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Allarme terrorismo, i Servizi: "Minaccia più grave dall'11 settembre"
21 agosto 2014

Il ministro degli Esteri, Federica Mogerini, è stata chiara ieri durante l'audizione in Parlamento: la portata della minaccia rappresentata dagli jiahdisti sunniti dello Stato Islamico (Is) è tale che non si limita a rappresentare un pericolo letale in Iraq e Siria dove opera, ma «riguarda anche l’Europa e l’Italia». Parole allarmanti che trovano fondamento nei documenti dell'intelligence: secondo i Servizi "l'Is è la più grave e complessa minaccia terroristica che l'Italia e l'Europa si trovano ad affrontare dai tempi dell'11 settembre". "Nulla di comparabile rispetto alla vecchia Al Qaeda. E' molto peggio", sostengono. I motivi, spiega Repubblica, sono principalmente due. Da una parte c'è la capacità dell'Is di combattere con carri armati, battaglioni, artiglieria pesante, colpendo contemporaneamente anche con i vecchi metodi terroristici. Dall'altra il califfo Abu Bakr al-Baghdadi può contare su combattenti che sono cittadini europei: islamici fanatici con passaporto Ue, culturalmente in grado di infiltrarsi nelle società del continente. Repubblica rivela che secondo i calcoli degli esperti ce ne sarebbero almeno cinquemila: la maggior parte inglesi, francesi o balcanici, ma ci sarebbero anche una ventina di italiani. Come Giuliano Delnevo, il venticinquenne genovese morto durante i combattimenti in Siria tra le truppe fedeli ad Assad e la guerriglia sunnita, alla quale il giovane, convertitosi all’Islam, aveva aderito.

Allerta in Italia - L'allerta nelle centrali antiterrorismo occidentali è massima. E anche l'Italia rappresenta un bersaglio per gli jihadisti non solo perché il governo ha deciso di fronteggiare il califfato aiutando le truppe peshmerga in Iraq, ma anche perchè il nostro paese si trova a rappresentare tutta l’Unione finché dura il semestre europeo e proprio in Italia si svolgeranno summit importanti dei 28 i leader dell’Unione. Inoltre c’è l’appuntamento con Expo 2015, una vetrina mondiale di 150 paesi. A ferragosto se ne è discusso durante il comitato nazionale per la sicurezza e l’ordine pubblico e ieri, rivela Repubblica, il Dipartimento di pubblica sicurezza ha inviato una informativa a prefetti e questori dove si parla di «allerta sugli obiettivi sensibili». La vigilanza in particolare resta alta su quel centinaio di blog, chat e forum dove si scambiano informazioni i nuovi jahdisti digitali. «La vigilanza è alta — conferma il ministro Angelino Alfano — e tutti i segnali provenienti da fonti di intelligence e da fonti “aperte” sono valutate con la massima attenzione».

angelino ce la in casa e nemmeno lo sa, come anche l europa, ha aperto totalmente le frontiere,
voi direte ma lo Stato ci e o ci fa ..
 
Obama duro con i jihadisti:
"Siete un cancro da estirpare"
Fiamma Nirenstein

Il presidente Usa sceglie la linea ferrea dopo l'assassinio del reporter James Foley: "Per voi non c'è posto nel XXI secolo". Via ad altri 300 soldati in Irak e azioni in Siria
 
Parlamento: sì alle armi ai curdi Guardian: due italiane in mano all’Isis
Obama: vogliono un genocidio
Decapitato giornalista Usa
 
1. IL BOIA DI JAMES FOLEY SI FA CHIAMARE JOHN E SI SOSPETTA POSSA PROVENIRE DA LONDRA

2. CAMERON: "SEMPRE PIÙ PROBABILE" CHE LA MANO CHE HA TAGLIATO LA GOLA DI JAMES FOLEY SIA DI UN CITTADINO BRITANNICO. "E' UNA COSA SCIOCCANTE, MA SAPPIAMO CHE FIN TROPPI BRITANNICI SONO ANDATI IN SIRIA E IN IRAQ COINVOLTI IN ATTI DI ESTREMISMO E VIOLENZA E QUELLO CHE DOBBIAMO FARE È INCREMENTARE GLI SFORZI PER FERMARLI"

