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SE NON VOLETE LEGGERE TUTTO.....ANDATE A PIE' PAGINA.....VE LO SPIEGO IN 11 PAROLE.......

"L’Inps chiude il 2012 con un rosso di quasi 9 miliardi di euro, mentre metà dei pensionati percepisce meno di mille euro. Nonostante la spesa pensionistica continui a crescere in rapporto al Pil. E’ il quadro che emerge dal rapporto annuale dell’istituto, che segnala come “tra il 2009 e il 2012 lo Stato ha erogato tramite l’Inps 80 miliardi di sussidi per cassa integrazione e disoccupazione” distribuiti a una platea di circa 3 milioni di lavoratori in media ogni anno. “2012 annus horribilis non solo per i numeri della crisi ma sopratutto per la crisi di fiducia”, ha commentato il presidente dell’istituto Antonio Mastrapasqua, presentando il dossier al Parlamento.

Un pensionato su due ha un reddito inferiore a mille euro
Per quanto riguarda le pensioni, nel 2012 circa 7,2 milioni di pensionati (il 45,2% del totale) avevano un reddito da pensione inferiore a mille euro. Il rapporto rivela inoltre che se si escludono gli ex dipendenti pubblici il 47,2% degli assegni (non quindi i beneficiari che possono avere più di una pensione) era sotto i 500 euro. Il 14% dei pensionati (2,2 milioni dipersone) ha un reddito pensionistico (costituito da una o più prestazioni sia previdenziali che assistenziali) inferiore a 500 euro mentre il 31% (4,9 milioni di persone) ha redditi da pensione tra i 500 e i 1.000 euro. Un ulteriore 25% di beneficiari (3,9 milioni) percepisce redditi tra i 1.000 e i 1.500 euro mentre il 14,6% ha redditi tra i 1.500 e i 2.000 euro.

Ma se in media l’importo del reddito pensionistico mensile è di 1.269 euro (per 15,88 milioni di pensionati del nuovo Inps) c’è un’enorme differenza sia di genere (1.518 euro per gli uomini, 1.053 per le donne) che tra le diverse gestioni. Se si guarda ai beneficiari di una sola pensione (1.196 euro al mese a fronte dei 1.468 euro di chi ha più pensioni e della media complessiva di 1.269 euro) si passa dai 359 euro medi per gli invalidi civili ai 1.948 euro medi degli ex dipendenti pubblici ai 1.223 euro del fondo lavoratori dipendenti privati. Raggiunge quindi 261,3 miliardi di euro la spesa complessiva per 21,1 milioni di pensioni erogate dall’Inps, sia di natura previdenziale che assistenziale, raggiungendo il 15,86% del Pil. Rispetto all’anno precedente la spesa pensionistica registra un aumento di 66,9 miliardi di cui 63,3 connessi all’incorporazione di Inpdap e Enpals.

Spi-Cgil: “E’ un’emergenza che nessuno vuole affrontare”
“La condizione dei pensionati in Italia è una vera e propria emergenza che nessuno vuole affrontare. Anzi, c’è addirittura chi si ostina a parlare di loro come dei privilegiati a cui ridurre tutele e diritti acquisiti”, ha commentato il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. E ha aggiunto: “Viene da domandarsi quale privilegio sia quello di avere una pensione che non arriva ai 1.000 euro al mese. C’è piuttosto un problema serio di povertà degli anziani e dei pensionati, schiacciati come sono dal costante aumento della pressione fiscale, del costo della vita, della sanità e del welfare”. Sottolineando che “al governo chiediamo interventi urgenti per scongiurare un ulteriore peggioramento della situazione. Ci preoccupa molto anche il bilancio dell’Inps ed è per questo che è necessario mettere in sicurezza l’intero sistema previdenziale pubblico con politiche non punitive ma di sviluppo e di crescita dell’occupazione”.

Cerca di gettare acqua sul fuoco il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, affermando che “il sistema previdenziale è insicurezza” e che, commentando il rosso da quasi 9 miliardi, “lo squilibrio è puramente finanziario”.

