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L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA [h=1]Barbara Costa per Dagospia: "Marx era un mantenuto, avido, sporco e odiava i proletari"[/h]
Karl Marx è uno dei filosofi più influenti del Novecento, una personalità forte che ha cambiato il modo di concepire il mondo, teorizzando una rivoluzione proletaria che fosse in grado di riassegnare il potere e mettere in mano al popolo il destino del proprio futuro. L'aura di saggezza che è stata in tutto questo tempo dipinta attorno alla figura dell'autore de Il Capitale, viene incredibilmente gettata nel fango da Barbara Costa per Dagospia: il profilo che ne viene fuori è inquietante.
Un mantenuto, avido sfruttatore delle finanze dell'amico Friedrich Engels, a cui avrebbe chiesto soldi e favori (senza mai restituirli) a più riprese: dalle continue necessità di denaro, alla ricerca di una serie di editori per cui pubblicare (senza poi farlo quasi mai), passando per il riconoscimento di un figlio illegittimo a salvaguardia del suo matrimonio (Marx avrebbe avuto una storia di sesso con la sua domestica da cui nacque un bambino, riconosciuto come legittimo da Engels). Avrebbe addirittura provveduto a coprire la dote delle due figlie di Marx, sposate a uomini ricchissimi, grazie ai quali hanno provveduto al sostentamento del padre, prima di morire entrambe suicide.
Piccolo borghese, sdegnava i proletari: disprezzava tutti quelli che ricoprivano una posizione migliore della sua, non per odio ma per invidia. Sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, che condannò ad una vita di stenti e sfratti continui. I rapporti con la famiglia erano pessimi: avrebbe visto la madre soltanto una volta nel giro di vent'anni e unicamente per chiederle soldi. Anche il suo aspetto fisico lasciava a desiderare: disordinato, barba ispida e mal curata, igiene personale scarsa se non addirittura inesistente, spesso ubriaco con atteggiamenti molto aspri e aggressivi.
Marx una volta ha detto: "Gli uomini che fanno la storia, generalmente non sanno che storia fanno". Chissà se faceva riferimento anche a se stesso.

Karl Marx è uno dei filosofi più influenti del Novecento, una personalità forte che ha cambiato il modo di concepire il mondo, teorizzando una rivoluzione proletaria che fosse in grado di riassegnare il potere e mettere in mano al popolo il destino del proprio futuro. L'aura di saggezza che è stata in tutto questo tempo dipinta attorno alla figura dell'autore de Il Capitale, viene incredibilmente gettata nel fango da Barbara Costa per Dagospia: il profilo che ne viene fuori è inquietante.
Un mantenuto, avido sfruttatore delle finanze dell'amico Friedrich Engels, a cui avrebbe chiesto soldi e favori (senza mai restituirli) a più riprese: dalle continue necessità di denaro, alla ricerca di una serie di editori per cui pubblicare (senza poi farlo quasi mai), passando per il riconoscimento di un figlio illegittimo a salvaguardia del suo matrimonio (Marx avrebbe avuto una storia di sesso con la sua domestica da cui nacque un bambino, riconosciuto come legittimo da Engels). Avrebbe addirittura provveduto a coprire la dote delle due figlie di Marx, sposate a uomini ricchissimi, grazie ai quali hanno provveduto al sostentamento del padre, prima di morire entrambe suicide.
Piccolo borghese, sdegnava i proletari: disprezzava tutti quelli che ricoprivano una posizione migliore della sua, non per odio ma per invidia. Sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, che condannò ad una vita di stenti e sfratti continui. I rapporti con la famiglia erano pessimi: avrebbe visto la madre soltanto una volta nel giro di vent'anni e unicamente per chiederle soldi. Anche il suo aspetto fisico lasciava a desiderare: disordinato, barba ispida e mal curata, igiene personale scarsa se non addirittura inesistente, spesso ubriaco con atteggiamenti molto aspri e aggressivi.
Marx una volta ha detto: "Gli uomini che fanno la storia, generalmente non sanno che storia fanno". Chissà se faceva riferimento anche a se stesso.