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IL VOTO DEGLI ITALIANI NON SERVE A NULLA

Alien.

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DECRETO SICUREZZA [h=1]Immigrati, Leoluca Orlando sfida Matteo Salvini: regolarizza i clandestini ma nessuno lo indaga[/h]
3 Febbraio 2019

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Che magnifico Paese l'Italia! Matteo Salvini è indagato per aver cercato di arginare l'immigrazione clandestina. Leoluca Orlando, il sindaco Dem di Palermo che contravvenendo al Decreto Sicurezza ha firmato i primi documenti per l' iscrizione anagrafica di 4 richiedenti asilo, non risulta invece al centro di alcuna inchiesta. Da una parte c'è un ministro dell'Interno che tenta di difendere i confini della nazione e viene accusato di sequestro di persona aggravato. Dall'altra c'è un amministratore pubblico che vìola deliberatamente una legge dello Stato senza che nessuno intervenga.


Orlando dopo che l'ufficio anagrafe gli ha consegnato le pratiche ritenute "irricevibili" dei 4 migranti bengalesi e libici (tre uomini e un donna tra 26 e i 49 anni), ha ordinato che le stesse venissero comunque sottoposte alla polizia municipale per il riscontro dell' eventuale residenza in città.
Qualora questa venisse certificata, il sindaco del Pd rilascerebbe immediatamente la carta d' identità e la residenza agli stranieri in barba al Decreto Sicurezza.

LA RESPONSABILITÀ - Orlando ha dato disposizione ai dipendenti del municipio di utilizzare le sue credenziali per registrare gli immigrati sul portale anagrafico del Comune. In questo modo, ha spiegato, si vuole assumere la piena responsabilità dell' atto amministrativo: l' altro giorno 5 dipendenti su 6 dell' anagrafe erano in malattia. L' epidemia è cominciata a inizio gennaio, dopo che il sindaco ha annunciato di voler violare la legge. Il Dem ha pronte altre 200 pratiche.

«Se le iscrizioni e le variazioni anagrafiche dello straniero regolarmente soggiornante sono effettuate alle medesime condizioni dei cittadini italiani» ha dichiarato Orlando «se la dimora dello straniero soggiornante si considera abituale raggiunti i 3 mesi di ospitalità in un centro d' accoglienza (...) ne deriva che tale iscrizione risulterebbe doverosa sia chiederla che ottenerla anche utilizzando documenti differenti da quello del permesso di soggiorno. Firmare questi atti» ha aggiunto il Dem «per un sindaco che ha giurato fedeltà alla Costituzione è un atto praticamente dovuto. Questo» ha concluso «è un provvedimento amministrativo che ha basi solide, anche se so già che qualcuno parlerà di provvedimento politico».

ANCHE DE MAGISTRIS - Orlando, spalleggiato dall' omologo di Napoli De Magistris, si è messo a capo di una schiera di sindaci rossi pronti a boicottare il provvedimento. Il primo cittadino di Mugnano (35 mila abitanti nel Napoletano) Luigi Sarnataro ha appena firmato la richiesta di sospensione del decreto. La sezione locale di Fratelli d' Italia è pronta a denunciare il sindaco.

Identica situazione a Fiumicino. I compagni, al solito, se ne infischiano delle leggi. Sulla pagina Facebook "Refugee Info Italy", seguita da 22 mila persone, campeggia una cartina dell' Italia costellata di pallini: «Ogni punto sulla mappa» spiega la didascalia «rappresenta un' associazione italiana, un sindaco o un governatore che si oppongono al Decreto Salvini. I colori (rosa e verde, ndr) rappresentano: sindaci e presidenti di Regione e persone ed associazioni. Fai una verifica per scoprire come gli italiani sono schierati dalla tua parte». I compagni, i finti buonisti, i figli di papà perdigiorno, impartiscono istruzioni su come infrangere la legge.

di Alessandro Gonzato


SECONDO VOI CHI COMANDA IN ITALIA ? IL VOTO POPOLARE O I POTERI FORTI?




