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L'"effetto Umbria" sul governo: Pd e M5s crollano nei sondaggi

La Lega vola al 34,3%, Fratelli d’Italia è al 9,8%. Male tutte le forze di maggioranza. E il 50% degli italiani dà un giudizio negativo sul governo

Sergio Rame - Ven, 01/11/2019 - 09:43

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L'effetto Umbria si abbatte sui giallorossi.
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E già nei sondaggi di questa settimana è lampante. Stando alle rilevazioni fatte da Ipsos per il Corriere della Sera, la Lega si conferma il primo partito con il 34,3% e una crescita netta del 3,5%. A perdere terreno sono soprattutto le forze di governo con il Movimento 5 Stelle, che scivola al 17,9% registrando un calo del 2,9%, e il Pd che arretra del 2,3%, attestandosi al 17,2%.
Nando Pagnoncelli, che ha analizzato gli orientamenti di voto all'indomani delle elezioni in Umbria, svela il forte impatto che il risultato delle regionali sta avendo sugli orientamenti a livello nazionale. Mentre il partito di Matteo Salvini continua a mietere consensi, le forze che sostengono il governo Conte non fanno altro che perdere terreno. a godere di buona salute è, in linea generale, tutto il centrodestra. Secondo il sondaggio Ipsos, infatti, Fratelli d'Italia, "che da fine agosto nei sondaggi ha sorpassato Forza Italia", naviga a ridosso del 10%. Il partito di Silvio Berlusconi, invece, "oggi è al 6,2%, alla pari di Italia viva che fa segnare un aumento dell'1,4%". "Da segnalare infine la crescita di Europa Verde che passa dall'1,2% al 2,2% e la flessione delle forze di Sinistra dal 2,8% all'1,7%.
Analogamente all'andamento dei singoli partiti, anche i giudizi sui leader riflettono il voto umbro. "Come da tradizione - spiega Pagnoncelli sul Corriere della Sera - premiano chi ha vinto e penalizzano chi ha perso le elezioni, confermando il famoso aforisma di Ennio Flaiano, che dipingeva gli italiani come un popolo abituato ad andare in soccorso al vincitore". "Le opinioni degli italiani - aggiunge il sondaggista - sono più nette riguardo alle prospettive future dell'esecutivo: infatti il 56% prevede che dopo la sconfitta dell'alleanza Pd-M5S in Umbria, il governo affronterà qualche difficoltà ma non entrerà in crisi, mentre il 17% si aspetta la conclusione dell'esperienza giallorossa". Insomma, dopo un mese di "progressiva crescita dell'apprezzamento" dell'esecutivo, le rilevazioni di Ipsos segnano "un arretramento significativo" che pesa sul premier Giuseppe Conte ben sette punti. Solo il 36% degli intervistati ha, infatti, espresso un giudizio positivo, mentre il 50% ha dato un giudizio negativo, "di fatto riportando il gradimento al livello registrato all'inizio del mandato".
Quanto ai leader, le valutazioni su Conte si mantengono sostanzialmente stabili rispetto a tre settimane fa. "Il 48% esprime apprezzamento per il premier contro il 43% di giudizi negativi", fa notare Pagnoncelli sottolineando che "Salvini e la Meloni fanno segnare una crescita significativa, rispettivamente di 5 e 7 punti, attestandosi il primo al 40% e la seconda al 36%". E, mentre Matteo Renzi registra una lieve crescita, passando dal 12% al 14%, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti arretrano di cinque e sette punti, risultando graditi al 21% e al 16% degli elettori. Adesso la sinistra dovrà fare inevitabilmente i conti con le alleanze. Secondo il sondaggio elaborato da Index Research per Piazzapulita, "la coalizione di centrodestra è sondata oggi al 48,4% mentre la coalizione 'giallorossa' (Pd, M5S e Italia Viva) è al 44,3%".
 