2. ‘’GUARDIAN’’: L’ESTREMISTA INGLESE SAREBBE IL LEADER DI UNA CELLULA DI COMBATTENTI BRITANNICI CHE OPERANO IN SIRIA DOVE TENGONO STRANIERI IN OSTAGGIO

3. GLI USA "QUESTA ESTATE HANNO CONDOTTO UN'OPERAZIONE PER LIBERARE ALCUNI OSTAGGI AMERICANI DETENUTI IN SIRIA" DALL'ISIS, MA "SFORTUNATAMENTE LA MISSIONE NON HA AVUTO SUCCESSO: GLI OSTAGGI NON ERANO PRESENTI NEL LUOGO PRESO DI MIRA"

4. OBAMA FA LO SCERIFFO: "QUANDO VIENE FATTO DEL MALE A DEGLI AMERICANI OVUNQUE NEL MONDO NOI FACCIAMO CIÒ CHE È NECESSARIO PER FAR SÌ CHE VENGA FATTA GIUSTIZIA"
 
OBAMA ORDINA, TWITTER ESEGUE - PER ORDINE DELLA CASA BIANCA VIENE RIMOSSO DAL SOCIAL IL VIDEO SULLA DECAPITAZIONE DI JAMES FOLEY - S’ADEGUANO ANCHE GOOGLE E YOUTUBE - E LA LIBERTA’ DI ESPRESSIONE E DI INFORMARE?
 
Adesso basta, fermiamo i macellai
Barbarie senza fine: il giornalista Usa Foley sgozzato da un «boia» di Londra. Il reporter decapitato e l’inferno.
21/08/2014

Il killer che ha ucciso il giornalista americano James Foley, in un video choc in cui si vede la decapitazione, potrebbe essere inglese. Lo spiccato accento del militante dell’Isis, che durante l'esecuzione si rivolge proprio al presidente Usa Barack Obama, contro l’intervento in Siria e Iraq, farebbe pensare a uno dei molti britannici, anche di seconda generazione, partiti per combattere la jihad in Medioriente. La conferma, nella serata di ieri, è arrivata anche dal premier inglese, David Cameron, secondo cui appare «sempre più probabile» che la mano che ha ucciso Foley sia di un cittadino inglese. Per i media britannici sarebbe di Londra e si farebbe chiamare John.

«È una cosa scioccante - ha detto - ma sappiamo che fin troppi britannici sono andati in Siria e in Iraq coinvolti in atti di estremismo e violenza e quello che dobbiamo fare è incrementare gli sforzi per fermarli». Il numero di mujaheddin reclutati in Occidente è notevole. Nella sola Inghilterra si parla di circa 600 volontari partiti nell’ultimo anno per unirsi all’Isis. Ma anche dall’Italia il numero di combattenti, tra italiani convertititi, immigrati e giovani di seconda generazione, è notevole. Secondo fonti intelligence il 30% dei volontari è rappresentato da italiani convertiti all’Islam e seconde generazioni. Il 70%, invece, è formato da islamisti immigrati che, dopo le rivolte della primavera araba, hanno trovato rifugio in Italia e terreno fertile per la jihad in Medioriente.

L’uccisione del reporter Usa, oltre a ricalcare i crismi della ritualità che vedono nello sgozzamento un segno di purificazione, può essere interpretato come un segnale nei confronti dell’Occidente, lanciato dall’Isis che incarica proprio un occidentale dell’esecuzione di un altro occidentale. Il messaggio è chiaro: siamo tra voi. A sostegno di questa ipotesi, bisogna ricordare le foto comparse in rete da qualche tempo, in cui sostenitori dell’Isis immortalano sullo fondo dei monumenti più importanti dei paesi occidentali, tra cui il Colosseo a Roma, messaggi di minacce all’Occidente. Inoltre, Abu bakr al Baghdadi, in una recente dichiarazione ha rilanciato minacce specifiche contro il nostro Paese.