Cassa integrazione, oltre 1,6 milioni di lavoratori nel 2012
Per quanto riguarda la cassa integrazione, invece, sono stati autorizzati 1,1 miliardi di ore (+12% sul 2011) per oltre 1,6 milioni di lavoratori interessati (+28,5%), con una spesa totale per le prestazioni pari a 6,2 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’indennità di disoccupazione, sono stati erogati in totale 13,7 miliardi di euro. Hanno beneficiato della prestazione circa 1,4 milioni di soggetti, di cui fanno parte anche i precari della scuola che influenzano il normale trend di entrate e uscite dallo stato di disoccupazione, soprattutto nel periodo estivo. La spesa per l’indennità di mobilità, invece, è stata pari, nel 2012, a 2,8 miliardi di euro. Le domande pervenute sono state 152.293, con un aumento del 22,4% rispetto all’anno precedente.

Sono complessivamente 130.130 i lavoratori che andranno in pensione con le regole in vigore prima della riforma Fornero. Di questi, circa 11.384 sono già andati in pensione con le vecchie norme. In 11.384, dunque, hanno maturato i requisiti: si tratta di una prima tranche di quei 65mila lavoratori salvaguardati con decreto nel 2011. Un numero che nel corso della certificazione da parte del ministero del lavoro e dell’Inps è sceso però a 62mila, creando in tal modo una riserva di circa 3mila posti che potranno essere utilizzati nei successivi decreti nel caso il vaglio delle certificazioni per l’accesso alle condizioni di salvaguardia faccia lievitare il numero di lavoratori da coinvolgere.

Bilancio in rosso per 8,9 miliardi dopo integrazione con Inpdap
Preoccupa anche il bilancio dell’istituto. Nel 2012 il risultato finanziario di competenza del nuovo Inps è stato negativo per 8,9 miliardi di euro a causa dell’integrazione con l’Inpdap. L’incorporazione dell’ente pensionistico dei lavoratori della P.A, già in rosso nel 2011 per 10,269 miliardi, rileva l’Inps, ha fatto scendere il patrimonio netto da 41,3 miliardi nel 2011 a 22 nel 2012. La gestione finanziaria di competenza del nuovo Inps nel 2012 – sottolinea l’Istituto nel suo rapporto annuale – “evidenzia un saldo di -8,9 miliardi di euro, ascrivibile essenzialmente alla gestione dei lavoratori pubblici ex Inpdap”. E aggiunge che “la situazione patrimoniale rileva un patrimonio netto di 22 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 41,297 registrato nel 2011″.

DI QUESTO PASSO FRA 2 ANNI NON CI SONO PIU' SOLDI...
 
SE NON AVETE VOGLIA O TEMPO DI LEGGERLO TUTTO.....



Taranto, Enrico Bondi: “I tumori? Macché Ilva, la colpa è di tabacco e alcol”

L'ex amministratore, ora commissario dell'azienda dei Riva ha inviato una perizia al presidente della Regione Puglia Vendola e al direttore generale di Arpa, Giorgio Assennato: "Il ruolo dell'impianto? Dipende da altri fattori come fumo di sigarette e difficoltà nell'accesso a cure mediche". Inoltre, “l'enfasi sul possibile ruolo dell'impianto siderurgico sembra essere un effetto della pressione mediatico-giudiziaria, ma non ha giustificazioni scientifiche”



“È erroneo e fuorviante attribuire gli eccessi di patologie croniche oggi a Taranto a esposizioni occupazionali e ambientali occorse negli ultimi due decenni”. Anche Enrico Bondi nega le responsabilità dell‘Ilva per la delicata situazione sanitaria a Taranto. L’Ilva non ha colpe, i fattori responsabili per le malattie e i decessi per tumore a Taranto sarebbero altri: “Fumo di tabacco e alcol, nonché difficoltà nell’accesso a cure mediche e programmi di screening”.

