Stai usando un browser molto obsoleto. Puoi incorrere in problemi di visualizzazione di questo e altri siti oltre che in problemi di sicurezza. . Dovresti aggiornarlo oppure usare usarne uno alternativo, moderno e sicuro.
Carmine America è stato nominato nel cda di Leonardo. La ditta del suocero però si vanta di essere fornitore di almeno due aziende che del gruppo fanno ormai parte
Giustizia choc ad Agrigento. Assolto scafista nordafricano, giudice: “Lo faceva solo per bisogno” Assolto scafista, lo faceva per bisogno Scafista per necessità: il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Agrigento ha assolto un uomo africa- no “perché il fatto non costituisce reato, avendo agito per bisogno”. Lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione del giovane. Così è stato scarcerato un 26enne del Gambia dopo quasi un anno dall’arresto. L’uomo ha dimostrato di essere stato costretto a condurre l’imbarcazione,con 53 migranti,dal nordafrica a Lampedusa, perché minacciato con un coltello da un trafficante detto “l’algerino”.
ma se fate schivo voi italiani perchè pagate le tasse a certa gente?
PER CERTI ITALIANI CI VORREBBE LA SANTA INQUISIZIONE MA PURTROPPO SONO ALTRI TEMPI DI CHIACCHIERE:
I clandestini partono dalla Libia con in tasca il numero degli avvocati (scafisti) italiani da contattare Aprile 21, 2020Cronaca Commenti disabilitati
Di Mauro Indelicato – Già prima di toccare terra e quando il loro barcone ancora era in balia del Mediterraneo, due migranti sono riusciti a contattare un legale per far partire un ricorso presso la Corte europea dei diritti umani.E quando ancora la loro situazione legata al salvataggio non era risolta, negli uffici della Corte i fascicoli riguardanti il caso erano già stati depositati.Un episodio che ha dimostrato come, già prima della partenza dei barconi dalla Libia, alcuni migranti abbiano in tasca i numeri dei legati di riferimento. A rendere nota questa situazione è stato un articolo su LaVerità, in cui è stato citato il caso di due giovani a bordo di una piccola imbarcazione rimasta, nei giorni a cavallo della Pasqua, in avaria nel Mediterraneo centrale.
In particolare, i documenti depositati a Strasburgo contengono i nomi di coloro che hanno effettuato il ricorso: si tratta di Abdel Wahab Mohamed, 28 anni di nazionalità sudanese, e Naseneva Diabj, 21 anni di nazionalità ivoriana. Sono stati loro due a chiamare il proprio avvocato poco dopo la loro partenza dal porto diAl Khoms, cittadina ad est di Tripoli.
Telefonate registrate e, ha fatto sapere il loro legale, già depositate al vaglio dei giudici di Strasburgo. L’avvocato in questione si chiama, come rivelato ancora su LaVerità,Lucia Gennari. Quest’ultima fa parte dello studio legale Antartide ed è la referente per il Lazio dell’Asgi, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
È a lei dunque che i due migranti si sono rivolti, spiegando la loro situazione e quella del barcone in cui erano a bordo: “I richiedenti – si legge nel documento depositato a Strasburgo – sono al momento a bordo di un gommone bianco e grigio che ha lasciato la Libia da Al Khoms durante la notte tra l’8 ed il 9 aprile 2020”.
Secondo le testimonianze dei due migranti, a bordo vi erano almeno 47 passeggeri. Il 10 aprile è stato lanciato il primo Sos raccolto dal network Alarm Phone, che su Twitter ha allertato le autorità maltesi ed italiane circa la posizione dell’unità navale. Il giorno successivo, sono state diramate altre informazioni, tra cui quelle più allarmanti riguardanti il malore di alcuni migranti a bordo e l’avaria che ha costretto il gommone a rimanere in balia delle onde.
Tutti i vari passaggi sono stati descritti dai migranti che hanno contattato l’avvocato Gennari e le loro testimonianze sono quindi state inglobate nei documenti depositati assieme al ricorso. Si è fatto riferimento, tra le altre cose, al messaggio delle autorità maltesi delle 22:24 del sabato di Pasqua: “Tutte le navi devono controllare e assistere, se necessario – si legge – Malta non è nella posizione di procurare un porto sicuro”.
