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Quello strano giro di tessere tra Cgil e Federconsumatori


Capita che iscrivendoti al sindacato di lady Camusso ti arrivino a casa due "card". Una, ça va sans dire, non richiesta. Peccato che l'associazione di Trefiletti percepisca finanziamenti statali in base al numero di iscritti
di Francesca Carrarini

Susanna Camusso, segretario Cgil, e Rosario Trefiletti, presidente Federconsumatori
Si può avere dei sindacati l’opinione che si vuole, ma risulta normale e conveniente rivolgersi a loro per sbrigare le più diverse pratiche burocratiche che a noi privati cittadini, diversamente, ci farebbero perdere intere giornate di lavoro senza risultati certi. Ovviamente, dal canto loro, niente per niente, quindi per avvalersi delle proprie consulenze è necessario tesserarsi: compilare il modulo con i dati personali, firmare il permesso dell’utilizzo dei dati sulla privacy, pagare la quota di iscrizione e per l’anno in corso e attendere l’arrivo della tessera a casa. O meglio, attendere l’arrivo delle tessere a casa. Plurale. Eh si, perché pare esser divenuta abitudine per alcune di queste associazioni utilizzare formule del tipo “paghi uno prendi due”. A raccontarcelo è un cittadino padovano, che nel parlarci della sua esperienza cita due importanti sigle associative del territorio: la Cgil, Confederazione generale italiana del lavoro rappresentata pubblicamente dal segretario Susanna Camusso (è la maggiore confederazione sindacale italiana con oltre 5 milioni e 750mila iscritti – di cui 3 milioni sono pensionati – e circa 5 milioni di bilancio dichiarati nel 2011 tra fondi attivi, passivi e patrimoniali) e la Federconsumatori, altra associazione no profit presieduta da Rosario Trefiletti che, per informare e tutelare gli utenti iscritti nel registro regionale, dichiara un bilancio attivo di poco meno di 400mila euro solo in Veneto (poi ci sono tutte le altre regioni).

«Qualche settimana fa mi sono recato con mia madre al Caaf della Cgil per sbrigare alcune pratiche relative l’atto di successione e, in quella sede, ho firmato tutti i documenti relativi il tesseramento» racconta il padovano. «Dopo qualche tempo mi arriva a casa una lettera speditami dalla Cgil. L’ho aperta, sapendo che vi avrei trovato la tessera che avevo richiesto ma, con sorpresa, mi sono accorto che le tessere contenute all’interno della busta erano in realtà due: quella della Cgil e quella della Federconsumatori». Tessera, quest’ultima, che il padovano non ricorda di aver mai richiesto: «Ho chiamato l’ufficio della Cgil per segnalare l’errore e la centralista mi ha risposto che non c’è stato nessun errore: prassi, mi ha detto». All’uomo nessun costo aggiuntivo, il tesseramento all’associazione di Trefiletti è avvenuta in modo del tutto automatico e gratuito, ma non indolore per le tasche dei contribuenti. Viene infatti da chiedersi perché la spedizione della doppia tessera associativa: «Oltre a riscontrare una palese violazione della privacy, esiste la questione dei finanziamenti – afferma Marco Paccagnella, presidente di Federcontribuenti, associazione che agisce a difesa dei contribuenti su tutto il territorio nazionale e che ha rifiutato ogni finanziamento pubblico – lo Stato calcola i contributi alle associazioni in base al numero di tessere sottoscritte: più sono le adesioni, più alti sono i finanziamenti. Se Federconsumatori associa a sé ogni nuovo iscritto Cgil, capisce bene che gli zero a bilancio crescono in modo esponenziale». Ma il problema non finisce qui, perché oltre ai finanziamenti (la cui spesa inevitabilmente ricade sui contribuenti) vi è anche una questione di convenienza e etica: «C’è da dire che la maggior parte delle persone iscritte alla Cgil non sanno di essere anche associati Federconsumatori, e quindi non fruiscono dei servizi che possono essere offerti dall’associazione – commenta ancora Paccagnella, che aggiunge – l’associazione in questo trae il massimo guadagno dai soldi pubblici, non dovendo muovere un dito per aiutare i suoi iscritti che potremmo definire fantasma. Ma poi l’altro problema, forse il più grave: il CNCU».

