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ecco come siamo avvelenati a norma di legge

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[h=1]Uva tossica: fino a 15 pesticidi a grappolo. L'inchiesta shock[/h]
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Fino a 15 pesticidi diversi in un singolo grappolo d'uva. Una nuova analisi ha mostrato cosa si nasconde in questo frutto, molto presente sulle nostre tavole in questo periodo. L'indagine, condotta dalla rivista svizzera KTipp, ha scoperto che tutti i 20 tipi di uva esaminati contenevano numerosi pesticidi. E spesso il prezzo basso non c'entrava.

Eurospar, Coop, Lidl, non si salva nessuno. Lo studio ha coinvolto diverse tipologie di uva commercializzate in Europa da una serie di grosse catene di supermercati. E i risultati sono inquietanti.

Per il test di laboratorio, la Ktipp ha acquistato dai maggiori distributori a metà agosto le uve bianche e rosse provenienti da colture convenzionali e ha inviato tutto a un laboratorio. Il laboratorio ha ricercato circa 500 pesticidi nell'uva.
[h=2]I risultati dell'analisi[/h]
È emerso che tutte contenevano residui di pesticidi e 16 dei 20 campioni ne presentavano livelli molto elevati. I frutti provenivano da Italia, Francia, Spagna e Turchia.

La più grande quantità è stata trovata nella costosa varietà "Muscat de Hambourg" di Globus. Per circa 16 milligrammi di residui di pesticidi, i clienti della controllata Migros pagano circa 15 franchi al kg (circa 13 €). In confronto, l'uva meno contaminata di Denner ne conteneva "solo" 0,13 milligrammi.

Le uve turche di Eurospar a Zurigo contenevano addirittura 15 pesticidi. Come le sostanze reagiscono tra loro è oggetto di ricerca da parte dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare Efsa. Il laboratorio ha trovato nei 20 campioni un totale di 35 pesticidi: 8 uccidono gli insetti, i rimanenti combattono i funghi. Queste sostanze possono anche essere pericolose per l'uomo e l'ambiente.

Secondo l'Ufficio federale, le sostanze attive si accumulano, ad esempio, negli organismi acquatici, così che "la concentrazione nel pesce è 2000 volte superiore a quella dell'acqua". Oppure "influenzano la fertilità e danneggiano il bambino nel grembo materno".

I pesticidi con particolare potenziale di rischio erano presenti in tutti gli altri campioni. Sono stati acquistati da Migros, Coop, Aldi, Lidl, Globus ed Eurospar. L'uva turca Eurospar conteneva 5 di questi pesticidi.

In 14 uve, il laboratorio ha trovato acido fosfonico. La sostanza è destinata a proteggere i frutti dai funghi ma non è salutare per gli uccelli, i mammiferi e gli organismi acquatici. Dopo un test, la sostanza è stata classificata come "altamente corrosiva".

Dal canto loro, Migros, Globus, Aldi e Lidl si sono difese sottolineando che tutti i residui di pesticidi sono al di sotto dei limiti di legge. Coop scrive che le uve sono trattate con prodotti per la protezione delle colture legalmente autorizzati.

Altri test avevano già dimostrato che l'uva contiene spesso diversi pesticidi: nel 2016, l'Autorità per la sicurezza alimentare della Bassa Sassonia ha testato 93 campioni di uva provenienti da 10 paesi. Solo 4 prodotti erano privi di pesticidi. L'Autorità allora aveva trovato un totale di 53 diverse sostanze chimiche.

Anche se è stato dimostrato che una alcuni possono essere parzialmente lavati via con acqua, non è del tutto così visto che i pesticidi penetrano in profondità.
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[h=2]E in Italia?[/h]
Ben 11 campioni di uva provenienti dall'Italia mostravano la presenza di pesticidi. Tra questi troviamo due uve di Coop e una di Lidl con 5 pesticidi diversi, e Eurospar e Aldi e Migros con 3 uve italiane contenenti 4 pesticidi. Pur non essendo i peggiori d'Europa, non brilliamo di certo per uve pulite.

Cosa ancora più inquietante, secondo quanto riportato dallo studio, i livelli massimi consentiti dalla legge non sono stati superati in alcun campione, per via del fatto che le norme non considerano il numero complessivo di pesticidi contemporanei.
"Ktipp ha valutato deliberatamente i residui di pesticidi per la protezione dei consumatori più severamente rispetto alla legge. I campioni di peso superiore a 2 milligrammi al chilo sono stati considerati molto carichi. La legge del settore conosce solo i livelli massimi per le singole sostanze, ma non lo fa per il cocktail di antiparassitari nel suo insieme. Gli agricoltori lo sfruttano a loro favore e iniettano molti pesticidi diversi" spiega. In questo modo possono aggirare i limiti.
Va inoltre considerato che una persona non mangia solo uva ma consuma molti cibi contaminati. Ecco perché è importante che ogni singolo prodotto sia reso il più pulito possibile dai produttori.

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Francesca Mancuso



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ancesca Mancuso INFORMARSI AGRICOLTURA 31-01-2017 [h=1]Pesticidi: la lista dei cibi più contaminati in Italia (TABELLE)[/h]
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Troppi pesticidi nel cibo che finisce sulle nostre tavole. Fino a 21 principi attivisu un solo prodotto irregolare ma anche 11, 13 e 14 sostanze su campioni ‘in regola’. È quanto emerge dal nuovo dossier “Stop pesticidi”, presentato oggi a Roma da Legambiente.

