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Coronavirus, Die Welt: "Mafia vuole soldi Ue". È bufera in Italia Un articolo del quotidiano tedesco Die Welt ha fatto esplodere una polemica in Italia su presunti fondi Ue attesi dalla mafia 55 Un articolo apparso sul quotidiano tedesco Die Welt, dal titolo “Frau Merkel resti ferma”, invita il governo a respingere le richieste italiane in quanto, si sostiene, la mafia sia in attesa dei finanziamenti dell’Ue. Sul giornale si legge: “La solidarietà è una importante categoria dell’Europa” ma “la sovranità nazionale nei confronti degli elettori è centrale”.
L’autore dell’articolo si chiede inoltre se non sia opportuno imporre limiti e controlli alla solidarietà nella gestione dell’emergenza coronavirus. Poi il riferimento alla mafia: “Dovrebbe essere chiaro che in Italia – dove la mafia è forte e sta adesso aspettando i nuovi finanziamenti a pioggia di Bruxelles – i fondi dovrebbero essere versati soltanto per il sistema sanitario e non per il sistema sociale e fiscale”.
“E naturalmente gli italiani devono essere controllati da Bruxelles e usare i fondi in modo conforme alle regole”, sottolinea poi l’articolo, concludendo: “Anche nella crisi del coronavirus i principi fondamentali devono valere ancora”.
Coronavirus, la reazione di Di Maio all’articolo del Die Welt
L’insinuazione ha suscitato diverse reazioni in Italia, prima fra tutte quella del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Intervistato a Uno Mattina, Di Maio ha affermato: “Un’affermazione vergognosa e inaccettabile. Spero che il governo tedesco ne prenda le distanze. L’Italia piange oggi le vittime del coronavirus, ma ha pianto e piange le vittime della mafia. Non è per fare polemica ma non accetto che in questo momento si facciano considerazioni del genere”.
“È inaccettabile – ha evidenziato Di Maio – che in un momento in cui l’Italia sta chiedendo di poter spendere tutti i soldi necessari per aiutare i propri cittadini, i propri imprenditori, i lavoratori, i disoccupati, i giovani e i meno giovani, si facciano considerazioni del genere”. Die Welt, D’Uva: “Berlino si dissoci”
Anche Francesco D’Uva, del M5s, ha commentato su Twitter la notizia esprimendo la sua indignazione: “Per il giornale tedesco Die Welt in Italia la mafia aspetta i finanziamenti a pioggia da Bruxelles. Offesa gravissima al Paese con il più avanzato ordinamento antimafia. Strumentalizzazione bieca, specie se in relazione alle nostre richieste in Europa. Berlino si dissoci subito”. Die Welt, la reazione di Battelli
Dello stesso avviso anche il presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli, che su Twitter ha scritto: “Quando ci sono da prendere decisioni, mettersi in discussione, il Die Welt tira fuori il peggio della propaganda anti-italiana. Spero Berlino prenda le distanze. Qualche Stato Ue non vuole aiutare? Abbia il coraggio di dirlo senza insinuare. Sapremo come muoverci”. Die Welt, la reazione di Caretta
Maria Cristina Caretta, deputata di Fratelli d’Italia, ha sottolineato come in Germania si tenda a pensare che tutti gli italiani abbiano un legame con la mafia: “Per questi signori siamo un popolo di mafiosi che va tenuto d’occhio per impedirgli di rubare i loro soldi. E noi dobbiamo rimanere in Europa per mantenere la ricchezza di Germania, Olanda e Austria per essere trattati così?”.
Quando Grillo diceva all'Ue di non dare soldi all'Italia: "Vanno alla mafia" L'intervento del fondatore del Movimento 5 Stelle, durante una riunione del gruppo Efdd nel 2014: "I finanziamenti scompaiono, vanno a mafia, 'ndrangheta e camorra"
Numerose polemiche si sono scatenate oggi, dopo che Die Welt, il giornale tedesco, ha lanciato un attacco all'Italia, sostenendo: "In Italia, la mafia sta solo aspettando una nuova pioggia di soldi da Bruxelles".
