R
Roby
Guest
[8D][8D])
LA VITA SEGRETA DEGLI AVANZI DI CUCINA
Quanto buttate via di un porro o di un finocchio? Mai pensato a cosa fare con le foglioline dei ravanelli? Vi proponiamo qualche ricetta per utilizzare al meglio ogni parte delle verdure che acquistate. Anche se al mondo non siamo proprio i primi…
Negli Usa c’è il movimento Food not Bombs, http://www.foodnotbombs.net che se ne preoccupa fin dal 1980. Stiamo parlando degli scarti delle nostre tavole, non solo quello che viene buttato via perché andato a male, ma anche tutto ciò che spesso non viene considerato degno di essere cucinato e mangiato. I Food not bombs (è recente la traduzione in italiano per la Fratelli Frilli Editori del manuale “Food not bombs”, a cura di C.T. Butler & Keyth Mc Henry) raccolgono il cibo ancora commestibile dai cassonetti, lo cucinano e lo imbandiscono nei parchi cittadini, o alle manifestazioni, per chiunque ne abbia bisogno. Si battono per la pace, sono vegetariani, e sono presenti in tutte le principale città degli Stati Uniti, oltre che in Europa, Asia, Medioriente, Oceania. Almeno così sta scritto sul loro sito. Sono nemici dichiarati del consumismo: sostengono che se se si riuscisse a riciclare il 5% dei rifiuti alimentari prodotti negli Stati Uniti, si potrebbe dare da mangiare a 4 milioni di persone per un giorno. Senza contare che si risparmierebbero 50 milioni di dollari all’anno sui costi dello smaltimento dei rifiuti.
Poi ci sono i Freegans (da free, libero, e vegan, vegetariano di stretta osservanza), che hanno molto in comune con i Food not Bombs, ma che non sono organizzati in movimento. Si dedicano a ripescare dai cassonetti non solo televisori ancora funzionanti o mobili di vario genere, ma anche avanzi di cibo. E badate bene che non si tratta di clochard, ma di persone che hanno casa e lavoro, e che si dichiarano nemiche ad oltranza del consumismo. Al motto di “Niente sarà sprecato”, costruiscono i loro menù con quello che trovano nei cassonetti (i più gettonati pare che siano quelli vicini alle case degli studenti).
In Italia non ci sono dati disponibili sulla percentuale di cibo ancora commestibile contenuta nei ventinove milioni di tonnellate di rifiuti urbani che vengono annualmente prodotti dal nostro Paese, ma è presumibile che si aggiri intorno al 6-7% come negli Stati Uniti.
Tranquilli, non vi stiamo proponendo di aggirarvi nottetempo per la città, e di infilarvi in qualche maleodorante bidone. È solo che con i prezzi di frutta e verdura che continuano a salire, è sempre con maggior rammarico che ci risolviamo a buttare nella spazzatura, per esempio, le bucce delle arance, le foglioline del sedano, i rami dei finocchi.
Per chi vive in campagna è facile utilizzare gli scarti di verdura e frutta, come cibo per gli animali o per il compost.
Se vivete in città, vi offriamo qualche piccola e semplicissima ricetta (inventata e provata dalla nostra redazione) per utilizzare al meglio ogni parte della verdura.
L’arte culinaria del non gettare non è certo un’invenzione recente. Olindo Guerrini, grande amico dell’Artusi, poeta e bibliotecario all’Università di Bologna, scrisse a fine Ottocento “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”, sotto lo pseudonimo significativo di “Stecchetto”.
Più recentemente, Jean Philippe Derenne ha pubblicato in Francia “La cuisine vagabonde”, in cui sostiene, appunto, che la natura ci offre un così ampio ventaglio di cibi che finiamo con l’ignorarne una fetta davvero consistente. Un esempio di ricetta: brodo di scarti di cipolla, carote, peperoni con aggiunta di qualche foglia di prezzemolo, una foglia di alloro, una spruzzata di vino. Derenne nella sua ansia di recupero arriva a utilizzare anche i grassi, il pane secco, e persino gli insetti.
