Asuniverso
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Noi siamo per natura propensi a condividere il punto di vista di B anziché quello di A, ma così facendo dimostriamo di avere i paraocchi, perché la nostra preferenza è dovuta unicamente al fatto che siamo abituati a vivere nelle condizioni di B. Non vi devono essere favoritismi o pregiudizi. Qualsiasi modello deve essere accettabile in egual misura da tutti gli osservatori, e quindi assumere una forma invariante che sopravviva alle trasformazioni da un modello a un altro.
Fra i fenomeni fortuiti e quelli non fortuiti, dovremmo distinguere i fenomeni fortuiti, sui quali dovremmo indagare di più in profondità, è chiaro che le informazioni che ci fornisce la nostra analisi non cesseranno di essere vere il giorno in cui tali fenomeni venissero conosciuti meglio. Quando cerchiamo di prevedere un pronostico e ne esaminiamo gli antecedenti, ci sforziamo di acquisire informazione sulla situazione anteriore, ma non saremmo in grado di estenderle a tutte le parti, perché le cause sono complesse e molteplici. E’ chiaro che noi non potremmo mai sottoscrivere questa asserzione: Che l’antecedente connette al conseguente in modo tale che l’antecedente è determinato dal conseguente così come il conseguente dall’antecedente.
La nostra debolezza non ci permette di abbracciare tutte le parti, quindi ci dovremmo accontentare di sapere ciò che accade nelle vicinanze del punto in cui il fatto deve verificarsi, o ciò che sembra avere un qualche rapporto con il fatto in questione. Ma ci può succedere di aver trascurato delle circostanze che a prima vista ci sembrano del tutto estranee al fatto previsto, alle quali non avremmo mai pensato di attribuire alcuna influenza e che invece, al contrario di ogni previsione, per noi si trovano a svolgere un ruolo decisivo.
Su una massa di 5900 estrazioni abbiamo catalogato le variabile numeriche di tutte le coppie che si vengono a formare su tutte le 10 ruote (40.050). Dopo aver sviluppato in concetto di determinazione di tutte le misure, abbiamo costatato che i valori sono costituiti da una serie infinita di grandezze. Facendo variare il valore di queste grandezze, le grandezze si trasformano con continuità una nell’altra; si potrà quindi assumere che da una di esse derivino tutte le altre, e questo potrà, in linea generale, avvenire in modo che ogni punto dell’una si trasformi in un punto definito dell’altra.
Possiamo quindi da questa deduzione prendere solo i casi eccezionali, la cui indagine riveste peraltro grande importanza. La determinazione di misura in una data varietà viene dunque ricondotta a una determinazione di misure a minor quantità attraverso una costante. Queste relazioni metriche si possono solo studiare solo con riferimento a concetti di grandezza, e si possono quindi esprimere soltanto per mezzo di formule.
Tratterò questo problema solo entro certi limiti, restringendomi a quelle varietà che si possono considerare costanti, e il problema si riduce quindi a questo:
Dopo aver sviluppato il concetto di varietà di misure e averne individuato (13 corpi), passo ad affrontare il secondo problema e cioè di quali relazioni metriche è suscettibile tale varietà, e quali siano le condizioni sufficienti per la determinazione di queste relazioni metriche più significative.
Sulla base di certe postulazioni è possibile risolverle in relazione che una per una sono suscettibili di rappresentazione di distanze medie, e con questo diventa possibile esprimere in termini medi i risultati del calcolo.
La media dei dati ottenuti è il valore più plausibile per la grandezza che abbiamo misurato di quello di ogni singola misura. Eseguire la misura centrale significa determinare, il valore medio di equivalenza della perfetta misura e allo stesso correggere o eliminare l’effetto di tutta la perturbazione esiziale. Nella nostra lingua non sappiamo designare ciò con alcun altro nome all’infuori d’intuizione; ma essa è una conoscenza empirica ottenuta con l’accumulazione e il rafforzamento d’impressioni simili ricorrenti nella nostra memoria, e non una forma d’intuizione trascendentale data prima di ogni esperienza. Ma preferisco fermarmi qui: è inutile moltiplicare le ipotesi dal momento che tutti questi problemi sono destinati a rimanere provvisoriamente irrisolti.
