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HOME » ESTERI [h=1]Zero Hedge: le autorità greche stanno lanciando una confisca di massa di cassette di sicurezza, titoli e case[/h] Silenzi e FalsitàPOSTED ON MAGGIO 23, 2017
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Il pacchetto lacrime e sangue approvato la settimana scorsa non basta.

Il governo greco vuole andare a fondo nella “lotta” contro i propri cittadini e, se la normativa sarà approvata, le autorità fiscali greche potranno confiscare cassette di sicurezza e attività finanziarie.

Ne parla il sito Zero Hedge, che ha rilanciato la notizia del quotidiano greco Kathimerini.

Di seguito riportiamo la traduzione di Vocidallestero.it:

“La scorsa settimana il Parlamento Greco ha approvato delle nuove misure di austerità per sbloccare i fondi di salvataggio destinati alla Grecia, ma fermi a Bruxelles. Si tratta di una mossa simbolica che ha poco o nessun impatto reale sull’effettiva imposizione di ulteriore austerità. E se i greci sono stati piuttosto bravi nella prima parte (le promesse), sono stati gravemente mancanti nella seconda parte (la consegna).

Le cose potrebbero presto cambiare. Secondo Kathimerini, gli ispettori del Ministero delle finanze greco stanno per avviare una ricerca serrata dei proprietari di tutti i valori non dichiarati, e le leggi saranno riviste al fine di permettere la confisca elettronica di prodotti finanziari e del contenuto delle cassette di sicurezza. Il piano per l’identificazione dei contribuenti che hanno “dimenticato” di dichiarare le loro proprietà alle autorità fiscali dovrebbe essere predisposto entro la fine dell’anno, secondo la tabella di marcia dell’Autorità Indipendente per le Entrate Pubbliche.

Ciò che ne seguirà sarà una vera e propria confisca di massa, da parte del governo, di qualsiasi valore la cui fonte, origine e finanziamento non possano essere giustificati.

Le autorità fiscali greche a questo fine riceveranno il supporto del catasto, ed entro la fine di settembre gli ispettori fiscali dovrebbero ottenere accesso al database del catasto per vedere i dettagli di tutte le proprietà. Qualunque contribuente che venga identificato come uno che ha omesso di dichiarare i propri beni alle autorità fiscali verrà invitato a dichiararli e pagare le relative tasse e le multe stabilite dalla legge. Se i contribuenti non dovessero farlo, i valori potranno essere “sequestrati”.


Kathimerini nota anche che l’autorità fiscale sta aspettando che il Parlamento approvi la normativa che autorizza la confisca di massa di cassette di sicurezza e attività finanziarie.

Fino ad oggi il processo di confisca era redatto “a mano” ed era perciò particolarmente lento nella localizzazione degli asset dei contribuenti che occultavano i redditi o avevano grossi debiti verso lo stato. Ora il processo sta per diventare molto più rapido: dopo che saranno state messe in atto le regolamentazioni necessarie per la riscossione dei debiti con un sistema automatico, le autorità fiscali saranno in grado di emettere avvisi di confisca online e di mettere le mani direttamente sul contenuto delle cassette di sicurezza, di confiscare denaro, pietre preziose, gioielli e altro. Saranno inoltre in grado di confiscare titoli e altri asset finanziari.

Quest’anno le autorità fiscali concentreranno i propri sforzi sulle confische, nel tentativo di ridurre l’enorme ammontare di debito scaduto che i cittadini hanno verso lo stato.
È in questo contesto che l’Autorità Indipendente per le Entrate Pubbliche entro la fine del mese venderà all’asta 27 proprietà precedentemente detenute da debitori dello Stato, con l’obiettivo di raccogliere entro la fine dell’anno 2,7 miliardi di euro tramite la riscossione di vecchi debiti, e altri 690 miliardi di euro di nuovi debiti dai principali debitori.

Nei mesi a venire parleremo dei dettagli delle vendite all’asta, se dovessero emergere affari particolarmente rilevanti.”
 