La morte del giornalista americano, dunque, ha innalzato il livello di attenzione globale verso l’estremismo islamico. I venti di terrore preoccupano tutto l’Occidente. Ieri, nonostante non ci siano state minacce mirate e nessun indicatore preciso che riguardi il rischio di attentati in Italia, il Dipartimento di pubblica sicurezza in una informativa a prefetti e questori ha parlato di allerta sugli obiettivi sensibili. L’attenzione è alta e un richiamo è stato diramato su tutto il territorio. Anche il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha sottolineato il pericolo rappresentato dall’Isis spiegando che «fa un uso strumentale della religione per negare le basi della convivenza civile tra religioni e minoranze sia in Iraq che in altre parti del mondo.

Il passo successivo dovrà essere quello di elaborare una strategia di lungo termine, di ampio respiro, per la stabilità del Medioriente e del Mediterraneo scosse da una minaccia che riguarda anche l’Europa e l’Italia». Il video della decapitazione di Foley, infatti, ha fatto il giro del mondo e ha seminato dolore e paura, tanto che Twitter e YouTube sono subito intervenuti per cancellare le foto e il video s dell’esecuzione, diffusi online dai jihadisti dello Stato islamico. In serata, poi, in un breve discorso, il presidente Usa, Barack Obama, è intervenuto sull’esecuzione di Foley esprimendo orrore per la barbarie e la ferocia con le quali i jihadisti hanno infierito sul giornalista. Obama ha parlato di «brutale assassinio», promettendo che «giustizia sarà fatta».

Francesca Musacchio
 
Reporter decapitato, il boia è britannico. Obama: "L'Is è un cancro, ma lo sconfiggeremo"

l presidente Usa: "Non sono umani, vogliono il genocidio". Il premier Cameron sconvolto: "L'uomo in nero potrebbe essere un nostro cittadino". Sarebbe a capo di una cellula e si farebbe chiamare John. La madre di Foley, il giornalista ucciso: "Fieri di lui". La Germania manda armi in Iraq, dove continuano i raid degli Stati Uniti. Twitter e Youtube rimuovono il filmato dell'esecuzione. All'inizio dell'estate era fallito un tentativo americano di liberare tutti gli ostaggi Usa in Siria


LONDRA - "Il mondo è scioccato dal brutale omicidio di James Foley, ordinato da miliziani che uccidono donne e bambini, musulmani, cristiani e esponenti di altre minoranze religiose. Jihadisti che sono pronti a commettere genocidi. Lo Stato Islamico (Is) è un cancro da estirpare, non rappresenta nessuna religione, i suoi appartenenti sono persone che hanno ideologie corrotte, non degne del genere umano. Falliranno, perché nel mondo vince chi costruisce, non chi distrugge. Gli Stati Uniti continueranno a difendere il proprio popolo in nome della giustizia e a combattere i jihadisti".

E' durissimo il presidente americano Barack Obama contro i miliziani dello Stato Islamico, autori della decapitazione del reporter Usa James Foley. Obama ha detto di aver parlato anche con la famiglia del giornalista, "nostro fratello, nostro figlio". E mentre proseguono i raid americani in Iraq contro i jihadisti, non è escluso l'invio di altri trecento soldati statunitensi a Badgad, fanno sapere da Washington fonti ufficiali, per la difesa dei consiglieri americani nella capitale


Il direttore dell'Fbi: prenderemo quei selvaggi. I selvaggi responsabili del rapimento e dell'orribile morte di James Foley saranno catturati. Lo ha detto il direttore dell'Fbi, James Comey. "Mi dispiace molto dire che questi selvaggi hanno trasformato la vicenda in un'indagine per omicidio", ha detto Comey da Denver, riferisce la Abc News. "Staremo sul caso. Lavoreremo con le nostre forze dell'ordine, intelligence e partner militari per cercare di dare giustizia alla famiglia di Foley ed esercitare la piena forza degli Usa per catturare questi selvaggi".

