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Forse perderà il posto di lavoro ed andrà in galera perchè Italiano.

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[h=1]Frosinone, autista prende a pugni un immigrato per farlo scendere[/h]

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di Vincenzo Caramadre
Calci e pugni al volto per farlo scendere dal pullman. E’ quanto avvenuto ieri sera dinanzi ai cancelli dello stabilimento Fca di Piedimonte San Germano, in Ciociaria. Protagonista dell’aggressione un autista Cotral, il quale intorno alle 22 al termine della corsa Ferentino - Stabilimento Fca (presso il cancello 4) ha picchiato un uomo di colore per farlo scendere dal pullman. Il video finito in rete, in poco tempo, è divenuto virale.

Tant’è che, anche Cotral, è intervenuta, condannando il gesto dell’autista. «Il comportamento dell’autista - ha fatto sapere Cotral - che ha malmenato un passeggero nel tentativo di farlo scendere dal bus è inaccettabile e l’azienda ha già attivato l’iter disciplinare previsto in queste circostanze. Cotral respinge con forza ogni forma di violenza, anche perché da una prima ricostruzione dei fatti e dalle immagini del video apparso in rete si evince chiaramente che l’autista non si trovasse in alcuna situazione di pericolo”.
 
[h=1]Migranti stuprano e delinquono. Ma la Caritas non vuole si sappia[/h] [h=2][/h]
Il rapporto di Migrantes e Caritas sui migranti: "Stereotipi e fake news creano isteria"

Claudio Cartaldo - Ven, 28/09/2018 - 13:55
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Ora la Caritas e Migrantes vogliono pure indicare le notizie che gli italiani devono vedere o leggere sui migranti.
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Il motivo? È necessario secondo le organizzazioni della Chiesa che “le nostre comunità" acquisiscano una nuova “grammatica della comunicazione” che sia “aderente ai fatti e rispettosa delle persone”.
[h=2]Il rapporto sull'immigrazione[/h]
Nel loro Rapporto Immigrazione, Caritas e Migrantes hanno monitorato le notizie riguardanti l'immigrazione apparse nei telegiornali di prima serata delle reti Rai, Mediaset e La7. E cosa ne esce fuori? Che in dodici anni pezzi, servizi e minuti dedicati al tema dell’immigrazione sono cresciuti in maniera esponenziale, fino a dieci volte tanto che in passato. Siamo arrivati infatti dalle 380 notizie del 2005 alle 4.268 del 2017.

Secondo il rapporto ci sarebbe una correlazione tra i flussi migratori che arrivano nel Belpaese, l’interesse mediatico verso gli immigrati e “gli eventi di natura politica” che riguardano il Paese. "Colpisce constatare – si legge - che la sensazione di minaccia alla sicurezza e all'ordine pubblico ricondotta all'immigrazione sperimenta dal 2013 una crescita costante. Nel corso del 2017 i telegiornali di prima serata si soffermano per lo più sui flussi migratori (40%), riservando quasi la metà delle notizie ai numeri e alla gestione degli sbarchi sulle coste italiane. Un ulteriore 34% dei servizi tele-giornalistici è dedicato a questioni che mettono in relazione immigrazione, criminalità e sicurezza".

Caritas e Migrantes criticano il fatto che non ci siano quasi mai "buone notizie" sui migranti. Al racconto dell'accoglienza, infatti, nel 2017 è stato riservato solo l'11% delle notizie. Ma ci sarà un motivo, no?
[h=2]I reati dei migranti[/h]
A certificare il boom di reati degli immigrati ci sono infatti i dati. Freddi numeri. A rivelarli, come scritto dal Giornale, è stata la Fondazione Hume nell’analisi intitolata “Crimine e Immigrazione in Italia”. I dati provengono dall’Istat, che li ha messi insieme domandandoli alle procure e al ministero dell’Interno (dunque tenendo conto sia delle condanne o dei procedimenti aperti che alle semplici denunce). Cosa ne viene fuori? Che in tutte le tipologie di reato i crimini degli immigrati sono maggiori, in proporzione alla popolazione, a quelli degli autoctoni. Ne siete sopresi? No. Ma a quanto pare la Caritas sì. Per esempio negli omicidi volontari dal 2006 al 2015 gli immigrati imputati sono cresciuti del 22% mentre i nativi sono diminuiti del 17%.

Dati simili erano stati diffusi dal Viminale anche per il 2018. Tra i reati contestati agli stranieri risultavano in crescita le violenze sessuali (+5,7%), le rapine (+5,7%), i furti (+5,1%), le truffe e le frodi informatiche (+4,3%), fino ovviamente ai crimini legati agli stupefacenti (+5,2%). E pensare che mentre i reati degli stranieri aumentano, quelli generali sono in riduzione. In generale tra il 1 gennaio e il 30 giugno del 2018 sono state denunciate e/o arrestate 429.506 persone, di cui 136.876 stranieri (il 31,9% del totale). In fondo anche lo stesso rapporto di Migrantes certifica che "al 31 dicembre 2017 la popolazione carceraria conta 19.745 detenuti stranieri tra imputati, condannati e internati. Rispetto allo stesso periodo del 2016, quando gli immigrati erano 18.621, si registra un incremento del +6%".
[h=2]L'allarme della Caritas[/h] [h=1]Eppure la Caritas tira dritto. "Abbiamo sentito come gli stereotipi sulle migrazioni possono creare un'isteria collettiva – ha detto don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana - non possiamo tacere la preoccupazione per la costruzione di luoghi comuni sui migranti e su chi lavora per ospitarli. Le Ong sono dipinte come il nemico numero uno". Secondo Soddu "esiste una narrazione falsata del fenomeno migratorio”. E così la Cei è pronta a "promuovere tutto ciò che potrà contribuire ad un'opera di contenimento di questa deriva culturale".[/h]
 
