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LA SINISTRA NON CI STA.

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[h=1]"Crocifissi vanno in ogni stanza". Ma all’ospedale di Chivasso scoppia la polemica[/h] [h=2][/h]
Nella cittadina torinese di Chivasso la direzione dell'ospedale ha deciso che i crocifissi dovranno essere in tutte le stanze. "Gli anziani ci tengono", sottolinea il direttore dell'azienda. Ma da sinistra piovono critiche

Eugenia Fiore - Gio, 06/06/2019 - 11:15
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Chivasso, comune di Torino. Qui il direttore dell'ospedale, Alessandro Gilardi, firma una lettera che scatena subito la polemica.
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"Si comunica - si legge nella nota - che a partire dal 10 giugno verranno posizionati presso tutte le stanze di degenza del presidio i crocifissi. Si raccomanda la massima disponibilità di accesso affinché la manutenzione possa svolgere in tempi brevi il compito di posizionamento. Si ringrazia per la collaborazione".

La presa di posizione di Gilardi viene subito difesa dal direttore dell’azienda sanitaria To4 Lorenzo Ardissone: "Nessuna novità, i crocifissi ci sono sempre stati. Facendo i lavori mesi fa, alcuni crocefissi si erano rotti e abbiamo semplicemente ritenuto di sostituirli". E poi specifica: "Gli anziani ci tengono particolarmente, ma se un paziente non lo vuole lo togliamo".

Ma in due due quattro, naturalmente, iniziano a piovere critiche e frecciatine varie. La più assurda è quella di Silvio Viale, volto storico dei Radicali torinesi: "C'è sempre qualcuno più salviniano di Salvini... Chissà se farà mettere anche un rosario appeso ai letti. Il messaggio è chiaro: se vieni in questo ospedale non ti resta che affidarti a Cristo". Poi si scatena anche Marco Grimaldi di Leu che attacca: "Più della laicità, dei decreti regi e delle tante sentenze mai definitive su questa vicenda, ciò che è penoso è questo meccanismo".

Immediata la risposta di Ardissone, che sottolinea che i crocifissi non saranno tolti. E poi zittisce così i criticoni: "La mia richiesta risale a un anno fa, quando le elezioni proprio non c’erano. E se qualcuno pensa che un direttore faccia una scelta del genere per compiacere un nuovo governo regionale allora siamo messi davvero male". Punto.


Insomma, attenzione a volere mettere i crocifissi negli ospedali, perché a breve si rischierà di essere etichettati come razzisti.
 
ISLAMICI PADRONI ITALIANI SERVI
[h=1]Festa del Ramadan a scuola. Islamici "sfrattano" i bambini[/h] [h=2][/h]
A Castel San Pietro i bambini fanno ginnastica sotto il sole. In palestra ci sono gli islamici. Ira dei genitori: ". Forza Italia: "Siamo alla follia"

Giuseppe De Lorenzo - Gio, 06/06/2019 - 10:12
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La festa di fine Ramadan in palestra e i bimbi al sole a fare ginnastica. A Castel San Pietro (Bologna) esplode la polemica sull'opportunità di concedere un luogo pubblico per l'evento conclusivo del mese sacro dell'islam.
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Gli alunni delle medie Pizzigotti, infatti, si sono trovati "con il parcheggio pieno di cittadini di religione islamica", con tanto di "canti della loro religione" provenire "dalla scuola" e scolaretti costretti a "fare ginnastica all'aperto".

La segnalazione, come sottolinea il Resto del Carlino, è circolata di cellulare in cellulare fino ad arrivare alle orecchie della politica.
Nel mirino finiscono rapidamente il sindaco Pd di Castel San Pietro e la direzione scolastica. "La scuola - dicono al Carlino i genitori - non ci aveva avvistato", nonostante "quando avvengono (...) eventi straordinari, essendo ora tutto digitalizzato, ci viene inviata una mail informativa". Più duro l'affondo di Forza Italia che denuncia "il problema di principio". Per l'onorevole Galeazzo Bignami e il consigliere Marco Lisei il Partito Democratico "invoca" la laicità a targhe alterne. "Si scoprono laici solo quando sotto Natale devono togliere i presepi, riferimenti alla Natività o eliminare dalle aule i crocifissi", dice il deputato al Giornale.it ipotizzando "una crociata" dem solo contro i principi cattolici: "Non parlassero di laicità dello Stato, che tirano fuori come un feticcio per negare i simboli della cristianità. Questa è malafede ideologica. Se i sinistrati si vergognano della nostra storia e delle nostre radici è un problema loro, non possono farlo diventare un problema di tutti noi".

La festa di fine Ramadan, soprattutto nel Bolognese, non ha mancato in questi giorni di riempire le pagine dei giornali e sollevare polveroni polemici. A Faenza Fi si era lamentata per la "provocazione" della comunità islamica che aveva chiesto (e ottenuto) la piazza principale della città per l'Iftar collettivo. Per gli azzurri era impensabile "consegnare per l’ennesima volta il palcoscenico di piazza del Popolo a una religione che lavora più o meno surrettiziamente per sostituirsi a quella cattolica". Un "cedimento identitario" finito nel mirino anche a Marzabotto, dove i musulmani, con il sostegno dell'Arcidiocesi di Bologna, hanno concluso il mese sacro di fronte alla parrocchia. Ora la storia si ripete a Castel San Pietro.


Marzabotto, il Ramadan delle polemiche
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Il sindaco Fausto Tinti dal canto non ci sta e, pur ammettendo la "mancata comunicazione" con le famiglie, respinge al mittente le accuse. "La festa di fine Ramadan - spiega al Carlino- si svolge da anni, e da anni una delle due associazioni islamiche presenti nel nostro comune chiede la disponibilità della palestra per un periodo di preghiera e per la festa finale". La palestra è stata sì concessa per l'Iftar ("pagando lo stesso corrispettivo che viene richiesto a tutte le altre associazioni"), ma non per i giorni di preghiera. "Il periodo che ci era stato richiesto - spiega il primo cittadino - coincideva con una serie di attività che in orario extra-scolastico vengono svolte nella palestra Pizzigotti da altre associazioni sportive. L'abbiamo invece concessa per la festa finale, concordando con la dirigenza delle medie che le attività di educazione fisica quel giorno venissero svolte all'aperto dagli studenti".

Una spiegazione che non convince però Bignami. "Siamo alla follia - attacca - vengono buttati fuori dagli spazi scolastici dei bambini per consentire agli islamici di celebrare il ramadan. Vi rendete conto? A forza di parlare di integrazione e tolleranza si sta auspicando una vera e propria sottomissione da parte di chi, vergognandosi della propria identità, sta favorendo l’islam in nome di un multiculturalismo che per primo l’islam nega. Provassero a fare queste cose nei paesi islamici. Vediamo cosa gli succede".



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