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[h=1]Acqua dai rubinetti, l'allarme di Greenpeace: contaminata nelle province di Padova, Vicenza e Verona[/h]
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L'acqua del rubinetto a rischio contaminazione in tre province italiane. È Greenpeace a lanciare l'allarme sui composti chimici pericolosi come i Pfc (composti poli-e per-fluorurati) e l'inquinamento da essi generato. Nel nostro Paese, rileva l'associazione ambientalista, l'area interessata dalla contaminazione si estende per circa 150 chilometri quadrati e ricade
nelle provincie di Vicenza, Padova e Verona
: le persone potenzialmente esposte alla contaminazione sono 350-400 mila. In Veneto, come in altre aree del mondo interessate dalla produzione di Pfc, queste sostanze si trovano nell'acqua ma anche nel sangue delle persone.

Nel maggio 2015 la Regione Veneto, insieme all'Istituto Superiore di Sanità, ha annunciato il lancio di un programma di monitoraggio biologico su oltre 600 persone residenti in 14 comuni al fine di valutarne il grado di esposizione a Pfc tramite l'analisi di campioni di sangue. I risultati preliminari hanno mostrato, in alcune delle popolazioni più esposte, concentrazioni di Pfoa fino a venti volte più alte, rispetto alle popolazioni italiane non esposte alla contaminazione da Pfc.

"La contaminazione da
Pfc minaccia seriamente le popolazioni esposte, in Veneto come in Ohio-West Virginia - spiega
Giuseppe Ungherese, campagna Inquinamento di Greenpeace Italia -. Stiamo chiedendo alle aziende dell'abbigliamento outdoor, uno dei settori che impiega queste sostanze, di eliminarle dalla produzione entro il 2020. Alcuni marchi lo stanno già facendo perché le alternative sono già disponibili sul mercato. In Italia, l'impegno del Consorzio Italiano Detox, nato a Prato, mostra che è possibile intraprendere fin da subito un percorso trasparente e credibile per l'eliminazione dei Pfc nei nostri vestiti".

"Da un punto di vista medico, le popolazioni esposte ai Pfas, in particolare quelle che vivono nelle vicinanze degli impianti
produttivi di Pfc, possono considerarsi a rischio", commenta nel video pubblicato da Greenpeace Italia il dottor Vincenzo Cordiano, ematologo e referente per il Veneto di Isde (Associazione Medici per l'Ambiente, Isde Italia Onlus).



e pane.vino,acqua agli animali,caffè,verdure ecc.....vuol dire cancro. sulle nuove generazioni
 
[h=1]COSA INDOSSI IN MONTAGNA? L'ABBIGLIAMENTO CON PFC CONTAMINA L'AMBIENTE[/h]
  • Settembre 9, 2015
  • Scritto da Francesca Biagioli
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Ci immaginiamo le cime delle montagne come dei luoghi ancora incontaminati, dove è possibile rifugiarsi quando si ha bisogno di contatto con la natura, si vuole godere di panorami mozzafiato e respirare aria buona in luoghi dove l’inquinamento non è ancora arrivato. La nuova inchiesta di Greenpeace ci svela che purtroppo non è proprio così.



Il rapporto “Impronte nella neve” appena pubblicato ha infatti evidenziato come sostanze chimiche molto pericolose si sono accumulate nelle acque e tra la neve anche nei luoghi più remoti del pianeta. Si tratta dei PFC, composti poli e per-florurati impiegati per realizzare giacche e abbigliamento impermeabile da montagna. Sono quindi gli spesso ignari appassionati di montagna a portare involontariamente sulle cime tanto amate tracce di queste sostanze che si accumulano nel tempo, si degradano molto lentamente e tendono a disperdersi facilmente anche in altri luoghi.

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E’ arrivata a questa triste conclusione una spedizione di attivisti di Greenpeace che, divisi in otto squadre tra maggio e giugno, hanno prelevato campioni di acqua e neve in diverse località e le hanno poi fatte analizzare in laboratorio per valutare la presenza dei PFC. In tutte le località sono state trovate più o meno alte concentrazioni di queste sostanze, le situazioni più critiche nel lago di Pilato sui Monti Sibillini, negli Alti Tatra, in Slovacchia e sulle Alpi Svizzere. Gli altri campioni sono stati prelevati tra le montagne della Patagonia cilena, in Russia, Turchia, Cina e nei paesi scandinavi.