Secondo chi ha promosso il ricorso, questa risposta da parte di La Valletta avrebbe potenzialmente scoraggiato azioni di salvataggio. Da qui, in considerazione anche del fatto che in quel momento il gommone era in acque Sar maltesi, la richiesta di un procedimento contro Malta. Un primo documento a Strasburgo è stato inviato proprio in quel frangente, in cui viene richiesto l’arrivo in zona di un vascello che offra “immediatamente un porto sicuro” ai migranti.
Un secondo documento è stato invece inviato nel giorno di Pasquetta: in esso, oltre che l’aggiornamento della situazione, è contenuto anche l’elenco delle presunte violazioni dei diritti umani da parte delle autorità maltesi, ma anche di quelle italiane.
I migranti in questione verranno poi salvati da un peschereccio che passava in quella parte del Mediterraneo, riportando tutti gli occupanti del gommone in Libia. Compresi dunque anche i due che hanno contattato il legale direttamente dall’imbarcazione. Adesso in pendenza c’è il ricorso per i mancati soccorsi e per altre presunte violazioni.
Il dito è puntato contro le autorità maltesi, per via della presenza del gommone all’interno delle acque di proprie competenza e, proprio per questo motivo, il ricorso non è stato presentato anche nei confronti dell’Italia. L’episodio ha quindi dimostrato come, già prima della partenza dalle coste libiche, i migranti sono nelle condizioni di conoscere propri professionisti e legali di riferimento. Una circostanza spesso sospettata in passato, ma mai ufficialmente venuta a galla.
Virus, protesta dei cittadini bergamaschi: “Qui i migranti fanno quel che vogliono. Tanto non pagano le multe” Aprile 21, 2020Cronaca Commenti disabilitati
Da Valentina Dardari – A Bergamo, chi è costretto a rimanere segregato in casa perché segue le norme, è anche costretto a vedere fuori dalla propria abitazione gruppetti di immigrati, richiedenti asilo, che stazionano nelle strade, o davanti alla Caritas diocesana, senza protezioni, né mantenendo la distanza di sicurezza.
Ovvio che chi assiste a certe scene, ligio alle regole e quindi isolato in casa, non può certo esserne contento. Anche perché queste persone non vengono multato, nessun controllo che faccia loro delle sanzioni. Che tanto quasi certamente non pagherebbero. Lo sfogo di una cittadina di Bergamo
Una lettrice di Libero ha voluto scrivere al direttore del giornale e raccontare quanto avviene regolarmente davanti al suo condominio. E quello che vede, come lei stessa ha ammesso, la fa incazzare. La signora in questione abita a Bergamo, proprio di fronte al Galgario, un centro recentemente ristrutturato e dato in gestione alla Caritas, che ospita diversi richiedenti asilo. Che ben inteso, andrebbe benissimo, se non fosse che queste persone non seguono le norme imposte per evitare possibili contagi da coronavirus. Come da lei stessa scritto, vede questi soggetti “andare e venire anche in gruppo con la mascherina abbassata o addirittura senza, chiacchierando amabilmente fra loro senza tenere le distanze, altre volte sostano davanti all’ingresso del Galgario, formando capannelli di persone, sempre senza protezione e senza distanza”. In barba alle leggi vigenti e ai cittadini che invece sono ligi. Nessuno le ha risposto
La donna ha anche detto di aver scattato delle fotografie e di averle inviate al primo cittadino, all’assessore alle politiche sociali e alla polizia locale, ha messo inoltre in copia il questore, il prefetto e la Asl. Quest’ultima sarebbe stata l’unica a rispondere, ma solo per avvertire che la faccenda non era di sua competenza e che avrebbe contattato la Caritas per comunicare la situazione. La signora che ha visto anche gli immigrati sputare per strada, orinare sulle auto e sui muri e abbandonare ovunque avanzi di cibo e bottiglie, si è quindi chiesta perché lei sia costretta a rispettare le regole e nel caso contrario a beccarsi una multa salata, quando altre persone se ne fregano e mettono a rischio la salute di tutti gli altri.
