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BASSETTI ABBIAMO SBAGLIATO

QUESTO LO SAPEVO VISTO UN VIDEO DI UNA INFERMIERA.​

"Anche chi aveva un infarto...", la verità sui decessi da Covid​

Bassetti denuncia l'errore commesso dall'Italia: "Abbiamo un peccato originale che riguarda marzo e aprile. Chiunque arrivasse in ospedale e risultasse positivo al tampone, veniva classificato come morto a causa del Covid"

Federico Garau - Gio, 19/11/2020 - 19:12





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Mentre in Italia permane l'allarme e si continua a parlare di emergenza sanitaria, con tanto di rigidi provvedimenti e chiusure in alcune regioni, l'infettivologo Matteo Bassetti dell'ospedale San Martino spiazza tutti con alcune sue affermazioni circa i decessi attribuiti al Covid-19.
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Stando a quanto dichiarato dal direttore della clinica Malattie Infettive ci sarebbero stati degli errori nei conteggi.
Bassetti riporta una simile notizia nel corso del suo ultimo intervento a l'Aria che tira, trasmissione in onda su La7 e condotta da Myrta Merlino. Invitato a fare il punto della situazione, l'infettivologo, che da mesi tenta di riportare la calma dando dei dati oggettivi sull'epidemia, afferma che nelle prossime settimane potrebbero ancora esserci delle pressioni sulle terapie intensive degli ospedali ma che non sarebbe corretto monitorare l'andamento della situazione sanitaria basandosi sulle morti, come invece è stato fatto. È Myrta Merlino che, riportando gli ultimi dati del Paese, secondo i quali vi è ora un rapporto del 14,6 tra tamponi effettuati e soggetti risultati positivi, a parlare di"numeri brutti sui morti" e di incremento di ricoveri nelle terapie intensive.

Sono morti, ma erano già guariti: contati come vittime del Covid

"La situazione ha raggiunto un plateau", spiega Bassetti."C'è però da dire che quella crescita esponenziale che avevamo visto nelle scorse settimane si è fermata, e lo dimostra il fatto che siamo arrivati ad un 18% di tamponi positivi. Sul totale dei fatti, adesso siamo a meno del 15. Continueremo però a vedere nelle prossime 2 o 3 settimane una pressione sulle terapie intensive", prosegue il direttore della clinica Malattie Infettive. "Abbiamo bisogno di 2-3 settimane, come del resto continueremo a vedere dei numeri importanti dei decessi, che ricordo non è lo strumento per monitorare come va questa epidemia". L'infettivologo, che da mesi si trova in prima linea nella lotta contro il Covid, aggiunge: "Dobbiamo sempre ricordarci che ogni giorno in Italia muoiono 2500 persone. E se noi guardiamo i numeri oggi, sono tanti decessi, ma sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Nella prima parte di marzo-aprile noi avevamo i decessi che erano localizzati in 5 regioni, quindi su una popolazione intorno ai 15-20 milioni di abitanti. Oggi abbiamo una situazione di decessi che ovviamente nessuno vuol dire che non ci sono – ci sono, e li piangiamo – ma sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ripeto: quello che ci fa paura, e chi ci ha fatto paura per il sistema sanitario, non è tanto il numero di decessi quanto quella che noi chiamiamo morbilità, cioè la quantità di persone che contemporaneamente stanno male a causa della stessa malattia".
Ed è qui che Bassetti sgancia la "bomba", parlando di sbagli sul calcolo della mortalità."Noi abbiamo contato in maniera diversa rispetto a come ha contato il resto dell'Europa. Vogliamo dirlo questo, o vogliamo continuare nell'errore? Abbiamo un peccato originale che riguarda marzo e aprile". All'epoca, spiega Bassetti, chiunque arrivasse in ospedale e risultasse positivo al tampone, veniva classificato come morto a causa del Covid. "Anche chi aveva avuto un infarto", spiega l'infettivologo. "Se oggi, a distanza di 9 mesi, non sappiamo guardare indietro ed ammettere un errore, continueremo ad essere considerati i peggiori d'Europa. Da medico, non mi piace questa cosa che abbiamo una letalità 3 volte superiore rispetto agli altri, perché siamo noi che abbiamo insegnato come fare ai tedeschi ed ai francesi", attacca Bassetti. "Eppure ci troviamo ad avere una letalità che è più alta di quella che ha l'India. È evidente che c'è un problema, soprattutto di conteggio"
 

Covid: cura con il cordone ombelicale salva il 90% dei pazienti.

