: potrebbe sembrare una delle tante richieste di un maggiore controllo del territorio ad opera di un cittadino italiano che nota degrado nel suo quartiere, a parlare invece è un cittadino senegalese che vive ad Agrigento.


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Qui la comunità di cittadini del paese africano è presente da più di trent’anni, vive e lavora nella città dei templi avendo sempre un ottimo rapporto con gli agrigentini: “Mi alzo alle 4 per andare a montare le bancherelle al mercato ogni mattina – dichiara un senegalese arrivato in Sicilia nel 1994 – Non posso avere paura di camminare nella mia zona”.

E la zona in questione è quella di piazza Ravanusella, cuore della Agrigento araba. Il quartiere è tra i più antichi del centro storico, risale alla dominazione saracena e fino agli anni ’50 nella piazza sopra citata ha sede lo “scaro”, il mercato cioè di frutta e verdura: i colori dei prodotti della campagna, nelle foto d’epoca, sono ben assortiti a quelli dei prospetti delle casette circostanti. Alle spalle della piazza, sorgono vicoli e traverse che si arrampicano fino alla centrale via Atenea e che, per decenni, risultano come una sorta di “tabù” per gli agrigentini. Qui infatti fino a pochi anni fa hanno sede le case chiuse, utilizzate per diverso tempo da quelle donne che esercitano il mestiere più antico del mondo.


Senegalesi contro migranti irregolari
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È in questo contesto che si insedia la comunità senegalese. Ravanusella di fatto diventa una zona interamente africana: da un lato è possibile scorgere il degrado di un quartiere abbandonato dagli agrigentini, dall’altro però i cittadini del Senegal qui presenti non destano mai preoccupazione sotto il profilo dell’ordine pubblico. Già dagli anni ’90 la più vicina scuola elementare accoglie i figli dei primi migranti e non si segnalano problemi nella loro integrazione.

Ma adesso l’equilibrio sembra essersi rotto.
E sono gli stessi senegalesi a puntare il dito contro la recente ondata migratoria: “In trent’anni mai un problema – dichiara “Papi”, come viene soprannominato dagli agrigentini che lo riconoscono quale leader storico della comunità senegalese – Ma da qualche anno a questa parte la situazione è peggiorata. È arrivato di tutto, non c’è controllo e nel quartiere si spaccia”.

L’ultimo episodio fa infuriare i senegalesi: alcuni di loro nelle scorse settimane denunciano alla Polizia lo spaccio di droga tra i vicoletti di Ravanusella compiuto da alcuni gambiani, per ritorsione giovedì sera un gruppo di giovani provenenti da questo paese africano sfonda la porta di un’abitazione e fa irruzione. Due senegalesi che in quel momento sono dentro quella casa vengono picchiati e sfregiati con alcune bottiglie di vetro rotte. Per terra, il giorno dopo, ci sono ancora i segni della colluttazione.

“Questi qui – dichiara un cittadino senegalese alludendo ai ragazzi del Gambia – Arrivano senza controllo, non stanno nemmeno nel nostro quartiere ed entrano dentro le nostre case. È inaccettabile”.


E la comunità chiede l’intervento delle forze dell’ordine: “Sta diventando una polveriera – conferma un Carabiniere giunto dopo l’ennesima segnalazione – Da qualche anno non si ragiona più”.

Uno dei pochi cittadini agrigentini rimasti nella zona, rimarca: “Riconosco il fatto che con i senegalesi non ci sono mai problemi, ma di mattina arrivano alcuni ragazzi che riforniscono di droga molti studenti che prima di andare a scuola comprano qui di tutto. E nessuno fa nulla”. Uno sfogo in comune quello di agrigentini e senegalesi: l’enorme flusso migratorio degli ultimi anni lede equilibri che, pur tra mille problematiche, vanno avanti da almeno due decenni.

La città che negli anni passati vede la trasformazione di diverse strutture ricettive in centri d’accoglienza, oggi tocca con mano gli effetti collaterali di un’immigrazione senza controllo avvenuta soprattutto dal 2011 in poi. Liti, tensioni e degrado: ecco gli spauracchi con cui convivono cittadini ed immigrati che lavorano qui dagli anni ’90.

“Guardi quel ragazzo – indica un altro senegalese con riferimento ad uno dei giovani gambiani accusati di spacciare nella zona e, forse, tra i responsabili dell’aggressione sopra denunciata –
È visibilmente alterato, non dorme nemmeno qui, ma arriva e causa problemi. Nel mio paese sarebbe subito in galera, non capisco perché qui non si prendano provvedimenti”. Quel ragazzo in effetti, che può avere poco più di 18 anni, viene subito dopo controllato dai Carabinieri chiamati in zona da alcuni residenti. Si regge a malapena in piedi, i militari dell’Arma perquisiscono lo zaino, al suo interno alcune bottiglie e poi lo allontanano dall’area per evitare altre tensioni. L'indomani, dicono il giorno seguente alcuni senegalesi ai nostri microfoni, il ragazzo è di nuovo tra i vicoletti di questa zona.

È questa la quotidianità del quartiere Ravanusella, specchio di tanti altri quartieri in tutta Italia dove la “nuova” immigrazione crea problemi a tutti: agli italiani, ma anche a quei migranti arrivati da diversi anni. La richiesta di aiuto dei senegalesi alle forze dell’ordine ad Agrigento, è una viva testimonianza di tutto ciò. Alla fine la richiesta è la stessa di molti altri cittadini: vivere in sicurezza e con maggiori controlli nelle zone a rischio.
 

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