Cameron: "Scioccante". Il primo ministro britannico, David Cameron, intanto ha interrotto le vacanze in Portogallo per tornare a Londra. Perché nel video diffuso ieri dai jihadisti sunniti dello Stato Islamico, in cui viene decapitato il reporter americano James Foley, il boia mascherato parla con uno spiccato accento inglese. Questo elemento fa temere che si possa trattare di uno dei tanti sudditi di Sua Maestà aggregatisi ai jihadisti in Siria e Iraq.


"E' un omicidio sconvolgente e turpe", ha commentato l'ufficio del primo ministro, che sottolinea come sia "sempre più probabile" che il boia abbia la cittadinanza britannica. Secondo quanto pubblicato dal britannico Guardian, sarebbe il leader di una cellula di quattro combattenti britannici (lui incluso) che operano in Siria, dove tengono stranieri in ostaggio a Raqqa.

L'estremista si fa chiamare John e si sospetta possa provenire da Londra. La fonte del Guardian descrive John come una persona intelligente e istruita e aggiunge che gli ostaggi erano soliti chiamare il gruppo dei quattro britannici "i Beatles" per via della loro nazionalità.

Allo stesso tempo Cameron ha ribadito di non voler inviare truppe di terra a Badgad. La paura che i terroristi dello Stato Islamico siano attivi in tutta Europa è però evidente: non a caso, in Austria oggi sono state arrestate nove persone, sospettate di volersi unire ai jihadisti in Siria.


Allerta anche in Italia. "Il Mediterraneo e il Medio Oriente sono scossi da una minaccia che, sì, riguarda anche l'Europa e anche l'Italia", ha ammesso oggi il ministro degli Esteri italiano, Federica Mogherini. L'attenzione è alta e un richiamo, a livello nazionale, è stato diramato su tutto il territorio italiano. Del resto, il problema dei jihadisti europei che vanno a combattere in Medio Oriente e che non negano di voler colpire un giorno il Vecchio Continente, è risaputo da tempo. Un giornalista della Reuters ha sentito telefonicamente negli ultimi giorni vari miliziani dello Stato Islamico, che hanno lanciato una vera e propria sfida all'Europa e all'America, dove ci sarebbero molte loro cellule "dormienti": "Gli occidentali sono idioti, sciocchi", hanno ripetuto gli estremisti al telefono, "credono che noi aspettiamo che ci diano i visti per entrare e arrivare da loro. O che saranno attaccati da uomini con le barbe o vestiti alla maniera islamica. Credono di poterci notare. Ma non sanno che ci hanno infiltrato con coloro che fanno finta di essere dei musulmani. E noi siamo entrati così. Siamo già tra loro".
 
Guardian: "Anche due ragazze italiane nelle mani dell'Is"
21 agosto 2014

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo si troverebbero nelle mani dello Stato Islamico (Is). Il Guardian riporta, senza citarne i nomi, che «due donne italiane, una danese e una giapponese catturate alla periferia di Aleppo di recente» sono nelle mani dei miliziani islamisti del Califfato insieme ad altri 16 ostaggi e che sono state trasferite a Raqqa, roccaforte dell’Is nel nord della Siria. Il destino degli ostaggi comunque, secondo quanto scrive Martin Chulov, non è quello di Foley, decapitato per lanciare un segnale agli Stati Uniti. Negli ultimi 10 mesi almeno 10 tra loro -tra i quali un danese, tre francesi e due spagnoli- sono stati rilasciati dopo lunghi negoziati conclusi con il pagamento di riscatti. A condurre le trattative potrebbe essere stato, in alcuni casi, il britannico che ha ucciso Foley decapitandolo. Lo afferma uno degli ex ostaggi, che nel volto del boia ha riconosciuto una delle tre guardie (anche le altre due britanniche) che lo sorvegliavano a Raqqa.
 