La donna ha quindi immaginato che queste persone non vengono sanzionate perché tanto non potrebbero pagare le multe. Si è quindi domandata se coloro che li hanno in gestione non debbano anche essere ritenuti responsabili del loro comportamento. Ha fatto inoltre notare che nel momento in cui si dovessero ammalare di Covid-19 andrebbero a prolungare la reclusione degli altri cittadini, oltre che intasare le strutture ospedaliere che dopo settimane di sovraffollamento stanno ricominciando a respirare. “I nostri avi erano trattati diversamente” La signora ha voluto infine ricordare i suoi parenti che erano partiti, affrontando viaggi lunghi e pericolosi, per raggiungere l’America e cambiare vita. “Li mettevano in quarantena a Ellis Island e, se non erano idonei, li rimandavano indietro. Lì lavoravano duramente, vivendo tra disagi nelle baracche costruite da loro, senza chiedere niente a nessuno” ha raccontato quello che le ha tramandato sua nonna, nata in una famiglia con nove fratelli e dove c’era poco da mangiare. Ma loro non si lamentavano, pensavano solo a sopravvivere.
ALLORA LA LEGGE è UGUALE PER TUTTI O NO ?
ALLORA E RAZZISMO CONTRO GLI ITALIANI ###
Milano, bengalese irregolare dà fuoco a 12 auto per divertimento: processato ma è già libero
Aprile 21, 2020Cronaca C Di Salvatore Di Stefano -Gli agenti del commissariato del noto quartiere “Città Studi” di Milano hanno tratto in arresto due notti fa un cittadino bengalese di 22 anni, colto in flagranza di reato dai poliziotti che lo stavano tenendo d’occhio già da alcune settimane mentre stava dando fuoco a due auto parcheggiate in strada. La notizia è stata diffusa dal quotidiano locale Il Giorno.
Nelle ultime settimane gli autoveicoli di Città Studi erano stati presi di mira da un ignoto piromane, il quale aveva già dato fuoco ad altre dieci vetture per poi fuggire via indisturbato accompagnato solo dall’assordante silenzio notturno della città meneghina in quarantena. I poliziotti, guidati da Giovanni Giammarrusti, sospettavano già del bengalese, per questo motivo l’asiatico era tenuto costantemente sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine.
Così intorno all’1:30 della notte fra venerdì e sabato scorso dei poliziotti in borghese hanno notato in atteggiamenti particolarmente sospetti il 22enne, il quale accovacciato a terra stava dando fuoco ad una Renault Clio parcheggiata all’angolo tra piazza Bernini e via Lippi per mezzo di un fazzoletto imbevuto di un liquido altamente infiammabile. Le fiamme hanno avvolto anche una Volvo parcheggiata vicino, danneggiandola seriamente.
I poliziotti sono piombati addosso al bengalese, immobilizzandolo e sottoponendolo ad un’accurata perquisizione personale, grazie alla quale gli uomini indivisa hanno rinvenuto nelle tasche del soggetto due accendini. Condotto in commissariato per accertamenti lo straniero è stato sottoposto ad interrogatorio ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nessuna spiegazione quindi circa i motivi che lo hanno portato a dar fuoco alle due auto e, con buona probabilità, anche alle dieci delle scorse settimane.
Successivi approfondimenti degli investigatori hanno fatto emergere che il giovane, senza fissa dimora, aveva già il pallino per questo tipo di reati, essendo già stato denunciato in passato per aver danneggiato un’auto, sempre a Città Studi. La presenza del bengalese sul territorio italiano inoltre non è assolutamente legittima, poichè l’uomo era già stato destinatario di ben due provvedimenti d’espulsione dal nostro Paese, uno della Prefettura di Milano e una del Questore di Roma: provvedimenti che il giovane asiatico si era ben guardato dal rispettare evidentemente.
Ieri mattina il giovane è stato processato per direttissima e ha patteggiato una condanna di un anno e due mesi. Il giudice, fa sapere la Questura, ne ha disposto la liberazione e come misura cautelare ha scelto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
“Proteggiamo i posti di lavoro degli americani”: Donald Trump blocca l’immigrazione. Conte spalanca i porti
Di Cristina Gauri – Washington, 21 apr – Mentre in Italia – nonostante l’emergenza coronavirus –l’establishment preme per regolarizzare la posizione di 600mila immigrati – per poi mandarli a raccogliere pomodori nei campi – stanotte, oltreoceano, il presidente degli Stato Uniti Donald Trump ha annunciato il colpo di mano sull’immigrazione. Lo ha fatto nel suo solito stile, cioè con un tweet: «Alla luce dell’attacco lanciato dal Nemico Invisibile, così come della necessità di proteggere i posti di lavoro per i nostri grandi cittadini americani, io firmerò un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente l’immigrazione negli Stati Uniti!».
