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Cittadini greci più poveri

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[h=1]Cittadini greci più poveri[/h]
  • MAR 24, 2017
Da Atene. La capo infermiera si accende una sigaretta dietro l’altra, torcendosi le mani coperte di tatuaggi. Ci prega di non rivelare il suo nome: «Altrimenti mi licenziano», spiega.

C’è molto da raccontare, all’interno dell’ospizio per anziani più grande di Atene, il Konsoleion. Dal 2007 il numero di infermieri è stato ridotto di due terzi e l’ultimo medico di guardia se ne è andato da tempo. Il personale che resiste, spiega la responsabile degli infermieri, lavora senza ricevere lo stipendio da sette anni.

Nella Grecia prostrata dalla crisi economica, i servizi sociali di base sono sempre meno efficaci e le fasce più deboli della popolazione sono le prime a pagarne il prezzo. Il dottor Theodoros Ghiannaros, ex direttore sanitario dell’ospedale Elpis, racconta al Giornale che sempre più spesso i pazienti ricoverati nelle strutture pubbliche devono portarsi da casa le siringhe, i guanti sterili per i medici e perfino le coperte che gli ospedali non sono più in grado di garantire.

Secondo l’European Center for disease prevention, il 10% dei pazienti è a rischio di contrarre infezioni fatali all’interno degli ospedali. Inoltre, al problema delle strutture fatiscenti e della mancanza di presìdi di base, si aggiunge quello della mancanza di personale: nell’ospedale Kratico Gennimatas di Atene, per citare uno dei casi più eclatanti, il 40% degli organici è vacante. Il risultato di anni di feroci politiche di austerità: dall’inizio della crisi la spesa pubblica è precipitata dal 9,9% al 4,7% del Pil e quella per la sanità è stata tagliata di quasi un terzo.

Sempre più persone, escluse dall’accesso ai servizi sanitari, si rivolgono alle nuove cliniche gratuite per indigenti che spuntano come funghi grazie all’instancabile lavoro di volontari e operatori provenienti da tutta la Grecia e dal resto d’Europa.

Ma il collasso del sistema sanitario è solo una delle tante facce della crisi greca. La repentina ritirata dello stato sociale, flagellato dagli scudisci della Troika, ha gettato per strada un numero in costante aumento di senzatetto. La percentuale di popolazione in stato di povertà assoluta è schizzata dal 2% al 15% in otto anni. Ad Atene, che pure rappresenta uno dei centri più ricchi del Paese, dal 2010 a oggi il numero dei senza fissa dimora è triplicato: in molti hanno perso la casa dopo essere stati licenziati da una delle tante società pubbliche, costrette a feroci tagli fra gli impiegati.

Un numero ancora maggiore stenta a trovare un lavoro stabile e va a ingrossare le file dei tossicodipendenti: nei pressi del grande parco di Pedion Areos la droga più consumata è la sisa, la cosiddetta «droga della crisi». Un pericoloso mix di anfetamine e sostanze chimiche ottenuto principalmente dall’acido delle batterie, reperibile a basso costo e letale per la salute.

L’esercito di zombie che di giorno e di notte inala la sisa attraverso piccole pipe di vetro è troppo debole anche per affollare le mense dei poveri e si trascina ciondolando per le strade intorno a piazza Omonia.

A pochi isolati di distanza, nei pressi della stazione della metropolitana Viktoria, la Atene degli anni Duemiladieci svela un’altra delle sue tante piaghe. Per rendersene conto bisogna attendere le prime luci del crepuscolo, quando i giardinetti si affollano di adolescenti stranieri provenienti dal campo profughi installato all’ex aeroporto Hellinikon.

Minorenni che hanno lasciato la famiglia nel proprio Paese d’origine e che ora si ritrovano bloccati in Grecia per effetto del regolamento di Dublino III, che impone ai migranti di presentare la domanda d’asilo nel primo Stato dell’Ue in cui si trovano a transitare. Così, dei 64mila attualmente bloccati nel Paese, alcuni tentano di fuoriuscire dal limbo in cui si sono trovati rinchiusi loro malgrado nel modo più atroce: vendendo il proprio corpo.

Non è raro, nei pressi di piazza Viktoria, osservare anziani uomini greci che adescano ragazzini mediorientali forzandoli a rapporti sessuali in cambio di pochi euro. Secondo l’assistente sociale Tassos Smetopoulos, fra i pochissimi a occuparsene, il giro di prostituzione minorile, che sopravvive indisturbato nell’inazione della polizia, coinvolgerebbe ormai migliaia di persone.

La disperazione dei migranti, disposti a tutto pur di abbandonare la Grecia e proseguire il proprio viaggio della speranza verso l’Europa più ricca, alimenta un fiorente mercato nero di documenti falsi e traffico di uomini, da cui non è immune nemmeno l’Italia. Secondo le associazioni dei diritti umani attive nel Paese, alla periferia di Patrasso sarebbero già centinaia i migranti che aspettano solo la bella stagione per attraversare l’Adriatico e tentare la traversata verso le coste pugliesi.

Nel frattempo, la vita nei campi profughi prosegue sempre uguale a se stessa, immutabile nell’assurdità imposta dalle leggi comunitarie. Le procedure per ottenere asilo politico possono richiedere anche un anno, proprio in un Paese che già fatica a garantire i servizi di base ai propri cittadini. Nel campo di Ritsona, in Eubea, ogni giorno i volontari della locale chiesa ortodossa ritirano gli avanzi di cibo per i poveri della zona. E a Salonicco sono i siriani stessi che girano di quartiere in quartiere per portare il pranzo ai senzatetto greci.
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