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Iovine: "250mila euro per corrompere i giudici e aggiustare un processo"
Antonio Iovine rivela ai magistrati nuovi particolari inquietanti

Franco Grilli - Mer, 18/06/2014 -
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Non c'era solo la corruzione dei sindaci, degli assessori e dei tecnici del Comune. La camorra era in grado di corrompere anche i giudici e di "aggiustare i processi" per la modica cifra di 250mila euro.

Parola di Antonio Iovine, pentito dei Casalesi. C'era una "una struttura che girava per il tribunale di Napoli", racconta Iovine, proprio per corrompere i giudici. I casi sospetti corruzione (tutti da verificare) sono stati trasmessi alla Procura di Roma, competente sui magistrati partenopei.

"Ho pagato due volte e per due volte sono stato assolto". Sono pesanti le parole di Iovine raccolte nei nuovi verbali depositati dalla Procura di Napoli nel corso del processo per le minacce dei Casalesi a Roberto Saviano e Rosaria Capacchione. Il boss fa riferimento, nell’interrogatorio del 13 e del 26 maggio, a un sistema di corruzione per aggiustare processi che coinvolge magistrati e fa i nomi di un presidente di Corte d’Appello a Napoli, ora in pensione e anziano, e di un altro avvocato penalista, ex deputato di An, oltre al suo difensore storico, Michele Santonastaso (attualmente in carcere per un'altra vicenda giudiziaria). Iovine ha raccontato che il suo legale gli disse che gli servivano 250 mila euro (da consegnare a un giudice e a un avvocato) per ottenere l'assoluzione in appello in un processo per duplice omicidio. E Iovine fu assolto in appello, dopo che in primo grado era stato condannato a 30 anni per omicidio. Una volta pentitosi Iovine ha ammesso, invece, di aver compiuto quel delitto. Di recente l'ex boss dei Casalesi, poi pentitosi dopo la cattura, aveva rivolto un appello: "Invito tutti quelli che mi sono stati vicini e hanno commesso questi reati assieme a me a parlare con i magistrati".

La Procura apre un'inchiesta
Le carte, trasmesse per competenza dai magistrati partenopei sono all’attenzione dei pm romani da alcuni giorni. Gli inquirenti capitolini, in base a quanto filtra, interrogheranno Iovine che nelle sue dichiarazioni tirerebbe in ballo anche un ex giudice della corte d’assise d’Appello di Napoli già sotto processo a Roma per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio ed abuso d’ufficio.
 
Parla Iovine, boss pentito: "Cultura della mazzette diffusa dallo Stato"
Il pentito racconta ai magistrati il sistema di corruzione messo in piedi dai clan: "Soldi a tutti. Il colore politico non faceva nessuna differenza"

Lucio Di Marzo - Mer, 28/05/2014 -
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Da qualche giorno Antonio Iovine, boss del clan dei Casalesi, ha deciso di collaborare con la giustizia, per ricostruire con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli il panorama delle attività e dei rapporti di forza all'interno di quella che è una delle più importanti famiglie della camorra.

"Sto spiegando un sistema in cui la camorra non è l'unica responsabile", ha detto Iovine, arrestato nel 2010, ai magistrati. Parole riportate nei verbali depositati in un processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, come anche la consapevolezza dei delitti di cui "mi sono macchiato".

Soldi alla politica
Il 7 giugno il pm Antonello Ardituro, che si sta occupando del processo, interrogherà Iovine, per cercare di chiarire i suoi rapporti con gli imprenditori. "C'erano soldi per tutti - ha detto il boss - in un sistema che era completamente corrotto". Anche per i sindaci.

Nessuna distinzione tra destra e sinistra: "Il sistema era ed è operante allo stesso modo". E i candidati al posto di primo cittadino "avevano l'interesse a favorire essi stessi e alcuni imprenditori in rapporto con il clan per avere dei vantaggi durante le campagne elettorali in termini di voti e finanziamenti".

Chiunque avesse vinto le elezioni amministrative "sarebbe entrato a far parte di questo sistema da noi gestito", spiega il boss, che giustifica così il suo personale disinteresse per il colore politico del vincitore, ma non esclude che altri nel clan potessero "avere passione per la politica".

"La cultura dei favori"
Da Iovine anche accuse allo Stato, che ritiene colpevole di avere diffuso "la cultura delle mazzette e delle bustarelle" e di essere stato "assente nell'offrire delle possibilità alternative e legali alla propria popolazione". Perché "anche la parte politica che dovrebbe rappresentare la parte buona dello Stato è stata quantomeno connivente" e comunque "consapevole di come andavano le cose".
 
io mi incas..quando andavo all'estero(qualche anno fà) e mi dicevano italiano? mafia.......avevano..ragione l'ITALIA è TUTTA UNA MAFIA?
 

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