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[h=1]M5S, sondaggio choc: se si vota, prende il 7/8%[/h] [h=2][/h]
Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno dato il loro benestare a un esecutivo Pd-M5S dopo aver letto gli ultimi sondaggi riservati che attribuiscono il 7/8% ai grillini

Francesco Curridori - Lun, 19/08/2019 - 17:06
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Le trattative tra Pd e il M5S proseguono alacremente per sventare ogni ipotesi di ritorno anticipato al voto.
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Beppe Grillo e Davide Casaleggio hanno dato il loro benestare dopo aver letto gli ultimi sondaggi riservati che, secondo quanto rivela il Corriere della Sera, attribuiscono il 7/8% ai grillini.

Una percentuale davanti alla quale persino il vicepremier Luigi Di Maio si è dovuto arrendere all'idea di dialogare col Pd, come vorrebbe anche il gruppo parlamentare del M5S. "Siamo disponibili anche a trattare sul fatto che il premier possa farlo di nuovo Conte. Possiamo partire da quel nome, poi dipenderà anche da lui se riuscirà ad arrivare fino in fondo. Le resistenze del Pd sono molto meno di quante non possano sembrare oggi", rivelano le fonti di
Tommaso Labate che, nel suo pezzo, spiega "come" grillini e democratici siano al lavoro, Roberto Fico e Dario Franceschini, affinché l'operazione "giallorossa" vada in porto.

Dalle parti del centrosinistra sembrano "disponibili a ragionare" su un Conte-bis, mentre i renziani definiscono il loro intervento un assist per il neo-segretario: "Le Regionali in Toscana ed Emilia avrebbero potuto trasformarsi nella tomba della segreteria Zingaretti. E invece grazie a noi, se parte a Roma l’alleanza Pd-M5S, saranno vinte. Entrambe". Tutto sta nel capire se cadrà il veto su Luigi Di Maio che i dem non vorrebbero nel nuovo esecutivo. Probabilmente i Cinquestelle potrebbero essere disposti a sacrificarlo, soprattutto dal momento che un dimezzamento dei parlamentari M5S, spiega La Stampa, significherebbe una drastica riduzione delle quote che i deputati e senatori versano mensilmente all'Associazione Rousseau, pari a 300 euro al mese.

ONESTA,ONESTA.MA TAPPIAMOCI IL NASO.
 

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[h=1]Sanchez sfrutta Open Arms per colpire il governo italiano[/h] POLITICA /

Lorenzo Vita
19 AGOSTO 2019
L’apertura della Spagna di Pedro Sanchez nei confronti di Open Arms non è umanitarismo. Ed è inutile pensare che dietro le mosse del leader socialista spagnolo vi sia il reale interesse nei confronti delle persone a bordo della nave della ong a largo di Lampedusa. Organizzazione che – va ricordato – è stata privata proprio da Madrid della possibilità di operare in azioni Sar (Search and Rescuse) nelle acque di competenza spagnola.

La mossa di Sanchez ha un chiaro intento politico che nasce da una strategia precisa che risale nel tempo a ben prima dell’amministrazione socialista che ha subito un’accelerazione dovuta alla nascita del governo giallo-verde e alla contemporanea affermazione del Psoe in Spagna e alle elezioni europee. Il piano è quello di strappare all’Italia la posizione di terza potenza dell’Unione europea e Sanchez ha la “fortuna” di avere a Roma un avversario non solo strategico (l’Italia in sé), ma anche politico, ovvero quel governo di matrice “sovranista” che è esattamente agli antipodi della visione europea dell’esecutivo di Madrid e dei suo alleati all’interno dell’Europa. Ed è per questo che Sanchez, con una mossa alquanto goffa e per nulla cristallina, ha deciso di annunciare l’apertura prima di Algeciraspoi di Minorca per la nave di Open Arms. Dare un segnale all’Italia, lanciando un messaggio anche all’Europa, sul fatto che ora è il suo Paese a poter guidare una possibile politica europea sul fronte migratorio nel Mediterraneo. E attraverso l’immigrazione, far sì che la Spagna conquisti posizioni di vantaggio all’interno dell’Europa che conta sfruttando da una parte il vuoto politico dovuto all’attuale crisi politica in Italia e dall’altra parte grazie alla forza del Partito socialista europeo all’interno della nuova Commissione europea a guida Ursula von der Leyen. La stessa che ha incontrato Giuseppe Conte e che il Movimento 5 Stelle ha votato alla guida del nuovo “esecutivo” Ue.

Da queste premesse, è chiaro che la sfida di Sanchez nei confronti di Salvini va riletta in maniera più ampia. Non è Open Arms il problema. La nave dell’ong è solo la punta dell’iceberg di uno scontro che in questi mesi è diventato sempre più chiaro e che mostra come Madrid stia effettivamente provando a mettere a segno una serie di vittorie interne all’Europa per proclamarsi terzo potere dell’Unione europea all’ombra – evidentemente- dell’asse costituito da Francia e Germania. Open Arms è uno spot: nulla di più. Spot che tra l’altro in patria è stato respinto nella maniera più categorica anche in quello stesso feudo rosso dell’Andalusia che è da sempre il vero bacino di voti del Partito socialista. Algeciras, così come larga parte della regione meridionale della Spagna, è da mesi sotto la pressione delle rotte migratorie del Mediterraneo occidentale. E Sanchez, che avrebbe dovuto imparare la lezione dopo la pesante sconfitta alle elezioni locali che videro l’avvento dei sovranisti, ha comunque preferito continuare nella sua politica pro migranti sfidando gli stessi sindaci della comunità. Sindaci che hanno da subito detto al governo che la questione migratoria andava affrontata e seguendo i tipici metodi spagnoli, fatto di respingimenti muri a Ceuta e Melilla, accordi di espulsione con il Marocco e di freno all’immigrazione e di pugno di ferro nei confronti delle Ong.

