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: studio spiega perché
Carne rossa un fattore di rischio per il tumore all’intestino. Una nuova conferma arriva dai ricercatori della University of Utrecht, nei Paesi Bassi, che affermano di aver inoltre individuato la sostanza responsabile di tale pericoloso effetto nocivo. Si tratterebbe dell’eme, una delle componenti dell’emoglobina. Secondo i ricercatori sarebbe proprio l’eme, quella parte dell’emoglobina che si lega all’ossigeno trasportandolo poi per l’organismo, a causare gli effetti nocivi. I risultati da uno studio condotto sui topi, dal quale è emerso come tale sostanza vada a interagire con i batteri contenuti nell’apparato digerente danneggiando ilrivestimento intestinale. Tale danneggiamento deriverebbe dalla mutazione dell’eme, operata dai batteri, inidrogeno solforato. Tale processo spingerebbe l’organismo a una intensa attività di riparazione del rivestimento, aumentando così il rischio di formazione di cellule tumorali. Secondo quanto pubblicato dai ricercatori, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il danneggiamento può essere contrastato dall’assunzione di antibiotici, che vanno a eliminare i batteri responsabili del processo.
I ricercatori affermano infine come da questo studio potrebbe derivare anche l’individuazione di un possibile indicatore dei soggetti a maggiore rischio di tumore all’intestino: utile in questo senso si rivelerebbe l’analizzare la presenza di idrogeno solforato nella cavità intestinale. Gli studiosi ricordano infine che il consumo di carne rossa non dovrebbe in alcun caso superare i 70 grammi al giorno. Riguardo possibili carenze di ferro è possibile ricorrere a carni bianche (es: pollo e tacchino) o di pesce, come anche ai legumi (es: lenticchie e fagioli), alle uova, alle noci e altra frutta secca con il guscio e ad alcuni tipi di cereali.
Carne rossa un fattore di rischio per il tumore all’intestino. Una nuova conferma arriva dai ricercatori della University of Utrecht, nei Paesi Bassi, che affermano di aver inoltre individuato la sostanza responsabile di tale pericoloso effetto nocivo. Si tratterebbe dell’eme, una delle componenti dell’emoglobina. Secondo i ricercatori sarebbe proprio l’eme, quella parte dell’emoglobina che si lega all’ossigeno trasportandolo poi per l’organismo, a causare gli effetti nocivi. I risultati da uno studio condotto sui topi, dal quale è emerso come tale sostanza vada a interagire con i batteri contenuti nell’apparato digerente danneggiando ilrivestimento intestinale. Tale danneggiamento deriverebbe dalla mutazione dell’eme, operata dai batteri, inidrogeno solforato. Tale processo spingerebbe l’organismo a una intensa attività di riparazione del rivestimento, aumentando così il rischio di formazione di cellule tumorali. Secondo quanto pubblicato dai ricercatori, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il danneggiamento può essere contrastato dall’assunzione di antibiotici, che vanno a eliminare i batteri responsabili del processo.
I ricercatori affermano infine come da questo studio potrebbe derivare anche l’individuazione di un possibile indicatore dei soggetti a maggiore rischio di tumore all’intestino: utile in questo senso si rivelerebbe l’analizzare la presenza di idrogeno solforato nella cavità intestinale. Gli studiosi ricordano infine che il consumo di carne rossa non dovrebbe in alcun caso superare i 70 grammi al giorno. Riguardo possibili carenze di ferro è possibile ricorrere a carni bianche (es: pollo e tacchino) o di pesce, come anche ai legumi (es: lenticchie e fagioli), alle uova, alle noci e altra frutta secca con il guscio e ad alcuni tipi di cereali.