[h=1]Lo dicono gli scienziati: gli immigrati sono matti[/h]
24 Ottobre 2017

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Che qualche problema mentale gli immigrati ce l'avessero ne avevamo avuto conferma dai tanti fatti di cronaca che li hanno visti protagonisti. A essere maligni si potrebbe persino obiettare che una persona che decide di venire in Italia e di restarci troppo «giusta» non può essere. Ora, però, ci sono autorevoli studi che dimostrano come tra chi sbarca sulle coste italiane o perché traghettato da una nave delle ong o perché arriva con finte imbarcazioni turistiche, sia diffusa la turba psichica, e questi studi sono sempre di più. Tra i profughi, i migranti, i richiedenti asilo, insomma, tra quanti vengono accolti e ospitati in Italia è altissimo il tasso di disturbi mentali.

Lo sanno bene coloro che ci lavorano a stretto contatto ogni giorno, volontari o professionisti che siano. Basti pensare ai tanti educatori aggrediti o violentati dai migranti nelle strutture di accoglienza. A confermare quello che era più di un semplice sospetto, però, ci ha pensato una ricerca condotta dal Centro Veneto Servizi di Padova insieme a un team di psicologi ed esperti di disagio mentale.Oltre la metà del campione di profughi preso in esame soffre di turbe psichiche.Molte di queste problematiche sono associate alla violenza.

Non solo sono portatori di malattie come la malaria, gli immigrati quindi sono anche pazzi. Disturbi post traumatici da stress, dovuti al lungo viaggio che affrontano, in mezzo a mille insidie. E un rischio superiore alla media di soffrire diansia, depressione e schizofrenia. La ricerca in questione pone l'accento su un campione di richiedenti asilo ospitati in Brianza e in Veneto, nelle province di Padova, Rovigo e Adria per lo più, provenienti principalmente da Nigeria, Gambia, Costa d'Avorio e Guinea. Tutti Paesi dove non ci sono guerre in corso che giustifichino i disturbi psichici di chi ha subito torture.


PICCONATE Un disagio psicologico che si traduce sempre più spesso in comportamenti bizzarri quando va bene, come nel caso dei tanti africani che quest' estate, complice il caldo, hanno gironzolato nudi per strade e piazze di molte città italiane. Al proposito le loro foto hanno fatto il giro della rete. In tutti i casi si trattava di ospiti di centri di accoglienza e gli operatori che li seguivano hanno sempre specificato di essere al corrente che questi ospiti soffrivano di problemi mentali. Ma quando va male il disagio si traduce in violenza. Fu così per Kabobo, clandestino che nel 2013 a Milano seminò il panico uccidendo tre persone a colpi di piccone e condannato poi a 20 anni di carcere per una semi infermità mentale. E sulla scia di Kabobo ci sono stati altri casi simili, che fortunatamente non sono sfociati in tragedia. A dire che gli immigrati ospitati dallo Stato Italiano sono anche pazzi, o quantomeno picchiatelli, non è solo la ricerca dei veneti. Lo dice anche l' ultima edizione dell' Atlante Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati del ministero dell' Interno, uscito quest' anno ma relativo al 2016, che ha realizzato un identikit con le caratteristiche degli profughi e dei richiedenti asio. Non solo sono poco o per nulla istruiti, con un livello di scolarità che va di poco oltre la scuola elementare, ma sono sempre di più coloro che presentano una qualche forma di disagio mentale.

Certo, lo Sprar, essendo l' ente che gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale non parla di «pazzia», ma dice che i migranti che presentano «caratteristiche di vulnerabilità» sono ben il 33% in più rispetto all' anno precedente. Con buona pace di chi insiste nel considerarli risorse. Lo scorso anno anche il reparto di Etnopsichiatria dell' ospedale Niguarda di Milano, lanciò l' allarme sul notevole aumento di disturbi psichiatrici fra gli immigrati in Italia, e la Società Italiana di Psichiatria ha diffuso un report effettuato sui richiedenti asilo da cui emerge che almeno un immigrato su tre soffre di disturbi mentali e il 17% della popolazione degli ospedali psichiatrici giudiziari è composto da extracomunitari.

DISAGIO Ma non sono solo gli italiani a dire che i profughi, o presunti tali, soffrono di turbe psichiche, lo dicono anche studi a livello europeo. Gli psicologi dell' Università di Costanza, in Germania, hanno scoperto che oltre la metà di quanti sono arrivati in Germania negli ultimi anni mostra segni di disagio mentale. E già da alcuni studi del 2005 emerse che i migranti di prima e seconda generazione erano molto più a rischio di schizofrenia rispetto ai cittadini tedeschi, e che i migranti provenienti dai paesi in via di sviluppo erano più a rischio di quelli provenienti da paesi sviluppati. Anche i ricercatori delle Università di Ginevra e Neuchâtel, in Svizzera, hanno analizzato 15 studi condotti tra il 2007 e il 2017 tra i paesi europei, e i risultati arrivano tutti alla stessa conclusione: chi migra, prima, durante o dopo il viaggio della speranza, sviluppa una forma di disagio mentale. Che spesso sfocia in violenza, verso se stessi o verso gli altri.

di Ilaria Pedrali
 

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