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Angela Merkel: la nemica del Made in Italy

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Angela Merkel: la nemica del Made in Italy
EUROPA UE, NEWS lunedì, 16, dicembre, 2013

16 dic – La Germania vuole vietare l’etichetta Made in Italy sui nostri prodotti per timore che i consumatori preferiscano i nostri prodotti ai loro



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(se la guardo bene questa farà una brutta fine)

Scrive Carlo Cambi su Libero:
[...]La battaglia si gioca sull’introduzione dell’obbligatorietà di etichettatura d’origine dei prodotti europei. Ha una valenza doppiamente strategica: costringerebbe le industrie a riportare le produzioni nel continente e frenerebbe lo smottamento qualitativo dei consumi. Esattamente per questo la Germania si oppone, insieme a inglesi, olandesi e svedesi, all’etichetta d’origine obbligatoria.

La crisi per i triangolatori tedeschi e del Nord Europa è infatti un ottimo affare. Con le famiglie del Sud Europa che hanno sempre meno soldi (sono di ieri i dati dell’Inps secondo cui gli italiani hanno perso in quattro anni il 9,1% di potere d’acqui – sto e dell’Ocsechecolloca l’Italia al top del il rischio povertà che riguarda un terzo della popolazione) offrire merci di incerta qualità e di ancor più incerta provenienza è un’occasione ghiottissima.

Giova ricordare che a causa dei «nein» di Berlino l’Europa è il solo mercato che non ha l’obbligo di origine in etichetta essendo questo regime imposto negli Usa fin dal ’36, in Giappone dal ’65 e perfino in Cina a partire dal 2004. L’Ue ha per due volte ha cassato – con una chiara erosione di sovranità del nostro paese – la legge italiana per il 100% made in Italy mettendoci sette anni a motivare il rifiuto, e per due volte la Commissione ha fatto marcia indietro sull’origine obbligatoria. Ma il 23 ottobre scorso finalmente il Parlamento di Strasburgo ha dato il via libera in commissione al regolamento che apre la strada all’etichettatura d’origine.

Con l’Italia in prima fila il regolamento ha ottenuto 27 voti favorevoli, 5 contrari (olandesi e inglesi) e 7 astenuti tra cui i tedeschi costretti al profilo basso da una vicenda poco edificante: quella dei limiti alle emissioni delle auto che Berlino ha bloccato per fare gli interessi dei suoi costruttori che hanno foraggiato il partito della Merkel. A favorire questo primo parzialissimo via libera è stato il rapporto «sulla sorveglianza del mercato interno» stilato dall’europarlamentare finlandese Sirpa Pirtikainen secondo la quale «oltre il 90% dei prodotti che entrano sul mercato europeo non è controllato da nessuno. Questo vuol dire che ne circolano troppi che non sono sicuri».

Ma perché la Germania si oppone? Perché su circa 250 miliardi di dollari (stime Ocse) di giro d’affari d’importazioni parallele nel mondo circaunquarto (60 miliardi di dollari) transita per la Germaniae per i porti del Nord Europa. E non c’è solo questo. Se passasse la totale tracciabilità delle merci si scoprirebbe che molti marchi al top della Germania, sia in campo automobilistico che tecnologico e meccanico, di tedesco hanno solo la firma (…)

Ls Germania sta danneggiando anche l’Ungheria

La Germania, pur non essendo un produttore europeo di conigli, ha occupato gli spazi dell’Ungheria, sicché mentre nel 2010 la quota di mercato in volume dell’Ungheria nel mercato italiano era del 45,2 per cento, nel 2012 si è ridotta al 6 per cento, mentre quella della Germania è passata dal 10,6 per cento al 41,3 per cento nello stesso periodo di riferimento; le dimensioni delle esportazioni tedesche verso l’Italia hanno così superato quelle di Spagna e Francia insieme, che notoriamente sono al secondo e terzo posto tra i produttori europei dopo l’Italia. Il volume di importazione per l’Italia (dalla sola Germania) è diventato pari a circa duemila tonnellate all’anno, persistendo dubbi sulla provenienza di detti conigli (congelati o refrigerati) da altre zone europee o extraeuropee, attraverso triangolazioni.
 

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