Ma veniamo a noi. Come regola generale, gli scarti di verdura possono essere utilizzati per fare un buon brodo vegetale, primi fra tutti gli scarti di prezzemolo, sedano e carote, ma anche asparagi, broccoli, cavolfiori, cavoli, cipollotti, porri. Gli scarti di verdura verde (lattuga, scarola, gentile, spinaci
LA VITA SEGRETA DEGLI AVANZI DI CUCINA
Quanto buttate via di un porro o di un finocchio? Mai pensato a cosa fare con le foglioline dei ravanelli? Vi proponiamo qualche ricetta per utilizzare al meglio ogni parte delle verdure che acquistate. Anche se al mondo non siamo proprio i primi…
Negli Usa c’è il movimento Food not Bombs, http://www.foodnotbombs.net che se ne preoccupa fin dal 1980. Stiamo parlando degli scarti delle nostre tavole, non solo quello che viene buttato via perché andato a male, ma anche tutto ciò che spesso non viene considerato degno di essere cucinato e mangiato. I Food not bombs (è recente la traduzione in italiano per la Fratelli Frilli Editori del manuale “Food not bombs”, a cura di C.T. Butler & Keyth Mc Henry) raccolgono il cibo ancora commestibile dai cassonetti, lo cucinano e lo imbandiscono nei parchi cittadini, o alle manifestazioni, per chiunque ne abbia bisogno. Si battono per la pace, sono vegetariani, e sono presenti in tutte le principale città degli Stati Uniti, oltre che in Europa, Asia, Medioriente, Oceania. Almeno così sta scritto sul loro sito. Sono nemici dichiarati del consumismo: sostengono che se se si riuscisse a riciclare il 5% dei rifiuti alimentari prodotti negli Stati Uniti, si potrebbe dare da mangiare a 4 milioni di persone per un giorno. Senza contare che si risparmierebbero 50 milioni di dollari all’anno sui costi dello smaltimento dei rifiuti.
Poi ci sono i Freegans (da free, libero, e vegan, vegetariano di stretta osservanza), che hanno molto in comune con i Food not Bombs, ma che non sono organizzati in movimento. Si dedicano a ripescare dai cassonetti non solo televisori ancora funzionanti o mobili di vario genere, ma anche avanzi di cibo. E badate bene che non si tratta di clochard, ma di persone che hanno casa e lavoro, e che si dichiarano nemiche ad oltranza del consumismo. Al motto di “Niente sarà sprecato”, costruiscono i loro menù con quello che trovano nei cassonetti (i più gettonati pare che siano quelli vicini alle case degli studenti).
In Italia non ci sono dati disponibili sulla percentuale di cibo ancora commestibile contenuta nei ventinove milioni di tonnellate di rifiuti urbani che vengono annualmente prodotti dal nostro Paese, ma è presumibile che si aggiri intorno al 6-7% come negli Stati Uniti.
Tranquilli, non vi stiamo proponendo di aggirarvi nottetempo per la città, e di infilarvi in qualche maleodorante bidone. È solo che con i prezzi di frutta e verdura che continuano a salire, è sempre con maggior rammarico che ci risolviamo a buttare nella spazzatura, per esempio, le bucce delle arance, le foglioline del sedano, i rami dei finocchi.
Per chi vive in campagna è facile utilizzare gli scarti di verdura e frutta, come cibo per gli animali o per il compost.
Se vivete in città, vi offriamo qualche piccola e semplicissima ricetta (inventata e provata dalla nostra redazione) per utilizzare al meglio ogni parte della verdura.
L’arte culinaria del non gettare non è certo un’invenzione recente. Olindo Guerrini, grande amico dell’Artusi, poeta e bibliotecario all’Università di Bologna, scrisse a fine Ottocento “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”, sotto lo pseudonimo significativo di “Stecchetto”.
Più recentemente, Jean Philippe Derenne ha pubblicato in Francia “La cuisine vagabonde”, in cui sostiene, appunto, che la natura ci offre un così ampio ventaglio di cibi che finiamo con l’ignorarne una fetta davvero consistente. Un esempio di ricetta: brodo di scarti di cipolla, carote, peperoni con aggiunta di qualche foglia di prezzemolo, una foglia di alloro, una spruzzata di vino. Derenne nella sua ansia di recupero arriva a utilizzare anche i grassi, il pane secco, e persino gli insetti.
Ma veniamo a noi. Come regola generale, gli scarti di verdura possono essere utilizzati per fare un buon brodo vegetale, primi fra tutti gli scarti di prezzemolo, sedano e carote, ma anche asparagi, broccoli, cavolfiori, cavoli, cipollotti, porri. Gli scarti di verdura verde (lattuga, scarola, gentile, spinaci