Sei grillini "contiani" pronti a lasciare: il M5S è nel caos

Sarebbero sei i senatori pronti ad abbandonare il gruppo del M5S al Senato per passare al misto. Ma dopo la batosta in Umbria i dissidenti puntano a coinvolgere anche altri parlamentari per formare un gruppo autonomo fedele a Conte

Cristina Verdi - Ven, 01/11/2019 - 12:46


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Il voto in Umbria ha provocato un vero e proprio terremoto politico all’interno del Movimento 5 Stelle.
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E la scossa è arrivata fino a Palazzo Madama.
Al Senato, secondo quanto rivela Il Messaggero, ci sarebbero già sei grillini pronti ad abbandonare la nave guidata da Luigi Di Maio, che sembra andare alla deriva visti gli ultimi risultati elettorali. Il capo politico del Movimento ieri ha incontrato i senatori in una riunione con all’ordine del giorno la modifica dello statuto del gruppo parlamentare. L’obiettivo, in realtà, è quello di operare una revisione più ampia che limiti i poteri di Di Maio a favore dell’assemblea. Il clima in cui si è svolto l’incontro, ha raccontato ai giornalisti il leader grillino, è stato “positivo”. Ma il cambio di rotta non convince almeno sei rappresentanti pronti a passare al gruppo misto o addirittura, come paventa il quotidiano di via del Tritone basandosi sulle parole dello stesso Di Maio, creare un gruppo autonomo che faccia capo al premier Giuseppe Conte.
Tra i senatori pronti a fare il grande passo ci sono Elena Fattori e Ugo Grassi, che alla riunione di ieri, infatti, non c’erano. Secondo il Messaggero per ufficializzare la decisione si starebbero aspettando però ulteriori adesioni che consentano di allargare quella che sta assumendo la forma di una vera e propria scissione anche a deputati ed europarlamentari. I numeri per realizzare una formazione autonoma, però, secondo i bene informati, non ci sarebbero. Tra i malpancisti, poi, ci sarebbero anche il senatore Dino Giarrusso e il deputato Giorgio Trizzino, che restano fedeli a Di Maio ma vorrebbero una rivoluzione interna al Movimento.
I malumori scuotono anche il gruppo parlamentare di Forza Italia al senato, dove una decina di azzurri hanno criticato la decisione del leader Silvio Berlusconi di astenersi sulla decisione di istituire la Commissione contro l’odio e la discriminazione razziale proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre. “Mi aspetto che nel Movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dei dubbi sul nostro impegno a fianco di Israele e del popolo ebraico, contro l’antisemitismo e ogni forma di razzismo. Prese di posizione e distinguo posti in essere ai soli fini di alimentare sterili polemiche - soprattutto su un tema così delicato - favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che ci fa addirittura orrore”, è stato il messaggio lanciato ieri dal leader azzurro ai suoi. “Le discussioni, sempre legittime, si fanno all’interno e non a colpi d’agenzia: se qualcuno vuole invece seguire strade già percorse da altri, ne ha naturalmente la libertà, ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia sollevando dubbi sui nostri valori e sui nostri comportamenti", mette in chiaro Berlusconi.
L’avvertimento è rivolto a Mara Carfagna, che ieri ha visto anche Giovanni Toti. “È delusa ma non pensa ad uno strappo”, assicura però il governatore ligure e fondatore del movimento “Cambiamo”, anche lui in disaccordo con l’astensione di Forza Italia sul voto di ieri. Una fonte del Messaggero assicura che Matteo Renzi starebbe facendo la corte agli azzurri che sono in polemica con la linea dell’ex premier Berlusconi, ma per ora le avances sarebbero cadute nel vuoto. Sono i punti interrogativi sulla tenuta del movimento di Di Maio, però, ad essere decisive per un eventuale voto anticipato. Tanto che si vocifera che il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, starebbe pensando ad un election day che accorpi un possibile ritorno alle urne per le politiche con il voto in Emilia Romagna.
 
Di Maio: "Basta alleanze. Il Pd ci vuole portare al 2%"

Luigi Di Maio, in qualità di capo politico del M5S, ribadisce la sua contrarietà ad alleanze future con il Pd in vista delle Regionali in Calabria e in Emilia Romagna

Francesco Curridori - Ven, 01/11/2019 - 16:35

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"Basta parlare di coalizioni". Dal Marocco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in qualità di capo politico del M5S, ribadisce la sua contrarietà ad alleanze future con il Pd in vista delle Regionali in Calabria e in Emilia Romagna, dove si voterà il 26 gennaio prossimo.

