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HAI IL DIABETE

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[h=2]HAI IL DIABETE ?[/h] 26-12-2018, 11:14
Germana Carillo VIVERE SALUTE & BENESSERE 24-12-2018 Attenzione, questi 2 comuni farmaci contro il diabete ti possono provocare gravi danni. Lo studio

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Alcuni farmaci comunemente prescritti per il diabete comportano un alto rischio di infarto, ictus e insufficienza cardiaca

Due farmaci comunemente prescritti per il trattamento del diabete di tipo 2 presentano un alto rischio di eventi cardiovascolari come infarto, ictus, insufficienza cardiaca o anche amputazione, secondo un nuovo studio della Northwestern Medicine.

Pubblicata su JAMA Network Open, la ricerca indaga su sulfaniluree e insulina basale, solitamente prescritti dopo aver assunto metformina, un trattamento iniziale di diabete di tipo 2 ampiamente accettato. e hanno bisogno di una terapia aggiuntiva perché la metformina non funziona bene o non è ben tollerata. L’insulina basale agisce a rilascio lento e controllato nell'organismo nel corso del giorno.

Si tratta del primo studio volto a confrontare come ciascuno dei sei principali farmaci di seconda linea abbia un impatto cardiovascolare nei pazienti con diabete di tipo 2 che assumono un secondo farmaco per il diabete.
“Le persone dovrebbero sapere se i farmaci che stanno assumendo per trattare il diabete potrebbero portare a gravi danni cardiovascolari - spiega l’autore principale Matthew O'Brien, MD, assistente professore di Medicina nella Divisione di Medicina Generale Interna e Geriatria e Medicina del Nord-Ovest medico. Ciò richiede un cambio di paradigma nel trattamento del diabete di tipo 2”.
Lo studio ha coinvolto 132.737 pazienti che avevano da poco iniziato ad assumere una seconda terapia dopo il farmaco di prima scelta.

Le sulfoniluree agiscono a livello delle cellule del pancreas, stimolandole a produrre maggiori quantità di insulina. Oltre la metà dei pazienti che hanno bisogno di una seconda terapia riceve una prescrizione o per insulina basale o per le sulfoniluree. Ma gli esperti hanno visto che i pazienti che prendono sulfoniluree hanno un rischio cardiovascolare del 36% maggiore e i pazienti che assumono insulina basale un rischio doppio rispetto a chi assume la più nuova classe di terapie, gli inibitori del DPP-4.
Secondo i nostri risultati basta prescrivere l'insulina basale a 37 pazienti per due anni per osservare un evento cardiovascolare, ad esempio un ictus, un infarto o un amputazione. Per le sulfoniluree si tratta di 103 persone. Ma se traduciamo questo numero per milioni di pazienti che le assumono le implicazioni e il rischio per i pazienti sono enormi”.
I medici dovrebbero prescrivere le nuove classi di farmaci, concludono gli studiosi, che sono però più costose. Pare sia questo il motivo principale per cui sono meno prescritte, ma se ne va della salute dei pazienti?

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Germana Carillo


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Francesca Biagioli VIVERE SPECIALE BAMBINI 24-12-2018 Arsenico nel latte e nel cibo per i bambini: come limitare i danni

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E’ arrivato il momento di dire basta alla presenza di arsenico e altri metalli pesanti nei prodotti destinati ai nostri figli. Purtroppo diversi studi hanno evidenziato ancora oggi la presenza di queste sostanze tossiche in latte formula e cibi per la prima infanzia.

Sul numero di gennaio di “Scientific American” si fa il punto della situazione sulla questione arsenico con particolare riferimento ai prodotti per neonati e bambini. Già dalle prime pappe, i piccoli entrano in contatto con questa sostanza tossica dato che viene consigliato dai pediatri l’utilizzo della farina di riso. Studi hanno rilevato che molte marche contengono quantità misurabili di arsenico inorganico, il tipo più tossico.

E purtroppo il rischio non è solo nel riso. Una ricerca di Consumer Reports dello scorso agosto aveva preso a campione 50 alimenti per neonati e bambini, comprese una serie di marche biologiche (non vendute nel nostro paese), scoprendo che praticamente ogni prodotto risultava contaminato da un metallo pesante. 15 ne avevano poi una quantità talmente alta da presentare potenziali rischi per i bambini che ne consumavano ogni giorno.

Anche nel 2017 uno studio americano, che aveva analizzato 500 prodotti di 60 marche diverse, era arrivato alla stessa drammatica conclusione. arsenico, BPA e altre sostanze potenzialmente tossiche si trovano nel latte formulato e più in generale nel baby food.

Uno studio dell’ANSES, Agenzia francese per la sicurezza alimentare, ha poi individuato vari agenti inquinanti in diversi prodotti che consumano quotidianamente i più piccoli come biscotti, omogenizzati e latte in polvere. In questo caso erano stati trovati nel baby food arsenico, nichel, piombo, acrilamide e tossine da stampe.
I rischi dell’arsenico e dei metalli pesanti per i più piccoli


Come ricorda la rivista “Scientific American”, arsenico e metalli pesanti possono compromettere lo sviluppo cognitivo nei bambini, particolarmente a rischio proprio a causa del loro organismo più piccolo che assorbe maggiormente rispetto a quello degli adulti.