Negli Stati Uniti sono stati registrati 1.433 nuovi decessi per il coronavirus nelle ultime 24 ore. Il totale dei decessi negli Usa dovuti all’epidemia ha così raggiunto quota 42.335. I contagi sono 784.000, i numeri più alti di tutto il mondo. Le misure di contenimento del contagio, che anche negli States hanno previsto pesanti limitazioni della libertà dei cittadini e la chiusura delle attività produttive ed economiche, hanno portato alla presentazione di 22 milioni di domande per il sussidio di disoccupazione. Il messaggio di Trump alla nazione è chiaro: in questa fase di emergenza e grande crisi economica la priorità verrà data esclusivamente ai cittadini americani; la regolarizzazione o l’ingresso degli allogeni che premono alle frontiere Usa slitta a data da destinarsi. Non è chiaro – in attesa che sia reso noto il testo del decreto – quali saranno le conseguenze concrete, dal momento che gli ingressi alle frontiere erano ormai ridotti ai minimi termini.
Immediate e immancabili le critiche dall’opposizione: l’ex consigliere del presidente Obama Axelrod ha subito commentato che si tratta di un’iniziativa politica, finalizzata al consolidamento della propria base elettorale – la quale, nel frattempo, si sta dando da fare in un sempre maggior numero di Stati manifestando contro la chiusura delle attività economiche e stigmatizzando la sospensione dei diritti. Intanto alcuni Stati governati dai repubblicani, come Texas e Florida, stanno premendo l’acceleratore sui tempi della riapertura.
L’annuncio del decreto esecutivo contro l’immigrazione viene reso noto mentre la Casa Bianca e i due rami del Congresso (la Camera a maggioranza democratica, il Senato a maggioranza repubblicana) sono nella fase di raggiungimento di un accordo per una manovra che consenta un’ulteriore iniezione di aiuti pubblici, di 450 miliardi. Questi fondi saranno in larga parte destinata alle imprese
Roma, fanno esplodere bancomat: ladri scappano con bottino Nella tarda serata di martedì, in via degli Eroi di Rodi, allo sportello della Bnl. I due scassinatori sono poi fuggiti con decine di migliaia di euro di Rinaldo Frignani
Il bancomat fatto esplodere (Foto Proto)
shadow
Nuovo assalto della banda del bancomat questa volta nella zona di Tor de’ Cenci. Almeno due rapinatori hanno fatto esplodere la cassa blindata dell’agenzia Bnl e sono fuggiti con un bottino di alcune decine di migliaia di euro.
L’allarme è scattato nella serata di martedì quando gli abitanti della zona hanno udito l’esplosione causata probabilmente da gas acetilene con il quale è stata saturata la cassa con i soldi attraverso la fessura dove si infila la tessera bancomat. Lo scoppio ha causato la rottura del contenitore corazzato in cui era custodito in denaro. I due banditi sono quindi fuggiti in auto ma forse con loro c’erano anche dei complici. Nelle ultime settimane sono stati numerosi i colpi messi a segno con questa tecnica ma anche con il carro attrezzi usato per strappare bancomat e casse continue dei supermercati dai loro alloggiamenti. Sul caso a Tor de’ Cenci indaga la polizia che ha acquisito i filmati della videosorveglianza della banca.
Il sospetto della Capua: "Perché non pubblicano le sequenze del virus...?"
Intervistata da Giovanni Floris a “Di Martedì”, la virologa parla della futura convivenza con il virus e propone di ripartire con un test sierologico su scala nazionale, così da avere un chiaro quadro della situazione. Poi l'appello: “Ho controllato: ci sono 10mila sequenze, di cui 40 italiane. Come mai queste sequenze italiane non si pubblicano?” Federico Garau - Mer, 22/04/2020 - 13:33
Intervenuta ieri sera alla trasmissione “Di Martedì” su La7, la famosa virologa Ilaria Capua torna a parlare di Coronavirus, e lancia un importante quesito: perché gli studi sulle sequenze italiane del virus non sono state ancora pubblicate? Un interrogativo che preoccupa, quello della scienziata, e che fa sorgere dei sospetti.