Come abbiamo appena detto una situazione particolarmente critica è stata riscontrata proprio in Italia. Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace Italia, a riguardo ha dichiarato:


«Dei diciassette composti riscontrati in tutti i campioni di neve analizzati, ben quattro hanno mostrato le concentrazioni maggiori nei campioni di neve raccolti presso il lago di Pilato, tra cui il PFOS (Perfluorottano sulfonato) già soggetto a restrizioni nell’ambito della Convenzione di Stoccolma».
Ma perché i PFC sono pericolosi? Alcune ricerche hanno evidenziato come queste sostanze possano causare danni al sistema ormonale e riproduttivo, incentivare la crescita di tumori e altre mutazioni cellulari.

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Sotto accusa il settore outdoor che continua ad utilizzare i PFC nonostante le alternative già esistano. Come ha dichiarato Ungherese:
«È paradossale pensare che aziende che dipendono dalla natura per il loro business rilascino volontariamente nell’ambiente sostanze chimiche pericolose. Le aziende outdoor devono dare l’esempio e impegnarsi per un ambiente più pulito assumendo un impegno credibile e a breve termine per eliminare completamente i PFC dai processi produttivi».
Greenpeace fa nomi e cognomi delle aziende virtuose in questo senso e di quelle che ancora non hanno preso provvedimenti. Fjällräven, Paramo, Pyua, Rotauf e R'ADYS,producono già intere collezioni di abbigliamento idrorepellente PFC-free e anche le più famose Puma e Adidas si sono poste quanto meno l’obiettivo di eliminarli nei prossimi anni. I grandi marchi di abbigliamento da montagna però, The North Face, Columbia, Patagonia, Salewa e Mammut, a detta degli attivisti verdi ancora mostrano scarso senso di responsabilità in questo senso.

Sappiamo che indirizzando i nostri consumi possiamo fare in modo che tutte le aziende prendano provvedimenti per eliminare le sostanze inquinanti dalla loro produzione. Greenpeace sollecita inoltre tutti ad unirsi al movimento "Detox outdoor" che chiede alle aziende incriminate di togliere subito i PFC da giacche, scarpe, pantaloni, cappelli e tutti gli altri indumenti ed accessori da montagna.