[h=1]GRAN BRETAGNA, BOOM ECONOMICO SENZA EURO: I PECORONI SIAMO NOI![/h] 07/07/2016
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L’uscita dalla Ue darà alla Gran Bretagna il più grande boom economico della sua storia dopo l’uscita dallo SME. I coglioni siamo noi Italiani che continuiamo a prendere mazzate dall’Europa, restando zitti come pecoroni!!

Mentre il giorno del referendum sulla permanenza o meno dell’Inghilterra nella Ue si avvicina, sui media nazionali asserviti all’oligarchia Ue ed ai potentati finanziari che la sorreggono, si assiste al proliferare di previsioni apocalittiche più degne dell’anno 1000 che di analisti economici degni di tal nome.

Tralasciando quella secondo cui il salvataggio di Veneto Banca sarebbe a rischio a causa del Brexit (cercate di non ridere troppo forte, per carità), i notiziari nazionali hanno paventato il rischio di crollo del benessere in Inghilterra, del valore della sterlina, disoccupazione galoppante, buco nei conti pubblici, inflazione alle stelle, arrivo delle piaghe d’Egitto di biblica memoria e probabile sbarco di ferocissimi marziani davanti a Buckingham Palace. Ebbene, è tutto falso e lo dimostriamo.
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Partiamo da alcuni dati di fatto oggettivi ed incontrovertibili:

  • Disoccupazione UK: 5,1% – Disoccupazione UE: 10,2%
  • Crescita del PIL 4° trimestre 2015 UK: 0,6% – Crescita del PIL 4° trimestre 2015 UE: 0,3%
  • Cambio Euro/Dollaro 2015 -13% – Cambio Sterlina/Dollaro 2015 -4,83%
Anche uno che non mastichi molto di economia si rende immediatamente conto di come il Regno Unito sia decisamente più in salute della Ue e se poi dovrssimo riferirci alla sola Eurozona, allora si può tranquillamente affermare che la Gran Bretagna è boom economico, rispetto l’asfittica crescita dei Paesi ingabbiati nell’euro, Eurozona che – tra l’altro – proprio oggi l’Ocse denuncia avere il più alto tasso di disoccupazione dell’intero Occidente e dell’Asia. Non so se vi rendete conto della gravità di questo dato: le economie che usano l’euro non producono crescita, producono disoccupati.

Veniamo ora agli scenari apocalittici descritti dalla stampa prezzolata e dai nostri politici filo Ue.

Affermazione: “Se l’Inghilterra dovesse uscire dalla UE, la sterlina subirà una consistente svalutazione che porterà al crollo del PIL”

Smentita: nel 1992 l’Inghilterra, sotto il peso della speculazione messa in atto dal noto squalo della finanza Soros, uscì dallo SME e attuò una pesante svalutazione della propria moneta.

Nel 1993 il PIL dell’Inghilterra crebbe “solo” del 2,6% e l’anno successivo addirittura del 4%! Detto ancora più chiaramente: fu un boom economico enorme che ebbe effetti benefici che durarono molti anni.

Basti sapere che nel 1992, prima della svalutazione, il PIL del Regno Unito crebbe di un misero 0,45% e fu addirittura negativo nel 1991 con un -1,33%.

Quindi, dove sarebbe il rischio di crollo del PIL legato ad una svalutazione della sterlina? Boh, mistero assoluto: difatti le profetesse di sventura si guardano bene dal spiegarlo. Semmai, una svalutazione della sterlina renderebbe più appetibili sui mercati esteri i prodotti made in UK, favorendo le esportazioni.

Affermazione: “Se l’Inghilterra dovesse uscire dalla UE, le sue imprese entreranno in crisi a causa delle sanzioni che Bruxelles applicherà per ritorsione ed i cittadini inglesi si troveranno a non poter acquistare i prodotti europei per i limiti all’export verso l’Ighilterra che verranno attuati.”

