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[h=1]Dichiarazione shock Scilipoti: Si cancelli il segreto di stato sulle Scie Chimiche![/h] Domenico Scilipoti, senatore forzista laureato in medicina e chirurgia, specializzato in ginecologia e agopuntura, sostiene in una interrogazione parlamentare al presidente del Consiglio e ai ministri della Salute, dell’Ambiente e della Difesa la teoria del complotto delle scie chimiche. Dichiara:
“Il governo cancelli il segreto di Stato sulle cosiddette scie chimiche e faccia cessare le operazioni aeree militari che determinano danni ambientali e alla salute delle popolazioni dei territori interessati”.
Così dopo la desecretazione delle audizioni del pentito Schiavone che hanno permesso di individuare i traffici di rifiuti nella terra dei fuochi e la richiesta di declassificare gli atti riguardanti la morte di Ilaria Alpi, adesso il senatore di Forza Italia torna a chiedere l’abolizione del segreto di stato sulle scie chimiche con lo scopo di svelare accordi internazionali tutt’altro che sicuri con notevoli danni al pianeta e alla cittadinanza.
Aggiunge in seguito:
“Si tratta di un’interrogazione che avevo già presentatonella scorsa legislatura ma che è rimasta lettera morta.La ripropongo perché le problematiche generate da queste scie chimiche, in cui si rintraccia l’uso di metalli, polimeri, silicati virus e batteri, possono provocare seri danni all’uomo e all’ambiente. A mio avviso si configura la lesione di diritti sanciti dalla Costituzione”.
“Nel 2002 l’Italia (nella persona di Vittorio Prodi) e gli Usa hanno sottoscritto un accordo bilaterale sulla ricerca climatica; nel 2003 l’ex ministro Martino autorizza le forze Usaf a sorvolare gli spazi aerei italiani.”
“Bisogna sapere che i sorvoli aerei ad alta quota generano piogge chimiche con il risultato di cambiare il Ph dei terreni.
E’ necessario quindi chiarire con esattezza quale influenza le scie chimiche hanno sulla salute degli italiani, pubblicando i risultati delle ricerche epidemiologiche relative alle malattie dell’apparato respiratorio, alle allergie dovute a intossicazione da metalli e alle malattie degenerative come l’Alzheimer. A tal fine, togliere il segreto di Stato su tali operazioni sarebbe decisivo. Mi auguro che il governo non eluda le problematiche richiamate”.
Con questa ulteriore testimonianza non si può più nascondere la testa sotto la sabbia.
[h=1]«Incinta di nove mesi, fu sventrata e il suo feto usato come bersaglio»[/h] [h=2]Oggi l'anniversario dell'Eccidio di Vinca, i tedeschi del generale SS Simon aiutati dagli italiani che conoscevano il territorio massacrarono gli abitanti di un'intera vallata. Atrocità che ne fanno una delle stragi più efferate di tutta la guerra[/h] Lunigiana e Apuane - E' una delle stragi più crudeli ed efferate tra quelle compiute dagli occupanti tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale. Oggi ricorre il 74esimo anniversario che sarà celebrato con ogni anno. Vinca visse uccisioni e torture "a ciclo continuo, dal maggio-giugno al settembre 1944, grazie alla vera e propria pianificazione di esse, legata fondamentalmente alla comparsa in zona, a partire dal 24 luglio, della 16° Divisione Reichführer-SS del generale Simon che fu responsabile, fra l’altro, anche della strage di Marzabotto, la più grave attuata in Italia", ricorda l'Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea.
L'orrore potè essere raccontato da pochi sopravvissuti, come Maria Stella Del Giudice Carli che nel 2012 ricordava: "Il primo giorno furono uccise tutte le persone che erano rimaste in paese. Pochi altri furono rastrellati e portati in cima al paese in località Mandrione (un posto che serviva al raduno delle greggi). Il nonno fu trucidato sulla porta di casa, rimanendo con i piedi fuori della porta, la nonna si salvò grazie a un provvidenziale bisogno fisiologico. Però da dove si trovava assistette, con orrore, all'uccisione del marito. Coloro che si salvarono lo debbono alla conoscenza del territorio cosi come la sottoscritta e sua cugina che si trovavano nascoste in un anfratto di una grotta o altri che avevano trovato rifugio nel cavo di castagni secolari.
Le vittime furono molto numerose e pochi furono gli scampati perché fascisti e tedeschi, erano guidati, nella feroce ricerca, da fascisti della zona che conoscevano bene il territorio. Molti furono riconosciuti, dai sopravvissuti dai loro dialetti. Fra le tante vittime dell'eccidio anche una giovane donna incinta di 9 mesi che fu sventrata e successivamente fu preso il feto facendone oggetto di bersaglio. Altri furono seviziati ed impalati. Il primo giorno fu eliminata ogni forma di vita esistente in paese, in un'orgia sanguinaria fu sparato ad animali e cose. Un vento inumano di follia inimmaginabile sembrava essere passato sopra al ridente paese delle Apuane. Dopo essersene andati, e avere aspettato che la gente uscisse dai nascondigli, ritornarono e fu di nuovo strage ed orrore.
