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l’aumento del 4,8% degli stipendi ***in italia aumento delle tasse al 70%?

Alien.

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[h=1]Spesa per i rifugiati e stipendi più alti
La Germania investe sulla crescita
[/h] [h=2]Poco meno di 100 miliardi in cinque anni: ecco quanto sarà mobilitato per i rifugiati
Intanto i metalmeccanici firmano un accordo per l’aumento del 4,8% degli stipendi[/h]

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Una manifestazione della Ig Metall Non si può dire che la Germania sia nella morsa della cosiddetta austerità. Anzi: i salari crescono, il governo spende e i tedeschi consumano. Un documento del ministero delle Finanze reso pubblico dal settimanale Spiegel prevede che lo Stato e le regioni spendano 93,6 miliardi nei prossimi cinque anni per rispondere alla crisi dei rifugiati. Il governo si aspetta di ricevere 600 mila profughi quest’anno, 400 mila il prossimo e 300 mila i successivi fino al 2020, dopo che nel 2015 ne sono arrivati un milione e centomila. Parte considerevole della spesa andrà in sostegni sociali (25,7 miliardi per abitazioni e sussidi), in corsi di lingua (5,7 miliardi), in spese per favorire l’integrazione (4,6 miliardi).


[h=5]Bilancio in pareggio nonostante le spese per i rifugiati[/h] Già questo avrà un effetto di stimolo dell’economia. In più, Berlino prevede che il 55% dei rifugiati trovi un lavoro entro il 2020: un altro fattore potente di sostegno alla crescita. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble assicura che, nonostante queste uscite, il bilancio pubblico resterà in surplus o in pareggio anche nei prossimi anni. Tanto che, visto il buon andamento dell’economia e dell’occupazione, già nel 2017 il governo potrebbe prendere in considerazione una leggera riduzione del peso fiscale. Sempre con l’obiettivo di non andare in deficit: a Berlino si sottolinea che la capacità di fare investimenti a favore dei profughi è data proprio dal surplus di bilancio; diversamente, la difficoltà ad affrontare la crisi sarebbe molto maggiore di quanto è oggi.





[h=5]L’aumento delle buste paga[/h] Sviluppo ancora più importante è il fatto che i salari crescono. La settimana scorsa il sindacato dei metalmeccanici Ig Metall ha raggiunto un accordo sulla base del quale ha ottenuto un aumento delle retribuzioni del 4,8% per i prossimi 21 mesi: il 2,8% da luglio e il 2% dal prossimo aprile (la richiesta iniziale era del 5%). L’aumento riguarderà direttamente 3,8 milioni di lavoratori: il contratto della Ig Metall, però, è solitamente il benchmark sulla base del quale si concludono poi le altre vertenze di settore, che quindi tenderanno ad allinearsi a questi livelli. A riprova, 15 giorni fa due milioni di dipendenti pubblici hanno firmato un accordo simile, che prevede un aumento del 4,75% in due anni. Se si tiene conto che l’inflazione è modestissima e i rendimenti dei risparmi scarsi, una buona parte degli aumenti andrà probabilmente a sostenere i consumi.


[h=5]Disoccupazione ai minimi[/h] Nella stessa direzione va l’aumento delle pensioni deciso dal governo a metà aprile: 4% nella Germania Ovest, quasi 6% in quella Est. I consumi, d’altra parte, sono già oggi l’elemento trainante dell’economia tedesca. Nel primo trimestre del 2016, è cresciuta dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti, più delle attese: e, mentre il tradizionale motore dell’export ha dato un contributo negativo alla crescita, sono stati i consumi interni a fare avanzare il Prodotto lordo. Le ragioni di questo cambio di passo rispetto agli anni scorsi sono numerose: la disoccupazione ai minimi dalla riunificazione del 1990 (6,2%); il basso prezzo del petrolio che libera risorse spendibili; i tassi bassi della Banca centrale europea che non invitano a risparmiare; e ora gli aumenti di salari e pensioni.


