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Mal di mouse? Inabilita' al 15% con risarcimento
La perizia tecnica parla di "sindrome pronatoria con compressione del nervo mediano all'avambraccio destro da overuse". Tradotto significa: l'uso prolungato del mouse fa male e può produrre un'inabilità lavorativa che l'Inail deve risarcire. Lo stabilisce, con una sentenza destinata a creare un importante precedente, la Corte di Appello dell'Aquila. Non è la Cassazione ma la decisione è comunque definitiva (tecnicamente "è passata in giudicato") perché la controparte (l'Inail, appunto) non ha fatto ricorso entro il termine stabilito.
Il caso riguarda un bancario di Pescara addetto alla movimentazione titoli al quale l'uso del computer (e del mouse) tutti i giorni per 8-9 ore (durante l'apertura della Borsa) aveva provocato una "tecnopatia" all'avambraccio destro con dolori e difficoltà di utilizzo della mano. I giudici hanno fissato l'inabilità al 15% e hanno condannato l'Inail a risarcire il lavoratore. Per la prima volta un problema molto diffuso tra chi lavora al pc arriva arriva in tribunale e si conclude con un riconoscimento così preciso.

(Sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila del 14 febbraio 2013)
Licenziamento legittimo se la pausa-caffè blocca il lavoro
La pausa-caffè non può intralciare o creare rischi all'attività lavorativa. Lo afferma la Sezione Lavoro della Cassazione partendo dal caso di un impiegato di banca licenziato per essere andato al bar lasciando lo sportello con 15 persone in attesa e la cassa aperta. Il dipendente - oltretutto recidivo - ha invocato a sua difesa la "prassi aziendale". Ma la Suprema Corte non ha sentito ragioni sostenendo che "la giusta causa di licenziamento di un cassiere di banca, affidatario di somme anche rilevanti, dev'essere apprezzata con riguardo non soltanto all'interesse patrimoniale della datrice di lavoro ma anche alla potenziale lesione dell'interesse pubblico alla sana e prudente gestione del credito".
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 7819/2013)
Fare il parcheggiatore abusivo non è reato(quindi se sei disoccupato fatti questo lavoro.....se sei italiano no)
Un (parziale) salvacondotto per un malcostume tutto italiano. L'esercizio abusivo dell'attività di parcheggiatore secondo la Cassazione non costituisce reato ma solo un illecito amministrativo previsto e sanzionato dal Codice della strada.
Con questa sentenza la Corte assolve un immigrato che era stato diffidato dal questore di Salerno dallo svolgere tale attività. Ma l'uomo non aveva obbedito all'ordine. Tuttavia il parcheggio abusivo non è contemplato dal Codice penale.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 15936/2013)
Rischia concorso di colpa pedone investito fuori delle strisce
La vittima investita da un'auto che non abbia rispettato l'obbligo di dare la precedenza ai conducenti delle vetture attraversando fuori delle strisce, rischia quanto meno il concorso di colpa. La Cassazione ha stabilito che al pedone travolto lontano dalle strisce va il 70 per cento della responsabilità nell'incidente poiché nel caso preso in esame dai Supremi giudici gran parte della colpa è di chi ha attraversato di notte in condizioni proibitive, mentre risulta marginale la quota a carico dall'automobilista che non cede il passo.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 53399/2013)
Imporre il taglio dei capelli è violenza privata
E' violenza privata aggravata per il marito che taglia i capelli alla moglie per gelosia, dopo aver scoperto che lei lo tradiva. I Giudici del Palazzaccio hanno escluso l'ipotesi più lieve della minaccia perché l'umiliazione è inflitta con la forza e si risolve in un'intollerabile compressione della libertà morale.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 10413/2013)
Padre disoccupato, madre agiata? Il mantenimento è d'obbligo
Scatta la condanna per l'ex marito disoccupato che non lascia la casa alla moglie e versa in modo incostante l'assegno di mantenimento per i figli, anche se la madre è benestante e ha sufficienti mezzi economici per occuparsene. Per la Suprema Corte, infatti "la sufficienza corsivodei mezzi predisposti dalla madre è dato indifferente ai fini della configurabilità del delitto [...], giacché lo stato di bisogno dei figli minori ricorre anche quando alla somministrazione dei mezzi di sussistenza provveda la madre".
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 10147/2013)
Muore il paziente, ma è "colpa lieve"
La Suprema Corte di Cassazione ha annullato la condanna di omicidio colposo nei confronti di un chirurgo che nell'esecuzione di un intervento di ernia del disco, aveva leso dei vasi sanguigni provocando il decesso del paziente. La decisione dei supremi giudici si fonda sul principio stabilito dall'art. 3 dellalegge Balduzzi n.189/2012, in base al quale non ha più rilevanza penale la condotta medica connotata da colpa lieve collocata «all'interno dell'area segnata da linee guida o da virtuose pratiche mediche, purché esse siano accreditate dalla comunità scientifica».