Isis, la jihadista donna
che vuole tagliare
la testa ai prigionieri
Giovanni Masini
Una ragazza inglese di soli vent'anni twitta dalla Siria: "Voglio essere la prima donna a tagliare la testa a un prigioniero britannico o americano"
 
L'Isis minaccia l'Occidente: "Basta raid o uccideremo tutti"
Un uomo dell'Isis al Corriere: "Abbiamo reclutato 23mila nuovi fratelli. Almeno 6mila vengono dall'estero"

Franco Grilli - Ven, 22/08/2014 - 09:33

"Se Obama non la smette di bombardarci li uccideremo tutti. Capito? Li uccideremo tutti". A parlare è Haji Othman, rappresentante dell'Isis per i rapporti con le comunità non islamiche.

Intervista da Lorenzo Cremonesi sul Corriere, Othman lancia nuove minacce all'Occidente. E dipinge un quadro tutt'altro che roseo per Europa e Stati uniti. Innanzitutto le fila dell'Isis si ingrossano: "Abbiamo accolto 23mila nuovi fratelli", spiega, "E 6mila di loro arrivano dall'estero. Sono tanti fratelli arrivati da tutto il mondo per unirsi a noi". Il Califfato non teme nemmeno l'invio di armi ai curdi dall'Italia e dal resto dei Paesi europei: "Noi stiamo ricevendo ancora più armi e di migliore qualità da quegli stessi luoghi da cui partono per i curdi", aggiunge beffardo.
 
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COSÌ SI FINANZIA IL TERRORE JIHADISTA – IL RISCATTO MEDIO RICHIESTO È PASSATO DA 200MILA DOLLARI A 10 MILIONI PER OSTAGGIO – INFORMALMENTE PAGANO TUTTI, MENO AMERICANI E BRITANNICI - - - -

Ormai quella dei sequestri di occidentali è un’industria che serve a pagare armi e nuovi affiliati. A versare i riscatti sono quasi esclusivamente governi europei attraverso reti di informatori, diplomatici e faccendieri, gestite dai servizi segreti di Paesi che poi negano…

Pietro Del Re per “La Repubblica”

Altrove, però, i sequestri dello Stato islamico o di Al Qaeda servono soprattutto a rimpinguare le casse dell’organizzazione: i soldi del riscatto vengono poi spesi per acquistare altre armi, arruolare nuove forze e corrompere burocrati o politici locali. È notizia di ieri che l’Is aveva chiesto tramite una mail ai genitori di James Foley un riscatto da 100 milioni di euro: l’amministrazione americana si è rifiutata di pagare, con il drammatico esito che tutti conosciamo.


Se anche le due giovani italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, rapite in Siria il 31 luglio, sono finite nelle mani delle bande del califfato, è verosimile che per la loro liberazione siano già stati chiesti parecchi soldi.

Il New York Times ha calcolato che dal 2008 a oggi l’industria del sequestro ha già procurato ad Al Qaeda e alle sue ramificazioni in Somalia, Yemen, Mali o in Algeria circa 125 milioni di dollari (dei quali 66 milioni solo lo scorso anno). Rapire uomini d’affari costretti a recarsi in luoghi pericolosi, turisti troppo avventurosi, operatori umanitari o giornalisti di guerra è diventato un affare davvero lucroso senza il quale la macchina del terrore non sarebbe così oleata e criminalmente operosa. Ovviamente, ogni rapimento “riuscito”, ossia da cui si ricava denaro, ne genera altri.

A pagare sono quasi esclusivamente i governi europei, tramite reti di informatori, diplomatici e faccendieri gestite quasi sempre dai servizi segreti dei vari Paesi, i quali non lavorano mai in sinergia tra di loro, anche quando i sequestrati sono di diverse nazionalità, sia perché ognuno ha i propri metodi sia affinché l’operazione destinata al rilascio rimanga il più segreta possibile. Già, perché anche se pagano, i governi negano sempre di averlo fatto.

Un ex agente francese, in Iraq per conto di una società che fornisce protezione ai suoi connazionali a Erbil e Bagdad, spiega: «Per noi europei la cosa più importante è riportare a casa il prigioniero, quindi i governi sono sempre disposti a sborsare quanto serve. I servizi francesi dispongono di un fondo apposito, ovviamente creato e alimentato dallo Stato. Ciò consente al governo di turno di giurare che non è stato lui a pagare. È solo un gioco delle parti, che però ha un effetto negativo poiché spesso l’ipocrisia dei politici dà forza ai terroristi».

