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[h=1]Nasce il partito per gli immigrati: "Sarà una lotta senza quartiere"[/h] [h=2][/h]
Il movimento "Cara Italia" lotta contro il razzismo e per i diritti degli immigrati. Il loro sogno? "Un'Italia multiculturale"

Luca Romano - Ven, 22/02/2019 - 15:44
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L'ultima novità si chiama "Cara Italia", un movimento nato per "dare voce a chi non ce l'ha, ai tanti delusi della mancata riforma della Bossi-Fini, dello Ius soli e delle politiche razziste dell'attuale maggioranza".


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Foto di repertorio



A firmarne il "programma" è Stephen Ogongo, giornalista e originario del Kenya. Arrivato nel Belpaese ormai 25 anni fa, nel suo curriculum vanta l'insegnamento alla Università Gregoriana. All'età di 44 anni ha due figlie ed è caporedattore di 10 testate del gruppo "Stranieri in Italia". Lo scorso ottobre su Facebook ha dato vita a una pagina per sponsorizzare il movimento "Cara Italia". Le seimila adesioni raccolte, secondo quanto scrive Repubblica, potrebbero presto portare alla nascita di un vero e proprio partito. Il movimento, spiega Ogongo a Rep, "ha come protagonisti gli immigrati e gli italiani che lavorano insieme contro il razzismo e tutte le altre forme discriminazioni. Una casa comune per cercare di mettere insieme associazioni, organizzazioni, gruppi che si occupano dei diritti dei nuovi italiani".

Non sarà però solo una associazione che opera nel sociale. L'obiettivo vero sembra essere proprio politico. "L'Italia è di chi la ama e noi la amiamo", si legge sulla descrizione della pagina Fb. "Cara Italia è un nuovo movimento con l’obiettivo di lottare per e difendere i diritti degli immigrati e di tutti gli Italiani". E lo fa puntando "a creare una nuova classe dirigente che veramente ama il nostro paese". Il sogno? "Un giorno in cui il Parlamento sarà pieno di parlamentari Italiani di tutte le origini".
O magari "un italiano d’origine indiano" diventerà "presidente della Repubblica".

Ogongo fa forza sul fatto che i "nostri giornali e siti di 'Stranieri in Italia'" raggiungono "ogni mese un milione e mezzo di immigrati e nuovi cittadini, insieme agli italiani". Se i clic si trasformassero in voto, potrebbero essere sufficienti per arrivare alla Camera.

Ecco gli oviettivi del movimento. Innanzitutto intendono "lottare contro l’intolleranza, il razzismo e tutte le altre forme di discriminazioni, promuovendo la consapevolezza del razzismo, dei rischi dell’essere razzisti e di come difendersi dai razzisti"; poi vogliono "lottare per la giustizia e difendere i diritti di tutti, specialmente degli immigrati"; il terzo obiettivo, invece, è quello di ottenere "una legge di cittadinanza coerente con la realtà del Paese". E ancora: vogliono "combattere contro tutti gli ostacoli che impediscono la partecipazione attiva degli immigrati a tutti gli ambiti della vita" e in particolare "per il diritto al voto attivo e passivo per gli immigrati residenti in Italia". Nel Belpaese, sottolineano infatti, nonostante cinque milioni di stranieri lavorino e paghino le imposte, "la maggior parte" sono "esclusi dal processo decisionale" perché "non hanno il diritto di voto attivo e passivo, nemmeno a livello comunale" (fatta esclusione per i cittadini Ue). "Il giorno in cui tutti questi cittadini senza la cittadinanza avranno il diritto al voto - si legge nel programma - il discorso sull’immigrazione e immigrati cambierà drasticamente". Il motivo? "È ingiusto - scrive Ogongo - negare a milioni di persone il diritto di dire la loro su come viene governato il loro paese e le loro città. Peggio ancora, è ingiusto negare la cittadinanza a più di un milione e mezzo di bambini e ragazzi nati e o cresciuti qui".

Alla base di tutto c'è la lotta contro la presunta "ondata razzista che sta attraversando il Paese". Per questo Cara Italia "porterà avanti una lotta senza quartiere
per i diritti ed uno spazio politico per gli immigrati, i nuovi cittadini e gli immigrati della seconda generazione". La sfida è aperta.



