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Leopoldo Mastelloni: «Ho una pensione da fame, penso al suicidio»

L’esasperazione dell’attore e cantante napoletano che prende 625 euro di pensione al mese: «Se non avessi l’aiuto di Barbara Mastroianni e degli amici non so come farei»

di Redazione Online




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«Io l’erede» di Eduardo De Filippo con Geppy Gleijeses e Leopoldo Mastelloni
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«Dopo 50 anni di lavoro e di contributi prendo 625 euro di pensione al mese. Se non avessi degli amici che mi aiutano a pagare l’affitto, prenderei 40 pillole di sonnifero e me andrei via: ci penso sempre più spesso a farla finita». È lo sfogo di un esasperato Leopoldo Mastelloni - attore, regista e cantante napoletano - che a luglio compirà 70 anni e confessa pubblicamente di essere ridotto sul lastrico e di riuscire a mantenere una casa in affitto «solo grazie all’aiuto di alcuni cari amici che mi prestano soldi».


«Non mi vergogno di dire come stanno le cose»

Parole agre, quelle di Mastelloni: «Io non ho vergogna di dire come stanno le cose. E parte di questo coraggio me lo ha dato Orietta Berti, confessando che anche lei prende 800 euro al mese e che se il marito non le avesse fatto una pensione integrativa sarebbe costretta a chiedere l’elemosina, che è quello che sto facendo io. Io ormai mangio solo quello che i supermercati mettono in offerta speciale e se non avessi Barbara Mastroianni, la figlia di Marcello, che mi aiuta, non so come farei», dice l’artista.





Il versamento dei contributi

L’attore spiega il motivo dell’esiguità della sua pensione: «Purtroppo io ho saputo solo quando sono andato in pensione che questa sarebbe stata calcolata sugli ultimi tre anni di contributi, che nel caso mio e di chi fa il mio mestiere sono chiaramente scarsi, perché gli impegni e le chiamate con l’età si diradano. Eppure io ho fatto i miei primi versamenti nel 1965 e dal 1968 per un lunghissimo periodo lavorando in Rai ho versato tramite loro moltissimi contributi. Ed è mai possibile che mi debba trovare in condizioni di indigenza? Che me ne faccio allora di essere considerato un maestro del teatro? Vorrei meno onorificenze e più soldi francamente». Mastelloni racconta anche di aver fatto richiesta della legge Bacchelli (l’aveva richiesta anche Franco Califano prima di morire): «Ma dopo un anno non ho ancora ricevuto risposta». «L’unico che mi ha aiutato è stato Gino Paoli che mi ha fatto ottenere tramite la Siae un contributo momentaneo di 10 euro al giorno come artista di chiara fama in situazione di indigenza».


«Il mio errore? Credere nella cultura»

Un bilancio che non risparmia nessuno: «Il mio errore - aggiunge - è stato credere nella cultura: ho sempre reinvestito nella produzione di spettacoli teatrali quello che guadagnavo. Forse avrei dovuto mettere i soldi sotto il materasso ed evadere il fisco per non ridurmi in miseria». L’artista si dice indignato dal fatto che «in Italia c’è gente che con pochi anni di mandato parlamentare prende pensioni da sogno e chi ha lavorato per 50 anni non può nemmeno pagarsi un tetto». E provocatoriamente aggiunge: «Forse dovrei mettermi su un barcone a largo di Lampedusa per avere una maggiore assistenza dallo Stato. È una cosa indegna quello che succede in Italia. E ormai io spero che mi prenda un colpo il prima possibile perché non so cosa posso fare in questa situazione. E devo pure sperare che qualcuno mi faccia un funerale: perché lo Stato paga la bara ai clandestini ma a noi no», conclude Mastelloni.
 
Ultima modifica:
[h=1]Il pensionato d’oro (da record): assegno mensile di 91 mila euro[/h] [h=2]Il confronto Il pagamento per l’ex manager delle tlc equivale a 107 pensioni al minimo[/h]
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di Gian Antonio Stella



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Almeno 54 mila euro in più al mese: ecco quanto riceverebbe Mauro Sentinelli, il recordman delle «pensioni d’oro», rispetto a ciò che versò di contributi. Per capirci: l’equivalente di 107 (cento sette) pensioni minime. Invece dei 91.473 lordi mensili ne avrebbe circa 37 mila lordi. Più che sufficienti, pagate le tasse, a vivere piuttosto bene.

Chiariamo subito: l’ex direttore generale di Tim, in pensione da dieci anni dopo una vita passata tutta o quasi nell’azienda telefonica, non è un ladro. È, questo sì, uno scassinatore dei conti pubblici. Ma «solo» per avere approfittato fino in fondo delle leggi che c’erano. Di più: su quei 91 mila euro mensili ne paga 14.536 come contributo di solidarietà. Un sesto del vitalizio. Ma comunque stratosferico.
Immaginiamo pure che viva come un’ingiustizia l’essere sempre tirato in ballo lui, il recordman, mentre un velo finisce per coprire tanti altri che incassano pensioni magari un po’ più basse ma altrettanto astronomiche e squilibrate. E più ancora che gli dia fastidio il velo che copre chi quelle regole insensate le ideò, le propose, le votò. Basti ricordare, tra gli altri, i vitalizi parlamentari: un euro di versamenti in entrata, undici in uscita. Per non dire di altri (come i militari dei quali l’Inps ha recentemente resi noti i numeri) che ricevono in media il doppio di quanto versato. Pensioni infinitamente più modeste, certo. Ma i conti non tornano lo stesso.





