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[h=1]"Non ci son prove degli stupri". Ora i rom possono farla franca[/h] [h=2][/h]
Mario Seferovic fa scena muta davanti ai pm. L'altro rom: "Io non ero lì". E i loro avvocati provano a negare gli stupri: "Non ci sono prove"
Andrea Riva - Lun, 06/11/2017 - 10:44
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Alla fine Mario Seferovic, il rom di 21 anni che a maggio di quest'anno ha stuprato due 14enni a Roma, l'ha avuta vinta.
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Seferovic perseguitava le vittime sui social. E, paradossalmente, è riuscito ad averla vinta. Le vittime infatti, come riporta Il Messaggero, possono portare come prova della violenza solamente le loro parole: "Non ci sono, infatti, certificati o referti medici (proprio perché le due minori hanno denunciato il fatto a distanza di un mese e senza recarsi prima in ospedale) che possano comprovare segni di stupro". [h=2]I due rom non rispondono al giudice[/h]
I due rom Mario Seferovic e Maikon Halilovi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e restano in carcere. L'atto istruttorio nel carcere di Regina Coeli davanti al gip Costantino De Robbio è durato pochi minuti non avendo i due risposto a nessuna delle domande poste. I due giovani di 21 e 20 anni, nati a Roma da famiglie di origini bosniache e domiciliati presso un campo nomadi della Capitale, sono accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso.
Halilovi ha provato a negare la sua presenza durante la violenza: "Non ero lì, sono innocente". Stesso discorso fatto anche da Seferovic, secondo quanto racconta il suo avvocato: "Il mio assistito si dice innocente e sostiene di non aver stuprato nessuno. Faremo ricorso al Riesame e in quella sede confidiamo di poter chiarire e far cadere le accuse".
Mario Seferovic fa scena muta davanti ai pm. L'altro rom: "Io non ero lì". E i loro avvocati provano a negare gli stupri: "Non ci sono prove"
Andrea Riva - Lun, 06/11/2017 - 10:44
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Alla fine Mario Seferovic, il rom di 21 anni che a maggio di quest'anno ha stuprato due 14enni a Roma, l'ha avuta vinta.

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Gli sms che inchiodano il rom - [IMG2=JSON]{"data-align":"none","data-size":"full","height":"69","width":"92","src":"http:\/\/www.ilgiornale.it\/sites\/default\/files\/styles\/92_69\/public\/foto\/2017\/11\/05\/1509871792-sefervoi.jpg"}[/IMG2]
"Ci pensi la legge o lo faccio io"
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Seferovic perseguitava le vittime sui social. E, paradossalmente, è riuscito ad averla vinta. Le vittime infatti, come riporta Il Messaggero, possono portare come prova della violenza solamente le loro parole: "Non ci sono, infatti, certificati o referti medici (proprio perché le due minori hanno denunciato il fatto a distanza di un mese e senza recarsi prima in ospedale) che possano comprovare segni di stupro". [h=2]I due rom non rispondono al giudice[/h]
I due rom Mario Seferovic e Maikon Halilovi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e restano in carcere. L'atto istruttorio nel carcere di Regina Coeli davanti al gip Costantino De Robbio è durato pochi minuti non avendo i due risposto a nessuna delle domande poste. I due giovani di 21 e 20 anni, nati a Roma da famiglie di origini bosniache e domiciliati presso un campo nomadi della Capitale, sono accusati di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso.
Halilovi ha provato a negare la sua presenza durante la violenza: "Non ero lì, sono innocente". Stesso discorso fatto anche da Seferovic, secondo quanto racconta il suo avvocato: "Il mio assistito si dice innocente e sostiene di non aver stuprato nessuno. Faremo ricorso al Riesame e in quella sede confidiamo di poter chiarire e far cadere le accuse".