(Sentenza della Corte di Cassazione n. 2 depositata il 31 gennaio 2013)
Condomini morosi? Rendere noti i nomi è diffamazione
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per diffamazione inflitta dal tribunale di Messina a un amministratore che aveva affisso nell'atrio un documento in cui indicava i residenti riferendosi alla loro "persistenza del debito" e specificando l'entità della cifra. Tale decisione esprime la messa al bando della 'gogna' per gli inquilini morosi.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 4364/2013)
Condannati per aver lasciato i cani nell'auto a luglio
La Corte di Cassazione, III Sezione Penale, ha confermato la condanna nei confronti di due persone di Alessandria accusate di avere rinchiuso nella propria automobile e per più di cinque ore, due cagnolini. L'auto risultava parcheggiata sotto il sole di luglio e aveva i finsestrini abbassati di un solo centimetro. I Giudici del palazzaccio hanno ritenuto i proprietari colpevoli, ma nell'iter legale della vicenda l'accusa di "maltrattamento" è stata sostituita da quella di "abbandono", ovvero un debole reato di contravvenzione.

(Sentenza della Corte di Cassazione n. 5971/2013)
Non perseguibile la mera vendita di semi di piante stupefacenti
La sentenza a sezioni Unite ha definitivamente negato l'applicabilità dell'art. 82 dpr 309/90 al commercio di semi di cannabis. Ovvero, le Sezioni Unite penali hanno affermato che "la mera offerta in vendita di semi di pianta dalla quale siano ricavabili sostanze stupefacenti non è penalmente rilevante, configurandosi come atto preparatorio non punibile perché non idoneo in modo inequivoco alla consumazione di un determinato reato, non potendosi dedurne l'effettiva destinazione dei semi".
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 47604/2012)
La nuora ha diritto a cacciare la suocera dalla casa coniugale
Parola di Cassazione. Secondo la Corte, quando una coppia è separata (anche solo di fatto) la suocera non ha alcun diritto ad entrare nell'ex nido coniugale, e se si ostina a rimanere li rischia una condanna per violazione di domicilio. (fonte: StudioCataldi.it)
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 47500/2012)
Negarsi sessualmente al marito è motivo di colpa
I supremi giudici hanno confermato che in situazioni di "sedatio concupiscentiae", quando il partner viene addirittura fatto dormire in un'altra stanza per sfuggirne le avances, scatta la separazione con addebito sulle spalle del coniuge 'refrattario'. In pratica, negarsi sessualmente al coniuge è condotta che contravviene ai doveri coniugali rendendo "impossibile al coniuge il soddisfacimento delle proprie esigenze affettive e sessuali e impedisce l'esplicarsi della comunione di vita nel suo profondo significato."
Il caso affrontato dai supremi giudici è quello di una coppia fiorentina implosa dopo sette anni di vita monacale imposti dalla moglie, dopo la nascita della prima e unica figlia.(quindi l'uomo è servito solo per procreare l'unica cosa che interessa alla donna?)
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 19112/2012)
Inquilino fulminato, il padrone di casa è responsabile
Una sentenza che deve preoccupare tutti i proprietari di immobili affittati in precarie condizioni e con impianti non a norma. La Cassazione ha ritenuto responsabile di omicidio colposo la proprietaria di un appartamento per la morte del suo inquilino rimasto folgorato a causa di un impianto elettrico privo di salvavita. La responsabilità ricade anche sul figlio dell'anziana proprietaria che "dava una mano" nella gestione dell'appartamento, che per questo motivo è considerato "amministratore" dell'immobile.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 40050/2012)
Raccomandazione lecita se è fuori dai poteri istituzionali
La Cassazione sembra andare controcorrente in tema di lotta al malcostume e alla corruzione. Ha infatti ritenuto lecita la raccomandazione per il trasferimento di una dottoressa fatta da un sindaco al direttore generale di una Asl locale. Come ringraziamento, la raccomandata aveva regalato al sindaco un computer. Per gli "ermellini" non sussiste il reato di concussione (procurare a sé o ad altri un vantaggio ingiusto approfittando della propria posizione di potere) perché l'intervento è avvenuto in un ambito esterno alla diretta autorità del sindaco. Cioè il reato ci sarebbe stato se la spintarella fosse avvenuta all'interno del municipio, ma sulla Asl il sindaco non ha competenza diretta (però i giudici non considerano l'influenza della sua posizione). Di conseguenza anche il reato di corruzione non sussiste.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 38762/2012)
Per chi va al lavoro in bici, l'infortunio non è risarcibile(ossia povero ,comunista e bastonato)
Non è risarcibile il lavoratore che subisce un infortunio mentre va al lavoro usando la bicicletta. Lo afferma la Cassazione ricordando che se il percorso casa-ufficio è coperto da un mezzo pubblico, il lavoratore può affidarsi al servizio trasporto di municipale, portatore di "maggiore comodità e di minore disagio".
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 7970/2012)
Panni in condominio: prima si strizzano, poi si stendono
Una sentenza della Cassazione pone fine a un'annosa diatriba tra due casalinghe bresciane. La querelle è sorta dieci anni fa tra due signore, una delle quali si lamentava del continuo sgocciolio dei panni bagnati sul proprio terrazzo. A distanza di dieci anni, la causa giunge sui tavoli del Palazzaccio, dove i giudici stabiliscono che "due fili sostenuti da staffe di metallo" non sono sufficienti a determinare "servitù di stillicidio", che consente di far sgocciolare i panni sul piano di sotto. Il bucato si può stendere, ma prima occorre assicurarsi che i panni siano stati strizzati bene.
(Sentenza della Corte di Cassazione n. 14547/2012)
 

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