Come non tornano i conti, scrive il settimanale online «il foglietto» edito dal sindacato di base USI-Ricerca, alla Corte costituzionale. Dove i 22 giudici a riposo e i 9 coniugi superstiti, come si ricava dal bilancio messo in rete dalla stessa Consulta, «percepiscono una pensione da 16.500 euro lordi al mese». Molti più di quanti ne avevano versati. Osservazione ovvia: quanto può incidere, nel valutare i ricorsi sui «diritti acquisiti», il retropensiero di ogni magistrato, per quanto disinteressato sia, sul proprio futuro pensionistico?

Detto questo, il «caso Sentinelli» resta sbalorditivo. Tanto più che il nostro gode di quel trattamento extralusso dal 2006, nove anni e mezzo fa, nonostante non sia poi così vecchio. Nato nel ‘47, è più giovane di 12 milioni di italiani. E ha due anni in meno, per esempio, di Eddy Reja che ha appena salvato l’Atalanta e gioca ancora le partitelle delle squadre che allena.
Bene: stando ai dati Inps, recuperati a dispetto del rifiuto dei vertici di fornire dettagli sui singoli, lo sfacciato sbilanciamento fra sistema retributivo e contributivo emerge nel caso del dirigente telefonico in modo abbagliante. Dicono le tabelle che negli ultimi sei anni di carriera, da quando fu nominato direttore generale ai primi di luglio 2009 (l’azienda sottolineò che lo premiava perché gli doveva «molte delle innovazioni nella telefonia mobile come i contratti family e la carta prepagata») fino al 31 dicembre 2005, Mauro Sentinelli guadagnò moltissimo: oltre 23 milioni di euro lorde. E moltissimo (tasse a parte: una tombola) versò di contributi: oltre 7 milioni e mezzo.


Il guaio per i conti pubblici è che quei soldi, con le regole esistenti, gli sono stati restituiti con la pensione, al lordo, in soli sette anni. Per capirci: alla fine del 2012 li aveva grossomodo già recuperati. E se vivrà quanto un italiano medio, come ovviamente gli auguriamo, potrà riceverne in totale, di milioni lordi, ventidue.
Quanto al passato, guadagnava molto ma molto meno. E versò anche molto ma molto meno. Nell’anno della riforma Dini, quando già andava per la cinquantina e aveva percorso gran parte della vita professionale, pagava per il suo futuro, in un anno, la metà di quanto prende oggi in un mese. Insensato.
Proviamo a fare una simulazione? Prendiamo un «quadro» di oggi con due decenni di anzianità e inchiodato alle regole del contributivo. I suoi ipotetici 100 mila euro attuali rischiano di diventare, quando potrà andare a riposo tra una quindicina abbondante di anni, meno della metà.

A farla corta, se il vitalizio dell’ex dirigente Telecom fosse basato sui contributi che versò, avrebbe come dicevamo non 91 mila euro e mezzo al mese ma, appunto, 37 mila. Anzi, un calcolo più restrittivo messo a punto l’anno scorso parlava addirittura di 25 mila. Il che farebbe supporre un bonus supplementare mensile di 66 mila euro.
Tema: cosa dovrebbe fare lo Stato? Amputargli di netto la pensione? Chiedergli indietro i soldi ricevuti fino ad oggi? E se poi ricorre alla Corte costituzionale chiedendo che venga rispettato il contratto, giusto o sbagliato che fosse, che aveva firmato con lui?
Non è facile uscirne. Tanto più che, come spiegano vari osservatori tra cui Giuliano Cazzola e Maurizio Sacconi, chi se n’è andato col retributivo e si trova oggi in una situazione che appare di privilegio e dunque a rischio, non ha più la possibilità di rimediare «operosamente», andando in pensione più tardi o facendosi un vitalizio alternativo, al cambio delle regole. Lo stesso Sentinelli potrebbe dire: se avessi saputo che finiva così avrei potuto investire quei milioni versati negli ultimi anni in una assicurazione privata, magari guadagnandoci... E la stessa cosa vale per molti altri.

Tito Boeri, il presidente dell’Inps, lo sa. E l’ha già detto: un ricalcolo delle pensioni (a parte la difficoltà di conteggiare una miriade di casi) con l’amputazione secca e brutale dei vitalizi più alti, è di fatto impossibile. Di più: quell’amputazione forse vendicherebbe certe ingiustizie ma sarebbe a sua volta ingiusta e potrebbe perfino, dicono i tecnici, avere effetti negativi sull’insieme. Probabilmente si finirà con una revisione a scaglioni progressivi. Più dura per chi riceve moltissimo più di quanto aveva versato, più morbida per i vitalizi meno scandalosi e offensivi nei confronti di chi fatica ad arrivare a fine mese.

Una cosa è sicura: per quanto possano essere limitati i vantaggi per le pubbliche casse (neppure requisendo ogni centesimo delle pensioni più spropositate si metterebbe una toppa ai buchi nei conti pubblici) nessun progetto di riforma che tocchi tutti i cittadini potrà mai essere portato avanti senza toccare «prima» i megavitalizi come quelli di cui parliamo. Non è solo una questione di soldi. È che non possiamo scaricare sui nostri figli e nipoti il peso di «diritti acquisiti» abnormi dovuti a leggine cervellotiche. Anche loro hanno un diritto acquisito dalla nascita: non essere discriminati rispetto ai genitori e ai nonni.
 
A parte le pensioni d'oro ......
Ma questi artisti, cantanti, vip che si lamentano della misera pensione, quando erano al top potevano benissimo condurre una vita normale, invece di comportarsi come cicale .... bella vita .... macchine di lusso ....... navette da crociera ... rolex ecc. ecc. mo lasciamoli un po fischiare così se ne accorgono come si fa a vivere con 600 euro a mese!!!
Questo dovrebbe toccare anche ai nostri politici e amici vari, ma purtroppo è un'altra storia!!!
 

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