Alien.
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Anno 1989
15 maggioSpettacolare assalto di GREENPEACE alla nave appoggio americana di S. Stefano. A mezzogiorno dalla nave SIRIUS si lanciano all'arrembaggio i gommoni con la scritta "mare senza nucleare". GREEPEACE offre ai 50 giornalisti al seguito i dati essenziali che caratterizzano la base statunitense di La Maddalena. Tratti dai documenti del pentagono, ormai declassificati, dicono che la nave officina ha assistito nel 1987 ben 23 sommergibili nucleari, che è la principale sede di stoccaggio dei missili TOMAHWK della VI Flotta e che questi missili - ed altri a capacità nucleare - fanno parte del mix di armamento dei sommergibili assistiti a S. Stefano.
2003 E si arriva ai giorni nostri: nell’ottobre del 2003 il sottomarino nucleare americano Hartford si incaglia tra le secche dell’isola di Caprera. La popolazione, allarmata dal rumore e dalla forte scossa, come di terremoto, si preoccupa e il pensiero corre subito alla base americana. “Macchè – dichiarano i militari italiani – tutto a posto, è stato semplicemente un piccolo terremoto in Corsica”.
Ma dalla Francia fanno sapere che “niente affatto, qua non c’è stato nessun terremoto. Né piccolo, né grande”. E dopo venti giorni, a novembre, un giornale americano riporta la notizia di quello che è successo: il sottomarino dell’Uss Navy si è schiantato e ha riportato gravi danni allo scafo e all’elica. L’Hartford si è trovato in seria difficoltà. Tanto è vero che l’ammiraglio americano responsabile della flotta Usa è stato defenestrato dal Pentagono. Ma in Italia si nega: “Sì, c’è stato un piccolo incidente al sottomarino, niente di grave”.
Ma le associazioni ambientaliste ormai sono in stato di allarme. Il Wwf Gallura, guidato da Andrea Quiliquini e Paola Buioni, trovano la collaborazione con l’associazione Corsa Abcd. Gli ambientalisti riescono a procurarsi dei campioni di alghe e hanno il colpo di genio di mandarle a un istituto di ricerca indipendente. In grado, quindi, di fare ricerche accurate e di non subire pressioni esterne. La scelta ricade sul Criirad francese, guidato dal professore Bruno Chareyron. 2004 E a gennaio i francesi fanno sapere: “A La Maddalena, per fortuna, non c’è un disastro nucleare in corso. Ma nelle alghe sono state trovate tracce di Torio234 in quantità anomala, una sostanza inquinante e radioattiva, figlia dell’uranio impoverito”. Apriti cielo, i partiti di sinistra si scatenano e cominciano a sfornare interrogazioni in serie. Nessuno sa cosa sia il Torio, ma immediatamente diventa l’argomento del giorno. Le Asl sarde si svegliano e ordinano una nuova serie di esami, appoggiandosi a degli istituti specializzati statali. e il risultato conferma la presenza del Torio. La Maddalena è inquinata davvero, allora! Sono tante le persone che, ancora una volta, trasecolano. Ma gli americani e i militari italiani, però non alzano un sopracciglio: “Il Torio 234 esiste in natura, non è collegato con la presenza dei sommergibili”. Ma gli ambientalisti insistono: “La quantità ritrovata è fuori dalla norma, fate qualcosa”. Ce n’è troppo, insomma. “Anche nell’isolotto dell’Asinara è stata registrata la stessa quantità di Torio234, eppure non ci sono sottomarini” dichiarano i militari. E l’argomento è chiuso. Ma il Criirad non si ferma. Il professor Chareyron chiede all’ambasciata americana i risultati delle analisi fatte a La Maddalena dagli americani prima che costruissero la base. Per constatare che il Torio fosse presente in tale abnorme misura anche prima dell’arrivo dei sottomarini, e capire se effettivamente la radioattività non è da correlarsi alla presenza della base. Ma l’ambasciata americana non si degna di rispondere. Chareyron si arrabbia, a questo punto vuole vederci chiaro e manda le alghe in Belgio, per una ulteriore serie di