CNCU: Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti, organo dello Stato che fa capo al ministero per lo Sviluppo Economico e presieduto dallo stesso ministro, oggi Flavio Zanonato: «Il CNCU ha funzioni consultive sugli argomenti relativi ai diritti dei consumatori e presiede spesso i tavoli istituiti quando l’ira civile minaccia tempesta sulla casta politica» dice ancora il presidente di Federcontribuenti, che spiega che tutte le associazioni in Italia possono fare richiesta di entrare in questo organo e che tutte quelle fino ad oggi iscritte ricevono soldi pubblici: «Queste associazioni, tutte rigorosamente no profit, ricevono pochi se non pochissimi controlli. È vero che associarsi è una libertà inviolabile, ma è anche vero che tale organo limita ampliamente e arbitrariamente il diritto di ogni associazione di agire in piena libertà. Recenti visure camerali che abbiamo analizzato – infatti – hanno messo in evidenza gravi anomalie: noi temiamo che questo sistema alimenti i così detti bacini di voto e che organismi come il CNCU siano più vicine a lobby che a istituzioni a servizio del cittadino» conclude Paccagnella. Insomma, un affare per associazioni come Federconsuamatori o Cgil che incrementano il loro bilancio sfruttando pochi nominativi. Un affare per Zanonato, che in qualità di Presidente del CNCU potrebbe usare il suo incarico per far muovere consensi e un affare per lo Stato, capace così di mantenere inalterato il suo potere sul territorio. Un problema solo, per i cittadini, ma questo si sa, non fa più notizia.


MA....NON è TRUFFA ALLO STATO? TRANQUILLI REGOLARE MICA SI CHIAMANO BERLUSCONI E'..............
 
Licenziato ma reintegrato dal giudice. Il Pd ignora la sentenza
Martedì, 3 settembre 2013 - 13:31:00
Guarda il video: Video/ Il segretario del Pd Epifani chiede che la sentenza venga eseguita
bandiera pd

Non c'è solo il Pd che chiede ai propri avversari politici di rispettare le sentenze. C'è anche un Pd che le sentenze non le rispetta. E' il caso del partito democratico di Taranto che non prende atto della decisione di un giudice. Carmine De Guido, funzionario politico assunto con un contratto a tempo indeterminato, è stato licenziato per telefono. Senza nessuna spiegazione. Dopo un anno di attese e false speranze ha portato il suo caso al Tribunale del Lavoro. E il giudice gli ha dato ragione, condannando il Pd a reintegrarlo e risarcirlo delle mensilità mancanti. Ma De Guido non è stato ancora riaccolto...

La storia di De Guido è raccontata nei dettagli dal Corriere del Mezzogiorno, che spiega come nel febbraio del 2012 il licenziamento gli venga comunicato per via telefonica da Ugo Sposetti della direzione nazionale. De Guido non riesce a darsi una spiegazione, entra anche in contatto con Stefano Fassina. Ottiene qualche rassicurazione, gli dicono che una soluzione sarà trovata e gli consigliano di continuare a svolgere la propria attività. De Guido, quindi, ogni giorno si presenta nella sede di via Capotagliata e lo fa per oltre sei mesi. Ma sul conto corrente lo stipendio non viene più accreditato, così come nessuna novità giunge da Roma.

Nel dicembre del 2012 il dipendente decide di andare in tribunale. La decisione del giudice è arrivata lo scorso 4 luglio: ordina che il lavoratore venga reintegrato nel suo posto di lavoro. Ma a due mesi di distanza dall’ordinanza e ulteriori rassicurazioni, De Guido non ha ancora potuto riprendere posto nel suo ufficio ed è attualmente disoccupato. Il Partito democratico non ha nemmeno provveduto a pagare gli stipendi riconosciuti da una sentenza e la situazione sembra non trovare uno sblocco. I legali di De Guido annunciano già il ricorso alla Corte dei Conti.
 

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