Quando a Napoli la mamma grida “E’ pronto”, nessuno chiede “che cosa?”, tutti sanno che è il richiamo per andare a tavola perché il pranzo o la cena sono pronti. In tavola ci sono sempre piatti graditi e tutti giorni sembra festa, perché le mamme napoletane hanno un ingrediente segreto: l’arte di creare con poco, piatti che difficilmente riuscirai a dimenticare grazie alla loro bontà.
Una cosa che caratterizza la nostra tradizionale cucina è la semplicità e la capacità di non buttare via niente, un metodo tramandato da nonne e bisnonne, e che se ancora oggi resiste allora vale la pena provare. Quando le mamme, esauste per i troppi “capricci” culinari esclamano “‘A tiemp antichi ‘o nonno se mangiava pure ‘e scorze ‘e pisielli vullute”, non hanno tutti i torti e non fanno altro che sottolineare l’aspetto più profondo della “teoria del riciclo” tutta napoletana, secondo cui la cucina partenopea è come il maiale e non si butta via niente. ‘A zuppa ‘e carnacotta, la pasta e fagioli con le cotiche, gli spaghetti con le vongole fujute, ed oggi un piatto che possiamo quasi definire come una parodia della ricetta originale fatta con “tutti i sacramenti”, ‘a finta genovese (detta anche genovese fujuta), nata per accontentare anche i palati più poveri che non sempre potevano permettersi di acquistare la carne.
Questo piatto, detto appunto finta genovese, è così chiamato perché nonostante riproponga il gusto e il sapore della genovese originale, è privo di carne e al massimo viene insaporito con dei pezzetti di prosciutto crudo (magari avanzati da qualche giorno e di cui vogliamo sbarazzarci senza arricchire la pattumiera).
Gli ingredienti sono pochissimi e così questo piatto risulterà economico ma sempre pronto per essere proposto.