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LUI E UN GRANDE L'OPPOSTO DEL PD

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ITALIANI ?MA CHE SCHIFO


[h=6]L’OPERAZIONE DEL NOE[/h] [h=1]Trento, fingevano di cremare i cadaveri. Guadagni fino a 120 mila euro[/h] [h=2]Ritrovate 27 bare con resti umani in un capannone. Nel mirino una coop che intascava i soldi, 400 euro a bara. Centinaia dal Veneto[/h] di Redazione Online shadow

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Gli accertamenti dei carabinieri del Noe


Una cooperativa sociale dell’Alta Valsugana, in Trentino, è finita nel mirino dei carabinieri del Noe e della Procura di Trento dopo il ritrovamento di 27 bare contenenti resti umani provenienti da numerosi cimiteri del Veneto (in particolare dalle province di Venezia, Treviso, Padova e Vicenza)che erano state ammassate in un capannone a Scurelle. Dalla documentazione amministrativa e ambientale sequestrata nel corso delle indagini, gli investigatori ritengono che negli ultimi mesi siano transitate dal capannone di Scurelle più di 300 salme.





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[h=5]Intascati 400 euro a salma[/h]
Anziché portare come previsto le salme dai cimiteri ai forni crematori, la cooperativa - questa l’ipotesi d’accusa - le avrebbe depositate presso il capannone di Scurelle dove le spoglie dei defunti sarebbero state tolte dalle casse funebri in legno e zinco per essere infilate in sacchi di nylon che venivano successivamente riposti in scatole di cartone che, una volta sigillate, venivano inviate al forno crematorio. Le bare, invece, dopo essere state sezionate e separate dalle parti metalliche, sarebbero state avviate a smaltimento in centri della zona. Tale modalità di gestione - sostengono gli investigatori - avrebbe permesso di ottenere alla cooperativa dell’alta Valsugana un vantaggio economico dovuto dai minori costi di cremazione, stimato in circa 400 euro a salma. Le ipotesi di reato, al vaglio della Procura della Repubblica di Trento, sono di vilipendio di cadavere e gestione illecita di rifiuti. Il titolare della cooperativa, 65 anni, di Pergine Valsugana, è indagato per vilipendio e gestione illecita di rifiuti.

18 aprile 2019 (modifica il 18 aprile 2019 | 17:07)
 

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[h=1]Rom padroni di Milano fanno bucato in strada ​e il Comune lascia fare[/h] [h=2][/h]
I residenti della zona, esasperati nel trovarsi sotto casa ogni giorno uno spettacolo indecente del genere, segnalano anche la presenza di minori

Aurora Vigne - Gio, 18/04/2019 - 17:56
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A Milano, in via dei Pestagalli, le roulotte dei rom continuano a moltiplicarsi nell’indifferenza totale del Comune di Milano.
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Di prima mattina la lunga carovana dei nomadi prende possesso della strada e di fatto ne diventa padrona, con tanto di bucato appeso sulle ringhiere degli edifici dismessi e rifiuti abbandonati sui marciapiedi scambiati per latrine.

"Perché il Comune non sgombera i nomadi? Perché non controlla i loro mezzi e, se necessario, non li sequestra?", si chiede Silvia Sardone, consigliere comunale e candidata alle Europee con la Lega, sul posto per un sopralluogo. I residenti della zona, esasperati nel trovarsi sotto casa ogni giorno uno spettacolo indecente del genere, segnalano anche la presenza di minori.

Inoltre, la zona è già di per sé difficile, vista la presenza dei due campi rom di via Bonfadini (uno regolare e uno irregolare), le occupazioni abusive all’interno degli enormi edifici dismessi di via dei Pestagalli e via Medici del Vascello e le discariche abusive che interessano le stesse strade. "Sappiamo che per la sinistra le periferie sono importanti solo a parole, però se non si interviene rapidamente e incisivamente su quest’area il rischio è che la situazione diventi ancor più esplosiva di quanto già non lo sia. La cosa che mi lascia stupita – continua Silvia Sardone – è che si tratta semplicemente di far rispettare le regole a chi con arroganza vuole trasgredirle."

Da non sottovalutare, poi, che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, un anno fa ha detto divoler chiudere i campi rom. Un'intenzione che sembra essere finita nel dimenticatoio. "Cominci ad agire sulle carovane anziché continuare a tollerarne gli abusi", conclude Sardone.
 

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[h=1]I sindaci rossi forzano la mano. E 'applicano' da soli il Global compact[/h] [h=2]MA A QUESTI GLI ITALIANI FANNO PROPRIO SCHIFO ,MA VOVITANO SUL PIATTO IN CUI MANGIANO MA NULLA è PER SEMPRE[/h]
A Bologna e Lampedusa il "Global Compact in Comune": i due sindaci aderiscono ai principi del patto Onu per la migrazione

Bartolo Dall'Orto - Gio, 18/04/2019 - 15:29
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Alcuni Paesi europei e non solo lo hanno firmati. Molti altri no. Tra loro c'è anche l'Italia, che dopo una lunga polemica politica ha deciso di non firmare il patto Onu sulle migrazioni.
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Adesso, però, nonostante il governo abbia deciso di disertare l'incontro delle Nazioni Unite di Marrakech, c'è chi nel Belpaese intende lo stesso "adottare" i principi del Global Compact.

Si tratta dei sindaci di Bologna e Lampedusa. Il primo, in quota Pd. Il secondo, anche lui di sinistra. I due primi cittadini ne hanno dato il (lieto?) annuncio oggi: "Bologna e Lampedusa aderiscono ai principi del 'Global Compact per la migrazione regolare, ordinata e sicurà: le nostre giunte hanno approvato un atto di indirizzo che ci impegna a promuovere iniziative e misure in grado di favorire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, in un contesto capace di supportare i principi di accoglienza ed integrazione".

