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Italia, stipendi inferiori al 2008: siamo ultimi tra i Paesi del G20

Italia ultima nel G20 per salari reali, potere d’acquisto giù dell’8,7% dal 2008, lieve ripresa nel 2024, ma disuguaglianze, inflazione e contratti bloccati frenano tutto

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Francesca Secci
Giornalista



Pubblicato: 25 Marzo 2025 08:06

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Italia, stipendi inferiori al 2008: siamo ultimi tra i Paesi del G20

Fonte: ANSAItalia, salari reali inferiori rispetto al 2008
Sedici anni per tornare al punto di partenza. Ma con il motore in panne. Tra il 2008 e il 2024 le retribuzioni italiane hanno perso l’8,7% del loro potere d’acquisto. È il dato più sconfortante tra le economie avanzate, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro. Peggio dell’Italia non ha fatto nessuno. Giappone, Spagna, Regno Unito: tutti colpiti, ma meno duramente. Dal lato opposto la Germania: +15% nello stesso periodo.

A picco dopo la crisi del 2009, i salari italiani non si sono mai davvero ripresi. E non è solo una questione di numeri: è una cartolina sbiadita di un paese che ha smesso di premiare chi lavora. Giulia De Lazzari, specialista dell’Oil, sintetizza così: l’Italia è fanalino di coda del G20 per dinamica salariale reale. Altrove si cresce, ma non qui.

Indice


Stipendi reali in lieve ripresa nel 2024, ma il gap resta

Nel 2024 qualcosa si è mosso. I prezzi hanno rallentato, qualche contratto è stato aggiornato, e le buste paga si sono gonfiate appena. Il potere d’acquisto è salito del 2,3%: il primo segno più dopo anni di bilanci in rosso. Ma la distanza rispetto al 2008 resta un canyon.

Soprattutto per chi guadagna poco, la fiammata dei prezzi tra 2022 e 2023 ha lasciato cicatrici profonde. Perché chi ha meno spende tutto, e lo spende in beni che hanno corso più dell’inflazione ufficiale: energia, affitti, cibo. E quando il salario viene adeguato solo sull’indice armonizzato al netto dell’energia importata, il danno è doppio.


Crescita della produttività senza aumenti in busta paga

C’è un altro paradosso: la produttività, da due anni, cresce più dei salari. Sulla carta, ci sarebbe margine per aumentare le retribuzioni. Ma qualcosa si inceppa. Le trattative nazionali coprono quasi tutti i lavoratori, ma non riescono a tutelarli davvero. I rinnovi arrivano tardi, gli adeguamenti arrancano.

E poi c’è un dettaglio non da poco: la distribuzione degli aumenti di produttività viene spesso rinviata ai contratti aziendali. Un lusso che possono permettersi in pochi, nelle grandi imprese strutturate. Gli altri, quelli che mandano avanti il Paese nell’ombra, si arrangiano.

Negli ultimi dieci anni, i minimi contrattuali sono cresciuti del 15% in termini nominali. Ma togliendo l’effetto dell’inflazione, resta un buco del 5%. È un lento stillicidio. I salari fermi, i prezzi no.


Disuguaglianze salariali: donne, stranieri e giovani penalizzati

Le disuguaglianze si moltiplicano. Le donne, soprattutto in partita iva, guadagnano in media il 9,3% in meno degli uomini. È uno dei divari più bassi d’Europa, ma solo perché lavorano meno ore. Il part time spesso non è una scelta, ma una necessità. In busta paga si sente.

Gli stranieri, poi, prendono il 26,3% in meno dei lavoratori italiani, anche a parità di mansione. E i giovani, pur laureati, ricevono stipendi che in altri Paesi farebbero sorridere.

Le crepe del sistema sono così profonde che a volte è la magistratura a intervenire. Perché anche quando i contratti sono in regola, non sempre rispettano il principio sancito dall’articolo 36 della Costituzione: una retribuzione proporzionata e sufficiente.


Sindacati in pressing: rinnovi, risorse e mobilitazione

Il fronte sindacale alza la voce. Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, lo ripete da mesi: serve un piano per recuperare il potere d’acquisto. E servono risorse subito, per chi aspetta il rinnovo del contratto da troppo tempo.

L’Ilo avverte: adeguare i salari solo all’indice generale non basta. Chi ha stipendi bassi spende tutto in beni che aumentano più velocemente del resto. Intanto, l’occupazione cresce, dice Eurostat.
Ma in fondo alla classifica c’è sempre l’Italia.

E arriva anche la chiamata della Cgil. Maurizio Landini annuncia una mobilitazione dei metalmeccanici per il 28 marzo: “È necessario aprire una vera e propria vertenza sui salari”, dice.

Tag: Retribuzioni
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mi raccomando andate sempre a mettere la
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ma i miliardi per il riarmo per LA PACE SI TROVANO !
(Cioè per fare la pace devi riarmarti ?)

oppure per salvare Francia e Germania ?
 
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