Francesca Biagioli

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ADIDAS: STOP ALLE SOSTANZE TOSSICHE IN TUTTI I PRODOTTI



SOSTANZE CHIMICHE PERICOLOSE IN GIACCHE E ABBIGLIAMENTO OUTDOOR. SOTTO ACCUSA ANCHE PATAGONIA E NORTH FACE




Ab
 
E QUESTO SI CHIAMA "UOMO"?
[h=1]Le undici sostanze chimiche pericolose da eliminare[/h]
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Con la campagna Detox vogliamo fermare l’avvelenamento dei corsi d’acqua da parte delle industrie che utilizzano sostanze chimiche persistenti in grado di alterare il sistema ormonale dell’uomo. Abbiamo lanciato una sfida ai maggiori marchi d'abbigliamento: eliminare tutte le sostanze tossiche dall’intera filiera produttiva e dall’intero ciclo di vita dei propri prodotti. Di seguito la lista delle principali sostanze chimiche pericolose da eliminare per un futuro libero da sostanze tossiche. [h=2]Alchilfenoli[/h]
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I composti alchilfenolici che comprendono i nonilfenoli, gli octilfenoli e i loro rispettivi etossilati - in particolare il nonifenolo etossilato (NPs) - sono composti alchil fenolici comunemente utilizzati. I nonilfenoli sono largamente utilizzati dall’industria tessile nei processi di lavaggio e tintura. Sono tossici per la vita acquatica, persistenti nell’ambiente perché non si degradano facilmente e possono accumularsi negli organismi viventi fino ad arrivare all’uomo attraverso la contaminazione della catena alimentare. La loro somiglianza con gli ormoni estrogeni naturali può interferire con lo sviluppo sessuale di alcuni organismi. Nei pesci, in particolare, sono causa di femminilizzazione. L’Europa applica una rigida regolamentazione sui nonilfenoli che, dal 2005, non possono essere utilizzati nella maggior parte delle applicazioni.
[h=2]Ftalati[/h]
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Gli ftalati sono un gruppo di sostanze chimiche comunemente utilizzate per rendere più flessibile il PVC (plastica di cloruro di polivinile). L’industria tessile li usa nella pelle artificiale, nella gomma, nel PVC e in alcuni coloranti. Alcuni ftalati, come il DEHP (Bis(2- etilesil )ftalato), sono dannosi per la riproduzione dei mammiferi e possono interferire nello sviluppo testicolare durante i primi anni di vita.
Gli ftalati DEHP e DBP (dibutil fatalato) sono classificati in Europa come tossici per la riproduzione e il loro uso è stato limitato. Secondo il regolamento Europeo REACH, entro il 2015 sarà vietato l’uso degli ftalati DEHP, BBP (benzil butil ftalato) e DBP.
[h=2]Ritardanti di fiamma bromurati e clorurarti[/h]
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Molti ritardanti di fiamma bromurati (BFR) sono sostanze chimiche persistenti (che non si degradano facilmente) e bioaccumulanti (capaci di accumularsi nella catena alimentare) presenti nell'ambiente. Gli eteri di difenile polibromurati (PBDE) sono uno dei gruppi più comuni di BFR e sono stati utilizzati per eliminare il rischio di infiammabilità di una vasta gamma di materiali, inclusi i prodotti tessili. Alcuni PBDE possono interferire con i sistemi ormonali della crescita e dello sviluppo sessuale. Secondo la legislazione europea, l’uso di alcuni tipi di PBDE è sottoposto a stringenti restrizioni e uno dei PBDE è stato inserito nella lista delle 'sostanze pericolose prioritarie' ai sensi della legislazione europea sulle acque, che prevede l'adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle acque superficiali in Europa.
[h=2]Coloranti azoici[/h]
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I coloranti azoici rientrano tra i principali coloranti usati nell’industria tessile. Alcuni coloranti azoici, però, si dissociano durante l’uso e rilasciano sostanze chimiche conosciute con il nome di ammine aromatiche. Alcune ammine aromatiche possono causare tumori. L’Unione europea ha messo al bando l’uso di questi coloranti azoici che rilasciano ammine cancerogene nei tessuti e che possono venire a contatto con la pelle dell'uomo.
[h=2]Composti organici stannici[/h]
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I composti organici stannici sono usati come biocidi (principi attivi che inibiscono qualsiasi organismo nocivo) e come agenti antimuffa in diversi prodotti di consumo. L’industria tessile li utilizza nei calzini, nelle scarpe e negli abiti sportivi per prevenire l’odore causato dal sudore. Il tribustagno (TBT) è tra i più noti composti organici dello stagno, in passato veniva usato principalmente nelle vernici antivegetative per le navi, fino a quando è emerso che persiste nell'ambiente, si accumula nel corpo e può colpire il sistema immunitario e riproduttivo. L’uso del TBT come vernice antivegetativa è ormai in gran parte vietato. Il TBT è stato utilizzato anche nel settore tessile.
Il TBT rientra nella lista delle 'sostanze pericolose prioritarie' ai sensi della normativa dell'Unione europea sulle acque, che prevede l’adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle acque superficiali in Europa. Da luglio 2010 e gennaio 2012 i prodotti (compresi quelli di consumo) che contengono alcuni tipi di composti organostannici in quantità superiore allo 0,1% sono vietati in tutta l'UE.
[h=2]Composti perfluoroclorurati[/h]
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I composti chimici perfluoroclorurati sono sostanze artificiali ampiamente utilizzate dall'industria per le proprietà antiaderenti e idrorepellenti. Nell'industria tessile vengono usati per realizzare prodotti tessili e pellame idrorepellenti e antimacchia. Test dimostrano che molti PFC sono difficili da smaltire perché persistono nell'ambiente e possono accumularsi nei tessuti e aumentare di livello attraverso la contaminazione della catena alimentare. Una volta assimilati dall’organismo, alcuni PFC hanno effetti sul fegato e, in qualità di interferenti endocrini, possono alterare i livelli di crescita e riproduzione ormonale.
Il più noto PFC è il perfluorottano solfonato (PFOS), un composto altamente resistente alla degradazione che persiste nell’ambiente anche per lunghi periodi. Il PFOS fa parte degli ‘inquinanti organici persistenti’ il cui uso è stato limitato ai sensi della Convenzione di Stoccolma, un trattato globale redatto per proteggere la salute umana e l'ambiente. Per taluni usi, inoltre, il PFOS è vietato anche all'interno dell’Europa e in Canada.
[h=2]Clorobenzeni[/h]
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I clorobenzeni sono sostanze chimiche persistenti e bioaccumulanti utilizzate come solventi e biocidi nella produzione di coloranti e come intermedi chimici. Gli effetti dell'esposizione dipendono dal tipo di clorobenzene, tuttavia, essi comunemente influenzano la tiroide, il fegato e il sistema nervoso centrale. L’esaclorobenzene (HCB), la sostanza chimica più tossica e persistente di questo gruppo, è anche un distruttore ormonale.

