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Il Disco per l'estate di Equitalia #chiudiamoEquitalia
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Il M5S denuncia gli intoccabili di Equitalia in Parlamento
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8/1/2014 federico di ...
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Giorgio sorial (m5s) ...
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9/1/2014 andrea coll ...
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9/1/2013 federico di ...
"Chi protegge Attilio Befera? Perché si esita a smantellare Equitalia, un sistema di riscossione coattiva che dal 2010 al 2012 ha cumulato perdite per 40 milioni mentre foraggia 8mila dipendenti che si dividono 500 milioni di euro soltanto in stipendi.

La recente vicenda giudiziaria che coinvolge il commercialista Paolo Oliverio, il fiscalista dei potenti che pilotava i controlli di Equitalia, è l’ultimo, gravissimo, caso che apre uno squarcio sul verminaio di corruzione, rapporti illeciti e trame segrete che coinvolgono anche l’agenzia delle cartelle esattoriali.
Insabbiare o pilotare le verifiche fiscali su imprenditori e grandi società effettuate dalla Fiamme Gialle e influire sull’attività degli ispettori di Equitalia dovrebbe far imbestialire i cittadini onesti che non dormono la notte (qualcuno arriva anche a gesti estremi) quando ricevono cartelle che non lasciano scampo. Esiste invece una lista di intoccabili che MAi riceveranno cartelle esattoriali e di cui Equitalia è obbligata a disinteressarsi.
Il file esiste da anni e viene chiamato, nel gergo degli addetti Equitalia, "Disco per l'estate", essendo conservato addirittura su CD.
Inoltre, nella vicenda Oliverio, colpisce la facilità delle infiltrazioni mafiose nel sistema della riscossione (in questo caso si parla di ‘ndrangheta). Non sempre la magistratura è apparsa pronta quando si è trattato di mettere le mani nella melma delle iscrizioni a ruolo.

Tempo fa fu subito archiviato un filone romano dell’indagine Mokbel/Phuncard su soggetti privi di incarichi in Equitalia o in società controllate che svolgevano attività di mediatori illegali con la complicità di alcuni dipendenti. Nel 2010 notizie di stampa riferirono di vip del mondo dello spettacolo e dello sport che avrebbero ricevuto un trattamento di riguardo dall’agenzia della riscossione. Ma anche stavolta la magistratura non batté ciglio.

Alessio Villarosa, portavoce M5S Camera, chiese in un question time, a settembre scorso, al ministro Cancellieri “Se esistano i presupposti per l'esercizio dell'azione disciplinare, a fronte di quella che appare agli interroganti una scarsa efficienza della procura della Repubblica di Roma nell'indagare sul fenomeno gravissimo della sospensione illegale di cartelle esattoriali, cosa che comporta, tra l'altro, che le inchieste recenti su questa piaga sembrano procedere come monadi in moto browniano, senza la consapevolezza della presumibile estensione e gravità del fenomeno corruttivo di specie”. La risposta di Cancellieri fu serafica: per lei non c'era stato assolutamente niente di anomalo.

Adesso, con il caso Oliviero, la misura è colma. Il MoVimento 5 Stelle vuole far chiudere Equitalia, e farà il possibile per farlo." MoVimento 5 Stelle Camera
 
Parlamentari, imprenditori, boss e prelati nell’archivio segreto del commercialista

January 7, 2014 - Intrighi Economia, e politica -

La lista top secret in un file del computer di Paolo Oliviero, il fiscalista arrestato a inizio novembre con l’accusa di aver riciclato soldi della ‘ndrangheta, che grazie ai rapporti con le Fiamme Gialle poteva influire sull’attività di Equitalia.

“Se li aprite viene giù l’Italia”. Ad anticiparlo era stato lo stesso commercialista Paolo Oliverio, al momento dell’arresto a inizio novembre, riferendosi ai file che svelano ora i rapporti riservati con alti prelati, funzionari dell’intelligence, militari della Guardia di Finanza, imprenditori e politici. Oliverio, accusato di aver pilotato nomine e affari dei Camilliani, era il fiscalista di fiducia di esponenti delle istituzioni e uomini d’affari. Ma anche – sostiene l’accusa – il “riciclatore” dei soldi della‘ndrangheta e di alcuni esponenti della criminalità romana.

Nell’archivio delle frequentazioni del commercialista, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ci sono nomi noti come quelli di Paolo Berlusconi e Claudio Lotito, ma anche quello diMarco Squatriti l’avvocato di affari ex marito di Afef Jnifen, coinvolto in numerosi scandali finanziari e latitante per una bancarotta da oltre 90 milioni di euro. Con loro Oliverio avrebbe tentato alcune operazioni finanziarie e in alcuni casi sarebbe riuscito a incassare cifre a sei zeri. Lo stesso meccanismo sarebbe stato utilizzato nei rapporti con Lorenzo Borgogni, ex manager di primo livello di Finmeccanica con il quale condivideva alcune quote societarie e sarebbe riuscito a orientare appalti gestiti da imprese del gruppo. Oliverio operava passando da decine di aziende, spesso intestate a prestanome, utilizzate per “ripulire” fondi di provenienza illecita.


Oliverio è accusato dai magistrati di aver determinato un “forte condizionamento della Pubblica amministrazione attraverso ricatti, attività di dossieraggio e finanziamento illecito della politica, grazie alla partecipazione nelle attività criminali dell’organizzazione di esponenti della ‘ndrangheta calabrese della banda della Magliana e di personaggi facenti parte di logge massoniche coperte oltre ad autorevoli prelati”. Il commercialista avrebbe concluso affari immobiliari da centinaia di migliaia di euro con il boss Ernesto Diotallevi. Non solo. Dagli atti processuali emergono inoltre i suoi legami con il parlamentare del Nuovo centrodestra Alessandro Pagano e con l’ex senatore pdlSergio De Gregorio, sotto processo a Napoli per la compravendita dei parlamentari insieme aSilvio Berlusconi.


Un capitolo a parte riguarda i legami con le Fiamme Gialle. I rapporti di Oliverio con i referenti gli permettevano di poter orientare verifiche fiscali su imprenditori e grandi società, ma anche poter influire sull’attività di ispettori di Equitalia.

Il Gico della Guardia di Finanza sostiene infine che dai Camilliani il professionista aveva ottenuto una procura speciale per la gestione degli appalti in Campania, Calabria e Sicilia. Sarebbe riuscito a trasferire fondi all’estero, in particolare in Romania, attraverso un meccanismo che prevedeva “l’effettuazione di bonifici giustificati da una causale fittizia, compatibile con il mondo camilliano, in modo che il beneficiario, ottenuta la disponibilità in conto, poteva prelevare il contante accreditato all’estero e ottenere in Italia la consegna contante di pari importo attraverso una sorta di compensazione”.
 

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