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ANNO 2044 PECCATO FORSE NON CI SARO'

Alien.

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[h=1]SEMPRE SE ESISTERà ANCORA.......


I robot? Nel 2044 saranno proprio come noi
[/h] [h=2]Ci vorranno altri 25 anni per far sì che l’Intelligenza Artificiale incontri quella umana e poi chi li fermerà?[/h]
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– Credits: A Health Blog , Flickr [h=4]Antonino Caffo[/h] - 17 luglio 2019
È il sogno ricorrente di Will Smith nel film iRobot: essere faccia a faccia con un’entità robotica, in grado di pensare, parlare e agire proprio come noi. Seppur si tratti solo di un film, quel sogno potrebbe presto diventare realtà, almeno a sentir parlare gli esperti informatici in giro per il mondo. Tra questi vi è Murray Shanahan , professore di robotica cognitiva presso l’Imperial College di Londra, che dal 2012 lavora sul cosiddetto “apprendimento approfondito” (deep learning) applicato ai sistemi di Intelligenza Artificiale (AI).

Il professore è convinto che ci siano buone chance per cui nei prossimi 25 anni l’AI possa rispecchiare totalmente l’intelligenza umana, imitandone e prevedendone azioni e strategie. “Il raggiungimento di un pari livello tra intelligenza artificiale e umana sarà reale” – ha spiegato Shanahan al sito Techradar. L’unico problema è che il ricercatore inglese non riesce ancora a spiegarsi quale possa essere il tassello mancante nel complicato puzzle che porterà i robot a ragionare come noi.

A differenza degli attuali assistenti digitali, come Assistente Google, Alexa e Siri, che si basano tutti su input dati dall’utente (indirizzo di casa, lavoro, squadre preferite) per ricevere notifiche, quello che diventerà l’IA entro il 2044 sarà una vera e propria intelligenza parallela, in grado di prevenire i comportamenti umani e agire di conseguenza.

“La particolarità degli esseri umani e degli animali è che sanno adattarsi a diverse situazioni – ha spiegato Shanahan – è quel tipo di intelligenza che si deve cercare di integrare nelle macchine. Non penso che ci sia qualcuno al mondo in grado di sapere come fare. Deve esserci una sorta di trucco da scoprire, che è insito nell’evoluzione umana e che ancora non stiamo sfruttando”. Vengono in mente le scene di Blade Runner, in cui il poliziotto Rick Deckard insegue i replicanti della Tyrell Corporation per ritirarli ed evitare che si mischino tra le persone. Un lavoro che potrebbe essere particolarmente richiesto nei prossimi 50 anni.

Un buon punto di partenza è il riconoscimento vocale, proprio quello che viene utilizzato negli attuali smartphone e tablet: “E’ stata una funzione basilare per anni, poi all'improvviso, grazie al machine learning e alla possibilità di raccogliere una grande mole di dati, è diventato uno strumento migliore e di successo”. Il merito va sicuramente ai passi fatti dalla tecnologia in materia di analisi predittiva e al modo in cui oggi vengono utilizzati le informazioni delle persone raccolte a scopo scientifico. L’obiettivo non è più capire come gli umani agiscono per poi proporre una risposta, ma come potrebbero agire ad un input esterno, per prevederne le reazioni successive e ulteriori. Possibilmente entro il 2044.
 
Vegebot, arriva il robot contadino raccogli lattuga (iceberg)

Si chiama Vegebot, il robot di raccolta intelligente, sviluppato da un team di ingegneri dell’Università di Cambridge. Addestrato oltre che per raccogliere la lattuga anche per riconoscere il livello di maturazione delle foglie
Sembra proprio che raccogliere l’insalata, e nello specifico la lattuga di tipo iceberg, sia un compito molto difficile per un robot. E’ per questo motivo che gli ingegneri dell’Università di Cambridge si sono concentrati sullo sviluppo di Vegebot, un robot che riesce a raccogliere autonomamente la lattuga. Il robot, che è già stato testato con successo sui campi all’aperto di una cooperativa ortofrutticola britannica, al momento non è efficiente al 100% quanto un lavoratore in carne e ossa ma dimostra quanto l’utilizzo della robotica si stia diffondendo sempre di più nel settore dell’agricoltura, anche per raccogliere frutti o verdure che richiedono una manualità e un impegno per l’uomo non indifferente.