In una nota inviata al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e al direttore generale di Arpa, Giorgio Assennato, il commissario straordinario ed ex amministratore delegato dell’azienda dei Riva, ha allegato una perizia in cui si critica duramente lo studio ‘Sentieri’ compiuto dal ministero della Salute e la valutazione del danno sanitario effettuato da Arpa Puglia che aveva spiegato che, anche con la piena attuazione delle misure previste nell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), l’impatto degli inquinanti sulla popolazione non si sarebbe azzerata, ma solo dimezzata. “I dati di mortalità per tumori nello studio ‘Sentieri’ – si legge nel documento in possesso de Il Fatto Quotidiano – si riferiscono al periodo 2003-2009. L’incidenza e la mortalità per tumori riflette esposizioni che risalgono a un lontano passato. I tumori al polmone hanno una latenza di 30-40 anni, e riflettono quindi essenzialmente esposizioni dagli anni ’60 e ’70, o precedenti. A tale proposito – chiariscono gli esperti del commissario Bondi – è noto che a Taranto, città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alto rispetto ad altre aree del Sud”.

Della serie prendetevela con i contrabbandieri. E come se questo non fosse sufficiente, gli esperti tentano di scagionare completamente le emissioni dello stabilimento siderurgico spiegando che “l’enfasi sul possibile ruolo dell’impianto siderurgico sulla mortalità a Taranto sembra essere un effetto della pressione mediatico-giudiziaria, ma non ha giustificazioni scientifiche”. Dichiarazioni che il commissario Bondi, non solo condivide in pieno, ma che addirittura rilancia aggiungendo nella sua nota a Vendola e Assennato che “dalla memoria emerge come i criteri adottati e la procedura valutativa seguita presentino numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell’attendibilità scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte”.

I dati utilizzati da Arpa nella valutazione del danno sanitario vi sarebbe una “sovrastima sulle emissioni inquinanti” che comporterebbe una valutazione falsata. Ma l’attacco più duro è quello nel quale gli esperti accusano l’Arpa di aver prodotto un documento escludendo dall’elenco degli inquinanti il Pm10. Un’omissione cercata perché “i dati di esposizione a questo inquinante sono sostanzialmente nella norma” e quindi “la scelta di concentrarsi su tre gruppi di cancerogeni (Ipa, composti organici e metalli) offre più garanzie di ottenere un risultato che attribuirebbe all’Ilva un certo numero di casi di tumore o di decessi”. Insomma tutti contro l’Ilva. Senza motivo. Non importa se le perizie disposte dal tribunale hanno chiaramente affermato che le emissioni inquinanti della fabbrica ionica causano “malattia e morte”. Per Bondi e i suoi esperti “a Taranto la mortalità per alcuni tumori era già elevata negli anni Ottanta e Novanta per tre cause principali e ben note: il fumo, l’asbesto, causa del mesotelioma e presente in grandi quantità soprattutto nei cantieri navali, e la particolare condizione di zona deprivata”.

In questi giorni si celebra un processo per omicidio colposo plurimo di ex operai Ilva deceduti per mesotelioma pleurico. Alla sbarra ci sono i vertici della fabbrica dal 1978 a oggi. Ma forse è solo l’ennesimo complotto di stampa e magistratura.



-Tanto per essere chiari:
il mesotelioma pleurico non ha nulla a che vedere con il fumo di sigaretta , che viene associato al carcinoma polmonare , il mesotelioma invece colpisce la pleura ed è legato all'inalazione di fibre di amianto . senza l'esposizione ad amianto tale neoplasia non ha praticamente statistica. OOHHH !!!!PERCHE' TANTO STUPORE? E' fatto arcinoto che a Taranto bambini, ovini e bovini ( questi ultimi abbattuti a migliaia) fanno da decenni largo uso di tabacco e alcool. Quindi un grazie a Bondi che ci ha sollevato dalla paura che mortalita' umana e animale fosse dovuta all'inquinamento dell'ilva.

Fortuna che non si è espresso sulla cecità. Avremmo sentito parlare di masturbazioni!


IN PRATICA CI PISCIANO IN TESTA E CI DICONO CHE PIOVE..................
 

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