Merola e Martello avevano già parlato di questa intenzione. Lo avevano fatto lo scorso 22 marzo a margine di un convegno dedicato proprio al Global Compact. Ma ora dalle parole sono passate ai fatti e sfidano così le politiche migratorie del governo e, in particolare, del ministro Salvini. È stata proprio la Lega, sollecitata dall'esterno anche da FdI e gli altri partiti del centrodestra, a spingere i colleghi grillini a ritirare l'Italia dalla firma del patto. Il tutto avvenne in giorni concitati, poco prima di Natale. Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi avevano di fatto confermato la loro partecipazione. Poi sono stati costretti a fare uin passo indietro.

Contro la decisione di non aderire all'accordo (vincolante) dell'Onu si sono schierati tutti i buonisti di casa nostra. Dal Vaticano ai soliti intellettuali, tutti chiedevano al Belpaese di firmare il Global Compact. Ma così non è stato. E allora che fare? Merola e Martello hanno deciso di mettersi in proprio, approvando un atto di indirizzo che si ispira alle direttive contenute nel documento promosso dalle Nazioni Unite. "Se altre città ed enti locali vorranno aderire a questa iniziativa, promuovendo analoghi atti di indirizzo a livello locale - dicono Merola e Martello - potremo realizzare un percorso capace di dimostrare che l'accoglienza e l'integrazione vanno sostenute anche 'dal bassò, e che le amministrazioni locali possono imprimere una direzione chiara alle politiche locali sulla migrazione".
 

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L'AGGUATO [h=1]Papa Francesco, operazione-Pasqua contro Matteo Salvini: immigrati, l'ultima interferenza[/h]
18 Aprile 2019
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I «campi di raccolta simili a lager»; le «navi a cui viene rifiutato un porto sicuro»; le «lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale»; i «centri di permanenza, gli hotspot, i campi per i lavoratori stagionali». Più che le meditazioni per la Via Crucis, quelle redatte da suor Eugenia Bonetti per le celebrazioni del Venerdì Santo, che domani sera come da tradizione saranno officiate da Papa Francesco al Colosseo, sembrano un manifesto contro la politica sui migranti di Matteo Salvini.
Quattordici stazioni, altrettante meditazioni che saranno lette durante il percorso.

Leggi anche: Vaticano, Papa Francesco e la Via Crucis contro Salvini: anticipazione bomba, migranti e porti chiusi

Per un totale di 61 pagine preparate da Eugenia Bonetti, la suora 80enne simbolo della lotta allo sfruttamento (la religiosa, missionaria, è presidente dell' associazione Slaves no more). L' obiettivo, rivivere la Passione di Cristo attraverso la passione odierna delle vittime della tratta, i «nuovi schiavi del mondo», poteva prestarsi a letture "politiche", soprattutto alla luce dei precedenti, numerosi richiami del Pontefice.

E così è stato. Nell' introduzione, anticipata come le meditazioni dall' agenzia Adn Kronos, si legge: «Vogliamo percorrere questa via dolorosa insieme a tutti i poveri, agli esclusi della società e ai nuovi crocifissi della storia di oggi, vittime delle nostre chiusure, dei poteri e delle legislazioni, della cecità e dell' egoismo, ma soprattutto del nostro cuore indurito dall' indifferenza».

APPELLO AI FEDELI
Da qui ai migranti il passo è breve. Infatti alla decima stazione suor Eugenia pensa a quanti nel Mediterraneo hanno rischiato la vita per portare in salvo «esseri umani in fuga da povertà, dittature, corruzione e schiavitù».
Ancora: all' ultima stazione c' è il riconoscimento - amaro - che «il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi. Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono però responsabilità». E quelle sono dei governi che «discutono, chiusi nei palazzi del potere», mentre il deserto del Sahara «si riempie di scheletri di persone che non hanno resistito alla fatica, alla fame, alla sete». Il messaggio è sempre lo stesso: «Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d' acqua».
Suor Eugenia, a titolo di esempio, ricorda la storia delle «ventisei giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno». Il riferimento alla "tragedia del mare" del novembre 2017, quando la nave spagnola Cantabria sbarcò in Campania con a bordo soltanto cadaveri.

È il "gancio" per denunciare «prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare». E, in caso di arrivo, la negazione del «porto sicuro» e le «lunghe trattative burocratiche» per la destinazione finale, dove è più facile scorgere una censura alle direttive emanate dal Viminale sotto la guida di Salvini.

Di più: nero su bianco è messo l' invito ai fedeli a interrogarsi sulla «situazione sociale, economica e politica dei migranti e delle vittime di tratta di esseri umani»; a spezzare gli «anelli della catena di morte».


CON MATTEO
Ma gli italiani, a leggere le conclusioni del sondaggio realizzato da YouTrend per SkyYg24, non la pensano come la missionaria scelta da Papa Francesco per redigere le meditazioni della Via Crucis. Anzi: gli italiani stanno dalla parte del ministro dell' Interno. Il
56,7%, infatti, pensa che sia giusto chiudere i porti della Penisola per impedire l' arrivo dei migranti. Il 43,3%, invece, è contrario alla stretta decisa da Salvini.
A favore della linea dura sono il
90,1% degli elettori della Lega, il 68,5% degli elettori di Forza Italia e il 61,9% di quelli del M5S, mentre sono contrari l'86,4 degli elettori del centrosinistra.E ma allora è tutto risolto mandiamoli tutti a casa degli elettori del PD.

di Tommaso Montesano
 

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