esami. È la famosa ‘spettrometria alfa’, in grado di stabilire definitivamente cosa si annida tra le alghe di La Maddalena. In Sardegna non esistono attrezzature così sofisticate da consentire questo tipo di analisi. Ad aprile Andrea Quiliquini del Wwf porta a La Maddalena Cristian Cocco di Striscia la Notizia, e spiega la situazione: servono altre analisi per stabilire la provenienza del Torio234. Ma, dopo la puntata di Striscia dedicata al problema radioattivo, non cambia assolutamente niente. I politici partoriscono, in alternanza e a seconda dell’arrabbiatura della popolazione, frasi assolutamente sovversive con rassicurazioni bonarie e pacatissime. Nel frattempo l’istituto belga manda a Chareyron il risultato della spettrometria alfa. Siamo a maggio, e il Criirad avverte: “Guardate che nelle alghe di La Maddalena abbiamo trovato plutonio. E questo elemento in natura non esiste davvero”. Gli ambientalisti organizzano una conferenza stampa e la notizia si diffonde: “La base di Santo Stefano sputa fuori niente meno che plutonio”. Le Asl e gli scienziati italiani pagati per monitorare il territorio cascano ancora una volta dalle nuvole. E a giugno promettono: “Faremo nuove analisi più approfondite, e vedremo se troveremo anche noi il plutonio”. La domanda è: perché non dovrebbero trovarlo? Fatto sta che nel febbraio del 2005 le Asl devono ancora pubblicare i risultati delle analisi. Il governo Usa e quello italiano non si scompongono: “Il plutonio trovato deriva dagli esperimenti nucleari fatti negli anni ’50 e ’60 in tutto il mondo. La sostanza è presente a La Maddalena, perché è presente in tutto il mondo”. Gli ambientalisti, e orami tutto il popolo sardo tranne alcuni politici del centro – destra: “Bene, allora mandateci i risultati delle analisi fatte prima dell’arrivo degli americani, così vediamo se il plutonio inquinava l’arcipelago anche 40 anni fa”. Nisba, gli americani da quell’orecchio non ci sentono, e i risultati delle analisi sono ancora top secret. Lo stesso Chareyron durante una cena a base di carri e codju la notte di ferragosto del 2004 ha spiegato: “Le ricerche fatte dagli apparati statali non indipendenti sono fatte bene per trovare i materiali radioattivi, ma sono troppo limitate. Per esempio: gli istituti di ricerca statali analizzano materiali radioattivi presenti nell’aria, che insieme al pulviscolo atmosferico si depositano ovunque. Lo cercano, e se il materiale è presente lo trovano di sicuro. Però non sono preposte a cercare e trovare i gas radioattivi, cioè i prodotti inquinanti che rimangono allo stato gassoso. Che non si depositano sulle superfici ma che sono altrettanto pericolosi, perché agiscono nei polmoni. Inoltre nei loro monitoraggi sono presenti alcune lacune. Il plutonio, l’americio, il carbonio 14, il kypto 85 e il tritio non vengono misurati. Soprattutto quest’ultimo è un elemento presente in grande quantità nei reattori nucleari.(SOMMERGIBILI) E queste sono solo alcune delle mancanze che hanno gli istituti di ricerca statali”.
2005. Nel gennaio del 2005 Legambiente svolge una sua personale indagine e conferma la presenza di plutonio, ma anche questa volta non succederà niente. Troppi interessi dietro, la base Usa rimane ancorata al porto di Santo Stefano. E, anzi, intende espandersi: gli americani nel 2004 hanno ottenuto dalla Regione Sarda e dal comune di La Maddalena (ai tempi, entrambi guidati da uomini di An) la concessione per una espansione edilizia di 50 mila metri cubi. Una vera beffa. L’80% dei Sardi, secondo un sondaggio, se avesse la possibilità di esprimere il proprio parere in merito, caccerebbe via a pedate la base nucleare. Ma lo Stato nega la possibilità del sondaggio, perché la Regione Sarda (e i Sardi) non ha la competenza necessaria in materia. Che spetta solo ed esclusivamente allo Stato. STATO?QUALE STATO?