Con questo atteggiamento l’Europa è diventata, sia pure contro voglia, uno dei primi fi-
nanziatori del terrorismo, e chissà quanti fucili di precisione, quanti chili di tritolo e quanti proiettili di mortaio sono stati comprati con gli euro versati per riscattare i nostri concittadini. Eppure negli ultimi anni le cancellerie dei Paesi impigliati nella trappola dei rapimenti, ossia Austria, Francia, Germania, Svizzera e Italia, hanno tutte smentito di aver pagato per la liberazione di ostaggi. Tramite un portavoce del loro ministero degli Esteri, le autorità di Parigi hanno perfino avuto l’audacia di sostenere «che loro non hanno mai corrisposto nulla ai terroristi per un ostaggio»

Dice ancora l’ex agente francese: «Con il passare degli anni, le cifre dei riscatti fissati dalle organizzazioni islamiste sono schizzate verso l’alto: se nel 2003 i rapitori richiedevano 200mila dollari per ostaggio, adesso ne vogliono almeno 10 milioni». Questi aumenti non sono soltanto il frutto dell’avidità dei caporioni di Al Qaeda o dello Stato islamico, ma si spiegano col fatto che oggi, proprio perché può fruttare tanto, un sequestro di persone coinvolge molti più attori, strutture, mezzi di trasporto, spostamenti e luoghi di prigionia di una volta. «Un ostaggio è un bottino facile, e che procura un mucchio di soldi e preziosi tesori», ha scritto recentemente Nasser al-Wuhayshi, leader di Al Qaeda nella penisola arabica.

Solo pochissimi Paesi si rifiutano di cedere al ricatto dei sequestratori. Tra questi, i capofila sono Gran Bretagna e Stati Uniti, i quali pur avendo intrecciato legami e intavolato negoziati con i gruppi più estremisti non hanno mai versato un solo centesimo. Con conseguenze spesso tragiche. Infatti, se dozzine di ostaggi europei hanno ritrovato la libertà, ciò è accaduto solo a pochissimi americani e inglesi. Alcuni sono riusciti a fuggire, altri sono stati liberati dai corpi speciali, ma altri ancora sono stati uccisi dai loro carcerieri.

La sola notizia positiva in tutto ciò e che dal 2008 solo il 15 per cento degli ostaggi è stato giustiziato dagli islamisti. Molti dei quali durante l’operazione dei corpi speciali destinata a salvarli.
 
"Che illusi Usa e Europa. Questo è il vero Islam"
Il politologo americano Luttwak: "Si sforzano di credere a predicatori in giacca e cravatta. Ma in quel mondo comanda chi uccide"

Gian Micalessin - Sab, 23/08/2014 - 09:32

«Foley? Se penso che abbiamo rischiato la vita dei nostri soldati per tentare di salvarlo mi arrabbio. Quello prima è andato a giocare al corrispondente di guerra in Libia e si è fatto catturare. Poi è andato a cercar guai in Siria».

Non appena nomini il reporter decapitato dai tagliagole dell'Isis il professor Edward Luttwak reagisce con una sparata al vetriolo. «È come la vostra Sgrena - sbotta Luttwak in questa intervista al Giornale - si autodefiniscono reporter di guerra e poi si cacciano nei guai.

Risultato? Voi europei pagate enormi riscatti per liberarli e noi americani rischiamo la vita dei soldati per riportarli a casa».

Dicevate che «nessuno va lasciato indietro»...

«Nessuno che vesta la divisa e vada in missione per il governo».

Insomma per lei se l'è cercata?