Il pugno duro di Sanchez c’è stato. Il premier ha fatto da subito capire alle organizzazioni non governative che non avrebbe tollerato attività di soccorso in mare essendo prerogativa esclusiva delle autorità nazionali. Ma con Open Arms, così come con Aquarius l’anno scorso, ha voluto lanciare un altro tipo di segnale che va ben al di là della politica locale. Il premier spagnolo è in cerca non di consenso interno, ma esterno.
Vuole assumersi il rischio in patria per sfondare all’esterno diventando di fatto il leader del centrosinistra europeo e rendendosi talmente affine alle politiche volute da Bruxelles, da Parigi e da Berlino che sia Emmanuel Macron che Angela Merkel non potranno non premiare Madrid trasformandola nel terzo polo europeo dopo l’asse franco-tedesco. Una tattica subdola che si scontrerà sia con il consenso interno che con la stessa credibilità di Sanchez con il suo fragilissimo esecutivo. Ma che intanto sta facendo scalare il governo iberico nelle grazie dell’Unione europea che, al contrario, spera che il governo italiano termini nella sua politica di chiusura dei porti e che spera che la via sovranista ceda il passo a un esecutivo di respiro europeista. L’assedio a Roma passa anche da Madrid.
 

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[h=1]Così Open Arms si smaschera: ecco il vero obiettivo dell'ong[/h] [h=2][/h] [h=1]La Open Arms rifiuta il porto spagnolo, invoca un' "emergenza sanitaria" non riscontrata e insiste sullo sbarco in Italia

Giovanni Giacalone - Lun, 19/08/2019 - 08:12
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Il premier spagnolo Pedro Sanchez apre il porto di Algeciras alla nave di Open Arms, ma l'ong rifiuta l'invito perchè "sette giorni di navigazione sono troppi"; peccato che ne hanno sprecati diciassette per cercare di entrare a tutti i costi a Lampedusa.


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Secca la replica del Ministro degli Interni, Matteo Salvini: "La Ong spagnola rifiuta il porto offerto dalla Spagna! Incredibile e inaccettabile, organizzano crociere turistiche e decidono loro dove sbarcare??? Io non mollo, l’Italia non è più il campo profughi d’Europa".

Sono molte le cose che non tornano per quanto riguarda la vicenda della Open Arms, a partire da quella "emergenza sanitaria" poi confutata dall'ispezione eseguita sabato dal medico della Sanità marittima con gli uomini della Squadra mobile e della Guardia costiera, su input del procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella. Gli imbarcati risultano stanchi e provati dalla lunga permanenza sulla barca ma non sono state riscontrate particolari patologie dal punto di vista medico.

A questo punto sorge spontanea una domanda più che legittima: perché la Open Arms, se aveva tanto a cuore la condizione degli individui a bordo, ha optato per un braccio di ferro con l'Italia quando avrebbe potuto raggiungere subito la Spagna? Scelta tra l'altro più logica visto che la stessa ong è spagnola. Il blocco dei porti italiani era ben noto e non era certo difficile immaginare che innescare un braccio di ferro con Roma avrebbe portato a uno stallo. Per quale motivo la Ong ha dunque deciso di agire in questo modo?

A ciò vanno ad aggiungersi una serie di elementi che non sono certo passati inosservati: in primis tra i 27 "minori" fatti sbarcare sono stati trovati ben 8 maggiorenni, ma vi è anche il caso dei 13 imbarcati fatti scendere per motivi sanitari, soggetti che non avevano però alcuna patologia a parte uno di loro con un'otite, come dichiarato all'Ansa dal responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, Francesco Cascio: ""C'è qualcosa che non funziona, perché tra i 13 migranti fatti sbarcare dalla Open Arms per motivi sanitari solo uno aveva una otite, mentre gli altri stavano bene: eppure dalla relazione dello staff Cisom (il Corpo italiano di soccorso dell'Ordine di Malta - ndr) risulta che a bordo ci sarebbero persone con diverse patologie, tra cui 20 casi di scabbia".

È possibile che alla Open Arms interessi creare un caso politico e far pressione sull'Italia per "rompere" il blocco? Magari per creare un precedente affinchè altre navi delle Ong possano intraprendere la medesima tattica? Interessante anche il coinvolgimento dell'attore Richard Gere, che ha dato un tocco "cinematografico" alla vicenda.

Il blocco imposto da Salvini sta creando enormi problemi ai trafficanti di esseri umani che speravano in un esodo estivo pari a quelli degli anni precedenti, ma che non c'è stato. I porti chiusi sono un danno enorme per il business dell'immigrazione clandestina, un business che "rende più della droga", come già dichiarato dall' "addetto ai lavori" Salvatore Buzzi, coinvolto nell'inchiesta di "Mafia capitale". Il blocco dei porti voluto da Salvini sta inoltre creando enormi problemi a quelle ong che operano nel settore del recupero dei migranti in mare, come dimostrano i fatti.[/h]

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