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La Cgil apre uno sportello per arruolare lavoratori. A Tunisi
Ecco la sensazionale idea del sindacato rosso per favorire l'occupazione, ma degli immigrati. Chissà cosa ne penseranno i precari e cassintegrati nostrani, messi in secondo piano rispetto ai colleghi africani.

«Per combattere le illegalità e favorire un’immigrazione consapevole, il patronato Inca insieme alla Flai Cgil oggi ha annunciato l’apertura (che avverrà domani mattina 26 novembre ndr) di uno sportello di orientamento e di informazione a Tunisi per i lavoratori del Nord Africa che vogliono venire in Italia per trovare un’occupazione».

Bastano queste tre righe tratte da un lancio dell’Adnkronos del 21 novembre scorso per riassumere tutta l’inconsistenza e l’inadeguatezza del sindacato italico. Un colosso ormai burocratizzato e autoreferenziale pronto a difendere tutti tranne che, spesso, i suoi iscritti. C’è da chiedersi cosa penserà il lavoratore del Nord, magari precario o cassintegrato, del modo con cui il loro sindacato usa i soldi della sua iscrizione. Di certo non dovrebbe esser felice sapendo che essi finiscono per risolvere problemi di altri. Ora, possiamo capire che i lavoratori stranieri possano sentire l’esigenza di capire come funziona il mercato del lavoro (ammesso ce ne sia ancora uno) in Italia. Quello che proprio non si capisce è come mai debba essere la Cgil – sindacato italiano che si mantiene con le iscrizioni dei lavoratori italiani e i finanziamenti pubblici dei contribuenti (soprattutto per patronati e Caf) – a dover pagare la loro formazione.

Anche perché non è mica finita qui. Come riporta la seconda parte del comunicato Adnkronos: «Si comincia con i tunisini per poi estendere la presenza del sindacato e del patronato nelle altre comunità di lavoratori stranieri (l’Inca ha già parecchie sedi sparse per il mondo ndr) che soprattutto negli ultimi anni scelgono l’Italia come paese di ingresso verso l’Europa». Immigrati che – purtroppo (il fatto che non rimangano significa che non c’è più lavoro) o per fortuna – usano ormai l’Italia solo come canale di passaggio per raggiungere la Svizzera e i Paesi del Nord Europa che sanno ancora offrir loro Lavoro neroqualche opportunità. La domanda sorge spontanea: perché non lasciamo che siano i sindacati di queste nazioni, che beneficiano della forza lavoro, a orientare e informare i loro futuri dipendenti?

Forse perché noi, al contrario dei nostri confinanti, siamo più buoni e altruisti (quando possiamo permetterci di farlo coi soldi degli altri, s’intende)? Chissà. Di certo la proposta non è piaciuta al (forse) prossimo segretario federale della Lega Matteo Salvini che su Facebook ha commentato senza mezzi termini: «Coi soldi dei nostri LAVORATORI, aiutano i tunisini! NON MI PIACEEEEEE! Urge REFERENDUM per rottamare i sindacati, rendere i loro bilanci trasparenti, fargli pagare le tasse dovute». Speriamo che il Carroccio del futuro sappia farlo davvero. Purtroppo finora nessun movimento politico è mai riuscito a scalfire il potere del sistema dell’italico sistema di rappresentanza dei lavoratori.
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l italia che non riconosce l italiani che fine faremo .io faccio parte delle persone oneste il mio turno quando viene'?????GIA LO DETTO UNA VOLTA PER AMOR DI PATRIA RIMANGO IN QUESTO PAESE O TROPPI LEGAMI . MA PENSO CHE STIAMO SOLO ANDANDO ALLA DERIVA. CHISSA SE VADO A VIVERE IN ROULOTTE CON FAMIGLIA.
 

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