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BASTA BALLE [h=1]Elisabetta Gardini, si cambia la storia: schiaffo ai comunisti a Bruxelles. Foibe, la verità sugli orrori[/h]
3 Febbraio 2019

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L'azzurra Elisabetta Gardini guida "l'operazione verità" su Foibe, esuli italiani in Istria e gli orrori dei comunisti jugoslavi di Tito. Il 5 febbraio a Bruxelles la capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo organizza una mostra e un convegno dedicato alla tragedia della Seconda Guerra mondiale troppo spesso dimenticata dagli storici italiani e potrebbe essere l'occasione giusta per chiedere ai vertici delle repubbliche dell'ex Jugoslavia accesso agli archivi.

L'obiettivo, spiega al Giornale Vito Comencini, segretario della Commissione esteri della Camera, è quello di creare una Commissione parlamentare d'inchiesta per far luce sui crimini commessi da Tito "a cominciare dalla strage di Vergarolla, che provocò la fuga degli italiani da Pola del 1947". Le vittime italiane di quella campagna sanguinaria di eliminazione fisica "non erano solo fascisti o collaborazionisti, ma anche di antifascisti, democratici e patrioti che, dopo aver combattuto nella Liberazione, si opponevano alle mire del regime comunista di Belgrado". Una verità scomoda per decenni ignorata consapevolmente da politici e storici di sinistra.
 
CI PRENDONO PER FESSI [h=1]Sea Watch, l'ultima truffa sui migranti: un'ombra sinistra. La verità dei numeri: così fregano ancora l'Italia[/h]
3 Febbraio 2019

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Il governo non può dirlo ufficialmente, ma sulla Sea Watch c'è di cui essere preoccupati. Da Catania il pm Zuccaro esclude rilievi penali contro l'Ong tedesca, si indaga solo per "irregolarità amministrative". Il punto vero, però, è che dietro lo sbarco dei 47 migranti bloccati per giorni al largo di Siracusa si potrebbe celare una nuova beffa per l'Italia.



GUARDA LE FOTO - Sea Watch, cosa non torna. Come festeggiano i "minori ostaggio di Salvini"





È il Messaggero a riportare i dati incontrovertibili sugli "accordi" con i partner dell'Unione europea: la verità è che i migranti sbarcati in Italia, storicamente, restano qui. Altro che "ricollocamenti", dunque, in barca ai patti firmati dai governi amici. "A distanza di due anni - scrive il quotidiano romano - il piano biennale di Relocation è stato un flop. Ma rischiano di andare molto peggio i nuovi trasferimenti decisi con accordi ad hoc stretti al momento dello sbarco". Questo perché si tratta di promesse non scritte, come quella seguita alla crisi con Malta della scorsa estate. Dovevano essere 320 i migranti fatti sbarcare in Italia quest'estate, sono quasi tutti rimasti. "Per almeno 270 dei 450 arrivati a Pozzallo il 16 luglio sulla Protector di Frontex e Monte Sperone della Finanza era prevista la redistribuzione tra Francia, Germania, Portogallo, Spagna, Malta e Irlanda. I trasferimenti effettuati, però, sono stati 129. Solo la Francia ha rispettato per intero la quota: 47 migranti. La Germania ne ha accolti meno della metà, il Portogallo ancora meno. A Malta non è andato nessuno. Si trovano ancora negli hotspot di Pozzallo e di Messina". Il sistema fa acqua da tutte le parti, visto che Malta accusa l'Italia a sua volta di non aver mantenuto le promesse sull'accoglienza di 50 dei 67 profughi sbarcati il 12 luglio a Trapani. Stessa storia sulla Diciotti e i 190 migranti sbarcati a Catania lo scorso 26 agosto: "solo 16hanno lasciato l'Italia: sono andati in Irlanda".
Tutti gli altri Paesi o si sono tirati indietro all'ultimo momento o hanno fatto orecchie da mercante. Così funziona l'Unione europea nel 2019.
 