A lasciare a bocca aperta sono stati alcuni dati: il verde con 21 residui chimici e le bacche con 20, ma anche il cumino con 14 diverse sostanze, le ciliegie con 13, le lattughe e i pomodori con 11 o l’uva con 9 principi attivi.



Secondo quanto emerso dalle analisi, sono in aumento i campioni fuorilegge ma la buona notizia è che crescono anche le produzioni biologiche e le tecniche agronomiche sostenibili. I dati di Stop pesticidi provengono dalle analisi condotte dai diversi laboratori pubblici italiani.

È quello della frutta il comparto in cui sono state trovate le percentuali più alte di multiresiduo e le principali irregolarità. Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha effetti solo sulla nostra salute ma anche sull’ambiente. Denuncia Legambiente che sono stati immessi nel mercato nuovi formulati senza un'adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente.
“Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli. Per le sostanze su cui non esiste ancora un parere unanime del mondo scientifico sui rischi, come per il famoso Glifosato, dovrebbe valere il principio di precauzione e il divieto di utilizzo” spiega l'associazione.
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Le maggiori irregolarità sono state trovate dai laboratori più zelanti, che conducono il maggior numero dei controlli (Lombardia e l’ottima Emilia Romagna) contemplando il più alto numero delle sostanze da ricercare. Mancano invece all’appello i dati della Calabria, che non ha fornito alcuna informazione, e della Toscana, che ha fornito i dati in maniera disaggregata.

Anche quest’anno, la quantità dei residui di pesticidi rintracciati nei prodotti da agricoltura convenzionale, nei prodotti trasformati e miele, è elevata: salgono leggermente i campioni irregolari (1,2% nel 2015, erano lo 0,7% del 2014); mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4% del totale, più di un terzo dei campioni analizzati (9608 campioni), in leggero calo rispetto al 2014 (41,2%). La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo invece, in leggero rialzo rispetto al 58% del 2014, è il 62,4%.
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[h=2]I pesticidi in Italia[/h]
Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, sono ancora troppi i pesticidi usati in Italia. Anche se tra il 2010 e il 2013 abbiamo assistito a un calo del 10%, nel 2014 c'è stata un'inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a salire, passando da 118 a circa 130 mila tonnellate rispetto al 2013. In particolare, nel 2014, sono stati distribuiti circa 65 mila tonnellate (T) di fungicidi (10,3 mila T in più rispetto al 2013), 22,3 mila T di insetticidi e acaricidi, 24,2 mila T di erbicidi e infine 18,2 mila T di altri prodotti. Nel complesso, l’Italia si piazza al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), piazzandosi però al secondo posto per l’impiego di fungicidi. [h=2]Buone notizie[/h]
Ma qualcosa di buono c'è ed è la crescita delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici. La superficie agricola biologica in Italia, infatti, tra il 2014 e il 2015 è aumentata del 7,5%. [h=2]Quali pesticidi?[/h]
Tra le sostanze attive più spesso rilevate troviamo: il Boscalid, il Penconazolo, l’Acetamiprid, il Metalaxil, il Ciprodinil, l’Imazalil e il Clorpirifos, un interferente endocrino. [h=2]I cibi più contaminati[/h]
Nel complesso, uva, fragole, pere e frutta esotica (soprattutto banane) sono i prodotti più spesso contaminati dalla presenza di residui di pesticidi.

L'uva risulta tra i prodotti maggiormente contaminati: tutti i campioni (12) analizzati dai laboratori del Friuli Venezia Giulia presentano uno o più residui; in Valle d’Aosta si è registrata una irregolarità per superamento del limite ammesso di Clorpirifos, due campioni regolari con un residuo (Clorpirifos) e quattro campioni regolari ma con multiresiduo. In Liguria in un campione regolare sono stati rilevati fino a sette residui (Boscalid, Ciprodinil, Clorpirifos, Imidacloprid, Metossifenozide, Pirimetanil, Fludioxonil) mentre in Puglia si è arrivati anche a 9. Anche in Sardegna, l’uva da tavola risulta essere sempre contaminata da più residui.
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In Emilia Romagna risultano contaminate il 46,1% delle insalate e l’81,6% delle fragole (multiresiduo).15 le irregolarità rilevate: 8 su pere locali e 7 nel comparto verdura. Cocktail di sostanze attive anche in Lombardia con due campioni di bacche provenienti dalla Cina con 12 e 20 residui. Anche la regione Siciliapresenta 6 campioni irregolari, uno nel comparto verdura (cereali) e cinque nel comparto frutta. La regione Puglia ha rilevato 20 irregolarità tra cui 6 su campioni di melograno provenienti dalla Turchia.
“Lo studio presentato oggi evidenzia in modo inequivocabile gli effetti di uno storico vuoto normativo: manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto. Da qui la possibilità di definire 'regolari', e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. Senza tenere conto dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente. Eppure le alternative all’uso massiccio dei pesticidi non mancano. La crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e delle pratiche agronomiche sostenibili sta dando un contributo importante alla riduzione dei fitofarmaci e al ripristino della biodiversità e alla salute dei suoli” ha detto la presidente di Legambiente Rossella Muroni.
Per leggere il dossier completo, clicca qui

Francesca Mancuso
 

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