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"È un dibattito che sta anche stancando gli italiani, si parla di coalizioni, di accordi, io credo che dobbiamo concentrarci sugli obiettivi. Se dobbiamo parlare di qualcosa a gennaio 2020, parliamo dell'acqua pubblica", rilancia Di Maio rispondendo alle critiche avanzate da Pier Luigi Bersani sull'opportunità o meno che i grillini corrano da soli in Emilia. Dopo la finanziaria, infatti, in Parlamento arriva la discussione sulla legge sull'acqua pubblica ed è su questo che chiede: "Sono d'accordo le altre forze della maggioranza?".
Il nodo cruciale, però, è l'esito del voto nell'Emilia Romagna tradizionalmente 'rossa' che il Pd rischia di vedersi scippare dall''onnivoro' Matteo Salvini. Una sconfitta farebbe precipitare il governo in una ulteriore crisi e pertanto sia il segretario del partito Nicola Zingaretti sia il ferrarese Dario Franceschini stanno spingendo perché i Cinque Stelle sostengano il governatore uscente, Stefano Bonaccini. Nelle ultime ore, si legge su Repubblica, Massimo Bugani, consigliere comunale a Bologna e membro dell'associazione Rousseau, aveva anche proposto di non presentare una lista in Emilia. Considerato il pessimo risultato ottenuto in Umbria, però, Di Maio non vuol proprio sentirci da quell'orecchio, sempre più convinto che il Pd voglia "trasformare il Movimento in un partito del 2 per cento", si legge nel retroscena de La Stampa. E ancora: "Non possiamo lasciare che ci facciano diventare quello che fu il Nuovo centrodestra di Alfano per i governi di Renzi prima e di Gentiloni poi", dicono i vertici del M5S. Insomma, stavolta l'alleanza col "partito di Bibbiano" pare essere molto in salita.
 
Emilia-Romagna, scenari cupi per il Pd: anche con il M5s vittoria difficile

Secondo stime elaborate su base regionale, il Pd e i suoi alleati sarebbero 9 punti percentuali dietro al centro-destra. Anche con l’accordo con il M5s la vittoria non è scontata

Gabriele Laganà - Ven, 01/11/2019 - 12:08
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Emilia-Romagna roccaforte inespugnabile della sinistra? In passato. Oggi secondo le stime elaborate su base regionale dal direttore generale di MG Research, Roberto Baldassari, per Affaritaliani.it la situazione è ben diversa.
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Il Partito democratico se vuole avere qualche speranza di restare alla guida della Regione dopo il 26 gennaio sarà costretto a siglare alleanze sia con gli altri partiti di centro-sinistra, tra cui Italia Viva di Matteo Renzi, che con il Movimento 5 Stelle. E anche in questo caso, nulla è scontato perché è previsto un testa a testa con il centro-destra.
Secondo lo studio, attualmente in Emilia Romagna la Lega risulta essere il primo partito con una percentuale tra il 31 e il 35%. Fratelli d'Italia, come in Umbria, si conferma essere il secondo partito della coalizione con il 6,5-8,5% mentre Forza Italia si attesta tra il 4 e il 6%. Gli altri partiti di quest’area hanno tra lo 0 e il 2%. Il totale della coalizione di centro-destra è del 46,5%, inteso come valore centrale della “forchetta”.
Nel campo avversario, il Partito Democratico è la seconda forza dell'Emilia Romagna con il 25-29% mentre Italia Viva si attesta al 4,5-6,5%. Gli alleati dei Verdi sono tra l’1,5-3,5% , la Sinistra tra 0,5-2,5% e altri partiti dell’area progressista tra lo 0 e il 2%. Il totale della coalizione raggiunge il 37,5% , sempre inteso come valore centrale della forchetta.
Il Movimento 5 Stelle, in base alle stime di Baldassari, vale tra l'8 e il 12%. Se i pentastellati raggiungessero l’accordo con il Pd, la variegata coalizione di centro-sinistra raggiungerebbe il 47,5%. La stessa cifra del centro-destra. In campo scenderà anche il Partito Comunista di Marco Rizzo, che si attesta tra lo 0,5 e il 2,5% e che sicuramente non farà alleanze con la coalizione a guida Pd.
Questi sono i dati delle stime elaborate da Roberto Baldassari di MG Research. Però vi è da tenere in considerazione che in politica non sempre uno più uno è uguale a due. Il M5s, dopo la batosta subita in Umbria, ha annunciato che correrà da sola o al massimo con liste civiche. Se anche dovesse allearsi con il Pd non vi sono certezze che il suo elettorato lo seguirebbe.
Le Regionali in Emilia-Romagna probabilmente saranno decisive anche per le sorti del governo Conte. Una nuova affermazione del centro-destra decreterebbe la fine dell’esecutivo giallorosso.
 