GUAIO [h=1]Concita De Gregorio, dramma-soldi: "Voi fascisti...". Conto corrente sequestrato, lei perde la testa[/h]
3 Febbraio 2019

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Ha perso la testa, Concita De Gregorio. Su Twitter la penna di Repubblica si scaglia contro i "fascisti" che, a suo dire, la starebbero affamando: "Mi potete anche sequestrare i conti correnti, impedirmi di pagare l'acqua e la luce, ma non è così che avrete la mia testa e mia voce, poveri illusi. Che ne sapete voi della libertà". Sconcerto tra i suoi followers, che infatti le domandano: i "fascisti" non saranno mica i giudici che l'hanno condannata a risarcire un totale astronomico di 5 milioni di euro (con pignoramento della casa) per alcune cause di diffamazione quando era alla direzione de L'Unità? Lei, nel merito, non risponde ma replica compulsivamente un link a un pezzo della Stampa firmato da Mattia Feltri: "Ex terroristi, naziskin e picchiatori da stadio: ecco la Cupola mafiosa attorno al Campidoglio". Svelato l'arcano: si parla d quello Stefano Andrini che l'Unità della De Gregorio aveva definito "fascista" perdendo, appunto, la causa per diffamazione (con danni per 37mila euro).
 
ALIEN , PERCHE' TU CREDI ANCORA CHE LA NOSTRA SIA UNA DEMOCRAZIA , UN POPOLO ANDATO A VOTARE ESPRESSO DA CHI VUOL ESSERE GOVERNATO E LA SINISTRA ACCETTI CIO'' , IL POPOLO NON VUOLE PIU' AD AVER A CHE FARE CON QUESTI SBARCHI DI CLANDESTINI .. E LA SINISTRA ACCETTA?? QUESTO E POTERE ASSOLUTO , I NEMICI NON SI COMBATTONO PIU' NEI SEGGI E VOTI , MA NEI TRIBUNALI …...
 
Ultima modifica di un moderatore:
Non mi far parlare dei tribunali poi devi portarmi le "arance" Fin dall'antico Egitto sono loro che hanno sempre comandato.(anche molto prima)
ho scritto altro ma poi cancellato non per paura ma SONO un ramoscello si spezza con due dita ma prova a spezzare 100 ramoscello con due dita!​​​​​​

DOMANI:

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Ultima modifica:
Ecco come dicevo sopra:

[h=6]GIUSTIZIA[/h] [h=1]Il giudice che «vendeva le sentenze» presenta appello (e torna in servizio)[/h] [h=2]Il caso di un giudice del Tar arrestato e condannato nel 2016. In attesa dell’Appello riprende il lavoro[/h] di Luigi Ferrarella
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Non sono omonimi, sono proprio la stessa persona: il magistrato amministrativo che celebra udienze al Tar-Tribunale amministrativo regionale della Valle d’Aosta è lo stesso giudice del Tar Lazio arrestato nel 2013 e condannato nel 2016 in primo grado a 8 anni per corruzione in atti giudiziari. Un paradosso, formalmente legittimo, determinato dalla lentezza dei processi che livella le ragioni di tutti: sia di chi si stupisce di vedere sentenze decise anche da un giudice condannato (pur solo in primo grado) proprio per compravendita di sentenze, sia del diretto interessato che rivendica il diritto dopo 6 anni di non restare indefinitamente «sospeso in via cautelare» in attesa di Appello e Cassazione.

È il 18 luglio 2013 quando il giudice del Tar Lazio, Franco Angelo Maria De Bernardi,viene arrestato con l’accusa di essersi accordato con una avvocato amministrativista (che patteggerà poi 3 anni e mezzo) «per indirizzare clienti presso lo studio legale e porre in essere a loro favore indebite interferenze su assegnazioni, procedure e decisioni»: collegata all’arresto scatta il 6 agosto 2013 anche la sospensione cautelare dal servizio, di tipo automatico, che dall’11 febbraio 2015 il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa (l’equivalente del Csm per i giudici del Tar) sostituisce con la sospensione cautelare di tipo facoltativo.