I metalli pesanti che si accumulano nel corpo dei bambini aumentano il rischio di cancro, diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, problemi riproduttivi e cognitivi. In particolare l’arsenico, poi, sarebbe in grado di ridurre il QI dei più piccoli. Cosa possiamo fare


Per prima cosa possiamo stare attenti che la dieta dei nostri figli sia il più possibile priva di queste sostanze. Nei primi mesi di vita andrebbe favorito l’allattamento al seno e successivamente si può scegliere di utilizzare, solo per brevi periodi, le farine apposite per l’infanzia per passare poi al normale cibo (oppure optare direttamente per l’autosvezzamento, facendo sempre attenzione a cosa si mette in tavola per i più piccoli).

Oltre a variare i tipi di cereali che utilizziamo nella nostra alimentazione e in quella dei bambini, è bene sapere come cucinare il riso per togliere l’arsenico.

Come ricorda “Scientific American” :

“è improbabile che bassi livelli di esposizione per brevi periodi causino effetti devastanti e i genitori dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dei livelli complessivi di queste sostanze tossiche nella dieta totale dei loro figli per limitare i danni”.
D’altronde i metalli pesanti si trovano nel suolo e nell’acqua e dunque qualsiasi coltivazione ne è a rischio. Ovviamente l’inquinamento e alcuni processi di produzione agricola aumentano il problema e ci sono poi alcuni tipi di coltivazioni (come ad esempio il riso che ha bisogno di molta acqua) che sono decisamente più a rischio di altre.

D’altro canto, però, chi si occupa di cibi per bambini e neonati dovrebbe vigilare meglio affinché non vi siano tracce preoccupanti di arsenico e metalli pesanti nel ciclo produttivo. Le aziende, dunque, potrebbero e dovrebbero adottare misure di sicurezza più ferree nei confronti del baby food.

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Cozze, ecco perché sarebbe meglio non mangiarle

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Se ami e sei solito consumare le cozze, dopo aver letto i risultati di uno studio che mette in evidenza l’importanza di questi molluschi per l'ecosistema acquatico, forse cambierai idea e le lascerai vivere a beneficio dell'ambiente.

Un team di ricercatori della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), che ha recentemente pubblicato i risultati del suo studio sull’Environmental Science & Technology, è convinto dell’importanza del ruolo delle cozze nella pulizia dell'acqua contaminata.



Alcuni nutrienti, che in una quantità ragionevole sono positivi per la vita marina (come l'azoto), abbondano nei fiumi e nei torrenti a causa delle attività umane e alla lunga creano profondi squilibri all’ecosistema acquatico (per fare degli esempi: proliferazione di alghe, bassa ossigenazione dell'acqua, morte di pesci e altri organismi).

Molti studi hanno esaminato il modo di prevenire questa situazione ma meno attenzione è stata prestata al trovare sistemi per rimuovere queste sostanze in eccesso nell’acqua. Alcune agenzie hanno avviato programmi per farlo e utilizzano i molluschi per filtrare le sostanze indesiderate.

Le cozze intervengono in questo processo proprio agendo da filtri naturali. In particolare sarebbe la cozza della specie Geukensia demissa ad avere la capacità di filtrare microalghe, batteri e detriti contenenti sostanze nutritive e contaminanti. Questo mollusco vive in habitat diversi e non è in vendita nei banchi del pesce dato che si tratta di una tipologia non consumata dagli esseri umani.
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Foto: Geukensia demissa
Per vedere se la Geukensia demissa potesse ripulire l'acqua sporca in un ambiente urbano, Julie Rose, Eve Galimany e colleghi hanno condotto un esperimento pilota. Il team ha equipaggiato e installato, in un estuario in un ambiente industriale vicino a New York, una piattaforma galleggiante con travi e funi sottomarine a cui si attaccavano le cozze. Nel complesso i molluschi si mostravano sani e i loro tessuti avevano elevate quantità di un isotopo di azoto a indicare che avevano rimosso questa sostanza dall'acqua. Sulla base del loro studio, il gruppo stima che una piattaforma completamente rifornita dovrebbe pulire una media di 3 milioni di litri d'acqua e rimuovere circa 160 kg di particolato, come polvere e fuliggine, ogni giorno.



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Naturalmente anche gli altri tipi di cozze sono animali dal potere filtrante, così come le ostriche. Ciò significa che quando la cozza si nutre e beve acqua poi la rimette in circo filtrata. Durante questo processo tutto quanto contenuto nell'acqua circostante viene assorbito e accumulato nei tessuti del mollusco. Ecco perché poi mangiarle per noi non è esattamente il massimo…

Lasciamole dunque vivere e fare al meglio il lavoro di spazzine del mare!

Francesca Biagioli
 

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