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Clorpirifos: sai che cos'è

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[h=1]Clorpirifos: sai che cos'è e perché è chiamato il pesticida killer?[/h]
Scienza e Fisica Quantistica
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Discendente dai micidiali gas nervini e sostituto del proibito DDT, il Clorpirifos è uno dei più pericolosi pesticidi che finisce nei nostri piatti, con conseguenze importanti per la nostra salute


Saverio Pipitone - 30/08/2019

Il seguente articolo è tratto dalla rivista Scienza e Conoscenza 69.
Discendente dai micidiali gas nervini della seconda guerra mondiale e sostituito del proibito DDT, il Clorpirifos è un insetticida organofosfato e neurotossico a largo spettro che inibisce l’azione dell’acetilcolinesterasi, un enzima fondamentale per il funzionamento del sistema nervoso, in modo da abbattere e uccidere parassiti, larve e insetti. È utilizzato su una cinquantina di colture agricole tra cui mais, grano, soia, barbabietole, meloni, fragole, cavoli, broccoli, peperoni, patate, uva, mele, pere e pesche, fino ai prodotti floreali. Si utilizza anche nei trattamenti sui campi da golf, nei canili e come ingrediente nello shampoo, negli spray e nei collari antipulci degli animali domestici. Ha un odore simile alle uova marce o all’aglio, ed è pericoloso se toccato, inalato e ingerito.

A inventarlo nel 1965 è stata la Dow Chemical, che alla fine del 2017 si è fusa con la concorrente DuPont, per la strutturazione del gigante chimico statunitense DowDuPont che nel 2018 ha generato un fatturato di 85,9 miliardi di dollari e 3,8 miliardi di profitti da spartire tra gli azionisti: i principali sono gli agguerriti fondi di investimento The Vanguard Group e Black Rock.

DowDuPont produce l’insetticida Dursban a base di Clorpirifos. Negli anni Novanta, per rinnovarne l’autorizzazione, commissionò all’Argus Research Laboratories della Pennsylvania un’analisi sul cervello di ratti gravidi e l’esito fu di non pericolosità nello sviluppo neurologico. Di recente, un team di ricerca guidato dal chimico Axel Mie dell’università medica Karolinska Institutet di Stoccolma, ha ricontrollato lo studio del produttore e i risultati – pubblicati a novembre 2018 sulla rivista scientifica «Environmental Health» – evidenziano condizioni di tossicità nei topi a basse e medie dosi
che erano state omesse nel rapporto finale, con delle discrepanze rispetto ai dati grezzi di partenza che avrebbero fuorviato la valutazione dell’autorità di regolamentazione. [h=2]Effetti sul cervello: iperattività, spettro autistico, memoria [/h]
Gli effetti funesti del Dursban sull’organismo umano erano già stati rilevati nel 1995 dalla tossicologa Janette Sherman che in Arkansas aveva incontrato un bimbo con patologie cerebrali congenite causate dall’esposizione della madre all’insetticida nebulizzato per disinfestare gli uffici della banca dove lavorava nel periodo della gravidanza. La scienziata presentò uno studio completo il 25 ottobre 1998 a Carpi in provincia di Modena, alla conferenza internazionale dell’Istituto Ramazzini sulle malattie ambientali, mostrando come i difetti congeniti di 15 bambini, dagli occhi ai capezzoli, dal palato ai genitali, fossero imputabili al Dursban assorbito dalle mamme durante la gestazione.

Il Clorpirifos per uso domestico è stato proibito negli Stati Uniti a partire dal 2000. In seguito al divieto, una squadra di ricercatori guidata dall’epidemiologa Virginia Rauh della Columbia University di New York suddivise in due gruppi delle donne gravide di città, dimostrando che i pargoli partoriti prima del divieto ed esposti in utero alla sostanza erano più inclini a sviluppare disturbi da deficit di attenzione e iperattività o ADHD a 3 anni, carenze di memoria a 7 anni e lieve tremolio alle mani a 11.

Successivamente alcune ricerche dell’Università della California di Davis e di Berkeley documentarono il rischio di problemi alla memoria o di abbassamento del quoziente intellettivo per i nati da madri residenti tra i campi irrorati con Clorpirifos. Nella medesima università, un’équipe di professori di scienze della salute capeggiata da Ondine von Ehrenstein ha analizzato – nella zona ad agricoltura intensiva di Central Valley in California – i dati di nascita dal 1998 al 2010 di circa 38.000 persone, di cui 2961 con autismo, supponendo che l’esposizione prenatale e infantile all’insetticida entro 2 km dall’abitazione provochi un aumento di probabilità di contrarre disturbi dello spettro autistico: lo studio è stato pubblicato a marzo 2019 sull’autorevole rivista scientifica «British Medical Journal». Gli abitanti della Central Valley californiana sono incessantemente bersagliati dalle irrorazioni agrochimiche per un letale effetto deriva che avvelena aria e acqua, con conseguenti disturbi respiratori, cardiaci e neurodegenerativi, sia negli adulti che nei bambini...




M a se aggiungiamo nei vaccini ,alluminio,mercurio,formaldeide ecc.... il gioco è fatto..........dovete crepare.
 

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