Intervistata da Giovanni Floris, la Capua è stata per prima cosa chiamata ad esprimere un parere sulla tanto attesa ripartenza del Paese, previsto per il prossimo 4 maggio. “Mi sembra che stiamo andando meglio”, commenta la virologa, osservando i dati attuali sul Covid-19 in Italia. “Sono dati incoraggianti, quindi le misure di sanità pubblica che sono state messe in pratica stanno funzionando. Questo è merito di tutti gli italiani, ai quali voglio dire grazie”. E sulla cosiddetta Fase 2? “Siamo un po' in ritardo, secondo me”, continua la Capua. “Non abbiamo un'idea chiara di come l'infezione si sia diffusa in Italia. È chiaro che questa è una malattia multifattoriale, dipende da tanti fattori.Dipende dall'inquinamento, o dalla rete dei trasporti (dove si fa maggior uso di mezzi di trasporto, ci si ammala di più). Manca capire come è realmente messo il Paese, quindi. Non è detto che l'Italia si trovi ovunque nelle medesime condizioni”.
Poi la conversazione si sposta sull'importanza delle figure preposte a guidare la nazione in questo periodo di emergenza. “Non si può parlare una lingua sola, non può esserci solo il 'politichese' o lo 'scientifico stretto'. Le decisioni devono essere prese in collaborazione. Bisogna prima di tutto ascoltare le ragioni della salute, poi quelle dell'economia, del tessuto sociale e delle altre determinanti che ci porteranno verso la nuova normalità”.
E come arrivare a questa ripartenza? “Prima di tutto capire quanti italiani sono entrati in contatto col Coronavirus. Quindi un test sierologico rappresentativo su base nazionale. Un test che sarebbe opportuno ripetere dopo una ventina di giorni, così da avere un senso della dinamica della diffusione. Questo perché purtroppo i dati che abbiamo in questo momento, essendo stati raccolti ognuno in modo diverso, con test diversi, non danno un chiaro quadro di ciò che sta succedendo”, spiega la dottoressa. “Altro importante punto di svolta sarà quello di riavere gli ospedali in piena funzione. Alcuni sono stati messi sotto grandissimo sforzo, ma ci sono tanti pazienti che hanno bisogno di ricevere cure anche per altre patologie. Quindi, per prima cosa, bisogna fare un test sierologico per la ricerca di anticorpi. Deve essere un esame riconosciuto, validato e che dia realmente le informazioni di cui abbiamo bisogno. Il tampone ci dice soltanto se il paziente è infetto nel momento stesso in cui viene effettuato l'esame, non dà un quadro completo. Non può dirmi, ad esempio, se la persona si è infettata un mese prima. Questo virus”, continua la Capua, “è un virus completamente nuovo. Non sappiamo come si comporterà, come si evolverà. Ci sono Coronavirus propri dei mammiferi che oltre a dare patologie respiratorie, possono provocare delle gastroenteriti. Chi ci dice che, fra qualche anno, non potrà causare delle gastroenteriti, magari nei bambini?”, aggiunge la virologa, parlando del futuro del virus.
“Dobbiamo stare attenti. Bisogna trovare una soluzione che permetta al Paese di ripartire, ma allo stesso tempo usare il buon senso. Questo problema non possono risolverlo gli scienziati, né i politici o i giornalisti. Lo risolveranno le persone. Ormai sappiamo cosa bisogna fare, conosciamo i fattori di rischio. Le norme di sanità pubblica messe in atto funzionano. Dobbiamo essere consapevoli che conviveremo con il virus, come abbiamo imparato a fare. Non significa però che la quarantena dovrà durare in eterno. Uscire lentamente, un po' per volta, non tutti insieme”, aggiunge.
Una seconda ondata? “Innanzi tutto, questo non è un virus trasmesso da vettori, quindi le zanzare (in arrivo, data l'avvicinarsi dell'estate) non rappresentano un problema. Una seconda ondata? Potrebbe esserci. Specialmente se la cosiddettaimmunità di gregge non è in grado di arginare la diffusione del virus”. Poi, l'interrogativo, che arriva mentre la virologa parla delle mutazioni subite dal Covid-19. “Possiamo dire poco per quanto riguarda l'Italia. Ho controllato: ci sono 10mila sequenze, di cui 40 italiane. È una faccenda sulla quale molti colleghi si interrogano: come mai queste sequenze italiane non si pubblicano?È importante avere una fotografia globale di come questo virus si muove, altrimenti non potremo mai combatterlo ad armi pari. C'è bisogno di studiarlo con tutte le forze che abbiamo”, commenta.
