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[h=1]Migranti, Putin in sintonia con Trump e Salvini[/h] [h=2]In un’intervista al Financial Times alla vigilia del G20 in cui incontrerà Donald Trump, il presidente russo sostiene che i valori liberali sono superati e in conflitto con gli interessi della gradne maggioranza della popolazione. E critica il buonismo sui migranti[/h]
di Stefano Carrer Putin lealista con Xi attacca "sfrenato egoismo economico" Usa
3' di lettura

L’idea di democrazia liberale e del liberalismo - dominante in Occidente in tutto il dopoguerra - è diventata obsoleta e ormai confligge con gli interessi della grande maggioranza della popolazione in Europa e America, contraria a immigrazione, frontiere aperte e multiculturalismo. Parole «ipersalviniane» di Vladimir Putin che, alla vigilia del G20 in cui incontra Donald Trump, si è scagliato in una intervista al Financial Times contro i valori della democrazia liberale con accenti radicali, compreso un virulento attacco alla solidarietà verso i migranti. «L’idea liberale presuppone che non si debba fare nulla. I migranti possono uccidere, rubare e violentare con impunità ma devono essere protetti. Che diritti sono questi? A ogni delitto deve corrispondere la punizione», ha detto, aggiungendo che un errore politico cardinale di Angela Merkel è stato quello di consentire l’afflusso in Germania di oltre un milione di rifugiati siriani durante la fase acuta della guerra. Il presidente russo ha invece mostrato di apprezzare gli sforzi di Donald Trump per arrestare l’ingresso di migranti illegali e droghe dal Messico.

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Il bilaterale con Trump
Putin ha poi negato con veemenza quello di cui molti sospettano: che abbia supportato l’ascesa di movimenti populisti attraverso canali finanziari occulti e sottile propaganda sui social media (nelle elezioni Usa del 2016, in quelle per il Parlamento europeo e nel referendum sulla Brexit). Ha parlato di «interferenza mitica» per biasimare le conclusioni del procuratore speciale Robert Mueller , secondo cui la Russia ha sistematicamente interferito nel processo elettorale che ha portato Trump alla Casa Bianca.
L’incontro di venerdì 28 giugno con il presidente Usa va sotto i riflettori anche perché il mese prossimo Mueller testimonierà pubblicamente davanti al Congresso proprio sulla questione delle interferenze russe e probabilmente sottolineerà che occorre prendere misure perché non si ripetano nella campagna elettorale ormai iniziata per la presidenza. Putin ha sottolineato che i principali problemi di una situazione internazionale che sta diventando «più drammatica ed esplosiva» (dal Golfo alle tensioni commerciali Usa-Cina) derivano dall'unilateralismo statunitense e dalla carenza di regole a sostegno l’ordine internazionale. Ha poi avvertito sul rischio di una nuova corsa agli armamenti nucleari tra Usa e Russia, senza nemmeno più alcune regole di base che avevano funzionato durante la guerra fredda. Tutti sperano che dal vertice di oggi con il titolare della Casa Bianca qualcosa di positivo, su questo punto, possa emergere. Putin, infine, ha detto di non avere nulla contro le persone Lgbt ma di ritiene eccessivo quanto sta accadendo in molte parti dell'Occidente in tema di diversità sessuale e fluidità di genere. La sintesi dell'intervista ripresa dal «Moscow Times» segnala anche che Putin ha l’impressione che i circoli liberal occidentali stiano utilizzando i problemi della Chiesa cattolica per cercare di distruggerla.


La reazione della Ue
Le dichiarazioni di Putin hanno immediatamente suscitato un’aspra reazione da parte del presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk: «Noi come europei siamo qui anche per difendere strenuamente la democrazia liberale. Chiunque affermi che la democrazia liberale è obsoleta sostiene anche che le libertà sono obsolete, lo stato diritto è obsoleto, i diritti umani sono obsoleti». Questi sono valori che restano «essenziali per gli europei». Quello che trovo obsoleto ha aggiunto Tusk, sono «autoritarismo, culto della personalità e dominio oligarchico, anche se qualche volta possono sembrare efficaci». L’intervento di Putin ha destato allarme tra le autorità di Bruxelles, insomma, per la consonanza con gli atteggiamenti populisti-sovranisti sempre più diffusi nel continente, fino a rinfocolare i timore che questa affinità possa sottintendere un appoggio finalizzato a indebolire la Ue. Obiettivo, peraltro, che sembra condiviso da Donal Trump.
 
[h=1]I medici e il prelievo forzato di organi in Cina[/h] [IMG2=JSON]{"alt":"I medici e il prelievo forzato di organi in Cina","data-align":"none","data-size":"full","src":"https:\/\/www.epochtimes.it\/assets\/uploads\/2018\/05\/1ed87392758a5a91aa4ff8411c2b09c9-700x447.jpg"}[/IMG2]Come parte del suo discorso, Kilgour ha discusso di come i professionisti dei trapianti internazionali hanno affrontato il problema [dell'espianto di organi] e come le loro risposte differiscono. (Immagine: Pixabay)

Nel 2006 è stata pubblicata la prima inchiesta di David Kilgour, ex segretario di Stato canadese e David Matas, avvocato dei diritti umani,
che denunciava il prelievo forzato su ordinazione di organi da prigionieri di coscienza in Cina, e il connesso mercato nero internazionale dei trapianti organizzato dal regime comunista cinese. Oggi Kilgour interviene pubblicamente, in risposta allo scetticismo manifestato da più parti nei confronti della sua indagine.

