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[h=1]Pensioni, che beffa per i 35enni: andranno in pensione a 75 anni
e con un assegno più basso del 25%[/h] [h=2]Il futuro pronosticato dalle simulazioni dell’istituto di previdenza non è incoraggiante: si lavorerà più a lungo, ma le pensioni saranno più basse rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. Problemi per chi perderà il lavoro prima dei 70 anni[/h] [h=3]di Redazione Online[/h]




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Tito Boeri, presidente dell’Inps (Fotogramma)
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Chi oggi ha 35 anni prenderà una pensione più bassa del 25% rispetto a quella delle generazioni che li hanno preceduti (per esempio, i nati intorno al 1945) pur lavorando almeno fino a 70 anni (sorte che toccherà al 40% dei lavoratori) ma anche fino a 75 anni, cosa che capiterà a molti «nell’ipotesi di un tasso di crescita del Pil dell’1%». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, presentando una simulazione sulla base di un campione di circa 5.000 lavoratori nati nel 1980. L’importo medio scenderà infatti da 2.106 a 1.593 euro; l’importo medio delle pensioni anticipate da 2.380 a 1.840 euro. Il dato tiene conto anche degli anni di percezione dell’assegno, quindi considera il fatto che i giovani di oggi avranno la pensione per meno anni rispetto ai genitori.


[h=5]Si lavorerà di più per avere di meno[/h] Quando si analizzano gli importi di pensione - ha spiegato Boeri nel corso della presentazione del Rapporto Ocse Pensions at a Glance 2015 - «bisogna tenere conto anche da quando questi assegni sono stati percepiti». Se si guarda alla distribuzione per età alla decorrenza delle pensioni dirette del Fondo lavoratori dipendenti tre quarti sono state percepite prima dei 60 anni. Secondo le proiezioni Inps per i lavoratori classe 1980 solo il 38,67% la prenderà prima dell’età di vecchiaia, che per gli attuali 35enni significa nel 2050 a 70 anni di età. Sarà più basso quindi il trasferimento pensionistico complessivo (perché percepito per meno anni), ma anche il tasso di sostituzione medio rispetto alla retribuzione che sarà intorno al 62%. «Si lavorerà più a lungo - ha detto Boeri - anche in rapporto alla speranza di vita. Le pensioni saranno del 25% più basse di quelle di oggi tenendo conto degli anni di percezione» e ci saranno, a fronte di una crescita del Pil all’1% e di possibili interruzioni di carriera, «problemi di adeguatezza» dell’importo. Con il sistema contributivo inoltre, se non si metterà in campo uno strumento di sostegno contro la povertà come il reddito minimo, ci saranno «problemi per chi perderà il lavoro sotto i 70 anni».





[h=5]Pensionati più ricchi dei lavoratori[/h] I pensionati hanno sofferto la crisi economica meno di coloro che hanno un reddito da lavoro dipendente. La differenza tra i redditi da pensione e quelli di lavoro tra il 2007 e il 2013 si è ridotta infatti da 5.760 euro a 4.320 euro. Nel 2013 in media i redditi erano pari a 16.280 euro per i pensionati e a 20.595 per i lavoratori dipendenti. «La povertà in Italia - ha detto Boeri - è aumentata solo sotto i 65 anni. I redditi da pensione sono stati preservati maggiormente rispetto all’inflazione».


[h=5]Le donne più povere degli uomini[/h] Alle interruzioni legate ai contratti precari, si aggiungono, poi, per le donne, le interruzioni legate alla gravidanza «alla quale spesso si associa anche un cambio di lavoro», denuncia Boeri. «Queste sono le carriere tipiche vere, reali», puntualizza, alle quali bisogna fare riferimento quando si considerano simulazioni sulla effettiva capacità contributiva di lavoratori e lavoratrici. Questo comporta, prosegue, che se le donne tra i trenta e i quaranta anni decidessero tutte di avere un figlio, una su tre si dovrebbe accontentare nel 2050 di una pensione di 750 euro. «Naturalmente l’interruzione di carriera - sottolinea Boeri - non è una scelta, è una cosa che si subisce ed è un problema sul quale torneremo». In generale la distribuzione delle fasce di importo del trattamento pensionistico si sposta drasticamente verso il basso, nel caso di interruzioni legate alla maternità, e i trattamenti sopra i 2000 euro crollano da circa il 30% delle donne a circa il 10% di loro.