Ma sei anni fa, il fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, aveva usato parole simili, chiedendo all'Unione Europea di non concedere finanziamenti al nostro Paese. L'attacco di Die Welt
E oggo, mentre in Europa si discute di coronabond e Mes, dal giornale tedesco è partito "l'affondo" all'Italia. E come ha riportato anche ilGiornale.it, oltre ad affermare la contrarietà all'introduzione degli eurobond per far fronte all'emergenza coronavirus, Die Welt ha attaccato il nostro Paese. In Italia, si legge nell'articolo, i soldi di Bruxelles finirebbero alla mafia e, per questo, "gli italiani devono essere controllati" e "devono dimostrare" di usare i finanziamenti solo per l'emergenza sanitaria. In questi giorni, spiega il giornale, "sono in gioco le basi dell'Unione Europea" e, per questo, sorgono dubbi su eventuali limiti e controlli sui finanziamenti concessi agli Stati membri.
Dopo le parole di Die Welt, uno dei primi a scatenare la polemica è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha dichiarato: "L'affermazione del quotidiano Die Welt secondo cui la mafia attende i soldi che il governo italiano chiede a Bruxelles è vergognosa e inaccettabile". Poi, sulla vicenda è intervenuto anche il senatore calabrese e presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra: "Die Welt sostiene che con i coronabond si finanzierebbe la mafia. Vorrei ricordare che tante inchieste hanno dimostrato come tanti capitali di 'ndrangheta e Cosa nostra siano accettati di buon grado in Germania e Olanda".
Le parole di Grillo nel 2014
Ma sei anni fa, il fondatore del Movimento 5 Stelle usava parole simili a quelle del giornale tedesco, per riferirsi all'Italia. Era il 2014 e Beppe Grillo stava partecipando alla riunione del gruppo politico Europa della libertà e della democrazia diretta (Efdd) al Parlamento di Strasburgo. "Sono venuti due o tre volte qui in parlamento- diceva- E sono venuto per dire di dare più finanziamenti all'Italia, perché scompaiono in tre Regioni: Calabria, Sicilia". E aggiungeva: "Quindi vanno a mafia, 'ndrangheta e camorra". Il Movimento 5 Stelle ha poi lasciato il gruppo Efdd nel gennaio 2017.
Ancora sbarchi di migranti: in 73 soccorsi e trasferiti a Porto Empedocle Un barcone con 73 migranti a bordo è stato soccorso da Guardia di Finanza e Guardia Costiera: atteso il loro approdo a Porto Empedocle
Nuovi arrivi di migranti nel nostro Paese: questa volta il barcone individuato a largo di Lampedusa, non è sbarcato sulla più grande delle Pelagie ma, al contrario, è stato soccorso da una motovedetta della Guardia di Finanza ed una della Guardia Costiera.
In tutto, sono state 73 le persone rintracciate a bordo del mezzo dalle due unità navali italiane, tra loro anche quattro donne e due bambini. Una volta soccorsi, i migranti sono stati quindi indirizzati verso Porto Empedocle.
Così come confermato da fonti locali, le due motovedette sono state indirizzate verso il porto siciliano ed è da qui che poi le persone soccorse verranno dirottate nei centri di accoglienza della zona. Una grana non da poco ed un episodio che inquieta quello odierno: esso ha infatti confermato la tendenza in aumento dei flussi migratori.
Numeri ridotti per adesso, ma potenzialmente importanti in prospettiva: dopo lo sbarco di Lampedusa di martedì infatti, il nuovo approdo ha portato a più di 100 i migranti arrivati in Italia nelle ultime ore. E proprio sull’isola più grande delle Pelagie, lo sbarco di inizio settimana ha provocato tra le altre cose anche le proteste da parte della popolazione per la preoccupazione relativa alla quarantena da far rispettare ai migranti.
Non a caso ieri il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha chiesto un intervento da parte del ministero dell’interno in quanto secondo lo stesso primo cittadino l’isola non era più in grado di ospitare altre persone.
Molto probabilmente è stato per questo motivo che le due motovedette che hanno soccorso oggi i migranti sono state indirizzate verso Porto Empedocle. Adesso le autorità locali devono cercare luoghi idonei alla quarantena, viste le misure di contenimento del coronavirus previste dal Dpcm. Anche un singolo sbarco in questo momento potrebbe creare non pochi grattacapi nei sistemi di soccorso: un approdo si traduce infatti nell’uso di forze dell’ordine e di sicurezza distratte dalla gestione dell’emergenza Covid. In questo fine settimana di Pasqua sono previste temperature tipicamente primaverili, il miglioramento delle condizioni del mare potrebbe portare alla partenza di nuovi barconi sia dalle coste tunisine che libiche. Ed è questo il dato a preoccupare maggiormente: nuovi approdi e nuovi sbarchi potrebbero essere difficilmente gestibili. Proprio mercoledì il governo ha optato per la chiusura dei porti italiani alle navi stranieri con migranti a bordo, una misura dettata dal fatto che l’Italia non può garantire, da qui fino alla fine dell’emergenza sanitaria, il soccorso e l’accoglienza.