www.disinformazione.it
15 maggioSpettacolare assalto di GREENPEACE alla nave appoggio americana di S. Stefano. A mezzogiorno dalla nave SIRIUS si lanciano all'arrembaggio i gommoni con la scritta "mare senza nucleare". GREEPEACE offre ai 50 giornalisti al seguito i dati essenziali che caratterizzano la base statunitense di La Maddalena. Tratti dai documenti del pentagono, ormai declassificati, dicono che la nave officina ha assistito nel 1987 ben 23 sommergibili nucleari, che è la principale sede di stoccaggio dei missili TOMAHWK della VI Flotta e che questi missili - ed altri a capacità nucleare - fanno parte del mix di armamento dei sommergibili assistiti a S. Stefano.
2003 E si arriva ai giorni nostri: nell’ottobre del 2003 il sottomarino nucleare americano Hartford si incaglia tra le secche dell’isola di Caprera. La popolazione, allarmata dal rumore e dalla forte scossa, come di terremoto, si preoccupa e il pensiero corre subito alla base americana. “Macchè – dichiarano i militari italiani – tutto a posto, è stato semplicemente un piccolo terremoto in Corsica”.
Ma dalla Francia fanno sapere che “niente affatto, qua non c’è stato nessun terremoto. Né piccolo, né grande”. E dopo venti giorni, a novembre, un giornale americano riporta la notizia di quello che è successo: il sottomarino dell’Uss Navy si è schiantato e ha riportato gravi danni allo scafo e all’elica. L’Hartford si è trovato in seria difficoltà. Tanto è vero che l’ammiraglio americano responsabile della flotta Usa è stato defenestrato dal Pentagono. Ma in Italia si nega: “Sì, c’è stato un piccolo incidente al sottomarino, niente di grave”.
Ma le associazioni ambientaliste ormai sono in stato di allarme. Il Wwf Gallura, guidato da Andrea Quiliquini e Paola Buioni, trovano la collaborazione con l’associazione Corsa Abcd. Gli ambientalisti riescono a procurarsi dei campioni di alghe e hanno il colpo di genio di mandarle a un istituto di ricerca indipendente. In grado, quindi, di fare ricerche accurate e di non subire pressioni esterne. La scelta ricade sul Criirad francese, guidato dal professore Bruno Chareyron. 2004 E a gennaio i francesi fanno sapere: “A La Maddalena, per fortuna, non c’è un disastro nucleare in corso. Ma nelle alghe sono state trovate tracce di Torio234 in quantità anomala, una sostanza inquinante e radioattiva, figlia dell’uranio impoverito”. Apriti cielo, i partiti di sinistra si scatenano e cominciano a sfornare interrogazioni in serie. Nessuno sa cosa sia il Torio, ma immediatamente diventa l’argomento del giorno. Le Asl sarde si svegliano e ordinano una nuova serie di esami, appoggiandosi a degli istituti specializzati statali. e il risultato conferma la presenza del Torio. La Maddalena è inquinata davvero, allora! Sono tante le persone che, ancora una volta, trasecolano. Ma gli americani e i militari italiani, però non alzano un sopracciglio: “Il Torio 234 esiste in natura, non è collegato con la presenza dei sommergibili”. Ma gli ambientalisti insistono: “La quantità ritrovata è fuori dalla norma, fate qualcosa”. Ce n’è troppo, insomma. “Anche nell’isolotto dell’Asinara è stata registrata la stessa quantità di Torio234, eppure non ci sono sottomarini” dichiarano i militari. E l’argomento è chiuso. Ma il Criirad non si ferma. Il professor Chareyron chiede all’ambasciata americana i risultati delle analisi fatte a La Maddalena dagli americani prima che costruissero la base. Per constatare che il Torio fosse presente in tale abnorme misura anche prima dell’arrivo dei sottomarini, e capire se effettivamente la radioattività non è da correlarsi alla presenza della base. Ma l’ambasciata americana non si degna di rispondere. Chareyron si arrabbia, a questo punto vuole vederci chiaro e manda le alghe in Belgio, per una ulteriore serie di esami. È la famosa ‘spettrometria alfa’, in grado di