L'UE classifica il pentaclorobenzene e l’HCB come 'sostanze pericolose prioritarie' ai sensi della normativa dell’Unione europea sulle acque, che prevede l’adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle acque superficiali in Europa. Sono anche elencati come 'inquinanti organici persistenti' il cui uso globale è stato limitato ai sensi della Convenzione di Stoccolma, e per i quali, in linea con questo, né è stato vietato l’uso o prevista la riduzione ed eventuale eliminazione in Europa.
[h=2]Solventi clorurati[/h]
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I solventi clorurati come il tricloroetano (TCE) sono utilizzati nell’industria tessile per sciogliere altre sostanze in fase di produzione e per la pulizia dei tessuti. Il TCE è una sostanza dannosa per l’ozono che può persistere nell’ambiente. È anche conosciuto per gli effetti su sistema nervoso, fegato e reni. Dal 2008 l’Europa ha drasticamente ristretto l’uso del TCE sia nei prodotti che nel lavaggio dei tessuti.
[h=2]Clorofenoli[/h]
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I clorofenoli sono un gruppo di sostanze chimiche usate come biocidi (principi attivi capaci di inibire qualsiasi organismo nocivo) in un'ampia gamma di applicazioni, dai pesticidi ai conservanti del legno e dei tessuti. Il pentaclorofenolo (PCP) e i suoi derivati sono usati come biocidi nell’industria tessile. Il PCP è altamente tossico per gli uomini e può colpire diversi organi del corpo. È inoltre fortemente tossico per gli organismi acquatici. L'Unione europea ha messo al bando la fabbricazione di prodotti contenenti PCP dal 1991 e ora ha drasticamente ristretto la vendita e l’uso di tutti i prodotti che contengano questa sostanza chimica.
[h=2]Paraffine clorurate a catena corta[/h]
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Le paraffine clorurate a catena corta (SCCPs) sono usate nell’industria tessile come ritardanti di fiamma e agenti di rifinitura per la pelle e il tessile. Sono altamente tossici per gli organismi acquatici, non si degradano rapidamente nell’ambiente e hanno un’elevata potenzialità di accumulo negli organismi viventi. Il loro uso in alcune applicazioni è stato ristretto nell’UE dal 2004.
[h=2]Metalli pesanti: Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI[/h]
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I metalli pesanti come cadmio, piombo e mercurio vengono utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti usati nell’industria tessile. Questi metalli possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili inclusi i danni al sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Il cadmio è anche noto per provocare il cancro.

Il cromo VI è utilizzato in alcuni processi tessili e conciari: è fortemente tossico, sono sufficienti basse concentrazioni, anche per molti organismi acquatici. Nell'UE il cadmio, il mercurio e il piombo sono stati classificati come ‘sostanze pericolose prioritarie’ ai sensi della normativa dell’Unione europea sulle acque, che prevede l’adozione di misure per eliminare l'inquinamento delle acque superficiali in Europa. L’uso di cadmio, mercurio e piombo è soggetto a rigorose restrizioni in Europa da diverso tempo, compresi alcuni usi specifici del mercurio e del cadmio nei prodotti tessili.


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