Dunque, strada sbarrata per le Ong ma è l’altro il fronte che potrebbe dare grattacapi, quello cioè degli sbarchi autonomi e dei barconi soccorsi a largo delle nostre coste. Questo tipo di approdi potrebbe far riversare decine di migranti in Italia, con tutti i problemi connessi alla logistica dell’accoglienza in tempi di Covid.
Povertà, esasperazione e paura: così le periferie ora possono esplodere
Tra povertà, disagio sociale, insicurezza e paura nelle periferie romane rischia di esplodere la rabbia dei cittadini esasperati Alessandra Benignetti - Gio, 09/04/2020 - 19:21
Povertà, isolamento, esasperazione. Le periferie romane sono bombe pronte ad esplodere da un momento all’altro. Nei palazzoni delle borgate romane la quarantena si vive in sei o sette confinati in pochi metri quadri.
Mai come in questo periodo tra le case popolari si respira incertezza e preoccupazione per il futuro.
C’è chi sopravvive con il reddito di cittadinanza, chi si arrangia con i buoni spesa del Comune, chi, come giurano a La Stampa alcuni residenti del quartiere di Tor Sapienza, pensa anche ad assaltare i supermercati se dallo Stato non arrivassero soldi e aiuti, come è già successo in alcune città del meridione. Tutti sono concordi nel dire che non si può andare avanti a lungo con la solidarietà.
I numeri forniti dalle Caritas diocesane aiutano ad inquadrare il problema. La richiesta di aiuti alimentari è aumentata dal 20 al 50 per cento da quando è scoppiata l'epidemia di Covid-19. "Molte famiglie hanno visto perdere il posto di lavoro e i poveri e i più deboli di prima lo sono ancora di più oggi, con la pandemia del coronavirus in corso", assicura il responsabile della Caritas romana, don Antonio Pompili. Sono quelli che si arrangiavano con i lavoretti in nero, ma anche i commercianti e chi ha aperto una partita Iva.
L’emergenza sanitaria, spiega il parroco della chiesa di San Martino I Papa, ha portato alla nascita di "nuove fasce di povertà". E poi ci sono gli anziani. "Molti – aggiunge - non riescono ad arrivare alla fine del mese e sono costretti a rimanere a casa per motivi di sicurezza". A Corviale, nel quadrante sud della Capitale, una pensionata confessa a La Stampa di avere paura di ammalarsi. Ma non è il Covid-19 che la spaventa, bensì il timore che una volta tornati dall’ospedale si possa trovare il proprio appartamento occupato.
È successo nei giorni scorsi a Milano, e non di rado si verifica anche qui. Paura, rabbia e frustrazione possono alimentare nuove guerre tra poveri, come è successo qualche giorno fa a Torre Maura. I residenti della borgata, rinchiusi nei loro appartamenti, hannoiniziato a tirare sassi contro il centro di accoglienza di via Paolo Savi, dove due migranti sono risultati positivi al coronavirus. L’ira dei residenti è esplosa dopo aver visto alcuni degli ospiti della struttura scavalcare la recinzione ed aggirarsi per il quartiere. Ora il centro è sorvegliato h24 dalla Polizia Locale, visto che proprio lì, un anno fa, si scatenò una vera e propria rivolta contro il trasferimento di alcune famiglie rom. Tra i sorvegliati speciali c’è anche il Selam Palace, alla Romanina. Il mega palazzo occupato da 600 richiedenti asilo dove si moltiplica di ora in ora il numero degli stranieri positivi al Covid-19. Tra gli abitanti della zona, alla periferia Est di Roma, cresce la preoccupazione che corre via social sui gruppi di quartiere.
L’amministratore della pagina "Sei di Cinecittà Est se", ha dovuto censurare decine di commenti xenofobi. "Si rende noto che da questo momento i commenti che inneggiano all'odio razziale anche solo tramite proposte violente per la soluzione a problematiche sociali, saranno segnalati direttamente alla polizia postale", si legge in un avviso pubblicato sul gruppo.