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[h=2]Vegebot, il robot contadino raccogli lattuga[/h]
Diversi vegetali sono coltivati meccanicamente o comunque automaticamente già da anni ma esistono tipologie resistenti all’automazione in quanto molto difficili da raccogliere o per le quali è molto difficile individuare il livello di maturazione giusto.
Proprio la lattuga di tipo iceberg è una di queste. Tra l’altro questa tipologia di lattuga è relativamente piatta e più difficile da raccogliere rispetto ad altre.

Al momento, come riferisce Julia Cai, una delle autrici dello studio dietro al progetto che ha permesso la costruzione di Vegebot, lo studio è stato pubblicato sul Journal of Field Robotics,

“Oggi, la raccolta è l’unica parte del ciclo di vita della lattuga che viene eseguita manualmente ed è molto impegnativa dal punto di vista fisico. Vegebot intende proprio sopperire all’utilizzo di esseri umani per raccogliere la lattuga: determina se le foglie sono sane e pronte per essere raccolte, taglia la lattuga dalla pianta senza danneggiarla e la ripone in un apposito contenitore”.

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[h=2]Dotato di un sistema di visione artificiale[/h]
Si tratta di qualcosa di difficile da attuare per un robot anche se per un essere umano può sembrare abbastanza semplice, come riferisce uno degli autori dello studio, Josie Hughes.

Per capire il livello di maturazione delle foglie, il robot si serve di un sistema di visione artificiale basato sull’apprendimento automatico che dovrebbe migliorare sempre di più con l’esperienza.
Vegebot utilizza inoltre un sofisticato sistema di taglio con tanto di telecamera per un taglio regolare.

I ricercatori hanno dotato Vegebot di sistemi intelligenti per consentire la raccolta, come algoritmi che gli permettono di imparare dall’esperienza grazie al machine learning. Ci sono inoltre dei componenti dotati di computer vision che gli permettono di identificare le condizioni del terreno e determinare se quel tipo di lattuga è pronta per essere raccolta.

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Le difficoltà incontrate da Vegebot nella raccolta della lattuga sono di duplice natura: da una parte, come accade con tutte le protesi hi-tech, il robot deve imparare la giusta manualità, cosa non semplice. Dall’altra, invece, c’è la questione del substrato: rispetto ad altri prodotti, la lattuga iceberg è difficile da raccogliere perché si danneggia facilmente.



E’ tuttavia chiaro che l’utilizzo delle macchine dotate di intelligenza artificiale in agricoltura e soprattutto delle ricerche correlate ad esse non farà che crescere nei prossimi anni, così come anche l’abilità di queste nel migliorare i processi di raccolta intelligente.


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QUESTO MI FA UN PO PAURA


[h=1]La fantascienza diventa realtà: ora le macchine sanno progettare i robot[/h]
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Il sistema messo a punto dal Mit per produrre attuatori dimostra che le macchine possono svolgere compiti impossibiliABBONATI A
12 luglio 2019
COME accade nei film di fantascienza, ora le macchine sono davvero in grado di progettare e stampare in 3D componenti per i robot, che permettono di svolgere nuove straordinarie funzioni. Il sistema messo a punto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) riesce a fare in modo automatico ciò che è impossibile per un essere umano: vale a dire testare milioni di possibili combinazioni di materiali e caratteristiche, fino a trovare quella ottimale. Lo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, potrebbe rappresentare il primo passo per la progettazione automatizzata di strutture molto più grandi, come le ali degli aerei.

I ricercatori, guidati da Subramanian Sundaram, hanno dimostrato il funzionamento del loro sistema fabbricando attuatori, cioè dispositivi che controllano meccanicamente i sistemi robotici in risposta a segnali elettrici. In questo caso, erano in grado di mostrare due diverse immagini in bianco e nero solo cambiando la propria angolazione e quindi il modo in cui la luce era riflessa: un ritratto di Van Gogh in un caso e "L'urlo" di Edvard Munch nell'altro.

Gli attuatori sono costituiti da un insieme di tre materiali diversi, ognuno con colore chiaro o scuro e con diverse proprietà. Il software inizia scomponendo il design di ogni attuatore in milioni di piccoli pixel tridimensionali, anche chiamati "voxel", che possono essere riempiti da ciascuno dei materiali. A questo punto, l'algoritmo fa partire milioni di simulazioni, provando tutte le combinazioni possibili: una volta trovata quella giusta, una stampante 3D appositamente realizzata comincia a fabbricare l'attuatore, disponendo strato dopo strato il giusto materiale nel giusto pixel tridimensionale.
 
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