[h=5]Il 15% dei 18-25enni è povero[/h] E purtroppo le cose non sembrano destinate a migliorare. Il rapporto Ocse «Pensions at a glance 2015» presentato oggi dà atto al nostro Paese di aver intrapreso un cammino virtuoso ma sottolinea che quanto fatto finora non basta. Il nostro Paese ha la spesa previdenziale più alta dopo la Grecia rispetto al Pil (15,7% nel 2013 a fronte dell’8,4% medio nell’Ocse) e contributi previdenziali sul lavoro dipendente rispetto alla retribuzione al 33%, percentuale top tra i Paesi Ocse. I pensionati attuali - emerge dal Rapporto - hanno tassi di sostituzione netta rispetto al salario medio, vicini all’80% a fronte del 63% medio dei paesi più sviluppati e assegni in media largamente superiori ai contributi versati. Con la riforma del 2011 - spiega l’Ocse - sono state adottate importanti misure per ridurre la generosità del sistema. Ma il rischio di povertà - sottolinea il Rapporto - si è trasferito dagli anziani ai giovani: «Il 15% delle persone tra i 18 e i 25 anni sono povere. E la situazione di chi è giovane oggi rischia di essere difficile anche in futuro».
 
OTTIMO METODO PER RISPARMIARE SULLA PELLE DELLE PERSONE........CHI VOLA NEI CIELI A 60 ANNI NIENTE PENSIONE............CHI E' IL NUOVO ISIS ?

TRANQUILLI..CI PENSA IL PIFFERAIO





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[h=1]Orrore da cinque immigrati: ragazza rapita e stuprata per giorni[/h] [h=2][/h] Orrore a Caltanissetta. Giovane rapita, rasata e costretta a prostituirsi con altri stranieri. Arrestati i cinque stupratori



Claudio Cartaldo - Mar, 01/12/2015 - 14:43




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Una violenza inaudita. L'ennesima da parte di immigrati. L'hanno sequestrata, stuprata e poi costretta a prostituirsi per 5 giorni.
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Un incubo da cui una ragazza di 20 anni di san Cataldo (Caltanissetta) si è potuta risvegliare solo dopo molti (troppi) giorni di violenze e stupri.
I suoi aguzzini sono cinque nigeriani, arrestati oggi dai carabinieri: Cross Agbai, 34 anni, Majesty Wibo, 31 anni, Amaize Ojeomkhhi, 27 anni Lucky Okosodo, 23 anni e Lawrence Ko Oboh, 40 anni. In base alle ricostruzioni degli inquirenti, la ragazza il 22 novembre scorso stava trascorrendo una giornata in un casolare con alcuni amici, bevendo - come spesso accade - diversi alcolici. Tanto da perdere i sensi. A quanto pare, nessuno dei suoi amici si è accorto che la giovane si era sentita male ed aveva perduto i sensi. In questo frangente, ne hanno approfittato i rapitori.

La ragazza si è destata dallo svenimento in una casa abbandonata, diventata la dimora abusiva dei 5 nigeriani. È quello il luogo della violenza e degli stupri. Oltre ai ripetuti rapporti sessuali con i cinque nigeriani, la ragazza è stata obbligata a prostituirsi con altri immigrati, che pagavano somme di denaro agli aguzzini in cambio delle prestazioni sessuali. Al fine di evitare proteste e grida, la ragazza sarebbe stata anche drogata, circostanza confermata dalle analisi realizzate all'ospedale "Sant'Elia" di Caltanissetta. Alla giovane sono anche stati rasati i capelli.
L'incubo è arrivato al termine solo venerdì scorso, quando la 20enne, approfittando di un momento di distrazione degli immigrati diventati suoi carcerieri, è riuscita a contattare la famiglia. La quale ancora non si era preoccupata dell'assenza prolungata della figlia, perché era solita rimanere a dormire per giorni da amici. La studentessa fuggita con abiti maschili trovati nella casa dei nigeriani ha poi denunciato tutto ai carabinieri, che hanno fatto partire le indagini nel quartiere indicato dalla giovane (località di Caltanissetta dove vivono molti stranieri).
La perquisizione ha permesso ai militari di trovare effetti personali e oggetti di valore della ragazza. I cinque nigeriani sono stati arrestati e accusati di riduzione in schiavitù, violenza sessuale, sequestro di persona, sfruttamento della prostituzione e spaccio di stupefacenti. Gli inquirenti cercano anche altri due complici.


tranquilli tra un po li rimpatriano.....la giustizia è dolce con loro......................................integrazione ?
 

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