E poi c’è il nodo campi rom che costellano le aree più periferiche della città e che sono sorvegliati speciali del Campidoglio. La sindaca Virginia Raggi giura che la situazione è sotto controllo, ma le associazioni, come la 21 Luglio, li hanno definiti "bombe ad orologeria", denunciando le criticità dal punto di vista igienico-sanitario, oltre alla mancanza di screening, disinfettanti e dispositivi di protezione individuali per combattere il contagi.
Prima i comunisti li fanno entrare guadagnano e le sbattono per strada come cani e bravi.Sono loro i veri razzisti.e creano la guerra fra i poveri.
Ora è rischio focolaio nel palazzo "bomba" dei migranti: sedici positivi al coronavirus
Il palazzo occupato alla periferia Est della Capitale, dove vivono circa 600 migranti, è presidiato da Esercito e Protezione civile. Salgono a sedici i casi di positività al coronavirus tra gli stranieri che vivono all'interno dell'edificio Cristina Verdi - Gio, 09/04/2020 - 19:16
La più grande occupazione romana di richiedenti asilo da giorni è presidiata dall’Esercito. Davanti al palazzo di via Attilio Cavaglieri, alla Romanina, che ospita oltre 600 richiedenti asilo ieri la Protezione civile ha montato una tenda per il triage dove fino a qualche giorno fa erano ammassate montagne di rifiuti.
L’ex sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Tor Vergata, occupata dal 2006, da due giorni è sorvegliata speciale dopo che una coppia di sudanesi, poi risultati entrambi negativi, aveva mostrato i sintomi del coronavirus.
Sugli occupanti sono stati fatti tamponi a tappeto. E poco fa la Regione Lazio ha comunicato che sedici persone sono risultate positive ai test. I contagiati sono stati allontanati dal plesso e sono stati posti in regime di isolamento in strutture dedicate. L’obiettivo delle autorità è quello di evitare che la cittadella dei migranti, dove vivono anche decine di bambini ed anziani, si trasformi in un pericoloso focolaio. Ma ora il rischio si fa davvero concreto, considerando il sovraffollamento della struttura e i servizi igienici in comune, che vengono utilizzati da decine di persone. Osservare le regole di distanziamento sociale che servono a contenere il contagio, insomma, è praticamente impossibile.
La zona è stata prontamente isolata, con il blocco degli accessi e delle uscite. Una misura che sembra essere stata accolta di buon grado, finora, dagli stessi occupanti. Ad assicurare la sicurezza ci sono i militari, mentre la Regione e la Asl competente si stanno occupando di indagare per capire come abbia fatto il virus ad entrare nel palazzo dei "dublinanti". Per ora, secondo il Corriere della Sera, sembra che gli spostamenti dei migranti siano stati limitati. Nella zona della Romanina, infatti, non si registrano altri casi, oltre quelli circoscritti nell’occupazione.
Il Comune di Roma ieri ha consegnato oltre 150 pacchi alimentari alle persone in isolamento. A consegnare i pasti ci sono anche i volontari di diverse associazioni. La scorsa settimana anche l’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewsky, aveva visitato il palazzo occupato per distribuire disinfettanti,guanti, mascherine, gel igienizzanti, candeggina, saponi e asciugamani agli ospiti. A garantire assistenza ora c’è anche un presidio h24 degli uomini della protezione civile e i volontari dell'associazione Cittadini del Mondo, anche se le condizioni igieniche all’interno della struttura restano preoccupanti.
Al momento, però, nessuno vuole sentir parlare di sgombero. Un’opzione, questa, che viene presa in considerazione soltanto come estrema ratio, nel caso in cui il numero di contagiati e dei ricoverati dovesse aumentare nelle prossime ore, man mano che arriveranno i risultati dei test. L’eventualità di liberare l’edificio, che già figurava nella lista di quelli che dovevano essere sgomberati a partire da questa primavera, per ora non è contemplata, quindi, per "motivi di sicurezza sanitaria".
cavoli che lusso gli anziani nelle rsa lasciati morire come mosche
agli immigrati:
disinfettanti,guanti, mascherine, gel igienizzanti, candeggina, saponi e asciugamani agli ospiti.