I paesani superstiti, fatto tesoro della lezione precedente, aspettarono circa due giorni prima di ritornare in paese, il caldo dell'agosto aveva fatto ulteriore scempio di quei poveri corpi. Quello che più mi ha sorpreso, in tutti questi anni, è che ci sono verità diverse e soprattutto non è mai stata fatta piena luce su quei fatti lontani. Se qualcuno ha la chiave per aprire quegli armadi ben venga e speriamo che sia la volta buona. I Martiri di Vinca aspettano ancora".
L'Eccidio di Vinca
fonte Istituto spezzino per la storia della Resistenza
"La mattina del 18 agosto 1944, un ufficiale amministrativo, appartenente allo Stato Maggiore del generale tedesco Gosewisch rimane vittima di un attentato sulla strada che collega Monzone a Vinca, quest’ultima individuata dal Servizio informazione tedesco come base del Comando della Brigata partigiana Lunense. Da qui la decisione di far convergere, partendo da più direttrici di attacco, appunto su Vinca, un paese sospeso a 800 metri, lungo le pendici del Pizzo di Uccello, una serie di forze.
Nel pomeriggio del 24 agosto 1944, su ordine diretto di Simon, preceduto da un articolato lavoro di spionaggio del territorio (delazione di “infiltrati” fascisti, informazioni rilasciate da prigionieri, fotografie scattate dall’Aviazione tedesca) si muove il rastrellamento secondo cinque direttrici di attacco che dalla Garfagnana e dai centri di Massa, Carrara, Castelpoggio e Fosdinovo, convergono sul catenaccio delle Apuane.
Il borgo di Vinca è così occupato dalla Prima Compagnia del 16° Battaglione esplorante guidato dal tenente Wilfried Segebrecht. Il Battaglione esplorante, comandato dal maggiore Reder, era l’unità di punta della divisione di Simon. Il giorno successivo arriva nel paese lo stesso maggiore Walter Reder con le altre compagnie ed un plotone di un centinaio di brigatisti neri di Carrara, guidati dal colonnello Giulio Lodovici (in tutto 1500 soldati). Reder si colloca nella sede del Dopolavoro e setaccia la vallata del paese, stanando i residenti che si sono nascosti ed eliminando ovunque con lanciafiamme, mitragliatrici e granate ogni traccia di vita.
Muore con la popolazione, condividendone fino in fondo la sorte, il parroco don Luigi Ianni. I nazi-fascisti rimangono e continuano ad uccidere fino al 27 agosto. Il numero delle vittime, comprensivo di quelle uccise durante l’avvicinamento delle SS a Vinca, Monzone ed altre località, è in totale di 171, la maggior parte donne (95) e quasi metà bambini (di cui quattro fino ad un anno e undici fino a dieci anni) e anziani, fra cui molti infermi e malati.
Di quelli che all’inizio del rastrellamento si sono trovati dentro il cerchio del rastrellamento, solo due si salvano. I resoconti tedeschi parlano però di un totale di 332 “banditi” (le virgolette sono di chi redige questa scheda), due comandi di “bande” e 600 edifici distrutti.
Tali cifre sono tuttavia realistiche, anzi, forse vanno stimate per difetto, perché al numero dei morti di Vinca vanno sommati quelli di stragi contemporanee compiute a Bardine, Castelpoggio e in altri luoghi ancora. Mentre avviene la strage di Vinca sono anche condotti rastrellamenti nel triangolo compreso fra Fivizzano, Sarzana e Forno: a Bedizzano, Colonnata, Miseglia, Piano e altre località. Sono così catturate circa 1000 persone, avviate dapprima a Carrara e quindi a Fossoli (Modena)".
[h=1]Migranti, l'allarme dei servizi segreti: "Gli scafisti cercano la strage"[/h] [h=2][/h] Ci sarebbe interesse, secondo i nostri 007, a far accadere un rovinoso naufragio per spingere opinione pubblica e governi a posizioni più favorevoli all'accoglienza dei migranti e far tornare dunque a lucrare le organizzazioni criminali.
Mauro Indelicato - Mer, 23/01/2019 - 12:01 commenta
Procurare allarme per spingere l’opinione pubblica verso determinate posizioni, spesso suffragate da emozioni e sentimenti che suscitano determinate notizie.
Si tratta di un trucco che, chiunque ha interesse nel gestire una certa situazione, applica spesso senza scrupoli. Succede così a livello politico, a livello diplomatico ma purtroppo, lungo le rotte del Mediterraneo, questo accade anche sulla pelle di centinaia di persone e dunque di vite umane.
Nei giorni scorsi Fausto Biloslavo riesce a dimostrare i falsi allarmismi da parte di alcune delle Ong impegnate nel Mediterraneo. In particolare, con riferimento al gommone con cento migranti a bordo soccorso poi in acque internazionali, tra i canali social collegabili alle Ong in quelle ore circola la notizia secondo cui un barcone è in procinto si affondare. Ci sarebbe, secondo le informazioni lanciate su Facebook e Twitter, un barcone con a bordo anche un bambino morto e gente in preda ai primi sintomi di assideramento. Vengono inoltre lanciate accuse alla guardia costiera libica, rea di non rispondere alle chiamate che partono dalla nave Sea Watch e di condannare dunque a morte certa cento migranti.