Il 22 luglio 2016 il Tribunale di Roma condanna in primo grado il magistrato a 8 anni (uno più della richiesta dei pm), alla confisca di 115.000 euro e all’interdizione perpetua dei pubblici uffici. La conseguenza è che il 20 marzo 2017, al posto della sospensione facoltativa, viene disposto un altro periodo di quella automatica. Solo che l’appello non è ancora stato fissato. Ma quanto può durare la sospensione in attesa di sentenza definitiva? Nel 2002 la Consulta ritenne incostituzionale, in quanto manifestamente eccessiva, una sospensione lunga quanto la prescrizione del reato, rimarcando che «una misura cautelare, proprio perché tendente a proteggere un interesse nell’attesa di un successivo accertamento, deve per sua natura essere contenuta in una durata strettamente indispensabile per la protezione di quell’interesse, e non deve gravare eccessivamente sui diritti del singolo che essa provvisoriamente comprime». Restano allora o i 5 anni di durata massima come clausola generale; o, scaduti questi 5 anni, la scelta discrezionale di ricorrere di nuovo alla sospensione facoltativa dal servizio, cioè stavolta per motivi fondati non più sulla mera pendenza del processo penale, ma sull’apprezzamento in concreto dei fatti. L’opzione non è stata ritenuta percorribile dal «Csm» amministrativo, che ha finito per assegnare De Bernardi al Tar Valle d’Aosta dopo che il 17 aprile 2018
i magistrati del Tar Piemonte avevano paventato il «rischio di menomazione al prestigio, oggettivamente derivante dalla pendenza di un processo per reati gravi connessi all’esercizio delle funzioni giurisdizionali». A giugno la storia finirà comunque: perché il giudice andrà in pensione.

4 febbraio 2019 | 22:23


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[h=1]Modena, giuristi spiegano ai sindaci come aggirare Decreto sicurezza[/h] [h=2][/h]
La notizia ha già scatenato un mare di polemiche. Il documento, studiato dai giuristi del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Modena ha ricevuto la benedizione di Cgil, Anpi e Arci

Federico Garau - Lun, 04/02/2019 - 21:55
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La sinistra può gioire, i sindaci dei comuni in provincia di Modena hanno infatti ricevuto un vademecum con le dettagliate istruzioni per aggirare le norme previste dal Decreto sicurezza.


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Lo scopo è quello di permettere ai primi cittadini di iscrivere all’anagrafe i richiedenti asilo senza commettere un’infrazione contro la Legge 132/2018 voluta da Matteo Salvini.

Tutto è stato possibile grazie all’operato dei giuristi del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Modena, i quali hanno scavato nella giurisprudenza costituzionale, alla ricerca del perfetto escamotage per gabbare il provvedimento.

Com’era ovvio attendersi, la benedizione allo studio dei giuristi arriva da varie sigle, tra cui Cgil, Anpi, Arci e Tam Tam di Pace, che sostengono e promuovono con forza una lotta senza quartiere in difesa dell’accoglienza indiscriminata.

Come riportato da “ModenaToday”, queste associazioni sottolineano “la gravità delle politiche sull’immigrazione attuate dal Governo Conte e le terribili conseguenze dell’applicazione del cosiddetto “Decreto Sicurezza”. Queste si stanno traducendo in morti in mare, divieto di sbarco a persone tratte in salvo dalle navi delle ONG, trasferimenti coatti e senza ragione di donne, uomini e bambini i cui percorsi di integrazione sono spezzati”. Ecco dunque il perché della decisione di“realizzare un’iniziativa concreta per contrastare questa deriva umana e democratica”.

Come si evince dal documento in Pdf inviato ai sindaci, disponibile sul sito di Cgil Modena, queste sarebbero le chiavi necessarie a spalancare le porte chiuse dal Decreto Sicurezza. “L’iscrizione anagrafica è considerata dal nostro ordinamento un diritto soggettivo a fronte del quale non è concepibile un divieto normativo implicito – cioè non disciplinato da specifiche norme. La norma di cui al ricordato art. 4, comma 1-bis , Dlgs 142/2017 come oggi vigente non deve essere ritenuta pertanto preclusiva in via assoluta del diritto all’iscrizione anagrafica ma soltanto preclusiva dell’iscrizione anagrafica solo sulla base del permesso di soggiorno rilasciato a seguito della domanda di asilo. La condizione indispensabile, risultando la quale diviene obbligatoria l’iscrizione anagrafica dello straniero richiedente asilo, riguarda non tanto il documento “permesso di soggiorno” ma solamente la dimostrazione della “regolare presenza dello straniero sul territorio dello Stato”. Tale presenza è dimostrata dall’esibizione sia del c.d. modello C/3 - col quale si chiede la protezione all’arrivo sul territorio nazionale - oppure tramite la documentazione relativa all’identificazione effettuata dalla questura al momento della presentazione della domanda di asilo”. Le polemiche sono già forti e non finiranno certo qui...

 

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