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Antonio Ingroia indagato dalla sua ex procura
Antonio Ingroia indagato dalla sua ex procura
Settantacinque assunzioni irregolari autorizzate come presidente della controllata "Sicilia e-Servizi" della Regione di Palermo. Di questo dovrà rispondere l'ex pm Antonio Ingroia indagato dalla sua ex procura, quella di Palermo, che vuole far luce su una serie di contratti di lavoro fatti in violazione delle norme che bloccano le immissioni in servizio nella pubblica amministrazione.
Il Gip del tribunale di Palermo ha infatti respinto la richiesta di archiviazione "contro ignoti" dell’indagine sulla società che gestisce i servizi informatici della Regione Sicilia, ordinando alla procura di indagare i presunti responsabili, dando loro un nome e cognome. Tra i soggetti individuati dalla Guardia di finanza, dal cui rapporto il giudice Lorenzo Matassa ordina di estrapolare i nomi delle persone da indagare, ci sono appunto il presidente di Sicilia e-servizi l’ex pm Antonio Ingroia e il governatore Rosario Crocetta.
L'accusa - L’accusa contro Ingroia muove dal fatto che, da commissario liquidatore, l’ex procuratore aggiunto di Palermo stipulò contratti con 75 dipendenti della Sisev, società privata satellite dell’azienda pubblica: si sarebbe trattato di "assunzioni mascherate" nella pubblica amministrazione, effettuate in violazione delle regole che prevedono le immissioni in servizio nel pubblico e il blocco in questo settore, disposto per ragioni di spending review. I paletti sarebbero saltati grazie a un parere dell’Avvocatura dello Stato, che la Finanza non ritiene vincolante, circa la possibilità di assumere a tempo indeterminato nelle società partecipate, con il cosiddetto "ripopolamento": mentre sarebbe dovuto valere il divieto anche di fare assunzioni a tempo determinato. Crocetta e gli assessori votarono la delibera numero 6 del 2014, che recepì il parere non vincolante dell’Avvocatura e diede il via libera al transito dei 75 ex Sisev in Ses (Sicilia e-servizi). Il costo dei dipendenti, da marzo 2014 a luglio 2015, è stato valutato in 2.257.736,42 euro.
Reato - Crocetta, Ingroia, l’avvocato dello Stato Massimo Dell’Aira e gli assessori Antonino Bartolotta (Infrastrutture), Ester Bonafede (Lavoro), Dario Cartabellotta (Agricoltura), Nelli Scilabra (Formazione), Michela Stancheris (Turismo) e Patrizia Valenti (Funzione pubblica) sono già stati citati in giudizio davanti alla Corte dei conti, per la stessa vicenda: al presidente della Regione sono stati chiesti 265 mila euro, a Ingroia e Dell’Aira 100 mila a testa, agli assessori 50 mila a testa. La procura, all’epoca diretta da Francesco Messineo, il 28 luglio scorso, nonostante il rapporto della Finanza, aveva chiesto di archiviare il fascicolo senza nemmeno identificare i presunti responsabili, ma trattando il fascicolo come "ignoti". Ora il Gip Matassa rileva che "non possono dirsi ignoti coloro che sono stati compiutamente identificati dalla polizia giudiziaria, nella nota depositata il 14 aprile 2014". Inoltre l’ipotesi, già formulata dai magistrati contabili, è quella di avere arrecato un ingiusto vantaggio, anche patrimoniale, a soggetti che, senza la violazione di legge, non avrebbero ricevuto il denaro: in altri termini, non si tratta solo di una violazione erariale ma anche di un reato.
Antonio Ingroia indagato dalla sua ex procura
Settantacinque assunzioni irregolari autorizzate come presidente della controllata "Sicilia e-Servizi" della Regione di Palermo. Di questo dovrà rispondere l'ex pm Antonio Ingroia indagato dalla sua ex procura, quella di Palermo, che vuole far luce su una serie di contratti di lavoro fatti in violazione delle norme che bloccano le immissioni in servizio nella pubblica amministrazione.
Il Gip del tribunale di Palermo ha infatti respinto la richiesta di archiviazione "contro ignoti" dell’indagine sulla società che gestisce i servizi informatici della Regione Sicilia, ordinando alla procura di indagare i presunti responsabili, dando loro un nome e cognome. Tra i soggetti individuati dalla Guardia di finanza, dal cui rapporto il giudice Lorenzo Matassa ordina di estrapolare i nomi delle persone da indagare, ci sono appunto il presidente di Sicilia e-servizi l’ex pm Antonio Ingroia e il governatore Rosario Crocetta.
L'accusa - L’accusa contro Ingroia muove dal fatto che, da commissario liquidatore, l’ex procuratore aggiunto di Palermo stipulò contratti con 75 dipendenti della Sisev, società privata satellite dell’azienda pubblica: si sarebbe trattato di "assunzioni mascherate" nella pubblica amministrazione, effettuate in violazione delle regole che prevedono le immissioni in servizio nel pubblico e il blocco in questo settore, disposto per ragioni di spending review. I paletti sarebbero saltati grazie a un parere dell’Avvocatura dello Stato, che la Finanza non ritiene vincolante, circa la possibilità di assumere a tempo indeterminato nelle società partecipate, con il cosiddetto "ripopolamento": mentre sarebbe dovuto valere il divieto anche di fare assunzioni a tempo determinato. Crocetta e gli assessori votarono la delibera numero 6 del 2014, che recepì il parere non vincolante dell’Avvocatura e diede il via libera al transito dei 75 ex Sisev in Ses (Sicilia e-servizi). Il costo dei dipendenti, da marzo 2014 a luglio 2015, è stato valutato in 2.257.736,42 euro.
Reato - Crocetta, Ingroia, l’avvocato dello Stato Massimo Dell’Aira e gli assessori Antonino Bartolotta (Infrastrutture), Ester Bonafede (Lavoro), Dario Cartabellotta (Agricoltura), Nelli Scilabra (Formazione), Michela Stancheris (Turismo) e Patrizia Valenti (Funzione pubblica) sono già stati citati in giudizio davanti alla Corte dei conti, per la stessa vicenda: al presidente della Regione sono stati chiesti 265 mila euro, a Ingroia e Dell’Aira 100 mila a testa, agli assessori 50 mila a testa. La procura, all’epoca diretta da Francesco Messineo, il 28 luglio scorso, nonostante il rapporto della Finanza, aveva chiesto di archiviare il fascicolo senza nemmeno identificare i presunti responsabili, ma trattando il fascicolo come "ignoti". Ora il Gip Matassa rileva che "non possono dirsi ignoti coloro che sono stati compiutamente identificati dalla polizia giudiziaria, nella nota depositata il 14 aprile 2014". Inoltre l’ipotesi, già formulata dai magistrati contabili, è quella di avere arrecato un ingiusto vantaggio, anche patrimoniale, a soggetti che, senza la violazione di legge, non avrebbero ricevuto il denaro: in altri termini, non si tratta solo di una violazione erariale ma anche di un reato.