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Giudice che vai, cura che trovi Caos sulle terapie per sentenza

Il caso più recente: i magistrati di Torino negano a una donna affetta da un raro morbo il rimedio concesso al fratello. Ma sono centinaia i destini di malati appesi a un verdetto





Gioia Locati - Mer, 13/03/2013 - 09:00





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La vita appesa a un giudice. Succede quando si è affetti da malattie rare, valutate incurabili dalla medicina ufficiale. Come la piccola Sofia, tre anni e mezzo, affetta da leucodistrofia metacromatica, che porta a progressiva paralisi e cecità.

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Una ricercatrice del laboratorio di ematologia, oncologia e medicina molecolare






Su di lei la cura Vannoni - iniezioni di cellule staminali mesenchimali - messa a punto nei laboratori Stamina di Brescia, aveva portato a sorprendenti miglioramenti.Ma dopo il primo trattamento, un giudice (DIO?)di Firenze aveva imposto di interrompere la terapia.
Troppe le perplessità dell'Aifa e del ministero, su Stamina è stata aperta un'inchiesta.

Il caso è arrivato in televisione, alla trasmissione Le Iene, ne ha scritto pure Celentano
.
E lunedì un altro giudice ha dato il via libera alla terapia per Sofia: la piccola potrà curarsi con il metodo Vannoni negli Spedali di Brescia.

Altra malattia, stessa richiesta, sentenza opposta. Ieri, a Torino, la corte d'Appello ha rifiutato il metodo Vannoni a una donna colpita dal morbo di Niemann Pick. E pensare che soltanto pochi giorni prima, lo stesso tribunale, l'aveva autorizzata al fratello della donna. Il padre, Luigi Bonavita, si dice «esterrefatto».
Tribunale che vai, cura che trovi. Il motto vale anche per i malati di tumore che scelgono di curarsi con il metodo Di Bella. In questo caso, dopo la sperimentazione del 1998 che ne decretò l'inefficacia (e dunque la non rimborsabilità da parte del sistema sanitario), nelle aule di giustizia si discute se concedere o meno i soldi spesi per i farmaci. Fra provvedimenti d'urgenza, sentenze passate in giudicato, appelli e ricorsi in Cassazione, sono centinaia i casi arrivati nelle aule di giustizia.

E sono quindici anni che la legge non è uguale per tutti. C'è chi ottiene la terapia gratis subito, chi la «vince» in appello, chi deve sudare fino alla Cassazione.

Al contrario, chi deve pagare tutto di tasca propria
, nonostante il reddito basso.

Clamorosa e recentissima la vicenda di Flora Nardelli, 49 anni. La corte d'Appello di Bologna (sentenza di pochi giorni fa) ha richiesto alla donna 113mila euro, i soldi spesi per curarsi da un mieloma con la cura Di Bella, dopo che una sentenza del 2006 aveva invece stabilito che aveva diritto alle cure. Nei vari gradi di giudizio i «giudici oncologi» sono uno contro l'altro. «C'è chi prende in considerazione una legge del 1996 che ammette le prescrizioni off label, ossia fuori prontuario - spiega l'avvocato bolognese Cristina Bergamini - e c'è chi proprio non la considera (Di Bella prescrive medicine off label)». E ancora: ci sono togati che si affidano a periti medici per valutare se il paziente effettivamente ha avuto un miglioramento con la terapia discussa e chi invece la boccia tout court, improvvisandosi oncologo.
A Cosenza, il 16 luglio scorso, un malato ha ottenuto il rimborso della terapia in appello, dopo che la richiesta gli era stata rigettata in primo grado. L'uomo, colpito da un tumore del naso e della gola inoperabile, aveva presentato, come prova di riduzione del tumore, gli esami eseguiti allo Ieo, l'Istituto oncologico di Umberto Veronesi.

Nel caso del metodo Di Bella può essere determinante risiedere in Puglia. Per risparmiare le spese dei ricorsi in tribunale, la Asl di Taranto, dal 2007 al 2012, ha diramato una circolare ai distretti sanitari chiedendo di distribuire gratuitamente i farmaci «ai cittadini che ne facciano regolare nonché certificata e appropriata richiesta, visto che «la questione della cura Di Bella è per questa azienda una problematica non ancora risolta». E a Foggia, Myriam Infede, 37 anni, ha ottenuto il risarcimento della terapia, perché «i farmaci utilizzati sono approvati dall'Aifa e regolarmente in commercio».

E quando le sentenze dei malati di tumore arrivano in Cassazione? Le più recenti, del 2011, affermano che «non compete ai giudici interferire con le decisioni prese dagli organi tecnico-scientifici dello Stato». E così, anche davanti a remissioni da metastasi, i giudici scrivono che «il signor tal dei tali non avrebbe dovuto curarsi con la cura Di Bella perché nel '98 si decise che non funzionava».