40 seguenze italiane cosa vuol dire fatto in italia ?
La Sicilia in balia degli sbarchi. Il governo vuole accogliere tutti
Le condizioni meteo delle prossime settimane potrebbero favorire gli arrivi autonomi da parte dei migranti sulle coste siciliane. I sindaci delle città maggiormente interessate fanno sentire la propria voce e non mancano le interrogazioni parlamentari poste non solo dai leghisti ma anche da parte dei grillini
- Mer, 22/04/2020 - 18:14
Nonostante le preoccupazioni dei sindaci e degli amministratori del territorio, per adesso il Viminale sembra aver scelto la sua strada nella gestione degli sbarchi di migranti in tempi di coronavirus: verranno cercate delle strutture idonee ad accogliere le persone che, da qui in avanti, arriveranno a bordo dei barconi.
Del resto, lo ha ribadito ieri in audizione alla commissione affari costituzionali della Camera lo stesso ministro Luciana Lamorgese: “Dobbiamo fare rispettare le quarantene, anche ai migranti bisogna far applicare le misure di distanziamento sociale – ha dichiarato la titolare del Viminale – Servono strutture ad hoc”. E la Prefettura di Agrigento, nelle scorse ore, ha già predisposto il bando: nella sede dell’ente ci sarà tempo fino alle ore 9:00 del 24 aprile per far pervenire le manifestazione di interesse dei vari operatori economici. Eppure da questo territorio, il più esposto ad una possibile crisi migratoria, sono arrivate ben altre indicazioni, anche nelle ultime ore.
I toni del malcontento che questa situazione sta generando non sono infatti tardati a farsi sentire questa mattina da parte dei sindaci delle due città che, in prima linea, devono confrontarsi con gli sbarchi autonomi dei migranti. Sia il primo cittadino di Porto Empedocle Ida Carmina, che il collega di Lampedusa Salvatore Martello, nel corso di un’audizione in video collegamento alla riunione del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen che si è svolta nelle scorse ore, hanno messo in evidenza i problemi che hanno dovuto affrontare da soli negli ultimi giorni, con gli arrivi inaspettati da parte dei migranti provenienti dal continente africano.
A prendere la parola è stato prima il sindaco di Porto Empedocle, esponente del Movimento Cinque Stelle :“La nostra popolazione- ha detto il primo cittadino-è stata sempre accogliente ma adesso, con l’emergenza Covid-19, il problema diventa più grande. Questi sbarchi mettono in pericolo la nostra popolazione. Tutti noi siamo soggetti a restrizioni delle libertà personali, siamo chiusi in casa e poi assistiamo a scene in cui i migranti, ospitati peraltro in strutture non adeguate e senza vigilanza, non rispettano le regole. Queste devono valere per tutti altrimenti si viene a creare una situazione di allarme sociale come peraltro avvenuto negli scorsi giorni con le proteste dei nostri cittadini. Ho anche protestato con la prefettura di Agrigento con la quale mi sono collegata e subito dopo ho appreso che alcuni migranti erano usciti tranquillamente e uno di loro ha perfino rubato un’auto ad un nostro concittadino provocando anche un incidente. Mancano le strutture idonee, manca la vigilanza. Non si può più gestire il fenomeno migratorio con i criteri e le modalità finora adottate perché poi siamo noi a dover fare i conti con la realtà.”
A dare manforte alla collega Carmina, il sindaco di Lampedusa che ha esposto i problemi che gli arrivi stanno causando proprio perché si aggiungono ad una situazione già delicata per via del coronavirus all’interno di un territorio dove le strutture sanitarie sono insufficienti. “Il problema- ha detto il sindaco- è che in questa emergenza sanitaria stiamo assistendo ad una confusione di ruoli, scarsa conoscenza delle regole e scarsa percezione del problema. Abbiamo 115 migranti a fronte di 96 posti nell’hotspot”.