Nel container dal terremoto del '97: ora anziana viene anche indagata

Dopo 22 anni la sua abitazione non è ancora agibile. La 90enne in cerca di normalità: "Vorrei vivere l'ultimo tempo che mi resta con un pò di tranquilla"

Luca Sablone - Ven, 01/11/2019 - 11:53

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La classica storia italiana. Dal terremoto del '97 Albertina Menichelli vive in un container e tra ritardi e infinita burocrazia ora arriva anche la beffa: come raccontanto da Il Giorno, è finita indagata dalla procura della Repubblica di Spoleto per non aver ottemperato all'ordinanza di sgombero del Comune di Valtopina.
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SALUTI A DI MAIO-ZINGA
Lilli Gruber a Piazzapulita, campane a morto per Pd e M5s: "Come vedo questo governo"
1 Novembre 2019
Lilli Gruber a Piazzapulita, campane a morto per Pd e M5s: Come vedo questo governo





Se anche Lilli Gruber, inguaribile progressista, suona le campane a morto per Pd e M5s, allora per i giallorossi si mette davvero male. "Questo governo lo vedo assai instabile", spiega Lady Otto e mezzo ospite in studio del collega di La7 Corrado Formigli a Piazzapulita. Il problema è nel manico dell'esecutivo: Luigi Di Maio, sottolinea la Gruber, "sta rischiando la leadership del Movimento 5 Stelle" e Nicola Zingaraetti "non so quanto reggerà" alla guida dei dem.
Leggi anche: "Effetto Gruber" su Piazzapulita. Per Formigli peggior share della serata

Il problema però non sono solo gli assetti, ma anche le politiche. Ad esempio, quella sul lavoro. Dopo un servizio sulla crisi dello stabilimento Whirlpool di Napoli, uno dei feudi elettorali dei 5 Stelle (qui Di Maio e Roberto Fico si giocano la faccia), Lilli la Russa conclude lapidaria: "Il governo poteva fare di più. Aumentare un po' l'Iva sui beni di lusso e dare i soldi a chi ne ha di meno". Non esattamente la ricetta ideale per rilanciare l'economia e stabilizzare i precari.
 
VERSO IL BIG BANG
Lucia Borgonzoni incubo di Bersani: "Chiudiamo bottega", la premonizione sull'Emilia Romagna. Sinistra addio?
1 Novembre 2019
Lucia Borgonzoni incubo di Bersani: Chiudiamo bottega, la premonizione sull'Emilia Romagna. Sinistra addio?





"La gara è dura". L'incubo Emilia Romagna agita i sonni di Pier Luigi Bersani. Intervistato dal Corriere della Sera, il presidente di Articolo 1 ed ex segretario del Pd non nasconde i rischi di un clamoroso trionfo di Lucia Borgonzoni, candidata governatrice della Lega e di Matteo Salvini, alle regionali del prossimo 26 gennaio che potrebbero veder cadere il fortino rosso nelle mani del centrodestra dopo 50 anni. E proprio al fantasma del sovranismo Bersani si appella per salvare pelle, storia e poltrone: "Nel mondo c’è un'onda di destra che in Italia assume caratteristiche pericolosamente regressive. L'elettorato grillino ha in mano una bella responsabilità. È indecente che una regione che vale più di un governo venga presa in ostaggio per una resa dei conti nazionale".


GUARDA IL VIDEO - Salvini in piazza a Parma, ovazione clamorosa. La spallata al Pd inizia così


Dice proprio così, Bersani: "Vale più di un governo". Perché se Luigi Di Maio correrà da solo visto il tracollo in Umbria ("Idea balzana", la definisce l'esponente di LeU) va da sé che una vittoria di Salvini alle regionali sarà la spallata definitiva al governo e alla stessa idea di "nuovo" centrosinistra. "Non ne voglio neanche parlare di cosa sarebbe chiudere bottega di una delle sale macchina del riformismo - è l'analisi di Bersani -. Il livello di civilizzazione raggiunto in Emilia Romagna, per via carsica è risbucato in tutto il Paese e dunque tutto quello che si può fare in termini di alleanze bisogna farlo, ma la questione rilevante è un'altra. Questa destra sta dicendo cambiamento? La sinistra deve ricordare che i risultati innegabili di quella regione sono il frutto di una specializzazione nel coraggio del cambiamento, che persino la destra ci riconosce". Belle parole, peccato che l'elettorato italiano sembra pensarla in tutt'altro modo. Gli emiliano andranno in controtendenza o seguiranno "l'onda"?
 

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