Il costo di sette anni di cura Di Bella. Per la corte di Bologna una paziente dovrà versarli alla Asl



BUFFO VERO GIA FINCHE CAPITA AGLI ALTRI......MA GLIA LTRI SIAMO NOI.....

NON SOLO DEVI AVER RAGIONE MA DEVI TROVARE CHI TE LA DA COME SI EVINCE DAL TESTO DELL'ARTICOLO



Non vi è solo la dittatura comunista ,nazista,fascita o altro ma quella di chi crede di essere SUPERIORE A DIO ED AVERE IL POTERE DI VITA E DI MORTE SUL PROSSIMO-







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Tecnologie > Scienza

Staminali «armate» inseguono e bloccano le cellule tumorali

di Francesca CeratiCronologia articolo13 marzo 2013Commenti (1)

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Argomenti: Tecnologie






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Le cellule staminali hanno la prerogativa di essere estremamente duttili. Al punto di poter diventare anche un dispositivo "intelligente" capace di scovare e distruggere le cellule tumorali sopravvissute alla rimozione chirurgica. La scoperta è dei ricercatori statunitensi della John Hopkins University, secondo i quali le cellule staminali adipose hanno il potenziale per fornire un nuovo trattamento per combattere la forma più comune e aggressiva di cancro al cervello, il glioblastoma.


Oggi i trattamenti standard utilizzati contro questo tipo di tumore sono la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia. O una combinazione di tutti e tre gli approcci. Ma la sopravvivenza del paziente dopo la diagnosi arriva raramente a più di 18 mesi. Questo accade perché le cellule tumorali del glioblastoma sono particolarmente agili e in grado di spostarsi con facilità attraverso l'intero cervello e dare vita a nuove neoplasie.

Invece, nella ricerca pubblicata su "PlosOne" gli scienziati hanno scoperto che le cellule staminali mesenchimali prelevate dal tessuto adiposo del paziente prima dell'intervento chirurgico, preparate e manipolate in laboratorio e quindi reinserite nel cervello, sono in grado di "inseguire" e bloccare le cellule cancerose che sono"sfuggite" all'intervento chirurgico. E soprattutto sono in grado di intervenire nelle aree cerebrali più difficili da raggiungere. Spazi dove le cellule neoplastiche possono nascondersi e proliferare di nuovo. Oltre a questo, hanno anche il vantaggio di poter essere raccolte in maniera meno invasiva e meno costosa rispetto alle mesenchimali estratte dal midollo osseo.
«La sfida più grande per combattere il cancro al cervello è fermare la migrazione delle cellule tumorali anche dopo la rimozione della neoplasia - spiegano gli autori della ricerca -. Può infatti accadere che le cellule killer scivolino via causando danni da qualche altra parte. Partendo dai risultati del nostro studio - aggiungono - potremmo essere in grado di trovare un modo per inserire queste cellule sane in un malato, così da inseguire quelle tumorali e distruggerle». Anche questa è medicina personalizzata.




BELLO MA NON LE METTERANNO MAI IN PRODUZIONE ...MA....SOLO SE LE PUOI PAGARE ....BENE


VA BENE LO STESSO SE HAI IDEE DI SINISTRA MA IL BORSELLO A DESTRA....
 
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"ORA È IN CONDIZIONI GRAVISSIME" -VIDEO[/h]

TAG : le iene show, sofia staminali, sofia iene
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Lunedì 11 Marzo 2013 - 09:50
FIRENZE - Gina Lollobrigida, Adriano Celentano, Rosario Fiorello e Leonardo Pieraccioni lanciano un appello perché la piccola Sofia di Firenze, gravemente malata, che stava andando incontro ad un miglioramento grazie alle infusioni di cellule staminali. Nel servizio de Le Iene della scorsa settimana, i genitori di Sofia avevano raccontato la loro vicenda, e di come la cura fosse stata interrotta dal ministero della Salute, perché di fatto non riconosciuta legalmente, e somministrata solo in casi eccezionali. Il ministro Balduzzi ha quindi convocato la coppia per un abboccamento, dal quale sono però usciti senza certezze. Poi, la notizia che la cura sarebbe stata somministrata con un metodo diverso e le proteste della mamma di Sofia, che ha spiegato come la bambina sia ormai in condizioni così disperate da non potersi permettere nuovi esperimenti.

IL VIDEO DA 'LE IENE'




SPERO NON TI CAPITI MAI DI ANDARE IN UN TRIBUNALE LI E COME FARE UNA CINQUINA AL LOTTO-
 

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