Una nuova cura, ottenuta dal cordone ombelicale delle neomamme, potrebbe essere la terapia definitiva contro il Covid​


Covid, monito dell'Oms: "L'Europa rischia una terza ondata"





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Il cordone ombelicale delle neomamme potrebbe essere la chiave per fermare il coronavirus. Lo ha dichiarato Camillo Ricordi, diabetologo italiano negli Usa, durante un’intervista a L’aria che tira, su La7, spiegando i dettagli di un trattamento sperimentale già utilizzato per il diabete di tipo 1 e ora al vaglio per il Covid.
La terapia si basa sulle “cellule staminali mesenchimali ottenute dal cordone ombelicale di un bimbo appena nato, che il più delle volte si butta via”, ha dichiarato il medico. Il metodo è al centro di uno studio condotto dallo stesso Ricordi e già disponibile in pre print, cioè prima della fase di revisione da parte della comunità scientifica.
“Quando c’è stata la crisi del coronavirus e sono iniziati i primi casi in Cina, noi avevamo già l’approvazione della Fda per fare dei protocolli per curare il diabete di tipo 1 con queste infusioni. Da un singolo cordone si possono estrarre ed espandere queste cellule e si riescono a produrre addirittura oltre 10 mila dosi terapeutiche”, ha dichiarato il diabetologo su La7.
Se dovessero essere confermati i risultati positivi ottenuti dall’équipe di Camillo Ricordi, che è direttore del Centro di ricerca per il diabete e del Centro trapianti cellulari dell’università di Miami, si avrebbe una cura contro il Covid che “costa molto poco, parliamo di poche centinaia di euro per trattamento”.
“Nel diabete” si usa questa cura ottenuta dal cordone ombelicale perché le cellule ottenute “hanno un’azione antinfiammatoria e immunomodulante, contrastano la tempesta di citochine, hanno anche un’azione antivirale e antibatterica e promuovono la rigenerazione dei tessuti”. Tutte qualità utili a sconfiggere l’infezione da Covid.
“Mentre per il diabete 1 occorre mandare le cellule staminali nel pancreas, e quindi cateterizzare l’arteria femorale e risalire all’arteria dell’organo bersaglio, con Covid è più semplice perché una trasfusione di sangue in vena periferica le porta direttamente ai polmoni“, ha spiegato l’esperto a L’aria che tira.
“Avremo incontri anche in Italia per vedere se si riesce a fare una banca di queste cellule per distribuirle in Europa, ma ci sono già gruppi nel Paese, come quello di Massimo Dominici dell’università di Modena e Reggio Emilia, che coordina 4 centri italiani impegnati su protocolli simili”, ha aggiunto.
In Cina “è già stato dimostrato che queste cellule funzionano nel Covid, ma non c’era un gruppo di controllo e la Fda statunitense ci ha chiesto questo”, ha detto Ricordi. Così è stato effettuato un “trial in doppio cieco randomizzato prospettico”.
I risultati “sono incredibili“. Si parla del “100% di sopravvivenza in chi ha ricevuto queste staminali ed è sotto gli 85 anni d’età, 90% se si considerano tutte le età. La sopravvivenza nel gruppo di controllo è stata invece meno del 50%. Quelli considerati sono casi molto avanzati di Covid-19. I dati dello studio fanno vedere come l’ipotesi di un’azione antinfiammatoria contro le citochine infiammatorie si è verificata”.
VIRGILIO NOTIZIE | 23-11-2020 20:12
https://wips.plug.it/cips/notizie.VIOLAZIONE: scambio email non consentito !/cms/2020/11/iolansafoto_20201123195620648_ba98d8cfa535fb6d84565ae97b4d4aa0.jpg?w=738&h=415&a=cFonte foto: AnsaCovid, come ci si cura a casa: le linee guida dei medici

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niente cura serve il vaccino siamo quotati in borsa mica volete farci perdere "miliardi" è

Mascherine per i minori che tanto,tanto vogliono abituare le bimbe al burqua ?
 
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