QUELLO CHE NON SI E CAPITO CHE NOI SIAMO ANIMALI CON IL CANCRO DELLA RAGIONE CHE CI HA RESO SCHIAVI DA NOI STESSI-IN NATURA TUTTI GLI ANIMALI DIFENDONO IL LORO TERRITORIO DAI SUOI SIMILI E NON- SIMILI. MA NOI FURBI CHE ABBIAMO LA RAGIONE CI COSTRINGONO CON LA POLITICA,LA RELIGIONE,LA LEGGE LA MEDICINA CON I 10 VACCINI-. AD NON ESSERE NOI STESSI-CON LA RAGIONE DEL CANCRO CI "OBBLIGANO" A FARE QUELLO CHE A NOI NON PIACE E NON VOGLIAMO -PERCHE SEMPLICE SIAMO SCHIAVI. E TUTTO QUESTO CI RENDE TRISTI ,PESSIMISTI ,ABULICI,CATTIVI,EGOISTI E MANCANZA DI VOGLIA DI VIVERE MA E STATO GIA TUTTO PROGRAMMATO DAL CANCRO DELLA RAGIONE.


QUEL CHE SI DICA IL BIANCO E BIANCO ED IL NERO E NERO PER SEMPRE

UN ABBRACCIO AL PD.
 
LO SCANDALO SULLA PEDOFILIA Vaticano, papa Francesco e l'accusa dell'avvocato argentino: "È il confessore del prete pedofilo"


22 Febbraio 2019
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Papa Francesco non torna nella sua Argentina da almeno sei anni, cioè da quando è diventato papa. Il motivo, secondo l'avvocato Juan Pablo Gallego è fin troppo chiaro: "Per il caso don Julio Grassi - ha detto al Fatto quotidiano - I punti tuttora oscuri del passato di Bergoglio sono tutti qui". Gallego è l'avvocato che ha affrontato i più grandi scandali sessuali che hanno travolto il clero argentino, compreso quello di Grassi, del quale Bergoglio è stato il prete confessore quando era arcivescovo di Madrid.

Leggi anche: Papa Francesco e la lettera d'accusa dei superiori maggiori: "Ci vergogniamo, deve cambiare"

L'avvocato ha presentato la prima denuncia contro padre Grassi per conto di un ragazzo, vittima nel 1996 di "crimini aberranti, abusi reiterati, per soddisfare i bassi e deviati istinti di Julio César Grassi". Dopo anni di complicatissimi processi, Gallego ha ottenuto l'iscrizione nel Registro Nacional de Violadores Sexuales, dopo una condanna a 15 anni di carcere per abusi sessuali ripetuti su minori.

Tra Bergoglio e Grassi fino a poco tempo fa ci sarebbe stato un fortissimo legame di amicizia, come sostiene Gallego, che lo aveva incontrato nel 2006, quando non era ancora papa. In tutti questi anni: "non ha mai lasciato la mano a Grassi". Niente di penalmente perseguibile, ma Gallego punta il dito contro la contro-inchiesta commissionata dal presidente della Conferenza episcopale argentina, cioè proprio Bergoglio: "Era mirata a distruggere la credibilità delle vittime. Lo sforzo per avere giustizia si è così moltiplicato. Grassi poi era difeso da 25 avvocati tra i più rinomati del Paese: alcuni hanno dichiarato di essere stati pagati dalla Chiesa".

Il vero ostacolo, all'inizio insormontabile, era portare Grassi davanti alla giustizia ordinaria: "perché è stato uno degli uomini più potenti della Chiesa argentina, quasi quanto Bergoglio, era uno tra i 10-15 invitati all'insediamento di ogni nuovo Presidente. Si dice anche in ambienti ecclesiastici - aggiunge Gallego - che Bergoglio sarebbe ancora il confessore di Grassi: e nelle Chiesa vige un principio secondo cui il confessore non ha l'obbligo di denuncia di eventuali reati del fedele che si confessa. Bergoglio sapeva. E sono certo che non torni qui per questo".
 
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