A distanza di dodici anni dalla diffusione della prima indagine, David Kilgour e altri investigatori indipendenti, non solo hanno consolidato prove e conclusioni, ma la chiara denuncia degli autori ha prodotto importanti cambiamenti. Infatti, nel dicembre 2013 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che esprime profonda preoccupazione in merito ai «resoconti credibili e continui sui prelievi forzati di organi sistematici sovrintesi dal regime sui prigionieri di coscienza, nella Repubblica Popolare Cinese».
A questa risoluzione è seguita quella degli Stati Uniti nel 2016, in cui si chiede al regime comunista cinese di mettere immediatamente fine al sistema del prelievo forzato di organi da praticanti del Falun Gong e da altri prigionieri di coscienza.
Anche altri Paesi hanno adottato provvedimenti, tra cui l’Italia, attualmente dotata di una normativa penaleall’avanguardia in Occidente grazie alla legge promossa dal senatore (e medico) Maurizio Romani.

LE REAZIONI DELLA COMUNITÀ MEDICA AL PRELIEVO FORZATO DI ORGANI

Recentemente, al Parlamento britannico, nel corso della seconda conferenza organizzata a Westminster, David Kilgour e altri esperti hanno discusso su come il governo inglese possa contribuire a mettere fine a una tale atrocità.
Alla conferenza è intervenuto anche Ethan Gutmann, giornalista investigativo coautore con Kilgour e Matas del documento di 817 pagine pubblicato nell’aggiornamento all’indagine del 2006, in cui è rivelata l’entità dei prelievi illeciti nel Paese asiatico. A fronte dei diecimila interventi annuali dichiarati dalle autorità cinesi, l’indagine ha scoperto che i trapianti effettuati in Cina variano dai 60 mila ai 100 mila ogni anno.
Secondo questo rapporto, i praticanti del Falun Gong, sono le principali vittime del traffico di organi in Cina. Il Pcc perseguita gli appartenenti a questa pratica sostanzialmente per la sua ‘indipendenza’ dall’ateo regime comunista cinese. Ma anche altri prigionieri di coscienza vengono uccisi per i loro organi, se pure in numero minore: i tibetani, gli uiguri e i cristiani clandestini.

Nel suo intervento, David Kilgour (che prima di impegnarsi in politica è stato per diversi anni magistrato) ha parlato delle reazioni negli ambienti medici internazionali dei trapianti in merito al prelievo forzato di organi in Cina, dividendole in tre categorie.

Nella prima rientra la comunità medica che è a conoscenza di quanto accade in Cina: «Chi è informato dei risultati delle ricerche, è consapevole che i trapianti in Cina sono un massacro nascosto di innocenti. E reagiscono di conseguenza: prendendo le distanze dai medici cinesi e consigliando agli altri di fare altrettanto». Il secondo gruppo è composto dagli ingenui, continua Kilgour: numerosi dottori «non prendono in considerazione i fatti e sostengono persino che [la questione, ndr] non rientri nelle loro responsabilità. Da una parte sentono i risultati delle ricerche, dall’altra la propaganda del Partito-Stato cinese, e non traggono alcuna conclusione».
Infine ci sono gli «stolti», che accettano acriticamente la versione del Partito Comunista Cinese: «Gli stolti, accettano la propaganda del Partito-Stato cinese. Seguono la sua linea, ripetendo che le conclusioni dell’indagine che provano il massacro di innocenti sono basate su “voci». Kilgour sottolinea: «Fanno eco a quanto dice il Partito, che sostiene che i risultati delle ricerche non sono verificabili, nonostante siano verificati e verificabili. Ripetono le parole del Partito secondo cui queste pratiche criminali fanno parte del passato. Ma non è così: quei sistemi sono usati ancora oggi».
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David Kilgour ed Ethan Gutmann (al centro nella prima immagine bassa), insieme ad altri investigatori indipedenti alla tavola rotonda di Westminster, indetta dal governo britannico sul problema del prelievo forzato di organi.
David Kilgour, invitando questi professionisti a informarsi meglio, è stato particolarmente critico nei confronti dei dirigenti di alcuni organismi internazionali: «Alle ‘Quattro Organizzazioni’ (Organizzazione mondiale della Sanità, Pontificia accademia delle Scienze del Vaticano, la Transplantation Society e il Declaration of Istanbul Custodian Group) va bene che il Partito dica quello che loro vogliono sentire, a prescindere dalle solide prove e dalle deboli smentite dei funzionari cinesi».

David Kilgour non usa mezzi termini: «Pechino non ha alcuna risposta credibile di fronte ai risultati delle indagini indipendenti, che hanno dimostrato uno sterminio di massa di innocenti. Considerata la portata dell’industria dei trapianti in Cina, è impossibile negare in modo plausibile le conclusioni delle indagini». E ancora: «La propaganda del Partito – che nega i dati ufficiali e pretende l’esistenza di ciò che non esiste – convince solo gli ingenui o quelli che non vogliono vedere. Speriamo che la volontà di affrontare la verità sulla Cina prevalga nella comunità medica dei trapianti, prima che numerose altre vittime vengano uccise per i loro organi».
 

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