Smentita: L’Inghilterra ha una bilancia commerciale negativa per 3.532 miliardi di sterline. Questo significa che importa molto più di quanto esporta e lo fa soprattutto dai paesi ue e dalla Germania in particolare. Ora, se la Ue decidesse di imporre dazi ai prodotti inglesi, la ritorsione si farebbe immediatamente sentire ed a rimetterci non sarebbe certo il Regno di Sua Maestà, dato che potrebbe allargare gli scambi commerciali con il Commonwealth, ma proprio i paesi Ue che entrerebbero immadiatamente in recessione. E primo fra tutti la Germania, che non saprebbe più dove vendere le carriole fumanti di Volkswagen, anche se Schauble potrebbe sempre imporre a italiani e greci l’obbligo di acquistare solo auto tedesche per bilanciare la perdita di fatturato (e il premier non eletto di Palazzo Chigi, siamo certi, aderirebbe con entusiasmo).

Affermazione: se esce dalla Ue, la Gran Bretagna come farà con le fonti d’energia? Il gas dalla Russia arriva in Europa…

Errore clamoroso o disinformazione velenosa, fate voi: il Regno Unito esporta petrolio e gas, non li importa. L’Inghilterra è produttore di prodotti petroliferi, quindi è comunque in una posizione di vantaggio rispetto a tutti gli altri paesi Ue, che invece il petrolio non l’hanno e devono comprarlo… specialmente dalla Gran Bretagna!
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Questi pochi esempi – ma ce ne sono molto altri – mostrano come la disinformazione di regime sul Brexit sia arrivata a livelli ignobili. Un po’ come quando i notiziari sovietici trasmettevano le immagini di persone in fila nei Paesi occidentali per andare al cinema spacciandole per poveri in attesa della razione quotidiana di cibo.

Da qualsiasi prospettiva la si guardi, l’applicazione di ritorsioni contro l’uscita dell’Inghilterra dalla Ue porterebbe più danni che vantaggi proprio ai paesi ue e non certo alla “perfida Albione”. Il massimo che gli oligarchi di Bruxelles agli ordini della Merkel possono fare è digrignare i denti e sperare che i loro servi d’Oltremanica riescano a convincere il popolo britannico a votare per la permanenza nella cortina di ferro magari con l’aiutino di “opportuni” scatoloni del “voto per corrispondenza” come accaduto in Austria.

Chiaramente i “mercati” tifano per la permanenza del Regno Unito nella gabbia Ue, perché è più facile corrompere e prezzolare una sola entità di governo che due o molte di più perché, diciamoci la verità, se il Brexit dovesse vincere, referendum analoghi verranno fatti in molti altri paesi del “paradiso sovietico europeista” che non ne possono più di essere sgovernati da un noto alcolizzato succube degli interessi germanici.

Ah, ovviamente nell’italico Stivale tutto tace, del Brexit non si parla e figuriamoci approfondirne i contenuti. Le regole dell’informnazione italiana col sinistro paraocchi sono: sopire, nascondere, minimizzare, depistare, disinformare, falsificare, eludere qualsiasi notizia sulle ragioni del Brexit e sulle sue conseguenze.

E quindi tranquilli, l’Italia rimarrà agganciata al carro tedesco fino all’ultimo, per lo meno fino a quando avremo politici che preferiscono far perdere lo schieramento che dicono di rappresentare (vedi Roma), pur di portarsi a casa un pezzettino di interessi dal ducetto di Pontassieve.

Ma la storia si può solo provare a rallentare, fermare mai. E se si prova a fermarla per troppo tempo, poi gli eventi prendono accelerazioni gigantesche. Si chiamano rivoluzioni.

Un’ultima piccola nota a margine: la produzione industriale britannica è così “succube e schiacciata” dal pericolo del Brexit,
che è aumentata del 2% in un solo mese, quello di aprile…

Fonte: ItalianoSveglia
 

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