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[IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","src":"http:\/\/www.liberoquotidiano.it\/resizer\/610\/-1\/true\/1519294552436.JPG--pamela_mastropietro__l_orrore_della_seconda_autopsia___i_nigeriani_l_hanno_fatta_soffrire__poi_scuoiata__.JPG?1519294552000"}[/IMG2]I nigeriani hanno ammazzato Pamela Mastropietro e poi fatta a pezzi, ma prima hanno voluta farla soffrire. Sono raccapriccianti i dettagli della seconda autopsiarivelati dal Tempo. Gli esami "inducono a ritenere superate le iniziali incertezze sulle cause della morte (omicidio o overdose), facendo propendere recisamente - spiega il gip - per l'ipotesi omicidiaria".
L'hanno uccisa, dunque, ma come? La lingua "pinzata tra i denti" fa propendere per "una sofferta asfissia per soffocamento". Dal collo manca della pelle, probabilmente spiega il quotidiano romano per nascondere i segni di uno strangolamento. Ci sono però anche le due coltellate al torace, inferte "quando la giovane era ancora a cuore battente". Il nuovo dettaglio è però la mancanza del 20% della pelle sul corpo della povera 18enne romana ammazzata a Macerata, nell'appartamento dello spacciatore nigeriano Innocent Oseghale. Mancano "ampi tratti di cute in zona vaginale e anale", l'ipotesi è che gli aguzzini abbiano voluto "celare un pregresso atto sessuale, cui si riconduce anche il rinvenimento di tracce di saliva su un capezzolo".
Dopo la morte, sul corpo di Pamela è iniziato il rito brutale del "depezzamento" con una mannaia. "È emersa la presenza su un'ampia parte di cute di superficiali ferite da taglio parallele, ferite - si legge nell'ordinanza - che il dottor Tombolini (primo medico legale a fare l'autopsia, ndr) ha ritenuto inferte in vita, quasi a voler infliggere sofferenze alla vittima, mentre il dottor Cingolani (nominato in un secondo momento dalla Procura, ndr) ha ritenuto effettuate post mortem verosimilmente in relazione alle pratiche si sezionamento del cadavere"
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Cannibalismo e corpi smembrati nel cellulare dello scafista che vende gli organi dei migranti
In cambio di milioni di dollari, l'eritreo ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall'Africa all'Italia. Nel suo cellulare i video che provano la consegnati dei migranti agli aguzzini che li ammazzano per prendersi gli organi
Fotografie con scene di cannibalismo e pezzi di corpi smembrati. Filmati che ritraggono gli immigrati consegnati nel deserto agli aguzzini che, di lì a poco, li ammazzeranno senza pietà. [IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","src":"http:\/\/www.ilgiornale.it\/sites\/default\/files\/styles\/large\/public\/foto\/2016\/06\/09\/1465465808-1465388162-ansa-20160608113346-19429999.jpg"}[/IMG2]
Il cellulare dell'eritreo arrestato a maggio in Sudan ed estradato a giugno in Italia con l'accusa di essere tra i trafficanti di esseri umani più pericolosi è un cimitero di orrori. Secondo i pm guidati dal Procuratore Francesco Lo Voi, il sanguinario scafista sarebbe Mered Medhanie Yedhego (35 anni).
E, sebbene l'uomo continui a dire che c'è stato uno scambio di persona, il pool che coordina l'inchiesta è fermo nell'assicurare che ci troviamo di fronte al trafficante senza scrupoli che, per anni, ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall'Africa all'Italia, in cambio di milioni di dollari.Chi non paga viene ucciso per gli organi
Le fotografie e i video sono stati inseriti nella memoria depositata dai magistrati al gup Alessia Geraci. "Nella chat intrattenuta con l'utente Efii risulta l'invio di immagini ritraenti delle scene di cannibalismo - scrivono i magistrati - nonché dei filmati scaricati da YouTubeche verosimilmente riprendono dei migranti presi in consegna nel deserto da alcuni trafficanti armati". Un accertamento che, come dicono gli stessi pm, "assume un pregnante rilievo", soprattutto dopo le dichiarazioni rese da Nuredin Atta Wehabrebi, un ex trafficante di esseri umani che ora collabora con la giustizia. Nel corso dell'interrogatorio reso l'11 maggio di un anno fa, Atta aveva riferito che "lungo la strada del Sinai i migranti che non hanno avuto la possibilità di corrispondere le somme pattuite vengono sistematicamente uccisi dalle organizzazioni criminali dedite al traffico di uomini al fine di estrarne gli organi avvalendosi di soggetti soprannominati 'medici del Sahara'".I "medici del Sahara" che prendono gli organi