Ovviamente la notizia suscita immediata indignazione e partono le accuse dirette a Tripoli, ma anche agli atteggiamento tenuti dai governi italiano e maltese per i mancati soccorsi. Il tutto per sottolineare come, senza le attività in loco delle navi Ong, molte persone vanno incontro alla morte. In realtà, per l’appunto, lo stesso Biloslavo mostra l’esatto contrario: c’è sì domenica la presenza di un gommone in avaria, ma a bordo non ci sono vittime ed il mezzo non sta affondando. A certificarlo è la foto scattata da uno degli aerei della missione Sophia, la stessa abbandonata in queste ore da Berlino. Una realtà “amplificata” dunque, la storia di quel gommone è infatti per fortuna a lieto fine: i cento migranti a bordo vengono salvati da un mercantile battente bandiera della Sierra Leone. Tutti sono sani e salvi riportati presso il porto della città libica di Misurata. Ma le bugie diffuse via social in quelle ore, bastano ad alimentare il dibattito soprattutto in Italia. Ed è soprattutto nel nostro paese che il confronto sul tema si fa molto aspro, tra chi approva la linea del ministro Salvini di non far attraccare in Italia le navi delle Ong e chi accusa invece il governo di essere “disumano”.
Ma se nel caso sopra descritto si parla di un’autentica invenzione mediatica volta a suscitare emozione da parte delle Ong, i trafficanti di esseri umani dall’Africa sarebbero pronti ad andare oltre. L’allarme viene lanciato nelle scorse ore dai servizi segreti italiani: alcuni gruppi criminali vorrebbero appositamente realizzare una strage per obbligare i governi della sponda opposta del Mediterraneo ad attuare politiche umanitarie. Politiche che, di fatto, non farebbero altro che far aumentare il giro di affari dei gruppi criminali che lucrano sui viaggi della speranza.
C’è già un precedente in tal senso, accertato dagli stessi nostri 007: è quello del 18 aprile 2015. In quel giorno vi è la più grave sciagura del Mediterraneo accertata: 700 morti a seguito di un naufragio. Da lì a breve il dibattito in Italia ed in Europa in tema di migranti si fa molto più serrato, pochi mesi dopo l’Ue dà il via libera alla missione Sophia. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti a quel naufragio, avvenuto in acque internazionali, i trafficanti avrebbero obbligato i migranti a partire e questo nonostante il mare forza 8. La tragedia dunque è stata appositamente cercata, se non addirittura direttamente creata.
E visto quel precedente, la storia potrebbe tragicamente ripetersi. C’è gente, tra chi finanzia e gestisce il traffico criminale di esseri umani, pronta nelle prossime settimane ad indurre i governi ad attuare politiche più accondiscendenti verso l’accoglienza dei migranti. E, per farlo, non si creerebbe scrupoli nel porre in essere un altro grave e fatale naufragio.
108 [h=1]I ladri a casa di Pisapia: rubati gioielli e orologi da 300mila euro[/h] [h=2][/h] Svaligiato l'appartamento dell'ex sindaco di Milano: era fuori casa e non aveva inserito l'allarme. Forzata la serratura
Claudio Cartaldo - Mer, 23/01/2019 - 09:07 commenta
Un furto in casa Giuliano Pisapia. Bottino grosso. I ladri sono entrati a Milano nell'appartamento dell'ex sindaco meneghino, sotraendo gioielli e orologi per la (modica) cifra di 300mila euro.
Brutte notizie per l'ex parlamentare comunista che, secondo quanto raccontato al Corriere, si è "dimenticato" di inserire l'allarme. Lo stesso accadde a Beppe Sala nel maggio dell'anno scorso, quando una banda di nomadi georgiani (i più temibili nei furti in appartamento) entrarono in casa dell'attuale primo cittadino portando via tutto ciò che di prezioso hanno trovato: un Rolex di valore e borse di lusso. Anche Sala non aveva messo l'allarme, errore poi commesso dal suo predecessore a Palazzo Marino.
Come nel caso di Sala, anche da casa di Pisapia sembra non siano stati toccati comuter e documenti sulle attività politiche o legali dell'ex sindaco meneghino. Solo oggetti di valore. La scientifica, riporta il Corriere, si è subito messa al lavoro per cercare impronte lasciate dagli incauti ladri e hanno visionato le telecamere di sicurezza della zona nella speranza che abbiano catturato qualche immagine utile a incastrare i banditi.
Secondo quanto emerso dalle prime ricostruzioni, il furto a casa Pisapia sarebbe avvenuto nella notte tra sabato e domenica, quando l'avvocato era fuori Milano per un paio di giorni. Sarebbero entrati da una porta secondaria, forzando la serratura.
Mica male per un compagno avere 300 mila € di gioielli ed orologi