«Totalmente..... Il suo, come quello della vostra Sgrena, non è giornalismo, ma protagonismo. Lui, la Sgrena e tanti altri non raccontano quel che succede, aiutano una parte in gioco. Nel suo caso il cosiddetto popolo siriano. Nel caso della Sgrena quelli che combattevano contro l'Italia. Che poi ha pagato per riaverla viva. Questo oltre ad esser pericoloso per chi lo pratica, genera disinformazione. Identificandosi con chi, a detta loro, soffre producono racconti emotivi destinati non ad informare, ma a coinvolgere il pubblico.

Dopo la decapitazione di Foley, Obama e i governi europei hanno compreso la pericolosità dello Stato Islamico...

«Non è proprio così. Quel video è un pretesto. Arriva e fingono di reagire al video, non ad una realtà che conoscono bene, ma su cui preferiscono tacere. Gli islamici combattono dalle Filippine alla Thailandia, dall'India al Pakistan, dall'Afghanistan a Gaza, dall'Iraq alla Nigeria e al Mali Eppure Obama e i capi di governo europei ripetono che l'Islam è una religione di pace».

Cosa devono fare, bandire l'Islam?

«Obama, Cameron e gli altri si sforzano di credere ad un paio di predicatori in giacca e cravatta, sempre pronti a sostenere il dialogo interreligioso e a stringere le mani di preti e rabbini. Ma nel mondo islamico dettano legge i combattenti. Sennò perché i giovani abbandonerebbero l'Europa per combattere con lo stato islamico? L'Islam dei predicatori gentili e carini è una montatura. I vostri governi sono come Alice nel paese delle meraviglie. S'illudono che ripetendo una bugia tre volte al giorno diventi realtà».

Ma il video li ha riportati alla realtà...

«L'Isis ha dissacrato centinaia di chiese e massacrato gli yazidi, ma nessuno ha mosso un dito. Poi è arrivato il video e tutti a stupirsi».

Dunque bisogna tornare in Iraq?

«Fare la guerra serve solo se la puoi vincere. In Germania nel 1945 valeva la pena. Lì se uno inneggiava al nazismo gli sparavi in testa. In Iraq non puoi farlo perché da Birmingham all'Indonesia devi fare i conti con migliaia di imam pronti a proclamare la guerra santa appena tocchi un musulmano. In Italia avete perfino dei professori pronti a difendere i terroristi di Hamas. A Napoli avete un sindaco totalmente incapace di risolvere i problemi della città, ma pronto a mobilitarsi per Gaza. Dove sono quando uccidono i cristiani di Mosul o stuprano le loro donne?».

Senta...

«Non cambi discorso! Risponda lei per una volta. Quante dimostrazioni avete avuto in Italia per i cristiani di Mosul?

Direi nessuna...

«Esattamente. Questa è la dimostrazione. La grande bugia dell'Islam religione di pace domina la scena. Per questo devi attendere un video per poter condannare il nuovo califfato. Eppure tutto quel che fa il Califfato è dal punto di vista islamico perfettamente legale. Uccidere gli infedeli è assolutamente legittimo. E il profeta Maometto è stato il primo a farlo».

Il Papa ha detto...

«Il Papa fatto due dichiarazioni di 18 parole in tutto... Per reagire all'Islam reale, non a quello dei salotti europei, bisogna guardare in faccia la realtà altrimenti è inutile».

Intanto però finanziatori dell'Isis stanno in Arabia Saudita, Qatar e Kuwait .... Sono vostri alleati.

«I sauditi hanno smesso di sostenere gli assassini islamici. I soldi arrivano da privati ed escono in nero. Sul Qatar ha ragione. Va eliminato dalla scena è un regno perverso».

L'Isis aveva le sue retrovie in Turchia un paese Nato...

«La Turchia di oggi è quella di un Erdogan beccato a rubare, ma eletto presidente grazie a degli sproloqui islamisti. L'Islam si è ripreso il paese e lo ha riportato alla sua veste originale».

Renzi promette armi ai curdi. Servirà?

«Grazie ai curdi frazioneremo la Turchia».

L'Italia si è accollata centomila profughi africani e islamici. Come la vede?