La ricostruzione di Atta ha aperto gli occhi all'Occidente sulle violenze dei trafficanti di uomoni. "Perché qua devono pagare a Kufra, a Kufra devono pagare, devono pagare... - ha spiegato l'ex scafista - non è pagare contanti, non c'è nessuno che paga contanti". Alcuni immigrati lo fanno. Ma sono solo il 2-3%. Hanno i soldi a casa. Ma, come spiega lo stesso Atta, la maggior parte non paga subito. L'80% lo farà a Palermo o, al più tardi, a Roma. Lo faranno le famiglie. "Ci sono altre persone che non hanno soldi...". E allora "ci sono egiziani"che "prendono questi... organi". Ed è in questo momento che entrano in scena i "medici del Sahara". "Ammazzano... queste organizzazioni lo sanno questa cosa - ha spiegato Atta agli inquirenti - si può scoprire anche... tu non hai visto su YouTube? L'hanno postato su YouTube...". Ed effettivamente i magistrati hanno trovato su internet alcune immagini agghiaccianti. "Prima tagliano questo (organo ndr), tagliano questo, prendono queste cose... le sapete queste cose?".Il traffico degli organi degli immigrati
Gli organi vengono "portati direttamente in Egitto", dove vengono venduti. Ai magistrati Nuredin Atta Wehabrebi ha detto che in questi anni "tante persone sono morte, tante, tante, tante". I loro reni vengono venduti per a 15mila dollari. L'uno, ovviamente. "Gli egiziani prendono (gli organi, ndr) - ha continuato l'ex scafista - gli egiziani tutti quelli fanno intervento nel deserto". Non c'è sono questa confessione a incastrare Mered Medhanie Yedhego, il cui nome potrebbe essere uno dei tanti alias emersi dall'esame dei diversi profili social aperti dall'eritreo. Gli inquirenti hanno messo insieme diciassette nuovi elementi di prova. A partire dalla comparazione fonica tra la voce dello scafista intercettata nell'indagine fatta due anni fa sul traffico di esseri umani e alcune telefonate registrate sull'utenza trovata in possesso e usata dall'uomo arrestato. Secondo il consulente della Procura si tratterebbe della stessa persona. L'eritreo, però, dopo l'arresto non ha voluto sottoporsi a una nuova perizia fonica. E adesso dovrà fare i conti con le foto dell'orrore trovate dai magistrati sul cuo cellulare. Impossibilli da spiegare.
se.....si fa 2+2 pensi che anche Pamela si stata uccisa per gli organi pare che gli manchi il cuore, fegato ,parti sessuali ecc. cosa dici ?
MA TRANQUILLO VOTA PD........avrai un futuro migliore !
[h=1]Romeno bruciò viva una donna . Pena ridotta: "Usò poco alcol"[/h] [h=2][/h] In appello pena ridotta e reato derubricato a omicidio preterintenzionale. Il caso arriva in Cassazione
Diede fuoco alla compagna, dopo averla pestata. Ma per i giudici quello del romeno senza fissa dimora non fu un omicidio volontario.
"Solo" preterintenzionale, perché - è la giustificazione adottota dal tribunale d'Appello - la quantità di alcol utilizzata per rendere la donna una torcia umana sarebbe stata troppo poca.
I fatti risalgono al settembre del 2014, come racconta il Tempo. In primo grado l'uomo venne condannato a 14 anni di galera per omicidio volontario. Quando gli agenti arrivarono nella tenda dove viveva con la compagna, Maria, trovarono la donna in fiamme (sarebbe morta poco dopo in ospedale) e una mezza bottiglia di alcol lì vicino.
In appello, però, i giudici accorciarono la pena detentiva e derubricarono il reato a omicidio preterintenzionale perché - scrive il quotidiano romano - "la quantità di alcol usata per dare fuoco alla convivente era poca e dunque avvalorava l' ipotesi di una morte preterintenzionale".
A vincere, in quell'occasione, fu l'avvocato difensore di Gurean Benoni, Alessio Senserini. Il quale era riuscito a convincere la toga che aver utilizzato solo mezza bottiglia di alcol significava che a uccidere la donna era stata la tuta acrilica indossata da Maria.
Il figlio della vittima e l'avvocato Domenico Nucci hanno dunque fatto ricorso alla Cassazione che ora dovrà decidere se gli esiti giudiziari dovranno essere revisionati e il processo di Appello riscritto.
Gli elementi nelle mani degli inquirenti che indagano sulla morte di PamelaMastropietro portano a una prima clamorosa certezza: a uccidere la 19enne romana non sarebbe stata un'overdose di eroina, ma chi l'ha stuprata e poi fatta a pezzi per libersi poi del suo cadavere in due trolley. In procura sono in attesa degli esiti definitivi dell'approfondimento tossicologico disposto dai magistrati, ma i preliminari realizzati dal tossicologo Rino Froldi, come riporta La Verità, escludono che ci sia stata un'overdose.
L'accusa contro il nigeriano Innocent Oseghale, lo spacciatore incontrato al supermercato dalla ragazza in fuga, si fa sempre più solida. Proprio quell'incontro è considerato dagli inquirenti un "fatto suggestivo", confermato da un testimone, Amerino Giuggioloni, che ha ribadito ai carabinieri di averli visti insieme e ha riconosciuto il nigeriano in una foto.
La ricostruzione di quanto accaduto nella mansarda di Oseghale trova riscontro in ogni dettaglio agghiacciante. Più persone hanno abusato sessualmente della ragazza, l'hanno poi uccisa e squartata, nel brutale tentativo di eliminare i segni dello stupro. Il branco ha poi provato a lavare il cadavere con la candeggina, le hanno asportato i seni e il monte di Venere, poi scuoiato anche il collo. Altro goffo tentativo di depistare le indagini sarebbe stato quello di farle un buco nel braccio, lasciando intendere che fosse il segno di una siringa, quella comprata poco prima dalla ragazza in una farmacia di Macerata.