stabilire definitivamente cosa si annida tra le alghe di La Maddalena. In Sardegna non esistono attrezzature così sofisticate da consentire questo tipo di analisi. Ad aprile Andrea Quiliquini del Wwf porta a La Maddalena Cristian Cocco di Striscia la Notizia, e spiega la situazione: servono altre analisi per stabilire la provenienza del Torio234. Ma, dopo la puntata di Striscia dedicata al problema radioattivo, non cambia assolutamente niente. I politici partoriscono, in alternanza e a seconda dell’arrabbiatura della popolazione, frasi assolutamente sovversive con rassicurazioni bonarie e pacatissime. Nel frattempo l’istituto belga manda a Chareyron il risultato della spettrometria alfa. Siamo a maggio, e il Criirad avverte: “Guardate che nelle alghe di La Maddalena abbiamo trovato plutonio. E questo elemento in natura non esiste davvero”. Gli ambientalisti organizzano una conferenza stampa e la notizia si diffonde: “La base di Santo Stefano sputa fuori niente meno che plutonio”. Le Asl e gli scienziati italiani pagati per monitorare il territorio cascano ancora una volta dalle nuvole. E a giugno promettono: “Faremo nuove analisi più approfondite, e vedremo se troveremo anche noi il plutonio”. La domanda è: perché non dovrebbero trovarlo? Fatto sta che nel febbraio del 2005 le Asl devono ancora pubblicare i risultati delle analisi. Il governo Usa e quello italiano non si scompongono: “Il plutonio trovato deriva dagli esperimenti nucleari fatti negli anni ’50 e ’60 in tutto il mondo. La sostanza è presente a La Maddalena, perché è presente in tutto il mondo”. Gli ambientalisti, e orami tutto il popolo sardo tranne alcuni politici del centro – destra: “Bene, allora mandateci i risultati delle analisi fatte prima dell’arrivo degli americani, così vediamo se il plutonio inquinava l’arcipelago anche 40 anni fa”. Nisba, gli americani da quell’orecchio non ci sentono, e i risultati delle analisi sono ancora top secret. Lo stesso Chareyron durante una cena a base di carri e codju la notte di ferragosto del 2004 ha spiegato: “Le ricerche fatte dagli apparati statali non indipendenti sono fatte bene per trovare i materiali radioattivi, ma sono troppo limitate. Per esempio: gli istituti di ricerca statali analizzano materiali radioattivi presenti nell’aria, che insieme al pulviscolo atmosferico si depositano ovunque. Lo cercano, e se il materiale è presente lo trovano di sicuro. Però non sono preposte a cercare e trovare i gas radioattivi, cioè i prodotti inquinanti che rimangono allo stato gassoso. Che non si depositano sulle superfici ma che sono altrettanto pericolosi, perché agiscono nei polmoni. Inoltre nei loro monitoraggi sono presenti alcune lacune. Il plutonio, l’americio, il carbonio 14, il kypto 85 e il tritio non vengono misurati. Soprattutto quest’ultimo è un elemento presente in grande quantità nei reattori nucleari.(SOMMERGIBILI) E queste sono solo alcune delle mancanze che hanno gli istituti di ricerca statali”.
2005. Nel gennaio del 2005 Legambiente svolge una sua personale indagine e conferma la presenza di plutonio, ma anche questa volta non succederà niente. Troppi interessi dietro, la base Usa rimane ancorata al porto di Santo Stefano. E, anzi, intende espandersi: gli americani nel 2004 hanno ottenuto dalla Regione Sarda e dal comune di La Maddalena (ai tempi, entrambi guidati da uomini di An) la concessione per una espansione edilizia di 50 mila metri cubi. Una vera beffa. L’80% dei Sardi, secondo un sondaggio, se avesse la possibilità di esprimere il proprio parere in merito, caccerebbe via a pedate la base nucleare. Ma lo Stato nega la possibilità del sondaggio, perché la Regione Sarda (e i Sardi) non ha la competenza necessaria in materia. Che spetta solo ed esclusivamente allo Stato. STATO?QUALE STATO?

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