«Da noi chi entra dal Messico si chiama Jose Martinez è cristiano e sogna di diventare Joe Martin, americano. Da voi arriva Ahmed che vuole tenere la moglie coperta e i bimbi ignoranti. Il lassismo sentimentale di voi italiani è incredibile. Mi meraviglio che non vi buttino fuori da Schengen per mancata protezione delle vostre frontiere».

leggi leggi angelino..
 
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Kenya, autista cristiano decapitato da miliziani di Al-Shabaab
23 agosto 2014

Un'altra testa mozzata. Miliziani islamici Al-Shabaab hanno decapitato un autista keniota cristiano, dopo aver rapito un gruppo di commercianti nei pressi della località turistica di Lamu, in Kenya. Lo ha riferito la polizia locale. Gli ostaggi sono stati portati nella foresta di Boni. I jihadisti hanno liberato i tre musulmani e hanno decapitato l'autista poiché cristiano.

I tagliagole - Al-Shabaab è un gruppo islamista attivo in Somalia, considerato la cellula somala di Al Qaeda con cui si è fusa nel 2012. Guerriglieri del Golfo Persico e jihadisti di tutto il mondo sono stati chiamati a partecipare alla guerra santa di Al-Shabaab contro il governo somalo ed i suoi alleati etiopi. Sono stati loro ad introdurre in Al-Shabaab la tecnica degli attentati suicidi, cui inizialmente il gruppo non ricorreva. Un rapporto dell'ONU del 2006 ha indicato Iran, Libia ed Egitto come principali sostenitori di questo gruppo. A partire dagli ultimi mesi del 2011 il potere di questo gruppo è notevolmente diminuito dopo un'operazione militare coordinata condotta dagli eserciti di Somalia e Kenya. Insomma la ferocia che è costata la vita a Foley adesso sbarca anche in Kenya...
 
Allarme Isis in Italia, tra i principali obiettivi la Chiesa cattolica

La circolare inviata dal Dipartimento della pubblica sicurezza a questori e prefetti afferma senza mezzi termini che il rischio terrorismo per l’Italia è “alto” e invita a “alzare il livello di guardia per tutti gli obiettivi sensibili”: sedi istituzionali, ambasciate e consolati dei paesi esposti a rischio, luoghi di culto, aeroporti e, in genere, le aree esposte al pubblico. Tra gli obiettivi del terrorismo “la Chiesa cattolica per via della coraggiosa e chiara presa di posizione di Papa Francesco nei confronti della guerra in Iraq”.

Un rischio che potrebbe essere accentuato dai foreign fighters. Secondo Lamberto Giannini, direttore del Servizio centrale antiterrorismo della Polizia di Stato “Il fenomeno dei giovani occidentali di origini musulmane arruolati sui fronti della jihad è in crescita. Dall’Europa sono partite per andare a combattere molte persone, anche dall’Italia, sebbene in misura più ridotta rispetto a Francia e Gran Bretagna. Era già successo, con numeri più ridotti, con l’Iraq e l’Afghanistan”. Il nostro antiterrorismo ritiene siano “qualche decina, 25 persone e non 50″ i foreign fighters provenienti dall’Italia che si troverebbero ora in Siria e in Iraq.

Una percentuale minima rispetto ai 1.500 europei – soprattutto inglesi, belgi, francesi – stimati dalle agenzie d’intelligence occidentali. Tuttavia, come dimostra l’assassino di James Foley con tutta probabilità assassinato da un foreign fighter britannico, la Siria è diventato un catalizzatore. Le persone che hanno raggiunto le aree del conflitto tornano in Europa avendo maturato una visione estremamente radicale di apporti con l’Occidente e “potrebbero rappresentare un modello e un punto di attrazione per soggetti più giovani e inesperti” spiega ancora Lamberto Giannini. Il proselitismo dei terroristi difficilmente si annida tra gli arrivi in massa dal mare perché i reduci dalla Siria “sono per lo più muniti di passaporto italiano comunitario”. Il militante della jihad per raggiungerci non ha motivo di mettere a repentaglio la propria vita su un’imbarcazione carica di profughi. Secondo l’intelligence parla italiano ed è già tra noi.
 

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