[h=5]Sostegno alla crescita, obiettivo raggiunto[/h] Non è un miracolo economico. Ma è anche difficile parlare di austerità. Questa situazione aiuterà Angela Merkel il mese prossimo in Giappone, alla riunione del G7. Alcuni membri del gruppo dei Paesi a libero mercato più industrializzati — soprattutto Usa e Giappone — nelle settimane scorse hanno di nuovo invitato le economie a stimolare i consumi e la crescita, richiamo indirizzato soprattutto a Berlino. Ora, la cancelliera potrà sostenere che la Germania non è forse la locomotiva che molti vorrebbero trascinasse l’Europa ma non è nemmeno un vagone frenato.

PRIMA DELL'EURO L'ITALIA ERA LA SECONDA POTENZA E LA GERMANIA ARRANCAVA ADESSO SIAMO ULTIMI


VISTO COME SI FA GIRARE LA CRESCITA ...AUMENTANDO GLI STIPENDI NON LE TASSE
UN OPERAIO DELLA VW PERCEPISCE CIRCA 2500 € IN ITALIA 800/1200 NETTE VI SEMBRA UGUALE
MA L'OSTE PORTA SEMPRE IL CONTO.




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[h=1]L'Iva al 25% nel 2018? Stangata da 1000 euro[/h] [h=2][/h] L'aumento dell'Iva comporterà un giro di vite da 922 euro a famiglia nel biennio 2017-2018, con una stangata complessiva sui contribuenti da 34,7 miliardi



Luca Romano - Dom, 15/05/2016 - 13:47









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L'aumento dell'Iva previsto fino al 25% nel 2018 "comporterà un giro di vite da 922 euro a famiglia nel biennio 2017-2018, con una stangata complessiva sui contribuenti da 34,7 miliardi".
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È quanto emerge da un'analisi del Centro studi di Unimpresa, che ricorda come l'innalzamento dell'imposta sul valore aggiunto dall'attuale 22% è previsto dalle clausole di salvaguardia approvate negli scorsi anni e porterà a un maggior gettito pari a 15,1 miliardi nel 2017, quando l'Iva salirà al 24%, e di 19,6 miliardi nel 2018, quando l'mposta arriverà al 25%. Secondo il Centro studi di Unimpresa, la variazione delle aliquote Iva provocherà, contemporaneamente, un aumento dell'indice dei prezzi al consumo dell'1,40% nel 2017 e dell'1,72% nel 2018. Secondo l'analisi dell'associazione, basata su dati del ministero dell'Economia e della Corte dei conti, in assenza di interventi di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia previste dalle due ultime leggi di stabilità (per il 2015 e per il 2016), la variazione delle aliquota Iva provocherà un aumento del gettito fiscale di 15,1 miliardi nel 2018 e di 19,6 miliardi nel 2018.
In totale, si tratta di un incremento di 34,7 miliardi nel biennio. L'impatto sulle famiglie sarà di 414 euro nel 2017 e di 508 euro nel 2018: in totale 922 euro. Effetti sono previsti anche sui prezzi: l'indice dei prezzi al consumo dovrebbe salire dell'1,40% nel 2017 e dell'1,72% nel 2018. L'aliquota Iva ordinaria, oggi al 22%, salirà al 24% nel 2017 e al 25% nel 2018; l'aliquota Iva ridotta, oggi al 10%, salirà al 13% nel 2017, mentre resterà invariata al 4% l'aliquota super ridotta. "L'aumento dell'Iva sarà automatico se il governo non riuscirà a tagliare la spesa pubblica che, tuttavia, continua a crescere. Tra il 2014 e il 2015, le uscite correnti, quelle per acquisti, servizi, appalti, forniture, sanità, stipendi e pensioni sono passate da 483,8 miliardi a 536,4 miliardi, in salita di 52,6 miliardi (+10,87%); contemporaneamente sono diminuite le spese in conto capitale (gli investimenti pubblici), passate da 56,3 miliardi a 44,9 miliardi in discesa di 11,3 miliardi (-20,13%)", spiega l'associazione. "La stangata - commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi - va evitata a tutti i costi e il governo di Matteo Renzi deve fare di tutto per trovare un'alternativa. Lo spazio di manovra nel bilancio pubblico, dove si annidano sprechi miliardari, esiste e lì si deve lavorare con coraggio. L'incremento dell'Iva sarebbe una mazzata tremenda sia per le aziende sia per le famiglie".



FINALE? CI VOGLIONO STERMINARE?
 
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