Saluti…
Fra i fenomeni fortuiti e quelli non fortuiti, dovremmo distinguere i fenomeni fortuiti, sui quali dovremmo indagare di più in profondità, è chiaro che le informazioni che ci fornisce la nostra analisi non cesseranno di essere vere il giorno in cui tali fenomeni venissero conosciuti meglio. Quando cerchiamo di prevedere un pronostico e ne esaminiamo gli antecedenti, ci sforziamo di acquisire informazione sulla situazione anteriore, ma non saremmo in grado di estenderle a tutte le parti, perché le cause sono complesse e molteplici. E’ chiaro che noi non potremmo mai sottoscrivere questa asserzione: Che l’antecedente connette al conseguente in modo tale che l’antecedente è determinato dal conseguente così come il conseguente dall’antecedente.
La nostra debolezza non ci permette di abbracciare tutte le parti, quindi ci dovremmo accontentare di sapere ciò che accade nelle vicinanze del punto in cui il fatto deve verificarsi, o ciò che sembra avere un qualche rapporto con il fatto in questione. Ma ci può succedere di aver trascurato delle circostanze che a prima vista ci sembrano del tutto estranee al fatto previsto, alle quali non avremmo mai pensato di attribuire alcuna influenza e che invece, al contrario di ogni previsione, per noi si trovano a svolgere un ruolo decisivo.
Su una massa di 5900 estrazioni abbiamo catalogato le variabile numeriche di tutte le coppie che si vengono a formare su tutte le 10 ruote (40.050). Dopo aver sviluppato in concetto di determinazione di tutte le misure, abbiamo costatato che i valori sono costituiti da una serie infinita di grandezze. Facendo variare il valore di queste grandezze, le grandezze si trasformano con continuità una nell’altra; si potrà quindi assumere che da una di esse derivino tutte le altre, e questo potrà, in linea generale, avvenire in modo che ogni punto dell’una si trasformi in un punto definito dell’altra.
Possiamo quindi da questa deduzione prendere solo i casi eccezionali, la cui indagine riveste peraltro grande importanza. La determinazione di misura in una data varietà viene dunque ricondotta a una determinazione di misure a minor quantità attraverso una costante. Queste relazioni metriche si possono solo studiare solo con riferimento a concetti di grandezza, e si possono quindi esprimere soltanto per mezzo di formule.
Tratterò questo problema solo entro certi limiti, restringendomi a quelle varietà che si possono considerare costanti, e il problema si riduce quindi a questo:
Dopo aver sviluppato il concetto di varietà di misure e averne individuato (13 corpi), passo ad affrontare il secondo problema e cioè di quali relazioni metriche è suscettibile tale varietà, e quali siano le condizioni sufficienti per la determinazione di queste relazioni metriche più significative.
Sulla base di certe postulazioni è possibile risolverle in relazione che una per una sono suscettibili di rappresentazione di distanze medie, e con questo diventa possibile esprimere in termini medi i risultati del calcolo.
La media dei dati ottenuti è il valore più plausibile per la grandezza che abbiamo misurato di quello di ogni singola misura. Eseguire la misura centrale significa determinare, il valore medio di equivalenza della perfetta misura e allo stesso correggere o eliminare l’effetto di tutta la perturbazione esiziale. Nella nostra lingua non sappiamo designare ciò con alcun altro nome all’infuori d’intuizione; ma essa è una conoscenza empirica ottenuta con l’accumulazione e il rafforzamento d’impressioni simili ricorrenti nella nostra memoria, e non una forma d’intuizione trascendentale data prima di ogni esperienza. Ma preferisco fermarmi qui: è inutile moltiplicare le ipotesi dal momento che tutti questi problemi sono destinati a rimanere provvisoriamente irrisolti.
Saluti…
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