“La gente è venuta sotto il comune a manifestare chiedendo perché ci fosse un trattamento diverso tra i residenti che vengono multati se escono mentre i migranti invece girano liberamente – ha aggiunto Martello – Problema di ordine pubblico che siamo riusciti a contenere per fortuna, ma manca la vigilanza, bisogna controllare. Ho avuto rassicurazioni che la prossima settimana sarà collocata una nave di fronte Lampedusa per poter far effettuare la quarantena a chi sbarca. Non si riesce a capire il disagio che noi sindaci proviamo”. Poi la preoccupazione sulle attività alla base dell’economia dell’isola maggiore delle Pelagie: “Il turismo a Lampedusa non ripartirà, questa è la verità, le imprese sono fallite.”
Da una parte quindi la voce di chi si ritrova a gestire direttamente sul territorio situazioni, per le quali sono spesso necessarie decisioni veloci con le conseguenze che ne derivano nel bene e nel male. Dall’altra parte, è da registrare l’appoggio arrivato agli amministratori locali anche da chi, all’interno del Parlamento, siede tra i banchi della maggioranza. I parlamentari del Movimento Cinque Stelle, Filippo Perconti e Paolo Ficara, sono stati ad esempio i firmatari di una lettera inviata al ministero dell’Interno. I due deputati, insieme ad altri colleghi siciliani grillini, hanno sollecitato un intervento del ministro Luciana Lamorgese affinché siano garantiti efficaci controlli lungo le coste della Sicilia. Ne è seguita anche un’interrogazione a risposta in Commissione indirizzata ai ministeri dell’Interno e della Salute con la quale è stato chiesto, tra le altre cose, “quali iniziative urgenti intende adottare il Governo per risolvere una situazione potenzialmente drammatica, al fine di garantire la sicurezza della popolazione e la tutela della salute”.
Intanto venerdì prossimo, 24 aprile, scadranno i termini di presentazione della manifestazione d’interesse da parte degli operatori economici, per mettere a disposizione unità navali battenti bandiera italiana idonee a garantire la quarantena dei migranti giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi. Il relativo avviso è stato pubblicato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Mi auguro che al più presto venga assicurato a Porto Empedocle e a Lampedusa quello che è stato già assicurato alla città di Palermo – afferma in merito il deputato Filippo Perconti, da noi raggiunto – ovvero la possibilità di garantire la quarantena ai migranti anche attraverso l’utilizzo di una nave”.
Un’altra interrogazione al ministro dell’Interno sulla vicenda, è stata posta dal deputato leghista Alessandro Pagano con la quale si chiede “quali iniziative il Governo intenda adottare nell’immediato per impedire gli arrivi e gli sbarchi irregolari sulle coste della Sicilia”. La questione quindi è destinata a caratterizzare questa delicata fase contraddistinta di emergenza sanitaria, ma potrebbe anche spingersi oltre: in tanti, tra amministratori locali e parlamentari, temono un’impennata di sbarchi a partire dai prossimi giorni, quando le condizioni meteo dovrebbero essere ulteriormente favorevoli per la partenza di numerosi barchini dalle coste nordafricane. Questo genererebbe ulteriori condizioni di difficoltà: tra marzo ed aprile, sono sbarcati in Sicilia complessivamente quasi 700 migranti, a fronte degli oltre 1.000 arrivati soltanto a febbraio.
Eppure la gestione del sistema di accoglienza si è rivelata più problematica in queste settimane che all’inizio dell’anno, proprio perché l’emergenza coronavirus ha reso tutto molto più complicato. Ecco il motivo per il quale si chiede, anche dagli ambienti della maggioranza, di fare presto: quel bando della Prefettura accennato ad inizio articolo, sta allarmando e non poco i principali amministratori del territorio. Potrebbe costituire il preludio a nuove situazioni di difficoltà, a nuove manifestazioni di insofferenza da parte dei cittadini per via della creazione di altre strutture dedicate all’accoglienza. I sindaci ed i deputati scommettono sull’arrivo di una nave in cui far trascorrere le quarantene, ma potrebbe non bastare. Ed in Sicilia sembra essere partita già un’autentica corsa contro il tempo.
MA COSA DITE MAI AI COMUNISTI PIACCIONO SOLO GLI IMMIGRAITI:
Queste devono valere per tutti altrimenti si viene a creare una situazione di allarme sociale come peraltro avvenuto negli scorsi giorni con le proteste dei nostri cittadini.